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11/03/2012 12:25 CEST - DOPPIO...GIOCO

Vijay e Anand: fratelli in erba

TENNIS – Pionieri del tennis in un Paese, l'India, dove dominano cricket e l’hockey su prato, i fratelli Amritraj hanno esportato la loro abilità su campi in erba. Eredità che Paes e Bhupathi hanno raccolto al volo. Daniele Camoni

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Chiunque abbia seguito almeno una volta, anche distrattamente, il torneo di Wimbledon sulla BBC inglese avrà certamente notato, tra gli intervistatori, un bel signore indiano dalla classe immensa, impeccabilmente vestito di tutto punto e con una perfetta pronuncia della lingua di Shakespeare. I più esperti appassionati della materia l’avranno certamente riconosciuto : si tratta Vijay Amritraj, tennista capace di illuminare tra gli anni Settanta ed Ottanta l’intero universo tennistico con un gioco delizioso, raffinato e di rarissima e preziosa qualità.

Nato il 14 dicembre 1953 a Madras, Vijay ottenne ben presto risultati di rilievo sui grandi palcoscenici internazionali : nel 1973 raggiunse i quarti di finale sia a Wimbledon che allo US Open, venendo sconfitto ai Championships dal cecoslovacco Jan Kodes per 7-5 al quinto (Kodes risulterà vincitore del torneo, anche se quell’edizione fu drasticamente amputata dalla mancata partecipazione di quasi tutti i migliori giocatori dell’epoca, solidali con il collega Niki Pilic, ingiustamente sospeso dalla Federazione nazionale per un presunto rifiuto di disputare la Davis, sospensione che si estese anche ai tornei del Grande Slam) e a Forest Hills dall’intramontabile 39enne Ken Rosewall (dopo aver sconfitto al terzo turno Rod Laver in cinque set). Amritraj raggiunse poi altri due quarti di finale in tornei del Grande Slam, nel 1974 ancora allo US Open (sconfitto nuovamente da Rosewall) e nel 1981 a Wimbledon, sconfitto da Jimmy Connors.

Come spesso raccontato in diverse interviste, Wimbledon ha rappresentato un momento cruciale nella carriera e, soprattutto, nella vita di Vijay, a partire dal 1969, anno in cui visitò i Championships per la prima volta. Il racconto è quasi commovente, e ci parla di un ragazzino indiano di quindici anni, molto povero, capace di risparmiare i 50 pence destinati alla cena della sera precedente, per poter veder giocare (niente lussi, rigorosamente in piedi) il suo idolo Pancho Gonzales contro Charlie Pasarell, in uno tra i migliori incontri mai visti (il 41enne Gonzales vinse 22-24/1-6/16-14/6-3/11-9).

Grandissimo specialista dei campi in erba, Vijay Amritraj è stato il classico esponente di un tennis puro, raffinato e, oggi come non mai, d’altri tempi : interprete di un elegantissimo serve-and-volley e coadiuvato da un eccellente servizio (caratterizzato da una mimica praticamente identica a quella di Laver e Newcombe), il tennista indiano aveva nel gioco di rete il suo terreno naturale, il tutto assecondato da volée secche e raffinate, un back di rovescio insidioso ed una buona copertura della rete (1,93 metri di “apertura alare” si fanno notare !) Degni di nota anche i colpi da fondocampo, soprattutto il passante di rovescio, giocato a tutto polso e senza margine alcuno di correzione, una vera frustata secca da classica racchetta di legno.

Dotato di un gran talento puro e di una mano sublime, Amritraj riuscì poi a togliersi grandissime soddisfazioni nel corso della sua ventennale carriera : capace di battere Björn Borg agli US Open del 1974 ed il miglior John McEnroe che si ricordi (nel 1984, al torneo di Cincinnati), il tennista di Madras ebbe tra le sue vittime preferite nientemeno che Jimmy Connors, sconfitto ben cinque volte in undici incontri (tra le quali spicca la finale di Bretton Woods del 1973). Il vero limite di Vijay era tuttavia la capacità di mantenere lucidità e costanza di rendimento durante tutto l’incontro, soprattutto con i migliori, a causa proprio di un tipo di gioco senza margini d’errore e molto dispendioso dal punto di vista mentale: così agli US Open del 1981 arrivò a condurre due set a zero nei quarti contro Connors prima di essere rimontato, e lo stesso accadde a Wimbledon ’79, dove condusse, al secondo turno, due set a uno e 4-1 nel quarto frame contro Borg, senza riuscire tuttavia a vincere l’incontro.

Ha vinto 16 titoli di singolare, di cui ben sei su erba (Beckenham ’74, Newport ’76, 80 e ’84, Auckland ‘77 e Bristol ’86), la superficie che ne ha maggiormente esaltato le qualità di attaccante puro, di tocco e magica sensibilità. Inoltre, Amritraj lascerà tracce importanti anche a livello organizzativo-dirigenziale, venendo eletto per ben cinque volte presidente dell’ATP Tour Council (’89-’92 e ’94), dimostrando tutta la sua diplomazia, la sua dialettica ed il suo elegante savoir faire.

Il tennista indiano lasciò il segno, oltreché in singolare, anche in doppio ed in Coppa Davis, spesso coadiuvato dal fratello Anand, un discreto tennista, certamente non ai livelli del fratello: insieme i due vinsero otto titoli di doppio, rimasero nella top-5 di doppio per ben dieci anni, raggiunsero nel 1976 una storica semifinale in quel di Wimbledon e condussero l’India a ben due finali di Davis, nel 1974 e nel 1987. Nel 1974, dopo aver sconfitto la non irresistibile Australia di Alexander e Dibley e l’Unione Sovietica di Metreveli, la compagine indiana raggiunse la finale, da disputarsi contro il Sudafrica proprio in terre africane : tuttavia i fratelli Amritraj rifiutarono di giocare, in protesta contro la politica di apartheid del governo sudafricano, ed il trofeo, unico caso nella storia, venne assegnato di diritto al Sudafrica, che si ritrovò vincitore senza aver disputato neanche un incontro. Nel 1987 l’India, con Ramesh Krishnan come singolarista e gli inossidabili 34enni Amritraj in doppio (Vijay giocò anche il singolare) raggiunse nuovamente la finale, ma venne inesorabilmente sconfitta sulla terra indoor dalla Svezia di Wilander, Anders Järryd (ottimo doppista) e Joakim Nyström, una squadra certamente ostica e di discreto livello tecnico.

Anand certamente ci perdonerà, ma il vero emblema del tennis indiano è stato certamente il fratello Vijay, una persona di una classe squisita e di una sensibilità fantastica, come dimostrano le numerose interviste che ancora oggi concede: alcuni suoi ricordi non possono lasciare indifferenti, come quando ricorda di aver destinato il suo primo assegno da vincitore (dopo aver vinto i campionati nazionali) al suo maestro di tennis, fortemente indebitato, il quale gli aveva promesso che lo avrebbe fatto diventare a tutti i costi il miglior giocatore d’India, o come quando, con sincero orgoglio, rimembra di aver dato alla sua terra natale una collocazione nel panorama sportivo internazionale (sorridendo, ripenso ancora a quel giornalista statunitense che qualche anno fa, alludendo all’idiosincrasia geografica dei suoi connazionali, disse che, se gli americani oggi possono sapere dove si trova la Svizzera, è grazie a Federer…).

Oggi Vijay Amritraj, oltre ad occuparsi della fondazione che porta il suo nome ed a finanziare diversi altri enti umanitari, svolge una superba attività di intervistatore e commentatore per la BBC, soprattutto in occasione di Wimbledon. D’altronde uno che in carriera ha più volte sconfitto John McEnroe, Jimmy Connors, Björn Borg, Rod Laver, Ken Rosewall, Stan Smith, Arthur Ashe, Ilie Nastase, Ivan Lendl o Mats Wilander (la crème de la crème di questo sport) dovrà pur sempre avere una certa voce in capitolo, e sarebbe molto bello se, ogni tanto, ci ricordassimo anche di questi personaggi straordinari, invece di adulare, spesso anche sconsideratamente, tennisti straordinari che forse hanno l’unico pregio di veder le loro bacheche zeppe di dozzine di gloriosi trofei…

Qui sotto allego una fantastica intervista realizzata a Vijay Amritraj :

Parte 1

Parte2

DOPPIO...GIOCO - LE PUNTATE PRECEDENTI

Court-Wade: pacate, esplosive

Sedgman-McGregor: una stagione indimenticabile

Brough-Osborne: dolci assassine

Quist-Bromwich: inizia la storia

Sukova - Kohde: “The twin towers”

Semplicemente "Woodies"

Martina-Pam: simply the best

Fleming-McEnroe, braccio e mente

Fernandez-Zvereva: sorrisi e vittorie

Newcombe e Roche: che rocce!

King-Casals compagne di lotta

Daniele Camoni

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