19/08/2012 20:05 CEST - LA RIFLESSIONE

Per un pugno di dollari

TENNIS - Cosa farà Nadal? Tornerà nel 2013? Si ritirerà del tutto? Riorganizzerà la propria programmazione evitando il cemento come fosse lava? Potrebbe non essere lui a scegliere. Karim Nafea

| | condividi
Rafael Nadal (Photo by Nick Laham/Getty Images)
Rafael Nadal (Photo by Nick Laham/Getty Images)

Con cadenza biennale, per vari motivi, capita di dover scrivere un articolo sulle prospettive di Rafael Nadal.
Ad ogni articolo la longevità agonistica di Nadal diminuisce sensibilmente: nel 2009 non sarebbe andato oltre i 27/28 anni, verso la fine del 2011 (quando era in palese difficoltà mentale e saltò fuori il problema della motivazione) si diceva che avrebbe smesso a 26 anni (li ha ora). Seguendo questo decorso nel presente articolo dovrei affermare che Nadal, visti i problemi, non riuscirà a giocare oltre i 25 anni.
Ma non credo che lo farò: da una parte perché essendo su UbiNadal mi è vietato esplicitamente avanzare dubbi sul maiorchino (è risaputo), da un’altra perché di domenica i paradossi temporali sono cosa scomoda ma, soprattutto, perché mi sembra il modo sbagliato di affrontare il dilemma.

Perfetto, a parte le solite asinerie (per le quali vi prego di scusarmi), penso sia il caso di discutere di una parte della faccenda che non viene mai, o raramente, presa in considerazione.
All’ultimo aggiornamento, le possibilità di Rafa sono:
1) Ritiro immediato e chissenefrega della musica,
2) Pausa lunga fino al 2013 e ritorno con fuochi d’artificio,
3) Cancellare dal proprio vocabolario la parola cemento e concentrarsi sui due slam più “morbidi”.

Il discorso da bar è parte integrante dell’esperienza sportiva: vagheggiare sull’argomento come se non ci fossero contesti ben definiti, conseguenze o relazioni rigide tra giocatori, associazioni e sponsor ti da, anche se per poco, la sensazione di parlare di uno sport “mitizzabile”, che non si riduca sempre al quanto entra nelle/esce dalle tasche di qualcuno.

Nel sottolineare l’importanza che Federer, Nadal e Djokovic rivestono per il tennis, si passa sempre, e soprattutto, per l’aspetto economico: l’attenzione televisiva che attraggono, gli sponsor che vengono indotti ad investire nel sistema tennis (Federer fondamentalmente “salvò” il circuito convincendo l’attuale sponsor, che vedete ai lati della rete, a sostenere l’ATP) ed il sostegno che “chiamano” dal pubblico pagante.

Gli sponsor fanno a gara per “accaparrarseli” e con buona ragione. Spesso le cifre pagate sono esorbitanti ma, nel baratto, la controparte è non meno impressionante, ci torneremo in seguito.

Come si è visto e, temo, si vedrà ancora, agli Us Open, il bene della disciplina e degli atleti arriva svariate posizioni dopo il bene degli sponsor. La bestialità del SuperSaturday, che negli ultimi anni sta facendo perdere di credibilità all’organizzazione dello Slam statunitense, è la lampante dimostrazione di come i veri padroni del sistema Tennis siano gli investitori e gli sponsor, non i dirigenti ATP o ITF, né tantomeno i giocatori.

Tornando all’argomento iniziale: Nadal ha un contratto in essere con la Nike per circa 7 milioni di dollari annui. L’azienda statunitense, di tutte quelle che sponsorizzano l’iberico, è quella che più ha da perdere in un’ipotetica assenza prolungata, temporanea o definitiva del giocatore. Sfornando serie di scarpe e magliette nuove di zecca per ogni torneo o quasi, la Nike ha bisogno (e si tutela contrattualmente in questo senso) che Nadal sia costantemente e ripetutamente in giro per i campi, facendo da "manichino ambulante", per non andare in perdita con i 7 milioni di pezzi in verde che spettano al terzo giocatore mondiale.
Non disponendo dei dettagli contrattuali che legano Rafa e la casa col baffo non si possono avere certezze ma, visto l’investimento ed i costi dello stesso, dubito che ci siano clausole che proteggano il giocatore in un caso come questo, quando cioè l’assenza dell’atleta non sembra solo consigliata ma auspicabile.

L’unica certezza che si può ricavare da una situazione come questa è un interrogativo: quanto è importante discutere di quelle che sono le possibilità di scelta di un giocatore quando è la possibilità di sceltà in sé che viene messa in dubbio?
Mi spiego meglio: che importanza ha parlare di come dovrebbe agire Rafa se, effettivamente, non si ha la certezza che sia poi lui, o il suo clan, a scegliere?
Come detto in precedenza, il bene del giocatore arriva dopo svariate altre componenti, per cui tutte le possibilità elencate, per quanto abbiano un senso dal punto di vista tennistico e sanitario, potrebbero non essere nemmeno prese in considerazione.
Pillola Blu o Pillola Rossa (cit. da Matrix, nessuna allusione). Ma Rafa, suo malgrado, potrebbe non aver scelta nel vedere quant’è profonda la tana del Bianconiglio.

Karim Nafea

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti