Sinner, “Felice di essere italiano” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Se fosse un`automobile si potrebbe dire che ha fatto il tagliando. Jannik Sinner, alla vigilia dell`ultimo appuntamento del suo 2025 tennistico, si è sottoposto a una serie di test al JMedical. Controlli ematici e strumentali di routine che gli serviranno anche in prospettiva della preparazione invernale. Sarà il fisico, infatti, il grande tema delle settimane di lavoro che Jannik svolgerà a Dubai per proiettarsi nel 2026. La seconda parte della stagione, infatti, pur con il crescendo nei tornei indoor culminato nella doppietta Vienna-Parigi La Defense, ha dato qualche pensiero soprattutto per quanto riguarda la tenuta. E forse alla fine, il grande buco della squalifica di tre mesi in cui l`altoatesino non ha potuto seguire l`abituale routine, è stato più un danno che una spinta di energia per terminare in crescendo. L`influenza di Cincinnati che gli ha impedito di completare la finale con Alcaraz, il calo di energie che si è protratto allo Us Open. E poi i crampi di Shanghai, dove non ha potuto difendere il titolo e i momenti in cui, nell`ultimo torneo a Parigi, si è trovato in alcune occasioni sulle gambe dopo gli scambi più lunghi. Lui stesso, dopo aver vinto il Masters 1000 di Parigi ha spiegato che in diverse occasioni, nonostante i punteggi o la durata dei match non lo lasciassero intendere, si è trovato a «stringere i denti». Ha anche detto di aver imparato molto sul suo corpo, su come va gestito e questo sarà materia di studio nelle settimane prima dell`Australia. La messa a punto tecnico-tattica è ormai a completa maturazione, il servizio sembra un problema completamente risolto, sempre che fosse un reale problema. Dopo Torino bisognerà presentarsi alla griglia di partenza australiana, preceduta dall`esibizione in Sud Corea del 10 gennaio contro Alcaraz, tirati a lucido e riposati. Anche per questo Sinner ha scelto di saltare la Coppa Davis. Una scelta non facile ma raccontata nel dettaglio nella ormai classica intervista pre Finals “Jannik, oltre il tennis” realizzata da Sky con Intesa San Paolo, sponsor del numero 1 al mondo, in onda questa sera alle 20.45: «Con tutte le pressioni, le partite giocate, le emozioni, ci vuole tanto tempo a riprendersi. Se hai più tempo per la preparazione, hai anche una settimana in più di vacanza e arrivi più forte, più carico, con più energie e soprattutto con più voglia», ha spiegato. […] «Giochiamo a tennis tutti i giorni e quindi ci sta… Ma se si inizia con una settimana di anticipo la fase di carico allora i giorni in più sono importantissimi, sia per l`inizio della stagione che a lungo termine e per la prevenzione degli infortuni. Per questo non giocare la Davis per me è la scelta giusta questa volta. Sono orgoglioso di essere italiano. Questo Paese merita molto di più, anche di quello che sto facendo io. Perché abbiamo le strutture, gli allenatori, i giocatori, abbiamo mentalità differenti. L`Alto Adige è diverso dalla Sicilia, ma penso che sia anche la nostra fortuna, la nostra forza sta anche nelle differenze». L`impegno in Nazionale dello scorso anno, concluso con la doppietta di Malaga, è stato merito di una promessa da mantenere. Il team non era entusiasta, ma Jannik ha insistito per saltare Parigi e dedicarsi alla squadra: «L`avevo promessa a Berrettini nel 2023, quando lui era lì a sostenerci senza poter giocare e abbiamo vinto, io l`ho abbracciato e gli ho detto ”ti prometto che vinciamo insieme la prossima Davis, perché tu lo meriti e siamo una squadra incredibile” e l`abbiamo vinta. Poi da lì avevo già deciso che l`anno successivo non avrei giocato». […]
Sinner, il cuore italiano batte forte (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Da solo in auto sulla Montecarlo-Torino, uno di quelli che considerano il viaggio in macchina una dimensione della propria creatività, e un buon momento per parlarsi. Woody Allen raccontava di ascoltare spesso, in macchina, le opere di Wagner. A tutto volume. Ma fu costretto a smettere perché quando arrivava a casa, avvertiva irresistibile l`impulso di invadere militarmente il giardino del proprio vicino. Chissà a cosa pensa, Sinner alla guida della sua Audi RS6 ABT Legacy Edition, una V8 Biturbo da 760 cavalli. Magari alla Ferrari 812 competizione lasciata a casa. Che è piccolina, ha spiegato di recente in un`intervista sul campo. La casa, non la Ferrari. E non contiene le Coppe che vince, tutte consegnate ai genitori, che finiranno per aprire un`ala museale della Sinner House inaugurata da poco. Casa piccola ma garage grande. Come la passione per le corse in auto, per i kart, per la guida in genere. Meglio se da soli, senza assilli. Con la libertà di pensare ai cavoli propri. Magari a come essere più fluido, quando spinge forte il motore da fondo e vuole cambiare marcia per avvicinarsi alla rete. Va bene, l`avete capito, Sinner è già a Torino, suite presidenziale all`hotel Principi di Piemonte. Atteso dagli sponsor, che alla parola Finals si scatenano. Dopo non c`è tempo, non solo per la Davis, manco per loro. Ci sarà da prepararsi per il 2026, per vincere ancora nello Slam, con la bandiera italiana che sale sul pennone, e un altro bolide da regalarsi per il successo. […] Primo impegno, ore 8, al JMedical con cui ha rapporti stretti dai tempi in cui lo curarono all`anca. Ritorno in albergo alle 12 per l`incontro con i tifosi, che lo attendevano in bella schiera: selfie, autografi, abbracci. Poi la visita all`Istituto di Candiolo-IRCCS nel quadro dei rapporti con la Fondazione per la Ricerca sul Cancro. Qui, in un set allestito nei locali dell`Istituto, ha preso forma – davanti alla platea dei medici, e alla presenza della presidente Allegra Agnelli – la quarta puntata di “Jannik, oltre il tennis” (in onda oggi alle 20,45 su Sky Sport Tennis) nella quale Sinner risponde alle domande del direttore Federico Ferri. Belle le frasi scelte da Jannik, tutte dettate dal cuore. «Ho sempre pensato che noi atleti non cambiamo il mondo. Da ragazzo avevo i miei idoli, Seppi il primo che ho conosciuto, poi Federer, Nadal, Djokovic… Poi ti rendi conto che c`è chi fa la differenza, voi per esempio (ha detto rivolgendosi ai medici e ricercatori dell`Istituto di Candiano) che riuscite a ridare una vita e a risolvere problemi che sembrano impossibili. Noi giochiamo solo a tennis, cerchiamo di tirare una pallina in campo». E ancora. «Sono nato a 50 chilometri dal confine con l`Austria, e sono felice di essere nato lì. E orgoglioso di essere italiano. Secondo me, onestamente, questo nostro Paese merita molto di più, anche nel mio sport, anche di quello che sto facendo io. Abbiamo le strutture, gli allenatori, i giocatori, e abbiamo tante mentalità differenti. Che sono la nostra forza e la nostra fortuna. Sì, la forza delle nostre differenze. Dobbiamo unirci, stare insieme e darci forza per avere più trofei e più orgoglio possibile, perché l`Italia lo merita». Discorsi che portano dritti alla Davis. «Ho deciso di non giocarla già dopo la finale vinta la scorsa stagione. Nel 2024 ho rinunciato all`indoor di Parigi proprio per essere in Davis, volevo che anche Berrettini la vincesse e provasse quello che avevamo provato noi. Quest`anno prevalgono altri pensieri. Iniziare per tempo le settimane di carico, durante la preparazione, porta vantaggi importantissimi, non solo a lungo termine, ma anche rispetto alla prevenzione degli infortuni. Poi, non capisco perché si parli così poco della squadra. Abbiamo giocatori incredibili, ci permettiamo addirittura di rinunciare al numero 26 del mondo, Darderi, e possiamo schierare Musetti, Cobolli, Berrettini e un doppio incredibile. Sono tutti tennisti straordinari, e possono vincere anche senza di me». […]
Casa Sinner (Filippo Femia – Erika Nicchiosini, La Stampa)
Un grande campione anche fuori dal campo. Se non fosse un`espressione logora, sarebbe la definizione perfetta per Jannik Sinner. Quando non strapazza gli avversari oltre la rete, il numero uno del tennis si mostra per quello che è: un ragazzo di 24 anni, umile, curioso e interessato alle storie umane di chi ha di fronte. Lo ha dimostrato ancora una volta ieri, la sua prima giornata torinese in vista delle Nitto Atp Finals, all`Istituto di Candiolo. Una visita ormai consueta per il fuoriclasse azzurro, che dal 2023 incontra dottori, ricercatori e pazienti del centro della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro. «Io sono soltanto un giocatore di tennis – ha detto alle persone in camice bianco – voi invece fate un lavoro straordinario». A dargli il «bentornato» è Allegra Agnelli, presidente della Fondazione: «Come sta?» chiede Jannik, «Bene, quando ti vedo meglio» risponde lei. […] Alle foto di rito partecipano anche due ragazzi in cura a Candiolo. Matilde, 20 anni, si mette accanto a Sinner, emozionata. «Mi hanno detto che eri alto e ho indossato i tacchi, ma vedo che non basta», sussurra. Lui sorride. Dall`altro lato c`è Paolo, 26 anni, salvato da un ricercatore di Candiolo, Enrico Berrino, che ha individuato una mutazione genetica responsabile di un tumore. I due si vedono per la prima volta in sette anni: un incontro speciale propiziato dalla presenza di Jannik. Che, con Matilde e Paolo, scambia un reciproco «in bocca al lupo». Poi è il momento di entrare nell`Istituto. Lo sguardo di Sinner rimbalza sulle pareti che custodiscono le donazioni di società, aziende ed enti benefici. Il campione viene accompagnato in una sala angiografica altamente tecnologica. Incuriosito dai macchinari futuristici, rivolge domande a medici e tecnici. «Mamma mia, è incredibile», risponde alle spiegazioni dei camici bianchi. La presidente Allegra Agnelli sottolinea, con una battuta, che in Piemonte non esiste una strumentazione simile: «Siamo anche noi numeri uno, come te». Poi a Sinner viene mostrato il celloscopio, un innovativo macchinario destinato alla ricerca oncologica che sarà finanziato dalla nuova campagna «Un ace per la ricerca»: per ogni servizio vincente Intesa Sanpaolo donerà 100 euro, che diventeranno 500 nelle semifinali e 1.000 in finale. Candiolo diventa anche il set per la registrazione di «Jannik, oltre il tennis», l`intervista in onda stasera su Sky alle 20,45. Tra i temi trattati la scelta di non partecipare alla Davis: «Abbiamo una squadra incredibile anche senza di me e non ne parla nessuno – sottolinea Sinner –. Possiamo permetterci di non convocare il 26 al mondo, Darderi, perché ci sono Cobolli e Musetti. Possiamo vincere anche così». E torna sulle polemiche riguardanti le sue origini altoatesine: «Sono molto felice di essere nato in Italia e non in Austria. Secondo me questo Paese merita molto di più: abbiamo strutture, allenatori, giocatori. Alcuni dicono che l`Alto Adige è diverso, la Sicilia è totalmente diversa: è la nostra fortuna, la forza nelle differenze». Alle 16 Sinner saluta medici e ricercatori dopo aver ricevuto un barattolo di miele prodotto con le api di Candiolo. «Qui c`è tutta l`energia che mi serve», esclama con un sorriso. Poi si concede un pomeriggio di divertimento lontano dai riflettori su una pista di kart a Moncalieri, prima cintura torinese. […]
Ultima speranza (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Senza respiro. Letteralmente. Maledetta influenza, che sta tormentando l`avventura della Paolini alle Wta Finals: un anno fa, Jas arrivò a Riad con il carburante fisico e mentale in riserva dopo una stagione esaltante ma faticosissima, stavolta invece si ritrova a combattere un virus subdolo che la sta prosciugando. In singolare, dopo la sconfitta nel secondo match del round robin contro la Gauff, il cammino si è già concluso, confermando la maledizione italiana delle semifinali, mai raggiunte da una nostra giocatrice. Ora resta il doppio con la Errani, in un duello da dentro o fuori (oggi all`una del pomeriggio) contro Kudermetova e Mertens, avversarie che ispirano ricordi dolcissimi: la russa e la belga hanno vinto il primo precedente del 2025 a Madrid, ma poi Jas e Sara le hanno sconfitte in finale a Roma fra il tripudio di diecimila tifosi e nei quarti del Roland Garros sulla strada del favoloso trionfo Slam. Magari il viaggio nella memoria servirà alla più forte giocatrice azzurra per scavare nell`anima ammaccata ed estrarne le ultime gocce di energia, ma le difficoltà contingenti sono palesi: basta sentirla parlare con quella voce nasale per rendersi conto che sta maneggiando una condizione precaria. Contro la Gauff campionessa in carica, battuta tuttavia quattro volte negli ultimi cinque incroci e dunque avversaria alla pari per una Paolini al top, c`è stato match fino al 4-3 del primo set: l`americana si è issata 3-1, Jas ha ottenuto il controbreak ed è stata a un punto dal 4-4, ma lì si è spenta la luce. E Coco ha camminato in discesa: «Quel game è stato tosto e si è rivelato fondamentale — analizza la n.8 del mondo — perché mi è costato molte energie e ha ridato fiducia alla Gauff, che da quel momento ha servito meglio ed ha alzato il livello». Certo, resta il rimpianto per un appuntamento di lusso affrontato con le armi spuntate: «È dura giocare le partite sapendo di non essere al massimo, purtroppo appena sono arrivata qui non sono stata bene. In realtà stavolta pensavo di riuscire a fare qualcosa di più, ma ho fatto fatica a trovare la lucidità e quindi il mio tennis. D`altronde qui ci sono le giocatrici più forti del mondo e se non dai il meglio ogni partita si complica. Mi spiace soltanto che per il momento non ho avuto il livello per stare alla pari con loro». Ovviamente ogni giorno in più fortifica le speranze di poter recuperare un po` di brillantezza, tanto più in vista di un appuntamento decisivo come il doppio odierno. Come qualche volta accade, nonostante la formula a gironi destinata quasi sempre a complicare i calcoli, stavolta non ci sarà bisogno di troppi ragionamenti: la coppia che vince va in semifinale, l`altra saluta l`Arabia. E Jasmine, seppur acciaccata, non si sottrarrà alla battaglia: «Sarà un match duro, sono avversarie forti che conosciamo molto bene. Bisognerà essere lucide e aggressive, io sono pronta a dare tutto». […]
Paolini, rimane il doppio (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)
Le WTA Finals sono già finite per Jasmine Paolini, almeno in singolare, ma di fatto è come se non fossero mai iniziate. La sindrome influenzale che l`ha colpita prima dell`inizio del torneo ha infatti compromesso il suo cammino a Riyadh, impedendole di giocarsi le proprie carte. Magari avrebbe perso comunque, ma le due batoste rimediate risultano eccessivamente severe. Dopo il ko all`esordio contro Aryna Sabalenka, Paolini è stata battuta anche dalla statunitense Coco Gauff, n. 3 WTA. 6-3 6-2 il punteggio di un incontro a senso unico in cui l`azzurra ha sempre dovuto inseguire. Il rimpianto più grande è che le sarebbe bastato vincere un solo set per tenere vive le speranze di qualificazione e giocarsi tutto nel terzo e ultimo match, contro l`americana Jessica Pegula. Invece ha ceduto dopo un`ora e 20 minuti e adesso non le resta che concentrare le energie rimanenti sul doppio, dove insieme a Sara Errani ha ancora chance di fare strada. Oggi alle 13 affronteranno la russa Veronika Kudermetova e la belga Elise Mertens in una sfida da dentro o fuori: chi vince va in semifinale, chi perde torna a casa. […]
Paolini, il 2° ko è fatale (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Il sogno di diventare la prima italiana a superare la fase a gironi alle Wta Finals rimane tale per Jasmine Paolini. Ancora visibilmente condizionata dallo stato influenzale con cui deve fare i conti a Riad (problema non da poco per chi fa della rapidità una delle sue principali qualità), dopo aver ceduto all`esordio ad Aryna Sabalenka, l`azzurra ha incassato la seconda sconfitta nel gruppo Steffi Grafi 6-3 6-2 il punteggio del match-spareggio in favore di Coco Gauff, che mantiene accese le speranze di difendere il titolo conquistato 12 mesi fa, risultato che sancisce invece l`eliminazione della 29enne di Bagni di Lucca. La vincitrice degli Internazionali di Roma ha cercato di raccogliere tutte le energie a disposizione alla ricerca dell`impresa, apparsa fin da subito assai ardua. La statunitense è volata sul 3-0 e poi 4-1, riavvicinata con il contro-break del 3-4 da Paolini, che si ferma a un punto dal 4-4: la toscana non tiene il servizio dal 40-0 nell`ottavo game e finisce per perdere il set. Nel secondo resta in partita fino al 2-2, poi paga dazio alla maggior prestanza atletica dell`avversaria che così riscatta il ko iniziale nel derby con l`amica Jessica Pegula. […] «Fa male venire qui e non essere al 100%, sono stati giorni difficili, ci ho provato – il commento di Jasmine -. Speravo di esprimermi meglio, ma mi mancava reattività e facevo fatica. Bisogna essere al massimo. Sono un po` delusa, ma in qualche modo devo accettarlo. Mi auguro di far meglio in doppio anche se serve lucidità fisica e mentale». […]
Musetti, è Perlas (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Con l`arrivo di José Perlas nel suo team, Lorenzo Musetti apre un nuovo capitolo della sua carriera. Chiamarla ripartenza sarebbe ingiusto, d`altronde è reduce da due stagioni straordinarie che lo hanno portato, tra le tante cose, a un bronzo olimpico, due semifinali Slam e l`ingresso nella Top 10. Proprio per questo la scelta di affiancare a Simone Tartarini, storico allenatore che lo ha cresciuto e guidato fin qui, un tecnico esperto come Perlas è il segnale di una crescita continua. I due inizieranno a lavorare insieme durante la preparazione invernale a Montecarlo: anche in caso di qualificazione alle Nitto ATP Finals, lo spagnolo non dovrebbe essere presente a Torino. Se qualcuno tra i tifosi sperava nel nome altisonante di un ex campione – alla Boris Becker o Goran Ivanisevic – potrebbe essere rimasto deluso. Ma dietro le quinte la notizia è stata accolta con entusiasmo. Perlas gode di una reputazione altissima tra i colleghi, un “top coach” senza essere stato un top player. Il suo curriculum parla da sé: spagnolo, classe 1960, da capitano ha guidato la Spagna alle prime due Coppe Davis della sua storia (2000 e 2004). Da coach ha conquistato il Roland Garros 1998 con Carlos Moya, poi numero 1 del mondo, e si è ripetuto nel 2002 con Albert Costa, arrivato fino al numero 6 ATP La lista dei campioni allenati è lunga e pesante: Guilletmo Coria, Juan Carlos Ferrero, Janko Tipsarevic, Nicolas Almagro. Va infatti ricordato l`entusiasmo con il quale fu accolto dall’opinione pubblica a fine 2011, quando arrivò in Italia per lavorare con Fabio Fognini. Insieme hanno vissuto cinque anni intensi, con alti e bassi, ma anche con una crescita che portò il ligure a sfiorare la Top 10. Lo stesso Perlas, più volte, ha riconosciuto meriti e limiti di quell`esperienza. Con Musetti lo scenario è completamente diverso. Perlas si inserisce in un team già collaudato, il suo compito non sarà ricostruire ma potenziare, lavorando sulla maturità tecnica e mentale di un talento puro. La sua ultima esperienza, appena conclusa con il Challenger di Helsinki, è stata al fianco di Dusan Lajovic, portato fino alla 23^ posizione ATP nel 2019. Ora lo spagnolo torna accanto a un giocatore di vertice, a cui può offrire nuove chiavi tattiche senza stravolgerne lo stile. Pobiettivo: aiutarlo a trovare più soluzioni per vincere punti e partite, un aspetto in cui Lorenzo è già cresciuto molto nell`ultima stagione. Ma, come confermano molti ex allievi e colleghi, è sul piano mentale che Perlas sa davvero incidere, plasmando la personalità dei suoi giocatori. Un elemento dal quale il numero 2 d`Italia potrà solo trarre vantaggi. Il nuovo
duo tecnico, che inevitabilmente richiama quello Vagnozzi-Cahill nel progetto Sinner, non è in realtà una novità assoluta: negli ultimi due anni Lorenzo aveva già collaborato con Corrado Barazzutti. Stavolta, però, Perlas dovrebbe seguire più da vicino il carrarino, viaggiando con lui per più settimane.
DEBUTTO. Intanto, oggi Musetti comincia la sua avventura ad Atene, partendo dal secondo turno contro Stan Wawrinka (oggi alle 17). Il carrarino ha un`ultima chance per raggiungere le
Finals, dopo il sorpasso di Aliassime: deve vincere il torneo. […]
