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14/11/2011 13:35 CEST - ATP - L'INCOGNITA

Rafa, che fine 2011 ti aspetta?

TENNIS - Dopo la batosta di New York, Nadal ha giocato poco e non troppo bene e, come lo scorso anno, ha preferito saltare Bercy per preparare al meglio l'ultimo mese della stagione. Se la Davis non dovrebbe destare preoccupazioni, al Masters il n. 2, che sembra avvertire un fastidio alla spalla sinistra, dovrà superarsi per ripetere il torneo dello scorso anno, dove fece finale. Riccardo Nuziale

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Negli ultimi due mesi l’abbiamo visto brutalizzare due top 15 come Gasquet e Tsonga sulla terra amica di Davis, perdere malamente una finale contro Andy Murray a Tokyo e venire sconfitto prematuramente da Florian Mayer a Shanghai.

Ma personalmente l’ultima immagine che ho di Rafa Nadal rimane tuttora quella apparsami in sala stampa a Flushing Meadows dopo la finale persa contro il numero 1 Nole Djokovic. Un uomo furioso eppure avvilito, con ancora un luccichio di combattività negli occhi ma allo stesso tempo disperato, scontroso e infastidito come forse non mai nello rispondere ai giornalisti. Perché a New York lo spagnolo ha perso l’ultimo barlume non di speranza, ma di consapevolezza di essere ancora superiore, di saper fare la differenza nel momento del bisogno.

Probabilmente ancora più che a Wimbledon, lo spagnolo ha dato la sensazione di essere una fiera in gabbia che ha ritardato la propria mattanza solo dando veramente l’anima e il 120% delle sue possibilità, per poi comunque essere annientato con una facilità quasi irrispettosa: chi ha dimenticato i tentativi di fuga di Rafa nei primi due set, umiliati da una serie di rispettivamente sei e quattro giochi consecutivi di Djokovic? Chi ha dimenticato l’orgoglio quasi commovente con cui lo spagnolo è riuscito a vincere un terzo set che lo aveva visto praticamente sempre sott’acqua, preludio alla decapitazione agonistica del quarto set?

Di certo Rafa non lo ha dimenticato. Anche perché, ripeto, lui è ancora lì; non sono d’accordo con chi vede una sua stagione 2011 sottotono. Le sei finali perse contro il nuovo cyborg del tennis nascondono forse il fatto che quest’anno lo spagnolo ha giocato più finali dello scorso anno, dieci contro nove (la sua seconda miglior stagione di sempre insieme al 2008, dietro al 2005, quando di finali ne giocò dodici). Certo, “solo” tre titoli, tra l’altro tutti sulla terra, “solo” uno Slam, ma il problema dello spagnolo, che ha battuto tre volte su tre Federer e quattro su cinque Murray, nasce e muore nel confronto con Djokovic. Un problema certamente non da poco, che potrebbe anzi a lunga distanza ripercuotersi sull’intero tennis di Rafa, ma che non deve farci perdere il senso della misura.

La questione è semmai che Nadal sarà per questo finale di stagione. Faccio subito una precisazione: ormai tendo a prendere con le dovutissime cautele ogni notizia di problemi fisici riguardanti lo spagnolo. L’esperienza mi ha insegnato che questo è forse l’aspetto più fastidioso del Nadal tennista, quello di crearsi un’impalcatura di plausibili alibi se le cose non dovessero mettersi benissimo sul campo. Anche a New York, tra dita bruciate e svenimenti in sala stampa, avrebbe dovuto perdere con un carneade qualsiasi, invece è arrivato in finale perdendo un solo set, dando sonore lezioni a gente come Roddick e Murray. Ripeto, un fuoriclasse del suo calibro non dovrebbe scendere a questa pratica non per lui, non per noi appassionati, ma per i tantissimi bambini che lo adorano e lo prendono come modello. Quindi la fresca notizia riguardante un suo problema alla spalla la prendo con leggerezza e disinteresse, farò parlare il campo: prontissimo a riconoscere l’infortunio come veritiero dovessi vedere serie difficoltà nel gioco di Rafa.

Dunque, il finale di stagione, Master e Davis. Quest’ultima, mi perdoni Ferrer e la sua percentuale di 60-40 pro-Spagna, non vedo proprio come gli argentini possano vincerla. Se anzi ci sarà anche solo partita sarò stupito: sarebbe 50-50 sul cemento e con Del Potro e Nalbandian in perfetta salute, ma sulla terra spagnola con i due campioni argentini che non stanno passando certo un buon momento, sarà un massacro sportivo. Pensare di battere Nadal e Ferrer in Spagna su una terra che sarà presumibilmente paludosa, simile a quella fatta assaggiare ai francesi in semifinale, per me è utopia. Quindi anche un Rafa non in perfette condizioni sarà a mio avviso più che sufficiente; ricordiamo il 2009, quando arrivò da un Master a dir poco pessimo (zero set vinti, gioco ai minimi storici) per poi vincere in tutta tranquillità i suoi singolari contro la Repubblica Ceca.

Tutt’altro discorso vale per il Master londinese. Con il torneo dei maestri Rafa non ha mai avuto un grande feeling: due forfait (2005 e 2008), due semifinali (2006 e 2007), una finale (2010). Curiosamente sempre eliminato da Federer, al quale ha strappato il finora unico set nella finale dello scorso anno, ha un mediocre bilancio di otto partite vinte e otto perse.

D’altra parte l’indoor e il finale di stagione sono stati un’accoppiata da sempre indigesta all’ex numero 1 del mondo e quest’anno probabilmente non farà eccezione, non tanto per il numero di partite giocate dopo lo US Open (nove, solo una in meno rispetto allo scorso anno), quanto per una salute e una fiducia in questo momento fortemente minate. Sull’indoor, per colmare il gap con gli altri tre Fab Four, dev’essere in condizioni perfette, sia fisiche, sia agonistiche (come dimenticare la semifinale dello scorso anno, strappata di prepotenza al troppo tenero Murray?).

Certo mettere in seconda fila un giocatore come Nadal, in qualsiasi torneo, è una follia, considerando poi che anche Djokovic e Fish sono in condizioni fisiche tutte da verificare, ma è indubbio che in un Master composto da tre giocatori esplosivi, “da indoor”, come l’americano, Tsonga e Berdych, più quel Ferrer che sul veloce lo ha sempre fatto soffrire, ecco che il torneo dei maestri potrebbe riservare per Rafa più di un boccone amaro.

Riccardo Nuziale

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