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16/09/2011 02:00 CEST - US Open

NY: show e polemiche

TENNIS - L'Us Open è un torneo che evoca nervosismo e polemiche, ma non per questo è meno apprezzato degli altri majors, anzi forse questo è il suo punto di forza proprio perché qui non vale nessuna regola imposta negli altri tornei. Curiosità e riflessioni sullo Slam americano.  Davide Zirone

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usopen62-mini
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Quando si chiede ai giocatori di classificare, in ordine di preferenza, i 4 tornei del Grande Slam, spesso pongono in prima posizione Wimbledon, in seconda, a pari merito, US Open e Roland Garros, relegando gli Open d’Australia all’ultimo posto.
In effetti, durante gli Open degli Stati Uniti si respira un’aria sicuramente diversa rispetto agli altri tornei… Non solo per via della sessione notturna che addirittura ormai vede gli atleti scendere in campo con un completo diverso rispetto a quello indossato durante i match pomeridiani, ma anche per le sue tipiche « diversità » : basta pensare che il campo centrale, seppur sprovvisto di tetto, ha una capacità di 23.500 posti, ben 9.000 in più rispetto a quelli del Court Philippe Chatrier di Parigi.
La regole, più o meno strette, che vengono generalmente imposte nei tornei (vedi Wimbledon), a New York non valgono. Anzi sembra proprio che sia il disordine a regnare su Flushing Meadows. Uno degli esempi è indubbiamente la collocazione vicinissima dell’aeroporto La Guardia, uno dei più trafficati del paese. Costruire un impianto sportivo vicino ad un aeroporto non è molto furbo, visto che i rumori dei bolidi in partenza o in arrivo potrebbero disturbare la normale quiete che dovrebbe circondare un campo da tennis.
A New York la quiete in campo non esiste, nonostante questa brutta abitudine si stia espandendo anche negli altri tornei, Flushing Meadows rimane la più rumorosa (urla e schiamazzi vari non sono mancati nemmeno nella scorsa finale fra Nadal e Djokovic). Probabilmente gli americani hanno un modo di vivere la partita diverso : l’espressione « quiet please » non ha alcun significato, si va in uno stadio per assistere ad un evento e ci si rende partecipe dello spettacolo… gridando ! Ma lo spettatore medio non arriva in tribuna carico soltanto mentalmente ma anche… fisicamente ! Molti entrano infatti con le mani piene di cibo a base di fritture e cipolla. Quando hanno da mangiare in abbonadanza e magari sono seduto nei posti più lontani possibili dal campo… chissà quale sarà lo spettacolo che si gusteranno con più piacere?! Comunque se c’è un momento che non si perdono è il cambio campo, quando una telecamera fa il giro delel tribune per inquadrare i due fortunati vincitori di un biglietto aereo (di solito per la Florida o i Caraibi), tutto rigorosamente accompagnato da musica da discoteca in sottofondo.
Se per gli spettatori, andare a Flushing Meadows o ad un concerto, è quasi la stessa cosa, come vengono visti gli Us Open dai giocatori ? Quasi certamente male, è un torneo in cui vige il nervosismo (vedi l’enesima grande diatriba di quest’anno fra i giocatori e l’organizzazione), è un posto ostico : l’unico torneo del Grande Slam, per esempio, dove le semifinali e la finale si disputano nell’arco di 24 ore. Björn Borg, che non vinse mai a New York, una volta dichiarò che notava una certa somiglianza fra Flushing Meadows e le strade di Bagdad ; mentre nel 1985, il sudafricano Kevin Curren si spinse oltre affermando che « bisognerebbe lanciare una bomba nucleare sull’impianto ! ». Ovviamente sono solo provocazioni ma rendono bene l’idea dell’aria che si respira nei corridoi di Flushing Meadows.
Questa atmosfera, ha portato spesso a degenerazioni, ne sa qualcosa, ad esempio, Jimmy Connors, che nel 1991, a 39 anni, negli ottavi di finale contro Aaron Krickstein sfoggiò tutto il suo repertorio di parolacce. Probabilmente si ispirò da McEnroe, 4 volte vincitore a NY, la cui più celebre sfuriata fu nel 1979 al secondo turno contro Ilie Nastase. Lo statunitense aveva appena 20 anni, ma non le mandò a dire al 33enne rumeno e alla folla, dopo che in campo successe di tutto : Nastase squalificato, penalizzazione poi annullata dal refree Blanchard per paura di contestazioni violente con la partita che si concluse con la vittoria di McEnroe ed una cena fuori fra i due avversari ! L’unico risultato fu quindi l’umiliazione subita dall’umpire di quell’incontro, Frank Hammond.
Altra caratteristica degli US Open, gli arbitri, non solo per il loro rapporto particolarmente conflittuale con i giocatori (vedi Serena Williams quest’anno e nel 2009), ma anche per un tragico evento : Flashing Meadows è probabilmente uno dei tornei più importanti che hanno visto morire un giudice in campo. Accadde nel 1983, durante il torneo juniors, quando un giovane Stefan Edberg colpì un uomo che, cadendo, sbatté la testa entrando in un coma fatale. Ma si registra un decesso anche fra gli spettatori : nel 1977 quando venne disputata l’ultima edizione al Forest-Hills, durante un match fra McEnroe e Eddie Dibs, dove fra la folla un uomo fu ucciso da un colpo d’arma da fuoco.
Ma in fondo, che Us Open sarebbe, senza scandali e diatribe? Chissà che decisero di non progettare il tetto proprio per questo…

Davide Zirone

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