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05/10/2010 11:26 CEST - Profili

Youzhny prenota Londra?

Non solo racchettate in testa: "Misha" pare giunto ad una nuova continuità di rendimento. In Malesia ha vinto non giocando il suo miglior tennis. "E questa è sempre una cosa positiva" come lui stesso ha dichiarato. Da qui alla fine dell'anno non deve difendere molti punti e la sua candidatura per le "Final Eight" si fa seria Claudio Maglieri

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Pensi a lui e la prima cosa che ti viene in mente è quella famosa racchettata in testa, che tanto fece sbellicare dalle risa il pubblico presente. Lui, il soggetto in questione, è tutto fuorchè un personaggio ordinario: carattere lunatico, continuità non esattamente ai massimi livelli, talento allo stato puro. Difficile rimanere indifferenti davanti a Mikhail Youzhny: giocatori come lui non ce ne sono molti nel circuito ATP, da sempre il russo è uno di quegli atleti capaci di accendere le fantasie dei tifosi. Nel bene o nel male: si passa infatti dai molteplici colpi spettacolari all’episodio della racchettata. Piccolo refresh per gli smemorati: siamo nel 2008, al torneo di Miami. Il russo, che sta giocando un tirato match contro Nicolas Almagro, ha a disposizione una cruciale palla break: dopo un lungo scambio, Youzhny sparacchia in rete un rovescio non proprio impossibile, regalando il punto all’avversario. <Misha> non la prende bene e per autopunirsi decide di travestirsi da Zeus: come il dio greco, il nostro pensa bene di aprirsi in due la testa, flagellandosi la fronte con alcuni violenti colpi di <Head> e come per magia ecco sgorgare il sangue copioso. il gioco viene interrotto per consentire al fisioterapista di intervenire.
Ma associare Youzhny a quest’unico episodio non sarebbe giusto: stiamo parlando di un tennista ricco di qualità, capace di rendere al meglio su tutte le superfici, dotato di un rovescio ad una mano che dipinge, canta e suona il piano. Talento, si diceva, che però non si è mai combinato alla parola <continuità>: nonostante l’enorme potenziale, <soldato> Mikhail non ha mai raccolto quanto meritato, incamerando in oltre dieci anni di attività <solo> sette tornei ATP (per giunta nessuno di prim’ordine). Tuttavia un successo importante Misha lo può vantare: ricordate la celebre finale di Coppa Davis 2002, tra Russia e Francia? Nel match decisivo Mikhail, sotto di due set contro Paul-Henri <choker> Mathieu, recuperò fino a vincere 6-4 al quinto, dopo 4 ore e 27 minuti di sportellate. Una vittoria incredibile, che però fece esclamare al compagno di squadra Marat Safin <ci ha fatto vincere quello che gioca meno bene>. Da quel momento, poco da segnalare: tanti piazzamenti di livello (su tutti la semifinale raggiunta agli Us Open del 2006, persa poi da Roddick), tante singole vittorie da incorniciare (chiedere a Nadal), tante giocate sopraffine ma nessun acuto degno di nota. Nel 2010, tuttavia, qualcosa sembra essere cambiato: Youzhny non è più uno sbarbato, ha 28 anni e tanta esperienza a livello pro, questa è probabilmente la prima stagione in cui il russo ha timbrato il cartellino in quasi tutti i tornei. Dapprima arriva in finale a Rotterdam e Dubai (negli Emirati perde al terzo set contro un Novak Djokovic molto falloso), quindi vince a Monaco di Baviera e fa quarti di finale al Roland Garros (ad estrometterlo è un Tomas Berdych in palla). Tutto finito? Macchè: dopo un’estate non esattamente scoppiettante, Youzhny tira fuori gli artigli e arriva nuovamente in semifinale a Flushing Meadows, dove a fermarlo è il carro armato Nadal, successivamente vince il secondo titolo stagionale al cospetto delle Petronas Towers, a Kuala Lumpur (in finale devo sudare non poco per avere ragione di Andrey Golubev, al termine di una partita giocata tutt’altro che bene). I colpi cristallini sono rimasti intatti nonostante il trascorrere degli anni, la condizione atletica non pare deficitaria ed i numeri confermano tutto ciò: Youzhny, al momento, occupa l’ottavo posto nella classifica mondiale, mentre nella <race> (la graduatoria utilizzata per decidere chi andrà alle ATP World Tour Finals di Londra) è al decimo posto. Se il russo dovesse entrare negli 8 anche nella race, staccherebbe il pass per il suo primo Master: roba da far strabuzzare gli occhi, anche se va detto che si tratterebbe di una qualificazione strameritata. Mikhail avrebbe cosi l’onore di poter competere nel torneo che racchiude la <crema> del tennis mondiale, in un palcoscenico come la O2 Arena di Londra che tanto da buttare non è. Gli ultimissimi risultati gli stanno dando una grossa mano, i principali avversari di Youzhny sembrano in caduta libera: Davydenko è alle prese con continui guai fisici, Berdych non ne imbrocca più mezza dopo la finale a Wimbledon (questa settimana il ceco, iscritto a Pechino, ha già perso per mano del qualificato Berrer), Verdasco continua ad inanellare precoci eliminazioni (l’ultima a Pechino, dove il tedesco Kohlschreiber ne ha fatto un sol boccone), Roddick e Ferrer non paiono scogli cosi insormontabili. Il russo, anch’egli in Cina, trova Ljubicic al primo turno (match ostico): se andasse avanti nel tabellone, incontrerebbe con ogni probabilità Murray nei quarti. Ma ciò che conta è che Youzhny, da qui fino a fine stagione, ha pochi punti da difendere: nel 2009 saltò i due master 1000 di Shanghai e Parigi-Bercy e disputò alla grande i tornei di Mosca (vittoria) e Valencia (finale). Insomma, se Mikhail si giocasse bene le sue carte nei due imminenti tornei 1000, la sua classifica migliorerebbe sensibilmente e la sua partecipazione a Londra sarebbe cosa fatta. Per gli amanti del bel tennis sarebbe fantastico poter ammirare un talento come lui nelle <final eight>. Staremo a vedere.

Claudio Maglieri

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker