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04/11/2011 13:36 CEST - L'opinione di Rino

Quanto valgono gli ultimi tornei?

TENNIS - Dopo il Masters 1000 di Shanghai, Rafa Nadal ha annunciato che non andrà nemmeno a Bercy. C'è da chiedersi fino a quando gli organizzatori continueranno a mettere in palio alti montepremi senza la garanzia di vedere i big in campo. Tutta colpa dei criteri di qualificazione al Masters. Giornata con tre sconfitte su tre per gli italiani sul circuito. Rino Tommasi

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Quando nel 1970 Jack Kramer, grande campione degli anni Quaranta, ebbe l’idea di far svolgere a fine stagione una competizione riservata ai primi otto giocatori di una graduatoria compilata sui risultati di un anno l’iniziativa fu accolta con grande e giustificato favore.

In fondo il tennis non aveva mai avuto un vero e proprio campionato del mondo e quello che è poi diventato il Masters sembrava potesse averne, in primo luogo la qualità, le essenziali caratteristiche.

Malgrado gli evidenti difetti della formula sui quali non mi ripeto, il Masters si è costruito una solida tradizione autorevolmente espressa dal suo libro d’oro che comprende i nomi di tutti i giocatori più forti degli ultimi 40 anni.

Purtroppo negli anni il brillante progetto di Kramer ha rivelato altri problemi, ancora più gravi – se vogliamo – di quella formula che consente ad un giocatore di vincere il torneo pur perdendo una partita.

Il problema più grave riguarda i criteri di qualificazione e colpisce la qualità degli ultimi tornei del circuito. Dopo che Rafael Nadal e Roger Federer hanno snobbato il torneo di Shanghai è di ieri la notizia che Nadal, abbondantemente qualificato, non giocherà nemmeno a Parigi. C’è da chiedersi fino a quando gli organizzatori di questi tornei continueranno a mettere in palio gli stessi premi con la prospettiva di non avere in campo alcuni dei giocatori di maggior richiamo.

Per quanto riguarda i tornei di questa settimana (Basilea e Valencia) è interessante osservare che al giovedì pomeriggio erano già state eliminate nove delle sedici reste di serie (5 a Valencia e 4 a Basilea). E’ vero che a fine stagione i giocatori sono più stanchi ed i valori meno credibili ma certi risultati meritano attenzione.

La meritano purtroppo anche quelli dei giocatori italiani. Quattro anni fa l’allora esordiente Fabio Fognini aveva giocato un buona partita al Roland Garros perdendo in cinque set contro l’argentino Monaco. Ebbene Fognini, contro lo stesso avversario, ha perso in due set raccogliendo solo quattro game. Non meglio ha fatto Andreas Seppi, anche lui sconfitto nettamente dal giapponese Nishikori.

Nessun appunto, naturalmente, per Roberta Vinci che era già stata brava a qualificarsi per il Masters minore di Bali dove è stata sconfitta da un’avversaria più forte, la serba Ana Ivanovic che è un po’ in ribasso ma ha nel suo record una vittoria al Roland Garros.

A fine settimana si gioca, purtroppo senza l’Italia, la finale della Fed Cup una competizione che avevamo vinto tre volte negli ultimi cinque anni. Quest’anno non l’abbiamo nemmeno difesa perché Schivane e Pennetta hanno rinunciato ad una scomoda trasferta per poter preparare meglio i tornei individuali. Decisioni legittime ma allora non si continui a sbandierare lo spirito di gruppo considerato che il nostro primo o secondo giocatore, Seppi, si è dichiarato indisponibile per la Coppa Davis.

Rino Tommasi

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