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23/10/2011 22:14 CEST - Lutto

Enfant prodige

Grandi promesse da junior non pienamente mantenute. Luzzi ha alternato grandi prestazioni a periodi molto bui.
Alessandro Mastroluca

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Un bambino prodigio. Federico Luzzi da junior sembra un predestinato, miete vittorie sin dall'età di 10 anni. Al Circolo Tennis Arezzo lo sentono che stanno allevando un campione. Come scriveva Gianni Clerici in un articolo di Repubblica del 2001, “Federico non solo vinceva, ma vinceva in bellezza. Era, per di più, un bel bambino, faccino accattivante ad un tempo dolce e furbetto, sommerso di affetti femminili, non ultimo quello della mamma Paola”. Luzzi vinceva la Coppa Lambertenghi, poi nel 1994, a Genova, il titolo europeo under 14, prima di conquistare la corona mondiale under 16. “Poi, via via, Federico perdeva qualche colpo, il gruppo degli altri ragazzi lo riassorbiva, iniziava una catena di piccoli cedimenti, di piccole ferite” scrive ancora Clerici; “Federico Luzzi aveva perso le ruote di quelli che batteva bambini, i Safin, Hewitt, Vinciguerra e via citando. E, come spesso accade agli atleti che perdono, somatizzava con difficoltà vertebrali sempre più accentuate”.

E' il 2000 quando sale agli onori della cronaca del tennis professionistico per la prima volta; la cornice è il torneo di Kitzbuhel, Federico batte Coria e Vicente (allora n.34) e si arrampica fino agli ottavi di finale.

Ma è il 2001 l'anno chiave, il migliore di tutta la sua carriera. Vince due challenger, a Bombay e Singapore, e si guadagna una chiamata in nazionale. C'è da salvare la faccia, c'è da evitare la serie C a Helsinki. Il debutto è al cardiopalma. Parte in scioltezza, l'aretino, che vince i primi due set grazie a un ottimo servizio. Liukko fa fatica a tenerlo, e nel tiebreak del secondo set, sul 7-6 Liukko, palla del 7 pari, il giudice di sedia dà buono un servizio di Federico che era rimbalzato fuori. Due set sono in genere un vantaggio tranquillizzante nei match sulla lunga distanza. Non per Luzzi. Liukko domina terzo e quarto set, e lo costringe ad una maratona appassionante, anche se non di eccelsa qualità. Federico la spunta 14-12 al quinto, dopo 4 ore e 29 minuti: la partita più lunga di un italiano in Davis.

Al 2001 è associata l'immagine più bella che gli appassionati di tennis conservano di Federico. Foro Italico, secondo turno del Masters Series di Roma, di fronte c'è Hitcham Arazi, marocchino dal talento degno di un presrigiatore. Nel tiebreak decisivo, sul 4-2, un muscolo della gamba si blocca. Luzzi stoico resta in campo, il giudice di sedia, il milanese Romano Grillotti, non lo richiama per il troppo tempo fra un punto e l'altro, e lui con grinta e forza e la spinta di un pubblico appassionato, strappa i tre punticini che servono per una vittoria che diventa epica.

Bollettieri di lui ha detto “ha il talento di Xavier Malisse. Ha il difetto di essere italiano”. E gli italiani perdono le partite, non solo di calcio, come fossero guerre. E Luzzi, nel 2004, trasforma un campo laterale del Challenger di Genova nel set di Fight Club. Contro Koellerer, austriaco incline al turpiloquio, Luzzi è sotto 5-2 nel terzo. L'austriaco nell'ultimo parziale ha rotto un paio di sedie e insultato praticamente chiunque. Luzzi chiede che sia espulso, il giudice di sedia non ci sta. Sul 5-2 un giudice di linea valuta buona una palla fuori, e assegna il punto a Koellerer; Luzzi si alza, spacca la racchetta, prende la borsa e se ne va. Esce anche Koellerer, quando all'improvviso Luzzi si gira e gli rifila un pugno in pieno volto. I cromosomi toscani si sono visti tutti.

Inizia poi un'altalena di infortuni e di risultati non sempre all'altezza, condizionati anche da troppi infortuni. Discese sin troppo ardite, e risalite ogni volta più dure illuminate da qualche perla solitaria, come la sconfitta 4-6 al quinto con Baghdatis agli Open d'Australia nel 2005.

L'anno scorso, dopo qualche altro risultato incoraggiante, torna in Davis, ad Alghero, giocando e vincendo un match ormai ininfluente contro Bram.

Luzzi è rimasto in campo fino a domenica scorsa, per un match di serie A con il suo club, il Tc Parioli. Ha giocato solo un 15 contro Tomas Tenconi. L'ultimo della sua vita.
 

Alessandro Mastroluca

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