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27/12/2011 14:48 CEST - L'ARGOMENTO

Quattro francesi per uno slam

TENNIS - La francia è una delle nazioni tennisticamente più potenti e meglio organizzate. I giocatori ed il talento non mancano ma i risultati latitano. Il digiuno a livello major dura da trent'anni e non sembra che possa finire a breve. Ma tra i francesi che sarebbe il più adatto a vincere uno slam? Bleacher Report ne propone quattro: Gilles Simon, Gael Monfils, Richard Gasquet e Jo-Wilfried Tsonga. Karim Nafea

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La Francia è una delle potenze tennistiche. Oltre al Roland Garros i transalpini hanno un Master 1000 ed una miriade di tornei minori.
L’organizzazione, nelle potenti mani di Jean Gachassin (che nonostante i "soli, 162 centimetri di altezza è stato membro della squadra francese di Rugby vincitrice del Grande Slam nel 5 Nazioni del 1968), è veramente mirabile in quanto tutti i giocatori ricevono un sostegno adeguato e continuativo e le strutture sono di alto livello.
Quello che stupisce dei transalpini è però la mole di talento che gli sia capitata tra le mani negli ultimi anni: Gilles Simon, Gael Monfils, Jo-Wilfried Tsonga e Richard Gasquet.

Nonostante tutto questo materiale, la produzione è stata, relativamente, minima: una finale slam (Tsonga in Australia nel 2008) e svariate semifinali, una finale al Master (sempre Tsonga), una vittoria in un Master 1000 (indovinate un po’?? Sì, proprio Tsonga).

Ovviamente, l’obbiettivo della federazione è la vittoria slam che, un po’ per effettive debolezze dei quattro di cui sopra un po’ perché il momento non è del tutto propizio (si è passati dall’era Federer, all’intermezzo Nadal a quellla che potrebbe essere l’era Djokovic), è sempre mancata.

La domanda però, resta: chi dei quattro può significativamente ambire alla vittoria di un major?
Prendiamoli uno per uno.
Gilles Simon è probabilmente il meno talentuoso dei quattro, ma sopperisce con una buona intelligenza tattica ed una grinta fuori dal comune. Il fisico non è proprio esplosivo ma è velocissimo, il che gli permette di recuperare dei punti che sembrerebbero già persi.
Pur essendo un giocatore regolare è soggetto a molti alti e bassi nel corso della stagione.
Anche l’età non è dalla sua parte poiché Simon ha 27 anni (compiuti proprio oggi tra l’altro) e si può dire con buona certezza che l’apice della sua carriera sia già passato.
Inoltre Simon non appartiene proprio per nulla a quella ristretta cerchia di giocatori papabili per la vittoria di un major: non ha un gioco capace di lasciare fermi i migliori, non è particolarmente potente, non ha un servizio dominante.
E’ un buon giocatore che è stato capace, in maniera ammirevole, di ricavare dalle sue capacità molto più del dovuto, ma considerarlo per uno slam è francamente fuori luogo.

Il discorso è diverso per Monfils; lui i colpi per sfondare li avrebbe, infatti oltre ad un fisico di gran livello possiede una buona velocità di braccio.
Il servizio è ottimo, dritto e rovescio possono lasciar fermo chiunque, anzi, potrebbero se non partissero ogni volta dai teloni.
Eh, perché Gael tende ad assumere una posizione iper-difensiva, svariati metri dietro la riga di fondo. Il controsenso sta nel fatto che tira comunque bordate piatte, che, inevitabilmente portano valanghe di errori.
Ancora più fastidiosa la versione “muro di gomma”, poco utile in qualsiasi contesto e che lo porta a logorare oltremodo un fisico molto potente ma fragile.

Anche per lui gli infortuni sono stati una piaga, ma pur essendo consapevole dei rischi cui espone il suo fisico non lesina sulle acrobazie, spesso fini a se stesse, che si rivelano piuttosto traumatiche.
In definitiva un discorso “Monfils da slam” avrebbe senso, o meglio, lo avrebbe avuto, qualche anno fa, se Gael fosse stato impostato in maniera più offensiva.

Oh, Riccardino, l’altro ragazzo dell’86. Paradossalmente lui è quello che ci starebbe più di tutti in un discorso di vertice e di vittorie slam, ma è anche quello che vedo più lontano dall’obbiettivo.
Tutto parte da una sovraesposizione e, in buona misura, dall’essere stato sopravvalutato.
Il talento è indiscutibile ma fondamentalmente la carriera di Gasquet è nata e cresciuta attorno ad un solo fantastico fondamentale: il rovescio.
Diventa ancor più incredibile la questione se si analizzano le altre parti dell’arsenale del giocatore di Beziers, infatti, il diritto è a tratti troppo brutto per essere vero; troppo movimento di polso, posizione troppo frontale: un colpo un po’ troppo aleatorio, troppo dipendente dalla forma mentale e tennistica di Richard. Il servizio invece è un colpo all’altezza della situazione, non devastante ma che gi permette di prendere il controllo delle operazione.
Peccato che Gasquet condivida con i suoi connazionali una tattica troppo difensiva, che lo porta a far partire i suoi colpi troppo distante dalla riga di fondo, rendendosi, in pratica, inoffensivo.
Niente da fare.

Gettiamo la maschera, l’unico vero candidato è il carismatico e totemico Jo-Wilfired Tsonga. Dopo l’epifania nel torneo del Queen’s nel lontano 2007, dove superò le qualificazioni e sconfisse in maniera del tutto inaspettata Lleyton Hewitt, è stato lui a portare le maggiori soddisfazioni ai transalpini.
E’ decisamente il più aggressivo dei quattro, quello che se la gioca alla pari con tutti i grandi, nonostante a volte scompaia dal campo. Non è particolarmente continuo, anche nell’arco della stagione, ma è migliorato molto, e ha dimostrato chiaramente che quando è in giornata può battere chiunque anche sulla distanza dei cinque set.
Il servizio è devastante al pari del diritto, il rovescio è il colpo relativamente debole, ma quando è in giornata, lascia fermo chiunque con tutti i colpi.
La mobilità e la risposta al servizio sono i veri difetti di Jo.
Resta il fatto che, nell’improbabile caso di una vittoria slam francese, sarebbe quasi sicuramente lui ad alzare il trofeo.

 

Karim Nafea

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