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28/11/2010 12:45 CEST - Rassegna stampa del 28-11-2010

L’infinito match di Londra regala Nadal a Federer (Clerici). Nadal, c’è Federer nella finale più bella (Poli). Federer-Nadal, vi vogliamo così (Valesio). Nadal e Federer, il meglio che c’è (Marcotti)

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Rubrica a cura di Alberto Giorni

L’infinito match di Londra regala Nadal a Federer (Gianni Clerici, La Repubblica del 28-11-2010)

Alfine, dopo cinque giorni vanamente sciupati nello sfortunato tentativo di intrattenere il lettore, ho assistito a un match di tennis. Ne avevo sofferti dodici, uno solo dei quali terminato in tre set: il primo di Nadal, che era stato indietro un set e un break di fronte a Roddick, prima di raccattarsi, rincorrere e massacrare l'avversario, col suo inarrivabile talento di mirabilis monster. Oggi pomeriggio, in un'ora in cui è ancora possibile collegarsi a un giornale, nonostante gli atroci orari filotelevisivi, dopo quasi duecento minuti ero ancora incerto sul nome del vincitore. Pur nella doverosa neutralità professionale, stavo un tantino dalla parte di Nadal, non solo perché preferisco i castani chiari. Non mi pareva sportivo che un tennista come Murray, già battuto da Federer, potesse ancora rimanere in gara, raggiungere la finale, magari addirittura vincere il Masters, com'è tragicamente accaduto per ventuno volte a tipi sconfitti nelle eliminatorie del passato. D'altro canto non riuscivo a non ammirare l'educatissimo coraggio dello scozzese, ed ero al contempo incantato per una sua dichiarazione precedente il match, nella quale si era dichiarato meno forte dell'avversario, inferiore per 4 a 8 nei testa a testa, ma speranzoso di farsi onore, e non deludere i suoi sostenitori. Assistevo al match seduto fianco a un famoso columnist, non italiano, paese in cui le column si confondono notoriamente con il reporter e, dopo qualche game, non potevo evitare di fargli notare che il match pareva condotto da Murray, in modo non corrispondente al punteggio. Andy si sarebbe issato a sei pari lasciando al Mostro soltanto quattro punti nei games di ribattuta, ma nel tiebreak, partendo da due punti a cinque, non avrebbe fatto di meglio che riapparigliarlo, prima di abbandonare il set: «E' inferiore in un solo schema — cercavo di comunicare al mio vicino— i due terzi dei suoi errori si verificano nell'angolo destro per un diritto a spina dorsale arcuata all'indietro, e privo di sufficiente ricopertura di avambraccio e polso». Il famoso vicino mi avrebbe guardato interdetto e si sarebbero addirittura spinto a chiedermi se una cosa simile si potesse mai scrivere. Lo handicap del diritto si sarebbe attenuato nel corso del secondo set, in cui Murray, dopo ben tre vane palle break consecutive, sarebbe riuscito infine a trasformare la quarta e a distanziare quindi per il conclusivo 6-3 un Nadal spesso respinto verso le scritte pubblicitarie di fondo campo. Pareva che lo scozzese riuscisse a mettere ko lo sballottato spagnolo ma un istante di deconcentrazione o di fatica faceva sì che il Mostro riprendesse a condurre e andasse addirittura a un punto dalla conclusione sul 5-3. Vanificato quel match point era di nuovo Murray a comandare, sino al decisivo tiebreak in cui si ritrovava in testa per 3-0. Ma nonostante un seccessivo 4-1, Andy cadeva nuovamente nel fisiologico errore del diritto da destra. Un Nadal non meno groggy di lui finiva per colpirlo, dopo uno scambio di diciannove sospiri, pardon, tiri. E porre così fine a più di tre ore di gioco appassionante, se sono riuscito a spiegarmi. L'ultima partita della sera, che era parsa un allenamento per Federer. si è impennata quando Djokovic è parso rendersi conto di trovarsi in campo, e da 3-6,1-3, è risalito sino ad ottenere una palla break per un inattesissimo 5-3 in proprio favore. Riavutosi dall'incredulità il mio svizzero ha allora deciso di ottemperare ai severi suggerimenti della moglie Mirka, e ha concluso, anche per non svegliare le gemelle. Oggi potrebbe addirittura superare Nadal, contro il quale è finora in svantaggio per 7 match a 14.


Nadal, c’è Federer nella finale più bella (Marisa Poli, La Gazzetta dello Sport del 28-11-2010)

E’ dura nascere nell’era Federer e Nadal. Puoi giocare bene, spolverare le righe, fare meglio in tutto: ace, punti, break. Nell’Arena 02 costruita sul meridiano zero, a pochi chilometri da Greenwich che detta i tempi del mondo, Novak Djokovic e Andy Murray sono caduti vittime della coppia padrona del tennis degli ultimi anni. Rafa Tre ore e undici minuti di una delle più belle partite della (lunghissima) stagione, la più bella di queste finali, sono serviti a Nadal per battere Murray e raggiungere la finale del Masters mai giocata prima. Su una superficie appena più gradita del ghiaccio, dopo cinque settimane lontano dai tornei, ha mostrato ai 17.740 (esaurito pure ieri) spettatori perché, a 24 anni, è sempre più numero 1. Roger Solo due set, meno pathos che nella prima semifinale, Roger Federer ha rispedito al mittente le ambizioni di Djokovic di batterlo come nella semifinale agli Us Open, due mesi fa. Undici punti presi a rete con la leggerezza che non gli fa scricchiolare nemmeno le scarpe sul veloce dell’Arena O2, il solito filotto di dritti vincenti (15), con meno ace (solo 4) del solito, a 29 anni insegue il quinto titolo di maestro che lo metterebbe al fianco di Pete Sampras e Ivan Lendl. Resistenza Nadal la mette prima sul fisico: Murray che corre da un angolo all’altro del campo dà l’impressione di non aver fiato nemmeno per parlare, Nadal fresco come a inizio stagione («Sono stanco— ammette alla fine — e mi fanno anche un po’ male le gambe»). Ma poi vince con altro: se tutti i numeri, dai vincenti da fondocampo (20 a 16), agli ace (22 a 3), ai punti totali (114 a 109), sono per Murray e in finale ci va Nadal è perché lo spagnolo, torneo dopo torneo, Slam dopo Slam, mette in campo qualcosa di più di tecnica e fiato. «Uno dei più bravi a gestire i momenti importanti, non so se ce n’è di meglio» ammette Murray, che più volte ha messo lo spagnolo nell’angolo, detestato, del rovescio. Così ha salvato il primo match point, sul 5-3 e 30-40, quando il rovescio dello spagnolo è risultato lungo. Così è risalito 5 pari e poi 3-0 nel tie-break, quando Nadal ha ritrovato le energie per piazzare un ace, due vincenti, per chiudere ancora con un dritto nell’angolo del campo. «Se non gli rispondi bene— spiega Murray — ti ritrovi a correre come un pazzo da una parte all’altra del campo per i successivi 8 colpi». Oggi, nella ventiduesima riedizione della sfida con Federer, si gioca la possibilità di diventare il secondo dopo Agassi a vincere tutto quello che conta nel tennis: tornei dello Slam, Coppa Davis, Olimpiade e Masters. Rimpianti Riassunto, secondo Murray: «Abbiamo giocato bene, sì. Ma bisogna migliorare ancora, perché davanti abbiamo due dei più grandi giocatori di sempre». E’ dura nascere nell’era Federer e Nadal.


Federer-Nadal, vi vogliamo così (Piero Valesio, Tuttosport del 28-11-2010)

Che meraviglia vedere questi due. Ti fa sentire vivo, orgoglioso di far parte di questo mondo. Quasi si commuove Filippo Volandri impegnato nel commento televisivo su Sky mentre Rafa Nadal e Andy Murray cambiano campo poco prima del tie break decisivo. Può una partita di tennis far sentir vivo qualcuno? Se la partita è come quella che hanno giocato nel pomeriggio di ieri il maiorchino e lo scozzese la risposta è sl. Specie se si è come Filippo, dotati di grande talento e con alle spalle una vita trascorsa a doversi cimentare con infortuni e problemi che hanno impedito l'ascesa a quei livelli. E anche non essendo Volandri, difficile non provare fremiti vitali seguendo in tv le oltre ore di match cui Nadal e Murray hanno dato vita ieri a Londra. Uno di quei match che vivranno di vita propria nei prossimi anni. Magari con una dicitura del tipo: quella volta in cui Murray arrivo vicino, ma proprio vicino (a due punti) a centrare una grande impresa. E'stato il match che ha ospitato il punto più bello dell'anno, a parere di chi scrive: con Nadal costretto a giocare una demi volée guidata da chissà quale sinapsi assente dai cervelli dei comuni mortali, per contrastare un passante di Murray giocato, come direbbe un altro telecronista sportivo di Sky, da casa sua. E' stato il match in cui abbiamo visto perché Nadal è grande: il Nadal pia)stanco che si sia offerto agli occhi degli appassionati negli ultini anni, che era avanti 5-2 nel terzo e si è fatto trascinare al tie break prima di esalare l'ultimo respiro agonistico ha ruggito su quei due-tre punti che contavano nel tie break. Il livello del tennis è ormai talmente elevate che è nei singoli punti che si vede il campione, come la presenza del diavoletto si intuisce dai dettagli. E allora godiamoci stasera la finale che tutti aspettavamo e che era desiderata e sognata da milioni di appassionati: la rida tra Rafa e Federer che ha superato comodamente Djokovic. L'ennesima puntata di una storia sportiva che non ha eguali nello sport moderno perché due belle mostruosità tennistiche come Roger e Rafa che al contempo coltivano fra loro un'amicizia sincera e profonda sono una storia da non credere. In fondo se sì è per l'uno oppure per l'altro fa poca differenza perché si è per tutti e due e per l'esempio concreto e vitale che si può essere campioni ipermiliardari ed essere anche persone serie. Sarà ovvio ma se ritenete che sia poco guardatevi attorno. E non solo nel tennis, ovvio.


Nadal e Federer, il meglio che c’è (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport del 28-11-2010)

Non bastano più punti, più ace e più vincenti a Andy Murray per sopravvivere alla strapotere di Rafa Nadal. Nonostante tutti i numeri indichino una presunta superiorità dello scozzese, che ha pure conquistato più game (18 contro 17), dopo 3h11' di gioco è il numero i del mondo a staccare il biglietto per l'ultimo atto del Masters Atp di Londra. La più bella partita della settimana, per la prima finale di Nadal in questo torneo. Un match, quello contro Murray, intenso, equilibrato, sempre in bilico, deciso al fotofinish del tie-break nel terzo set. Nella prima frazione comandano i servizi: solo 12 punti lasciati a chi risponde. La parità è spezzata nel tie-break, vinto da Nadal allo scoccare dell'ora di gioco. Il maiorchino ha subito l'occasione per scappare avanti nel secondo set, ma Murray prima salva due palle-break quindi infila i due break che ripristinano la parità. Anche nel terzo l'epilogo sembra segnato quando al terzo game Nadal strappa il servizio allo scozzese. Ma dopo aver salvato un primo match-point sul 5-4, nel game successivo tocca a Murray sfruttare il passaggio a vuoto del maiorchino. Dopo tre ore di gioco però è la tenuta psico-fisica a fare la differenza, e ancora una volta Nadal, mancato un secondo match-point, finisce per primeggiare. «Credo sia stata uno dei migliori match indoor della mia carriera - raggiante Nadal al termine della partita - Una sfida durissima, che entrambi avremmo potuto vincere». Come dimostrato dalle statistiche della partita, sbilanciate a favore dello scozzese: più vincenti (53 a 32), più ace (22 a 4), più punti complessivi (114 a 109). Oggi in finale lo attende Roger Federer per l'ennesimo capitolo della saga del tennis moderno. La finale più attesa, più desiderata, più sperata da tifosi e tv. Nella seconda semifinale della giornata lo svizzero ha superato Novak Djokovic in due set (e in 1h20') e adesso punta a eguagliare il record di cinque successi nel Masters, detenuto ex aequo da Pete Sampras e Ivan Lendl. Nonostante i favori dei bookmaker, però, i precedenti sorridono allo spagnolo, che in questi guida per 14-7.

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker