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14/10/2010 13:08 CEST - Rassegna Stampa del 14 ottobre 2010

Interv. alla Wozniacki; "Ho un futuro da modella ma non cedo a Playboy" (Semeraro), Maria Josè, Francesca e Kimiko: le «eretiche» nel tennis corri&picchia (Ferrero), Djokovic, il calcio e la violenza «Amo l'Italia, sono scioccato» (Piccardi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi


Interv. Alla Wozniacki; "Ho un futuro da modella ma non cedo a Playboy"

Stefano Semeraro, la stampa del 14.10.2010

Caroline Wozniacki, come ci si sente da prima danese n.1 del mondo nel tennis? «Orgogliosissima. E sempre stato il mio sogno, ci sono riuscita». Si sente migliore di Serena Williams, la regina che ha spodestato? «Serena è una grandissima campionessa. Io ho raggiunto un altissimo livello, posso battere chiunque». È diventata n.1 ma non ha ancora vinto uno Slam: quale vorrebbe prendersi l'anno prossimo? “Se devo scegliere dico Wimbledon. Comunque sono ancora giovane e ho tanti anni davanti a me”. È vero che il suo secondo sport è la boxe? «Mi sono allenata spesso utilizzando la boxe: corda, corsa, palla medica, punching ball. Mi piace molto, e sono amica del campione dei super medi Mikkell Kessler. Sono stata a qualche suo match, proprio a bordo ring». Avere genitori che sono stati atleti come sua madre Anna, nazionale di pallavolo, e suo padre Piotr, calciatore, è un aiuto? «Sì, perché loro sanno che bisogna allenarsi duramente ma anche distrarsi. Sono sicura che non sarei arrivata così lontano senza i miei genitori». Dicono che lei è bravissima anche a calcio, è vero? «Sì, da piccola, a 7 anni, avevo iniziato a giocare seriamente, anche perché la Danimarca ha una buona nazionale. Avrei potuto fare la calciatrice, chissà, continuo a guardare le partite in tv e l'anno scorso sono andata a vedere i Los Angeles Galaxy e mi sono allenata con Beckham: è molto simpatico». Tiferà per l'ex squadra di suo padre, il Boldklubben 1909, o per quella di suo fratello Patrik, il Bronshoj BK? «No, la mia squadra del cuore è il Liverpool (ride, ndr), e il mio giocatore preferito è Steven Gerrard». Lei ha molti contatti con l'Inghilterra, compreso quello con Stella McCartney, la figlia di Paul, di cui indossa gli abiti creati per Adidas. Le piacciono i Beatles? «Sì, ma quando suonavano loro non ero neppure nata. La musica mi piace, suonavo il piano, vorrei riprendere perché è divertentissimo. Da piccola cantavo anche nel coro della scuola. In Inghilterra sto bene, posso girare senza essere fotografata a ogni passo, come succede in Danimarca, e poi adoro fare shopping a Soho». Vuole iscriversi all'Università a Yale: crede che sia possibile essere studentessa e campionessa di tennis? «Credo che si possano fare entrambe le cose. Mi piacerebbe iscrivermi a gennaio ai corsi di business management». La facilita il fatto di conoscere molte lingue... «I miei sono polacchi, parlo polacco, poi il danese visto che sono nata in Danimarca. A scuola ho studiato inglese e francese. Ho molto orecchio per le lingue. La prossima potrebbe essere l'italiano». A proposito di scelte: perché il tennis? Non è certo lo sport più popolare in Danimarca. «Di sport ne ho provati tanti, fondamentalmente imitavo mio fratello. Volevo fare tutto quello che faceva lui: calcio, nuoto... e tennis. Solo che lui non voleva giocare con me a tennis perché non ero abbastanza brava, e così ho iniziato a palleggiare da sola 4 o 5 ore contro il muro per migliorarmi. Un giorno mio padre si è convinto e mi ha portato a giocare con loro al club: sono riuscita a battere sia lui sia mio fratello e ho capito che potevo fare qualcosa di buono». Suo padre è il suo coach: cosa le diceva da giovane? «Sii onesta, felice, e divertiti con quello che fai». In cosa si sente polacca? «Nella grinta, nel carattere: non mollo mai, sono dura a morire. Come i miei genitori». Se si deve rilassare con un libro o un film cosa sceglie? «Twilight. I film mi piacciono da matti e ho divorato tutti i libri della serie. E magari anche un libro sul Liverpool». Le hanno attribuito flirt con Nadal e Verdasco: conferma? «Al momento sono single». Lei è la più bella n.1 della storia. Le piacerebbe fare la modella? «Qualcosa ho già fatto. Mi diverte, e un giorno potrei anche dedicarmici, perché no». Se Playboy le chiedesse di posare senza veli accetterebbe? «Me lo hanno già chiesto. Ho rifiutato, non è per me. Preferisco tenermi addosso i vestiti».

Maria Josè, Francesca e Kimiko: le «eretiche» nel tennis corri&picchia

Federico Ferrero, l’unità del 14.10.2010

Nessuno ricorda più come iniziò. Estate 1877: successe che il signor Spencer Gore, fiero abitante del sobborgo di Wimbledon, trionfò davanti a duecento spettatori paganti nella prima edizione del torneo che, a sua insaputa, era destinato ad assurgere a Tempio del tennis. Con uno stratagemma: nel tentativo disperato di evitare corse laterali e colpi di rimbalzo, nei quali non eccelleva, prese a correre verso la rete e a impattare di volo. Qualcuno si lamentò ma, regolamento del lawn tennis alla mano, non fu possibile negargli l'intuizione vincente. Passano quasi centotrenta anni. Nel giugno 2004 Mattina Navratilova, regina incontrastata del serve& volley per venti stagioni e più, non resiste alla tentazione di tornare a giocare un match in singolare a Wimbledon. A quarantasette anni, volée dopo volée, passa un turno. I maschilisti gridano alla scandalo: ma che tennis è, quello in cui una signora in là con gli anni lascia un gioco in due set a una professionista fresca di uscita dall'adolescenza? La domanda rimane inevasa. Il tennis femminile soffre, spossato da un male difficilmente curabile. È la conversione alla religione unica. Un solo dio: corri e picchia. Picchia e corri ancora. Dritto, rovescio e niente altro: il colpo al volo è una pratica sempre più sconsigliata, pressoché vietata. Una generazione di soldatesse sopra i 180 cm dai bicipiti gonfi, con le spalle larghe da cavallo e la mano del fabbro domina lo sport che fu delle virtuose, dalle pioniere Billie Jean King ed Evonne Goolagong in poi. Pim e pum, le sfide tra le grandi (e grosse) si risolvono in randellate, poche idee, estro latitante. E la gente mormora: non c'è più il gioco di una volta. Eppure, in tanto squallore, questi mesi hanno restituito una luce di speranza grazie ai successi di tre sacerdotesse di un rito ormai desueto. Si chiamano Maria Jose, Kimiko e, vivaddio!, Francesca. La prima ha ereditato i nomi delle due regine del tennis spagnolo, Martinez (Conchita) e Sanchez (Arantxa). Ma non accetta, né merita per ora, altri paragoni. È una barricadera della volée, esemplare di una specie non protetta e sostanzialmente estinta. Non sa cosa significhi attendere: l'unico tennis che ammette è quello creativo. A Roma, in primavera, il Foro Italico ha visto rifiorire, con lei, un gioco ormai di moda quanto le basette di George Best e i modelli in tartan di Vivienne Westwood. Un tennis che non si insegna neanche più, condito da smorzate, anticipi, servizi slice con discesa a rete, tocchi delicati. Un altro mondo è possibile, lo slogan di ogni sua partita. Pareva un'extraterrestre paracadutata sul campo centrale, a giudicare lo strabuzzar di occhi delle custodi del monotennis del Duemila. Ma si può giocare così? È regolare? Certo che si può. Chissà, magari proprio in onore a Spencer Gore. E che dire, allora, di Kimiko Date. Ex n.4, aveva detto basta al tennis in giovane età dopo una brillante carriera da top ten, vinta dagli infortuni e dal desiderio di essere più donna e meno sportiva. Sposata, riposata, custode di un gioco piatto e sviluppato tanto in orizzontale quanto in verticale, Kimiko San ha finito però per ascoltare le lusinghe il marito, il pilota tedesco Michael Krumm, e ci ha riprovato fuori tempo massimo. A 40 anni, rieccola a dar lezioni alle lolite: lo sgambetto alla ex regina Dinara "Robocop" Safina al Roland Garros a maggio e il regalo di compleanno a Tokyo, dove ha dimostrato a Maria Sharapova che l'alternativa al cannone sopravvive, brillano tra i momenti più fulgidi della stagione. E la regina di Parigi? sì, la ex ruvida Francesca Schiavone. Che, a modo suo, è un panda del tennis. Già attaccante pentita in giovanissima età, s'era convertita alla legge spagnoleggiante, quella della regolarità a oltranza, dei top spin assassini. Con la consapevolezza della maturità, però, ha ritrovato i pezzi di un tennis a tutto campo - ormai privo di rappresentanti - che ha fatto spellare le mani agli intenditori del Roland Garros. Oggi, non troppo tempo dopo aver meditato il ritiro, si è ritagliata un posto nelle prime dieci, un altro nella storia con lo Slam intitolato all'aviatore Garros e un biglietto per il Master di Doha riservato alle migliori otto. Chapeau, Schiavone. Lei e il suo braccio capace di accarezzare e blandire la palla. Il miglior antidoto alle cieche bastonate, i vecchi del tennis lo spiegavano, è la varietà: è necessario saper trattare la pallina con crudeltà e con dolcezza, qualità sempre più esasperata la prima e sempre meno ricercata la seconda. Ecco perché il tennis festeggia sì l'avvento della ventesima numero uno al mondo della storia, il prototipo del corri-e-tira Caroline Wozniacki, ma non riesce a innamorarsi se non del suo visino solare, così stridente con un gioco legnoso, ortodosso, invariabilmente uguale a se stesso e impastato nel sudore della forza bruta. L'impresa tocca alle artiste eretiche: c'è da salvare uno sport.

Djokovic, il calcio e la violenza «Amo l'Italia, sono scioccato»

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 14.10.2010

Il Campione Novak Djokovic, 23enne di Belgrado, numero 2 del tennis L'orgoglio serbo di Novak Djokovic, 23enne di Belgrado, numero 2 della classifica mondiale del tennis con il pallone nel destino (papà Srdjan, ex calciatore, lo sognava attaccante), ha avuto un sussulto ieri verso l'ora di cena. Nole, ha saputo? «Tardi, ma ho saputo. Sono a Shanghai, per un torneo: tra fuso orario, allenamenti e partita i disordini di Genova causati dai tifosi serbi mi sono stati raccontati solo a fine giornata. Mi sono attaccato a Internet, ho navigato per siti italiani e serbi. Volevo sapere, volevo capire...». Cosa ha capito? «Che la violenza, nello sport e nella vita, è sempre inammissibile. Io amo il calcio, la Serbia e anche l'Italia Sono profondamente dispiaciuto per ciò che è successo a Genova martedì sera. Sono contrario a qualsiasi forma di violenza: non c'è causa o motivazione che la renda accettabile. Mai». Oggi torna in campo contro Gasquet. Con che stato d'animo; «Scioccato, non ho altre parole»
 

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"Non so quale sia il segreto per vincere uno Slam; sai, non ne ho mai vinto uno".

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Accadde oggi...

13 Ottobre 1985

 

Il team cecoslovacco di Fed Cup si aggiudica il terzo titolo consecutivo della gara a squadre grazie alle vittorie di Hana Mandlikova ed Helena Sukova sulle avversarie statunitensi.
-1985. With singles victories by Hana Mandlikova and Helena Sukova, Czechoslovakia captures its third consecutive Federation Cup title defeating the United States.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker