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10/02/2012 11:35 CEST - Personaggi

Mano di pietra
Cuore cileno

TENNIS - Si ritira Fernando Gonzalez. Ha dato l'annuncio in una conferenza stampa all'Hotel Riz di Santiago. Prima dell'addio, giocherà il Masters-1000 di Miami. Un regalo per i tanti cileni che ci vivono, e un omaggio alla città in cui ha vissuto tra i 12 e i 16 anni. Lascia senza aver vinto uno Slam. Ma è l'unico tennista di sempre ad aver vinto oro, argento e bronzo alle Olimpiadi. Alessandro Mastroluca

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"Ho conosciuto un solo giocatore con un dritto come quello di Fernando Gonzalez: Ivan Lendl". Parola di Larry Stefanki che nel 2007 allenava il "Bombardero de la Reina" e l'aveva condotto alla prima e unica finale Slam della sua carriera, persa in Australia da Roger Federer.

"Quello che colpisce di più è la solidità" commentava Guillermo Vilas, ultimo sudamericano a vincere gli Australian Open. Un movimento naturale, che però non gli era bastato a fare il salto di qualità. Desiderava cambiare il suo gioco. Stefanki gli chiede una sola cosa: "Vuoi lavorare sul tuo gioco o vuoi solo parlare di come lavorare sul tuo gioco?". Affinano praticamente tutto tranne servizio e diritto. Fernando raggiunge l'apice della sua carriera.

Una carriera che gli regala, però, solo altri quattro anni di attività e di problemi fisici. Dal prossimo marzo, il dritto migliore del circuito non si vedrà più. Fernando Gonzalez ha detto stop. "Avevo già il 10 e il 15 gennaio" ha spiegato. "E’ stato difficile giocare a Vina Del Mar, ma sapevo che era finita. Non ho voluto annunciarlo durante il torneo perché ci sarebbe stata troppa emozione”.

Per il direttore del torneo, Jaime Fillol, "il suo ritiro peserà su tutto lo sport cileno. E' sempre stato un grande motivatore, era un esempio per i giovani. Vedendo che si era iscritto anche a San Paolo e Miami, avevo sperato di vederlo rientrare nel circuito. Ma sapevo che tutto sarebbe dipeso dalla sua condizione fisica". Ma l'ex numero 1 del Cile, un gentleman della racchetta oltre che uno dei migliori interpreti del tennis su terra rossa negli anni Settanta, sapeva anche che "in questi momenti conta anche la testa, quanta motivazione, quanta voglia hai davvero di allenarti giorno dopo giorno per risalire la classifica. Fernando ha accettato la realtà: questa energia non l'aveva più".

Il simbolo dello sport cileno, unico "profeta in patria" nell'Albo d'Oro del Movistar Open, ha aspettato qualche giorno dopo la fine del torneo, poi ha convocato i giornalisti all'hotel Riz di Santiago, e ha comunicato la sua scelta accompagnato dalla sua famiglia e dal coach. Si concederà solo un altro torneo prima dell'addio, a Miami.

Per quattro anni, tra il 1992 e il 1996, è stata la sua casa. Lì ha perfezionato il suo gioco alla Patricio Apey Academy. E’ un torneo che per me è sempre stato importante" ha aggiunto Gonzalez. "Ci sono tanti cileni, è come giocare in casa. E poi il direttore del torneo mi ha aiutato quando ne avevo bisogno”. Un ultimo regalo.

Dall'Italia...all'Italia
I quattro anni a Miami fanno da preludio a una brillante carriera da junior. Numero 1 under 14 e under 16, vince il Roland Garros in finale su Juan Carlos Ferrero. A 17 anni, nel 1998, debutta in Davis: perde in quattro set dall'argentino Squillari, ultimo mancino capace di sconfiggere Roger Federer prima di Rafa Nadal. La prima svolta arriva a Palermo, nel 2002. La vittoria in semifinale su Bogdan Ulirach gli permette di salire al numero 18 del ranking, detronizzare Marcelo Rios e diventare il nuovo numero 1 di Cile. In finale supera Acasuso, con cui condivide lo stesso coach, Horacio de la Pena. Erano già arrivati gli ottavi agli Australian Open e i quarti a Flushing Meadows. Un mese dopo avrebbe perso da Nalbandian in finale a Basilea.

In Australia ha giocato il suo miglior torneo e la sua miglior partita, in quel 2007 in cui ha avuto al suo angolo Stefanki. Ha demolito Haas in semifinale (45 vincenti e 3 errori il bilancio a fine match), ha trovato un Federer ingiocabile in finale ma è comunque salito in top-5. Nel 2009, al terzo turno, vince una maratona con Gasquet che resta tra i momenti migliori nella storia recente dello Slam down under. Sulla Margaret Court Arena il francese vince i primi due set in 63 minuti, nel terzo rimonta due break ma fallisce il tie, in cui spreca anche un match-point, con tattiche suicide. Gonzalez risale, vince il quarto, annulla una serie di palle break nel quinto. Gasquet salva un match point con un gran dritto incrociato ma alla fine, servendo per l'ottava volta per rimanere nel match, crolla. Finisce 3-6 3-6 7-6 6-2 12-10 in 4 ore e 9 minuti. A separarli nel punteggio solo cinque vincenti (Gonzalez 85, Gasquet 80) e sette errori (58 per il francese, 51 per il cileno).

Prima dell'addio, ha regalato alla sua nazione un ultimo slancio di amore. Ha giocato lo spareggio di Davis di Santiago del Cile contro l'Italia. Del campo, della terra e della maglietta rossa, non era rimasto niente. Delle tensioni sportive e politiche che segnarono la finale del 1976 non c'è traccia. Il Bombardero si concede un ultimo match. Ma quando si accascia contro Fognini, quando il ginocchio cede per un'ultima volta, è il segno della fine.

Anche Francesco Ricci Bitti, presidente ITF, accoglie con un po' di rammarico il ritiro del Bombardero: “Fernando è stato un grande atleta in campo e uno splendido ambasciatore del Cile. E’ un peccato che i suoi infortuni lo abbiano portato a ritirarsi prematuramente”.

Corazon de Chileno
Un ambasciatore, per restare alla definizione di Ricci Bitti, che si esalta quando gioca per rappresentare il suo paese. Una nazione cui regala il primo oro olimpico della sua storia, a Atene 2004. Un'edizione indimenticabile dei Giochi: prima il bronzo in singolare, grazie al 6-4 2-6 16-14 a Taylor Dent. Poi, due ore e mezza dopo, torna sul centrale per la finale di doppio Nicolas Massu, che così ha commentato il ritiro di Gonzalez: “Se ne va il mio migliore amico nell’ambiente, quello con cui ho condiviso tante battaglie. Per me è un duro colpo, sentirò un vuoto profondo quando andrò a un torneo e non lo troverò più. Prima di trovare un tennista e una persona come Fernando Gonzalez, il Cile dovrà aspettare parecchio tempo

E' un trionfo. Battono i tedeschi Kiefer e Schuttler 6-2 4-6 3-6 7-6 6-4 in 3 ore e 43 minuti, salvano quattro match point nel tiebreak del quarto set, vinto 11-9 e risalgono da sotto 1-3 nel quinto. Giocano l'ultimo punto quando ad Atene sono le 2.39 di mattina. Né Massu né Gonzalez avevano mai vinto un titolo in doppio prima dei Giochi.

Durante la cerimonia di premiazione, continuano a parlarsi, sembra quasi non si rendano conto della situazione. Nemmeno sentono l'annuncio dei loro nomi. E' Ivan Ljubicic, medaglia di bronzo, che si gira e fa segno con la testa che è proprio il loro turno, che devono salire sul gradino più alto del podio per ricevere stretta di mano, bouquet di fiori e soprattutto le medaglie.

Quattro anni dopo, "Nando" e Massu perdono in doppio al primo turno. Ma in singolare, Gonzalez raggiunge la finale. Il match di semifinale contro Blake, che nei quarti aveva eliminato Federer, è combattuto e controverso quanto basta da restare nella memoria. Blake vince il primo 6-4, Gonzalez si aggiudica il secondo 7-5. Nel terzo è battaglia. Mano de Piedra salva tre palle break in avvio, poi annulla tre match point sul 6-5 Blake. Poi succede tutto. Primo punto del 18mo game, Gonzalez serve sotto 8-9. Scende a rete, l'americano "tira alla sagoma", Gonzalez si sposta, la palla finisce lunga. Punto Gonzalez. Ma Blake non ci sta. Sostiene che l'avversario abbia comunque sfiorato la palla con la racchetta. L'arbitro non ha visto, l'Hawk-Eye non può aiutare. "Sei alle Olimpiadi, tutti parlano dello spirito olimpico, del fair play, certe cose devi dirle, devi chiamarle da solo" commenta frustrato Blake. "E' difficile uscire così, quando perdi non solo la partita ma anche un po' di fiducia nel tuo avversario".

Si difende Gonzalez: "Non ero certo di averla sfiorata. Se avessi avuto anche solo il dubbio di averla toccata, l'avrei detto". Nell'ultimo game, Blake salva quattro match point ma alla fine affossa una risposta in rete. Per un game, il match non eguaglia il record di durata ai Giochi (Max Mirnyi contro Jiri Vanek a Sydney 2000, durata 43 game).

In finale non c'è storia. Nadal domina 63 76 63. Gonzalez diventa l'unico tennista ad aver vinto oro, argento e bronzo a cinque cerchi.

Alessandro Mastroluca

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