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03/12/2011 02:29 CEST - Coppa Davis

Finale Davis...ma quale indoor?

TENNIS - Tutto quello che non si vede in Tv sulla Davis, direttamente da Siviglia. La struttura che ospita il campo ha una sorta di copertura leggera. Si è comunque all’aperto ed il campo non è velocissimo. Molte le cose belle dell’organizzazione, ma la tribuna stampa decisamente non è all’altezza di una finale. E' posizionata in piccionaia, lontanissima dal campo di gioco e dalla stessa sala stampa. Da Siviglia, Daniele Flavi e Paolo Rossi

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La nostra trasferta a Siviglia è iniziata giovedì sera, con la festa dedicata all'evento, a cui erano stati invitati i giornalisti in un locale in pieno centro, a fianco del fiume che divide in due parti la città, il Quadalquivir. Sulla sponda opposta svettava la Torre dell'Oro illuminata a giorno. Ambientazione e scenario da Grande Tennis: musica tipica alternata ad esibizioni di Flamenco, cibo rigorosamente a buffet con una serie di antipasti infiniti, cerveza a go go e sangria servita a litri ai commensali. Al posto dei soliti omaggi, ognuno poteva farsi fotografare a fianco della Coppa Davis, quella vera, che faceva bella mostra di sé in uno spazio allestito dagli sponsor appositamente nel locale. In un attimo la foto era già stampata. Uno dei pochi italiani presenti, o meglio il nostro connazionale più importante in ambito tennistico, il Presidente della Federazione Internazionale Francesco Ricci Bitti, dà la notizia che questa finale di Davis andalusa ha superato tutti i record di pubblico, con oltre 25 mila spettatori a giornata.

Venerdì mattina piove fino alle 11 e mezza, mentre ieri sera la temperatura era di circa 16° centigradi. Nella notte ha rinfrescato molto. La sfida tra Spagna e Argentina terrà banco in questo lungo fine settimana spagnolo. Il pubblico ha risposto alla grande riempiendo lo Stadio Olimpico de la Cartuja, un impianto sportivo che doveva servire ad ospitare l'atletica leggera, ma che in realtà è "disoccupato", salvo quando ci vengono organizzati concerti o altre manifestazioni. Le due squadre di calcio della città, il Betis ed il Sevilla F.C., giocano ognuno in campi diversi. Tutto il mondo è paese. La sala stampa è posta in un'area dedicata, con annessa sala interviste, dove i giocatori al termine delle loro fatiche devono sopportare l'incalzare delle solite domande poste dai giornalisti. Fa parte del gioco e dei rispettivi ruoli. La sala stampa è piena di giornalisti provenienti da tutta Europa, molti anche i tedeschi e gli inglesi, mentre gli italiani si contano sulle dita di una mano, e si nota l’assenza di un inviato di Supertennis che trasmette la finale: lo scorso anno da Belgrado facevano interviste e servizi vari.

Un capitoletto a parte lo dedichiamo all’infelice scelta degli organizzatori di posizionare la tribuna stampa in piccionaia, praticamente nel terzo settore delle tribune (grada alta superior), in mezzo al calorosissimo pubblico argentino, ad oltre 800 metri di distanza dalla sala stampa. Ogni volta che devi andarci ti viene il magone, devi fare un giro lunghissimo, passando addirittura vicino alla macchina del Re Juan Carlos, posta a pochi metri dalla tribuna P, e quando le pur brave ragazze del desk ti danno il biglietto (eh sì, perché per accedervi serve anche questo, non basta il pass... avranno forse preso spunto dal braccialetto degli Internazionali 2011? Boh...) insieme con questo ti consegnano una mappa della strada che devi percorrere per raggiungere, dalla parte opposta dello stadio, la tribuna stampa. Una volta arrivato lì su, sei praticamente sul terzo anello dello stadio di San Siro e per vedere la pallina ci vorrebbero i binocoli.

Per fortuna che le persone spagnole incontrate finora si sono dimostrate gentili e affabili. Anche ieri sera, quando per raggiungere l'hotel con l'auto a noleggio abbiamo chiesto informazioni ad alcuni passanti, i quali si sono prodigati per fornirci le indicazioni stradali corrette dopo che il tom tom si “era perso” per le viuzze, che ricordano tanto Trastevere, del centro di Siviglia.

Veniamo alla struttura, che possiamo definire “finto indoor”, che ospita la tre giorni sivigliana. Qui domina il colore giallo-rosso. Tra gli arredi svettano dei gonfiabli come una sorta di lapilli, uno di colore giallo e l'altro rosso fuoco. Si gioca sulla terra rossa. Il campo è stato allestito a ridosso di una delle curve ed equipaggiato con tribune aggiuntive sui lati lunghi. Il pubblico tuttavia riempirà anche parte delle tribune laterali. L'organizzazione ha messo in vendita abbonamenti a visibilità ridotta a prezzi più bassi. Sull'altro lato invece è stato costruito un campo d'allenamento e riscaldamento, anch’esso coperto da una specie di capannone leggero assemblato con teli.

Il campo di gara ufficiale ha un tetto, ma di fatto siamo all'aperto e questa prima giornata è fresca. L'anello della pista di atletica è in tartan ma pressoché rovinato in ogni settore. Anche il prato è messo male. Per arrivare ad allestire la struttura si notano dove un tempo "là c'era l'erba" le tracce dei mezzi pesanti adibiti al trasporto delle gru. Costi e benefici messi a confronto. Ottenere una finale di Davis vale il costo della candela. L'indotto è eccezionale, così come l'immagine che se ne ricava.

Nel campo secondario, alle 11,30 è scesa in gioco per una sessione di allenamento tutta la rappresentativa spagnola. David Ferrer, Fernando Verdasco, Feliciano Lopez e ovviamente Rafael Nadal. Sarà lui ad aprire le danze di questa attesissima sfida con i biancocelesti. Monaco dovrà cercare di tenere testa ai dritti a sventaglio del maiorchino. Durante gli scambi di riscaldamento Rafael non pareva particolarmente soddisfatto di come sentiva gli impatti. L'impressione da bordo campo era quella di vedere un giocatore con qualche minimo acciacco. Che il suo finale di stagione non sia stato dei più brillanti è oramai cosa nota. Chi invece pare in forma smagliante è David Ferrer. A lui toccherà entrare in lizza contro Del Potro, il cui tennis da bombardiere ha subito forse qualche rallentamento dopo l'infortunio al polso, ormai lasciato alle spalle, che lo ha tenuto lontano dai tornei a lungo. La Davis, così come gli Slam, si gioca 3 su 5. Il pubblico fa la sua parte. Il fascino è senza confini. I giocatori lo sanno bene. E sanno pure come condurre le danze, anzi, il flamenco.

Daniele Flavi e Paolo Rossi

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