Iga Swiatek lo aveva già sostenuto dopo il match d’esordio a Pechino: “Quando guardo il calendario penso che giochiamo troppo e che il calendario sia folle“. Oggi ne ha avuto la conferma nel suo match di secondo turno, vinto per ritiro di Osorio dopo un primo set finito 6-0. Iga si è sempre esposta in prima persona sulla questione, ritenendo che i ritmi folli del calendario WTA siano il motivo dei diversi infortuni occorsi un questo finale di stagione. Di questo e altro la polacca numero due del mondo ha parlato in conferenza stampa dopo il suo match.
D. Iga, congratulazioni. Non è il modo in cui volevi vincere, ma come valuti il tuo gioco nel primo set?
SWIATEK: “Sicuramente mi dispiace per Camila, perché dà sempre il 100%. Mi ha detto che si è infortunata all’inizio del match. È sempre piuttosto triste vedere queste cose, perché vogliamo solo competere e lei non era in grado di farlo. Ma nel complesso, a parte questo, sento di aver giocato bene nel primo set e di aver usato il mio gioco per metterle pressione”.
D: Oggi ci sono stati molti ritiri. È perché i giocatori sono stanchi a fine stagione? Come scegli i tornei nella seconda parte dell’anno per evitare la fatica? Anche Carlos sembra avere problemi a Tokyo. Come ti proteggi verso fine anno?
SWIATEK: “E’ una domanda intelligente. Ovviamente la stagione è lunga. Nella seconda parte, i giocatori sono più affaticati. Purtroppo penso che lo “swing asiatico” sia la parte più difficile, perché senti che la stagione sta per finire, ma devi ancora spingere tanto. Per quanto mi riguarda, non so ancora come sarà la mia carriera tra qualche anno. Forse dovrò saltare qualche torneo, anche se è obbligatorio. La WTA, con tutte queste regole, ha reso tutto un po’ folle per noi. Non credo che nessun top player riuscirà davvero a rispettare tutto, ad esempio giocare sei tornei 500. È impossibile infilarli tutti in calendario. Dobbiamo essere intelligenti e, sfortunatamente, non pensare troppo alle regole ma a ciò che è sano per noi. È dura. L’unica cosa che posso fare ora, avendo deciso di giocare tutti i tornei obbligatori, è prendermi cura del mio corpo, del recupero.
Ho un buon team intorno a me che mi aiuta in questo. E ho abbastanza esperienza per sapere cosa fare. Fisicamente sto bene. Ma sì, ci sono tanti infortuni. Penso che la stagione sia troppo lunga e troppo intensa“.
D: Come guardate tu, Wim Fissette e il tuo team a questa parte della stagione, con l’Asia e poi le Finals?
SWIATEK: “Stiamo davvero affrontando tutto passo dopo passo, perché ovviamente, quando sono arrivata a Seoul, non mi ero allenata molto dopo il problema al piede, dopo lo US Open. Volevamo solo adattarci alle nuove condizioni e al campo molto più lento. Non ha senso fissare obiettivi precisi quando senti di dover ancora entrare nel ritmo e nel gioco. Questo era l’obiettivo a Seoul. Il torneo riguardava l’adattamento, anche al clima, e poi il fatto di giocare due partite in un giorno. Siamo arrivati qui con solo due giorni di allenamento per sentire il campo. Penso di sapere come giocare su superfici più lente. Il gioco di piedi è fondamentale, sfruttare bene le opportunità per attaccare in modo più aggressivo. Direi che visto che si passa da un posto all’altro senza molto tempo per allenarsi, l’obiettivo iniziale è sempre quello di adattarsi. Poi, man mano che il torneo va avanti, capisci cosa funziona e cosa no. Ogni posto è diverso: non stiamo seduti a dire: ‘Dobbiamo vincere questo, questo e questo’, perché non è il mio stile”.
D: Hai usato la parola “adattamento” per riferirti al ritmo e alle condizioni. Due volte l’anno affronti questi lunghi viaggi: in Asia e poi in Australia. Quanto tempo ti serve di solito per adattarti?
SWIATEK: “Quanto tempo ci vuole? Dipende dalla superficie. Ci sono superfici su cui puoi usare più facilmente il tuo gioco naturale, lì ti adatti più velocemente. Ad esempio, prima dell’erba sento che ho bisogno di tre giorni in più rispetto alla terra battuta. A volte devi iniziare un torneo sapendo che ti servirà capirlo in partita. Ci sono cose tattiche che hai usato per due mesi, ma su questi campi magari non funzionano. Per il ritmo, direi che ci vogliono forse otto ore in campo per sentirlo naturalmente. Per quanto riguarda la tattica, dipende da quanto sei concentrata e reattiva. Quindi varia”.
D: Ho appena guardato i social cinesi e ho visto tante foto dei fan con i tuoi autografi dopo la partita. Dicono che ne hai firmati un centinaio. Sono tutti molto contenti. Ti piace questo modo di interagire con i fan cinesi? È il tuo modo preferito? Noti differenze culturali rispetto ad altri fan?
SWIATEK: “Sì, sicuramente c’è una grande differenza. Sento che sono molto più entusiasti e positivi. Ti sostengono a prescindere da cosa succede. Anche se dici: “Devo andare,” ti gridano comunque cose positive, cosa che magari in altri paesi non succede sempre. Apprezzo davvero tutto ciò che fanno per me. Anche i regali: sono molto pensati, si vede che ci mettono tempo. Oggi la partita è stata breve, non ero troppo stanca, quindi ho pensato che sarebbe stato bello passare più tempo con loro. Ci sono momenti, tipo in hotel, in cui dico: “Ragazzi, ci vediamo on site, è lì che lavoro, quindi firmerò lì.” Ci sono luoghi dove si cerca un po’ di privacy, ma nel complesso il tifo è fantastico. Credo sia il più grande che ricevo in tutto il tour. Non so bene perché, ma le persone sono davvero gentili”.
D: Quanto è stato importante per te avere due partite rapide all’inizio di questo torneo, considerando il repentino passaggio da Seoul?
SWIATEK: “È sempre positivo non passare troppo tempo in campo quando vuoi restare fresca. Ma sono pronta anche a partite lunghe. Sicuramente gli ultimi due giorni a Seoul sono stati molto intensi. Sono contenta di avere più tempo ora per rilassarmi e magari oggi vedere qualcosa per la prima volta a Pechino (sorride). Ma non mi focalizzo troppo su questo. Passo comunque molto tempo in campo ad allenarmi. Se avessi partite più lunghe, probabilmente mi allenerei un po’ meno. Quindi si compenserebbe. Posso gestire sia partite lunghe che brevi”.
D: Hai recentemente annunciato la creazione della tua fondazione. Quanto tempo ci è voluto per pensare all’idea, definirla, e com’è nata la versione attuale?
SWIATEK: “Le idee mi vengono in mente abbastanza velocemente. In realtà tutto il lavoro lo ha fatto il mio team, lo apprezzo molto perché sono persone esperte che sanno come impostare tutto dal punto di vista formale ma anche pratico.
Ovviamente abbiamo appena iniziato, quindi probabilmente potrò dire di più tra qualche mese. Avevo questa idea già nel 2022. Devo dire che non ho sempre avuto il tempo per realizzarla. L’idea iniziale era partire già l’anno scorso, ma poi ho dovuto rimandare. Sono davvero felice di essere riuscita finalmente a farlo. Penso sia ancora presto, considerando la mia età, ma voglio avere qualcosa su cui lavorare che sia più grande, come aiutare qualcuno o degli atleti. Credo che questo dia anche una prospettiva diversa. Nel nostro mondo, i giocatori top hanno già raggiunto tutto. È bello ricordarsi da dove si viene e magari aiutare altri atleti che stanno affrontando delle difficoltà, usando la propria esperienza. Credo che sarà utile anche per me. Sono davvero entusiasta. Riceviamo tanti portfolio. Gli atleti ci scrivono mail o compilano il modulo sul sito. Sarà dura scegliere (sorride). Penso sia una cosa bellissima. Vedremo cosa andrà”.
