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26/01/2012 06:11 CEST - AUSTRALIAN OPEN

Bravo Nole! Che noia sti Fab Four

TENNIS - Un titolo provocatorio dato che il numero 1 del mondo ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria solidità e maturità, piegando un David Ferrer che per due set gli è stato pari se non superiore.  Nell'ultimo anno il serbo e Murray (che si affronteranno venerdì) sono sempre arrivati in semifinale e solo in due casi (Australia e Wimbledon) non si è arrivati al penultimo atto con tutti i Fab Four. Come mai c'è un dislivello così netto? Riccardo Nuziale

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Durante la visione di un match di tennis (solo di tennis, a conferma che sport più freudiano di questo non c’è), spesso e volentieri i miei pensieri vagano, s’intrecciano, si confondono (per non dire si perdono), giocano.

Ebbene, stamattina due sono stati i pensieri protagonisti durante l’ultimo quarto di finale, quello tra Djokovic e Ferrer.

Pensiero n.1 – ieri, durante il match tra Nadal e Berdych, un’ex firma del sito che sicuramente voi lettori ricorderete, Enrico Riva, ha commentato su Twitter il match scrivendo che “guardare una partita di Berdych è come guardare ‘La Signora in Giallo’: sin dall’inizio sai chi morirà e come andrà a finire”.

Pensiero n.2 – un fascicolo d’introduzione per il mio corso universitario di storia dell’arte contemporanea sottolineava la differenza tra storico e critico, asserendo che mentre il primo ha una visuale dall’alto, quindi completa, l’altro ha una visuale piana, quindi parziale; mentre il primo ha in mano una pietra, il secondo deve destreggiarsi con carboni incandescenti. Il primo studia il ieri, il secondo l’oggi.

Ora, partiamo da quest’ultimo pensiero. Giudicare la contemporaneità è sempre un problema spinosissimo. Perché appunto vissuto in diretta, il giudizio non può avere il dono dell’aposteriorità e quindi si ha sempre il dubbio di esagerare, sia nell’entusiasmo che nella severità. In particolare con la strabordante globalizzazione dei media, in campo sportivo (e non solo) si vive ora il presente con a mio giudizio troppa enfasi: ecco quindi, ad esempio, Messi miglior calciatore di sempre, il Barcellona più grande squadra all-time, LeBron James più grande cestista della storia (senza ancora aver vinto un anello), eccetera. Giudizi dati da una scarsa conoscenza della materia storica o verità? Non c’è risposta.

Arrivando al nostro sport, senza tornare a parlar di capre per Federer, di duello Nadal-Borg su chi sia il più grande sulla terra o se il Nole 2011 sia stato migliore del McEnroe 1983, vorrei sottolineare un altro fatto. Australian Open 2011-Australian Open 2012. In tutto cinque Slam. Un anno letteralmente dominato dai primi quattro giocatori del mondo, quel Nole-Rafa-Roger-Andy che sta diventando un mantra, una certezza più certa della morte, una scritta che non va via neppure con l’acido solforico.

Mentre appunto guardavo Ferrer tentare con esemplare convinzione di poter far partita pari, mi chiedevo come valutare questo dominio: periodo d’oro caratterizzato da quattro fuoriclasse assoluti o periodo in cui l’omologazione (di gioco, di superfici, di pensieri) ha portato un’omologazione di risultati? È il mio grandissimo dubbio degli ultimi tempi.

Perché di dominio (assoluto, indiscutibile, noioso) si tratta: se non fosse stato per un Rafa acciaccato a Melbourne e un Roger in vena di misteri gloriosi a Wimbledon, lo scorso anno i Fab Four avrebbero fatto il Grande Slam, altro che Laver. Tutti e quattro sempre in semi, mano nella mano. E se non fosse stato per Roger, capace di battere Nole a Parigi, ci sarebbero state tre finali consecutive tra il numero 1 e il numero 2 del mondo. Semifinali con i numeri 1, 2, 3, 4, finale con i numeri 1 e 2, vince il numero 1 (ok, Djokovic a Parigi non sarebbe stato numero 1, ma virtualmente sì). La noia della noia della noia. Da dar lezioni persino alla signora Fletcher (che in verità guardavo con vivo affetto, ad essere sincero).

Ieri e oggi gli esempi sono stati lampanti. Non tanto Federer-Del Potro, quanto i due match “combattuti”, quelli di Nadal e Djokovic. Perché le virgolette sul combattuti, chiederete voi. Beh, suvvia, davvero qualcuno credeva che Ferrer potesse battere Nole? Ieri, partito con la stessa certezza assoluta, sono arrivato ad un punto dal dare una (minima) chance a Berdych, se fosse andato avanti di due set. Ma appunto il ceco mi ha subito ricordato perché si chiama Berdych (non lo chiamo Perdych, erede di Perdasco, perché il suo tennis mi piace molto di più di quello dello spagnolo desaparecido).

La domanda quindi è: com’è possibile? I numeri 5 e 7 del mondo che danno il 200%, giocano grandi partite per poi fare, nei momenti che contano davvero, la figura dei pivellini contro un Djokovic non certo ai livelli del 2011 (e anche vittima di un fastidio alla coscia sinistra) e un Nadal che solo a tratti ha davvero convinto. I numeri 5 e 7 al 200% non riescono a mettere davvero paura ai numeri 1 e 2 al 70-80%. I conti non tornano.

La causa sta tutta nell’omologazione delle superfici? Mi sembra una risposta troppo semplicistica, ma forse (forse) sta nella parola “omologazione” la chiave di tutto. Il tennista contemporaneo, pur con dovute varianti, è bravo in tutto, sa fare mediamente tutto, ma non spicca particolarmente in nulla, soprattutto a livello di pensieri. La varietà che manca oggi al tennis maschile non parte dalla tecnica, come spesso si dice, ma da una carenza di duttilità agonistica, sportiva, forse anche umana. È un mondo, quello del tennis attuale, in cui il “medioman superiore” domina, dove vincono le caratteristiche agonistiche e fisiche perché sono le uniche conosciute.

Credete mi sia perso nel discorso? Non me ne stupirei: ora potete capire quale inferno sia essere me mentre guardo una partita di tennis. Buone semifinali a tutti (Federer non più dalla parte di Djokovic, variante delle varianti)!

DICHIARAZIONI POST PARTITA

Ai microfoni di Jim Courier, Djokovic ha dichiarato di essersi sentito stanco, dopo aver vinto in un'ora il primo set, e di aver dovuto quindi rischiare giocando di più con i piedi dentro il campo. Fondamentale è stato vincere il secondo set. Sul match tra Federer e Nadal: "Me la godo sul divano. Sono tra i quattro, cinque giocatori più forti di sempre." Sulla semifinale con Murray: "Dovrò fare meglio dell'anno scorso, lui è voglioso e motivato a vincere il suo primo Slam.

Riccardo Nuziale

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