30/09/2012 20:12 CEST - NON SOLO TENNIS

Ryder Cup: make noise, please

NON SOLO TENNIS - E' in corso la Ryder Cup, la più popolare delle competizioni golfisitiche. Il sogno di uno speziale e scene impensabili su un campo da golf, la rivalità tra USA ed Europa nella gara più emozionante del golf. Karim Nafea

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Ian Poulter sul green della 18
Ian Poulter sul green della 18

In alcune situazioni anche le più radicate tradizioni, le regole non scritte ed i codici di comportamento di un ambiente vengono meno. Il torneo olimpico all’All England Lawn Tennis and Crocquet Club, per esempio, che ha trasformato l’ovattata signorilità del sobborgo londinese in un evento “popolare”.
Serve qualcosa di speciale ed emozionante per sovvertire le convenzioni sociali, qualcosa che vada oltre la mera competizione sul campo, e l’Olimpiade non è sola in questa categoria.
Esiste, anche se dirlo suona male, qualcosa di più rarefatto dell’ambiente di Church Road, qualcosa di più “rispettabile” ed intoccabile: esiste il golf.
Lo sport che è, nell’immaginario comune, identificato con l’opulenza, in cui le esultanze più scatenate si limitano ad un cenno e ad un sorriso. Ovviamente, come spesso accade, ciò che si percepisce non si identifica con la realtà ma tant’è.

Per inibire le convenzioni sociali di un ambiente che vive di queste apparenze serve una manifestazione speciale. Speciale come può esserlo la competizione inventata da un mercante di spezie britannico, avvicinatosi al golf per allungarsi la vita.
Samuel Ryder era un imprenditore del Lancashire, che fece fortuna grazie all’idea di vendere sementi in piccoli pacchetti dal costo di un penny (penny packets); la salute cagionevole gli impedì di terminare gli studi ma, dietro consiglio medico, lo condusse sui fairway.
La passione per il golf esplose prepotentemente nel mercante del Lancashire spingendolo a finanziare ogni tipo di competizione.
Nel 1927, Quando decise di istituzionalizzare una sfida, con cadenza biennale, che avrebbe opposto una rappresentativa di professionisti inglesi ad una di statunitensi chiamandola col suo nome non sapeva che sarebbe diventata la più importante competizione a squadre dell’intera disciplina.

Nei primi anni il dominio degli americani fu imbarazzante e spinse gi europei ad allargare la selezione, gradualmente all’intera Gran Bretagna. Nel 1979 la partecipazione fu aperta a tutti gli europei. Nello stesso anno venne anche definito il formato che vige ancora oggi: 28 punti in palio divisi tra 16 match di doppio e 12 in singolo, entrambi sulla distanza delle 18 buche.
I doppi si distinguono in 8 foursomes (due giocatori per ogni squadra, Europe e USA, che giocano la stessa palla alternandosi nell’eseguire i colpi) e 8 fourballs (due giocatori per ogni squadra che giocano una palla personale, senza alternarsi).
Il punteggio è quello del matchplay, che non tiene conto (a differenza dello stroke play) dei colpi eseguiti, ma delle buche vinte. Chi vince più buche al termine delle 18 (e in doppio e in singolo), vince il match e guadagna un punto per la propria squadra; se al termine delle 18 il match è “all square”, in parità, entrambe le squadre ricevono mezzo punto.
In caso di pareggio (14 pari) al termine della competizione, il titolo rimane ai campioni uscenti.

E’ speciale la Ryder, per pochi giorni, 12 uomini smettono di essere inglesi, irlandesi, spagnoli o italiani, sono effettivamente europei, difendono l’appartenenza al Vecchio Continente, rendendolo più di una comunità economica.
Il fatto che gli avversari siano gli americani, così arrogantemente forti da poter sfidare un intero continente, rende tutto più magico, sempre al massimo della tensione. Nel 1991, i continui riferimenti, durante la Guerra del Golfo, alla “battaglia sulla costa” di Kiawah Island e la sventurata uscita di Corey Pavin (che indossò un cappello che inneggiava a Desert Strom) crearono un agonismo mai visto che si manifestò al massimo nel foursome tra gli spagnoli Ballesteros e Olazàbal e gli statunitensi Azinger e Beck, con la vittoria dei primi grazie ad una prestazione eccezionale di Severiano che dichiarò “Gli americani hanno 11 bravi ragazzi… E Paul Azinger”. La coppa rimase agli Stati Uniti (finì 14-14 e gli USA erano campione uscenti) ma diede inizio ad una rivalità molto intensa.
La Ryder Cup è l’unica competizione in cui vedrete dei golfisti esultare come dei calciatori, in cui sentirete il pubblico fare il tifo a bordo green, semplicemente è unica, anche per chi non ama il golf.

Quest’anno gli europei (forti della vittoria al Celtic Manor nel 2010), stanno soffrendo moltissimo e sono ancora in corsa (dietro 10-6, aspettando che inizino i singoli in serata) grazie alle prestazioni mostruose di un belga, Nicholas Colsaerts (8 birdie e un eagle all’esordio nel pomeriggio di venerdì), e di un pazzo, eroico inglese, tifosissimo dell’Arsenal, Ian Poulter (5 birdie di fila, dalla 14 alla 18, per rimontare e vincere contro Zach Johnson e Jason Dufner).

Urla e schiamazzi, un belga che annichilisce Tiger Woods e un tifoso dell’Arsenal che esulta, spiritato, insieme ad un giovane nord irlandese sul green di un esclusivo country club. Solo alla Ryder.
 

Karim Nafea

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