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01/12/2011 15:25 CEST - Libri di tennis

Il favoloso mondo di Francesca

TENNIS – Il 1° dicembre arriva nelle librerie la biografia di Francesca Schiavone, scritta dal giornalista torinese Matteo Musso, per i tipi Limina. «Mi piacciono le storie di chi ha dovuto superare molti ostacoli» spiega l’autore. «Ho raccontato una campionessa dalla personalità complessa, che ha dovuto mettere ordine nella sua testa prima di farlo nel suo gioco». Nel libro interviste a Barbara Rossi, Tathiana Garbin e Martina Navratilova. Alessandro Mastroluca

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La prima volta sul Centrale di Parigi. Una vittoria che soddisfa due desideri e apre le porte di un sogno. L’aveva detto, Francesca Schiavone, alla vigilia del quarto di finale del Roland Garros 2010, “vorrei giocare contro la Wozniacki come primo match sul Centrale, vorrei che ci fosse anche la mia foto con la mia firma nel tunnel che porta al Philippe Chatrier”. Gli organizzatori la accontentano.

Francesca li ripaga con 80 minuti di tennis d’attacco, aperti da una volée e chiusi con uno smash, ultimo di 25 vincenti. Grazie al 6-2 6-3 alla futura numero 1 del mondo, Francesca mangia per la prima volta la terra del Philippe Chatrier e l’Italia per la prima volta porta due tenniste in top-ten.

Quel match rischioso eppure perfetto per varietà di colpi stimola Matteo Musso, giornalista torinese, direttore del “Corriere sportivo dal 2005” e già autore de “Il curioso caso di Ciro Ferrara”, a scrivere un libro su Francesca Schiavone.

«Mio cugino era C1» mi spiega l’autore, «e attraverso di lui ho iniziato ad appassionarsi al tennis. Anche se mi è sempre piaciuto il tennis d’istinto, e quando gioco cerco sempre di attaccare e scendere a rete, il mio primo idolo è stato Lendl. E nella sua capacità di arrivare lavorando su se stesso, pur non avendo la innata facilità di esecuzione di un McEnroe, vedo un’affinità con la storia della Schiavone».

Giovedì 1° dicembre “Il meraviglioso mondo di Francesca”, edito da Limina e con la prefazione di Rino Tommasi, arriva nelle librerie. «A me piacciono le storie di chi deve superare una serie di ostacoli per affermarsi» prosegue Musso, che ha cercato di scandagliare una personalità complessa e non sempre facile da descrivere. «Mi ha stupito, e ha sorpreso anche suo padre» prosegue, «che nessuno dei suoi allenatori, dei suoi maestri all’inizio credessero in lei: le dicevano addirittura che sarebbe potuta diventare al massimo una buona seconda categoria. Credo che se avesse trovato qualcuno disposto a credere nel suo talento avrebbe potuto esplodere anni prima».

Musso ricostruisce gli anni di formazione della Schiavone attraverso una serie di incontri con le figure che ne hanno accompagnato la crescita dopo l’abbandono della ginnastica artistica e la scelta di dedicarsi al tennis. «Ho parlato con la sua prima maestra e con Barbara Rossi che l’ha seguita quando è arrivata al TC Bonacossa di Milano, a 12 anni».

Ha parlato anche con Anne-Laure Le Guennec, giocatrice francese avversaria di Francesca nel suo primo match internazionale, all’ITF di Orbetello del 1996. «Ricordava bene quel match, che Francesca vinse al terzo set dopo una battaglia durata tre ore» (per la cronaca, l’incontro terminò 6-2 4-6 6-1 per l’azzurra).

Musso contatta anche Martina Navratilova, che la adora, passa una giornata a casa Schiavone con i suoi genitori e quest’anno, durante il Roland Garros, assiste dal suo box alla vittoria su Vesna Dolonts. «E’ stata una grande emozione, ho capito quanto il pubblico francese fosse innamorato di lei, ho sentito l’empatia che era riuscita a creare con loro».

Un’empatia che si trasmette anche fuori dal campo, come spiega Brian Armen Graham, giornalista di Sports Illustrated che l’ha inserita tra le nomination per il premio di Sportiva dell’Anno 2010.

Parafrasando Sean Connery negli Intoccabili, lei porta un coltello a un duello con le pistole. Con il suo gioco a tutto campo espressivo e creativo, la Schiavone è l’underdog artistica la cui sfida all’omogeneità stilistica è diventata la trama più gratificante del tennis nel 2010. A trent’anni nel tennis si è vecchi, è un’età in cui l’agilità e le motivazioni calano mentre arriva la successiva ondata di giocatrici più giovani/più veloci/più forti. È raro per qualsiasi atleta sfondare a 30 anni, lo è ancora di più in uno sport in cui se non emergi fino ai 20 faresti meglio a rivalutare la tua scelta di carriera”.

Con la Schiavone” prosegue, “non conta il cosa ma il come. Guardatela giocare. Non serve un esperto per riconoscere quello che rende il suo gioco così unico nel panorama attuale. Il mix così stylish di topspin e slice, gestito con un meraviglioso rovescio a una mano, certamente non nasce alla catena di montaggio. La Schiavone è una di noi, non un prodigio, una combattente senza grandi armi, che non ha vinto un torneo fino ai 27 anni, ma che non ha mai smesso di lottare per avere la sua grande occasione, e quando l’ha avuta non se l’è lasciata sfuggire. La sua tardiva esplosione, il suo assalto solitario contro un tennis senza arte è di ispirazione per tutti”.

Il giorno dopo la vittoria sulla Dolonts, Musso realizza l’intervista che chiude il libro. «La cosa più bella di Francesca è che non si è mai posta dei limiti. Già da quando aveva 18 anni diceva: ‘voglio vincere un torneo dello Slam’, ha sempre creduto di poterlo fare. Per arrivarci, ha sempre cercato di giocare dove c’erano le più forti, mentre magari altri fanno scelte diverse, giocano sulla superficie dove si trovano meglio, o vanno in tornei minori. Lei no, lei ha sempre creduto nel suo sogno e sapeva che per realizzarlo avrebbe dovuto vincere con le migliori del mondo».

Anche la rivalità con Flavia Pennetta, secondo Musso, è stata di aiuto e di stimolo. «La sentono, come dimostrano anche i confronti diretti. Negli ultimi anni si sono sempre conclusi in due set, dopo il 9-7 al terzo di Francesca al Roland Garros 2006. Ma non è una rivalità “cattiva”, è positiva. In questo è stato bravo anche Barazzutti, che ha saputo unire le forze. Le vittorie in Fed Cup, infatti, hanno dato a Schiavone e Pennetta una consapevolezza, una fiducia diversa, hanno contribuito molto ai loro successi nel circuito».

Restano indimenticabili, in questo senso, le due affermazioni di Francesca Schiavone su Amelie Mauresmo, la rimonta del 2006 a Nancy (4-6 7-6 6-4 con un match point salvato) e quello più agevole, 7-5 6-3, dell’anno successivo nel “fortino” di Castellaneta.

Successi che avrebbero potuto dare nuovo slancio alla carriera di Francesca Schiavone. «Ma solo dopo aver messo ordine nella sua testa, è riuscita a mettere ordine nel suo gioco» conclude Musso.

Ed è su questo doppio binario che si muove anche il libro, che racconta la Francesca fuori dal campo e delinea come una personalità complessa e talvolta “ruvida” si rispecchi in un gioco fatto di angoli e di improvvisi cambiamenti.

Un racconto che non può non fare i conti con “Open” che ha reinventato il genere letterario della biografia dello sportivo. «Raccontare i pensieri, le emozioni del giocatore in campo, avvicina i campioni anche ai giocatori modesti come me».

Autore: Matteo Musso

Casa editrice: Limina

Pagine: 326

Prezzo: €16

Alessandro Mastroluca

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