C’è qualcosa di straordinario nel tennis di Félix Auger-Aliassime in questo 2025. Un’eleganza muscolare, quasi felina, un equilibrio tra forza e misura che avevamo visto in lui, ma non con questa continuità, non con questa intensità. Dopo due stagioni tormentate, il canadese è tornato a imporsi con quel tanto di bello e di buono che si era detto di lui, inserendolo nella cerchia, più o meno affollata, dei predestinati. Tre titoli, cinque finali (una in un Masters 1000), la semifinale allo US Open e, soprattutto, un ritorno tra i primi dieci del mondo: dal numero 29 di gennaio all’attuale numero 8. Obiettivo Torino più vicino che mai.
Non è solo una questione di risultati. È la sensazione che si stia finalmente assistendo alla miglior versione di Félix di sempre; più consapevole, più lucido nelle scelte, più coerente con il proprio talento.
Dalla crisi alla rinascita
Eppure solo qualche giorno fa a Basilea, si era ritirato tra lo sconforto e la paura di un nuovo stop fisico. Oggi quella parentesi è solo un passaggio di rodaggio dentro una stagione da incorniciare. Il 2023 era stato un anno di smarrimento, iniziato con un infortunio al ginocchio e proseguito con una serie di risultati altalenanti. “Fino al 2022, Félix non aveva fatto che salire, fino al numero 6 del mondo”, racconta il suo allenatore Frédéric Fontang. “Ma per i giovani ad alto potenziale è quasi fisiologico che arrivi un momento di rottura. Nel nostro caso è stata la lesione al ginocchio, ma anche qualche tentativo tattico che non ha funzionato. Avevamo provato a farlo giocare un po’ più dietro, a prendere la palla meno presto. Poi ci siamo resi conto che non era la sua natura”.
Da lì, la risalita. Graduale, ma profonda. “Negli ultimi mesi Félix ha riconnesso con la sua essenza”, continua Fontang. “Ha capito che doveva lavorare sui punti forti, non ossessionarsi sulle debolezze. Tornare nel top 10 è un atto di fiducia nel proprio tennis, un segno di maturità”.
Un giocatore da indoor, ma non solo
Ci sono giocatori che amano il rumore del cemento, l’eco dei colpi al coperto, la velocità che cancella le esitazioni. Auger-Aliassime è uno di loro. Il suo rendimento indoor è da fuoriclasse: 82 vittorie in 116 partite, quasi il 70%. Sette degli otto titoli conquistati in carriera sono arrivati su campi chiusi, dove il suo servizio e la sua esplosività trovano la massima efficacia; ma il 2025 non è stato solo l’anno dell’’indoor per Aliassime. Félix ha mostrato versatilità anche su altre superfici, diventando il primo giocatore non europeo dal 2016 (Nishikori) a raggiungere finali di Masters 1000 su più superfici. Un segnale chiaro: non è più solo un talento elegante, ma un competitor completo.
Il servizio come identità
Il servizio resta l’architrave del suo gioco. In condizioni veloci, dove ogni colpo pesa, Félix ha imparato a usarlo non solo come arma di forza, ma come strumento tattico. A Bruxelles, dove ha vinto il titolo, ha messo in mostra una varietà di traiettorie nuova, cercando angoli più stretti e prime più lavorate. Meno ace, più schemi. “Ha capito che deve essere padrone del proprio tennis”, spiega Fontang. “Non si tratta solo di servire forte, ma di servire con un’idea. L’obiettivo è aprire il campo, comandare lo scambio, e se possibile, chiuderlo a rete. Deve fare più serve&volley, più transizioni in avanti. Lo stiamo spingendo in quella direzione”.
Eppure, anche nella sconfitta, il progresso è evidente. Nella finale persa con Sinner — forse la più bella dal punto di vista tecnico della stagione indoor — il coach francese ha riconosciuto il valore del rivale, ma anche i passi avanti del suo giocatore. “C’è stata partita”, ha detto. “Sinner ha servito meglio rispetto all’estate. Félix non è riuscito a spostarlo quanto voleva col diritto, ma ha lottato. Contro Jannik è sempre difficile, perché ti mette subito pressione col rientro. Però il livello è stato alto. Sono match che ti aiutano a crescere”.
I numeri del 2025
| Statistica | Dato |
| Titoli | 3 |
| Finali totali | 5 (incluso 1 Masters 1000) |
| Miglior risultato Slam | Semifinale US Open |
| Posizione inizio stagione | n. 29 |
| Posizione attuale | n. 8 |
| Vittorie complessive 2025 | 51 |
| Vittorie contro top 10 | 6 |
In più, un traguardo simbolico: 100 vittorie combinate tra Masters 1000 e Slam, terzo tra i nati dopo il 2000 dopo Sinner e Alcaraz. E ancora: è il quinto giocatore nato dopo il 2000 a raggiungere più di una finale in un Masters 1000, dopo Alcaraz, Sinner, Rune e Draper.
L’equilibrio ritrovato
Il numero 8 al mondo oggi gioca un tennis più armonico: non solo potenza, ma misura dei colpi, sempre scelti, quasi mai improvvisati. La sua aggressività è più calcolata: il suo “Conversion Score” — la percentuale di punti vinti in fase offensiva — è tra i più alti del circuito, mentre il “Steal Score” (l’efficacia difensiva) testimonia una sorprendente capacità di ribaltare scambi sfavorevoli.
Il tutto sostenuto da una condizione fisica tornata al top. “Il lavoro atletico è stato fondamentale”, racconta ancora Fontang. “Abbiamo studiato con esperti di biomeccanica nuovi modi per ridurre lo stress articolare e aumentare la fluidità nei movimenti. Ora Félix regge i ritmi alti senza affaticarsi. È un giocatore più leggero, più continuo”.
Tra Sinner e Alcaraz, il canadese non molla
Quando si parla di generazione post-Big Three, i nomi più ricorrenti sono Sinner e Alcaraz, ma Auger-Aliassime è lì, poco dietro, con una fame che non si è mai spenta. “Sinner e Alcaraz sono sopra per motivi diversi”, ammette Fontang. “Alcaraz per la varietà e la creatività, Sinner per la solidità. Jannik è come un ‘Djoko Plus’: serve meglio, gioca più veloce col diritto. Ma per noi non è demoralizzante, anzi, è stimolante. Giocare contro di loro ci spinge a progredire. Nel 2023, la sconfitta con Alcaraz a Indian Wells lo aveva toccato: non lo aveva mai battuto prima. Ma è anche così che si cresce”.
Verso Torino con uno spirito nuovo
La qualificazione alle Nitto ATP Finals di Torino sembra ormai una formalità, nonostante la rinuncia al torneo di Metz: solo se Musetti dovesse vincere ad Atene, il canadese resterebbe fuori, ma le condizioni del carrarino non sono di sicuro le migliori per affrontare questo finale di stagione, a differenza del canadese di Montreal che non è più soltanto una promessa elegante, ma un giocatore che ha attraversato periodi difficile uscendone più forte, più adulto, più padrone del proprio destino.
“Il mio obiettivo come coach”, conclude Fontang “è portare il giocatore a essere il vero padrone del suo tennis e del suo progetto. Un atleta raggiunge il suo pieno potenziale solo quando è in fase con ciò che ha deciso di essere. E oggi Félix lo è”. Un Felix più maturo, più coraggioso, più “suo”. Forse davvero, la miglior versione di sempre.
