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20/01/2012 12:08 CEST - Australian Open

Triste, solitario e finale?

TENNIS - Roddick e Hewitt erano come yin e yang: tutto servizio A-Rod, tutto anticipo e risposta Rusty. Hanno dominato il tennis per tre anni, prima di Federer e Nadal. Hanno giocato contro per la 14ma volta. Ma non si erano mai affrontati così presto in un torneo. Sono arrivati in alto per quella voglia di competere e di non mollare nemmeno un centimetro. Una voglia che oggi ha tradito Roddick. Alessandro Mastroluca

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australian open: hewitt e roddick
australian open: hewitt e roddick

Yin e yang. Come Roger e Rafa. Prima di Roger e Rafa. Sono passati dieci anni, ma sembra una gererazione fa. Per tre anni Hewitt e Roddick hanno dominato il tennis mondiale. Esplosi presto, a 15 Hewitt (che a 16 vinceva Adelaide su Stoltenberg, che adesso segue la nuova “baby prodigio” Ashleigh Barty) e a 17 Roddick, sono stati l’uno lo specchio dell’altro: “Rusty” tutto anticipo velocità e risposta, A-Rod si è guadagnato il soprannome che porta per la velocità dei servizi.

A Melbourne c’erano in campo due versioni diverse dei ragazzi che facevano tremare il mondo del tennis. Due versioni acciaccate dall’età e dalle corse, con i muscoli un po’ arrugginiti e la sensazione di essere vicini alla fine. Eppure qualcosa è rimasto, tra le pagine chiare e le pagine scure. È rimasta la voglia di competere e superarsi che fa brillare gli occhi e spingere il traguardo, e insieme la fine, ancora un passo più in là. Ancora un centimetro più avanti. Perché il tennis è fatto di centimetri da guadagnare in ogni punto e per ogni partita, e solo chi per quel centimetro è disposto a morire alla fine arriva.

La sfida di Melbourne sembra il sipario che si chiude su una rivalità, su una stagione. Anche se Roddick l’anno scorso ha vinto Memphis e raggiunto i quarti agli Us Open. È un sipario triste e eloquente insieme. Si ritira il giocatore che più di tutti, da Flishing Meadows, ha iniziato a spingere per la revisione dei calendari, per una riforma del sistema tennis che protegga i suoi attori principali. E così salterà anche il doppio misto glamour con Serena Williams. Resiste, invece, il “vecchio” guerriero, che di infortuni ne ha passati tanti, forse troppi.

E’ la quattordicesima sfida tra i due. Mai si erano trovati di fronte così presto in un torneo. Solo un’altra volta avevano giocato in Australia, nella semifinale del 2005. Roddick domina i primo set e il secondo fino al tiebreak. Poi Hewitt alza i giri col dritto e col servizio, inizia a rispondere a tutto e manda Roddick fuori giri sui punti importanti. Ancora sognava di diventare il primo australiano a vincere lo Slam di casa dopo il trionfo di Edmondson nel 1976, l’edizione più “Down Under” di tutte.

Adesso non lo sogna più. Dopo quel successo, Hewitt ha vinto ancora una volta, a Indian Wells, poi ha perso sei volte di fila. Prima del doppio nastro che scrive la parola fine sul terzo set e dell’infortunio che la scrive sulla partita.

Un match iniziato quasi a parti invertite. Hewitt giocava come Roddick, spingendo l’avversario a rete e cercando di accorciare gli scambi. A-Rod, invece, gli scambi li voleva allungare: si fida dei suoi muscoli, e spera di averne di più di un avversario che ha cicatrici di battaglia al ginocchio e a entrambe le anche.

Ma il tennis è uno sport crudele. È uno sport di centimetri. Roddick dà tutto per un centimetro, per non lasciare che una palla nell’angolo lo superi senza che lui faccia niente per evitarlo. Ma qualcosa si rompe alla coscia destra. È il terzo game del secondo set. È l’inizio della fine.

Deve uscire dal campo per farsi medicare. Perde il secondo set 6-3. Nel terzo, sul 5-4, riesce ancora ad avere tre palle break. Hewitt ne annulla due con altrettanti ace, salva la terza e chiude con un regalo del nastro. La palla danza due volte e finisce di là della rete. È l’essenza del tennis. È l’essenza della vita. Lo dice anche Chris Wilton, nel prologo di “Match point” di Woody Allen: “La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde”.

Si perde per ritiro sul 6-3 3-6 6-4, dopo 2 ore e 12, si perde un match e un treno chiamato desiderio, motivazione, voglia di riscatto: sperando che non sia ancora l’ultimo.

Hewitt vince. Ma non sogna più traguardi lontani. Aspetta Raonic, che quest’anno ha subito solo due break dall’inizio della stagione. La ruota gira. Il tempo passa. Ma alla fine sarà di nuovo servizio contro risposta. Yin e yang. Per un centimetro in più.

Alessandro Mastroluca

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