22/12/2012 11:55 CEST - CURIOSITÀ

Melbourne Park: pillole e un po' di storia

TENNIS - Tra meno di un mese, inizia il primo torneo clou del 2013, l’Australian Open. Sembra tutto pronto per lo slam dei canguri, dove ogni cosa è al suo posto e dove i giocatori non si fanno mancare le loro superstizioni. Stefano Broccoli

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Novak Djokovic
Novak Djokovic

Il 2013 è alle porte, e con esso l’inizio di una nuova stagione tennistica. Neanche il tempo di baciare l’anello agli emiri del Qatar che subito inizia il primo slam. Dal 14 al 27 gennaio è infatti prevista l’edizione n. 101 degli Australian Open. Le sfortune  passate di questo major sono state molteplici, e di diverso tipo. Il problema principale, almeno nei primi anni, è stata la sede del torneo. Troppo distante per attrarre i grandi campioni degli anni 30 e 40 (quando il trasporto aereo non si era ancora diffuso in ambito civile) Sono molti i tennisti che non hanno mai giocato in Australia, e non solo del vecchio continente. Tra gli altri Lacoste, Tilden, Kramer, Pancho Gonzales. Poi ci si è messa la data (scomoda, a fine stagione tra natale e capodanno) e un montepremi basso per un torneo di tale caratura.  Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli '80, lo slam australe ha vissuto la sua fase più buia; come scordare i due successi consecutivi di Vilas (su erba!) del 78 e del 79 sugli sconosciuti John Marks e John Sadri.

Poi, pian piano la svolta: il cambiamento di data, quello di sede e superficie hanno dato nuovo vigore al torneo. Oggi nessun giocatore rinuncerebbe a gli Australian Open. Strutture moderne e funzionali, un organizzazione ineccepibile, grande atmosfera( come testimoniato dagli stessi giocatori e dagli addetti ai lavori). Insomma il Major più all’ avanguardia di tutti. Altro che “Slam debole”, come in passato era considerato. Gli Australian hanno poi il pregio di venire dopo un periodo di “digiuno tennistico”; E anche per questo sono in grado di regalare match memorabili, con esiti spesso inattesi. E poi quel blu del Plexicushion, così vivido, ideale per seguire perfettamente lo scambio (chi vede lo sport in HD, sa bene che l’alta definizione offerta da questo slam, è impareggiabile, forse superiore a quella degli altri major).

Quest’anno ci son stati ulteriori ritocchi all’impianto, in modo per renderlo più accogliente per i giocatori di quanto già non fosse. Piscine, nuove aree di allenamento, addirittura un campo in terra rossa! I giocatori d’altra parte, non hanno mai fatto mistero di apprezzare le facilities dell’impianto. Ed è proprio dagli spogliatoi che spuntano alcune chicche; Sapevate ad esempio che Federer ha scelto l’armadietto numero 5 perche va per il quinto titolo? O che Baghdatis usa sempre l’armadietto 28 perché era quello di Agassi? Il cipriota fralaltro, vanta due record qui: miglior risultato in un torneo dello slam e maggior numero di racchette rotte in un cambio campo (ben  4). Djokovic invece ha scelto l’armadietto 86 perché è davanti ad uno specchio. Nadal e Murray hanno invece aspettato le scelte di Federer e Djokovic, per prendere l’armadietto più lontano da loro! Alla perfetta organizzazione c’è però un limite: solo 87 giocatori hanno diritto all’armadietto. Filippo Volandri, per una posizione dovrà arrangiarsi...


Altre news dai campi? Pare che i giovani giocatori australiani stiano lavorando sodo per meritarsi una wild card. Tra gli altri Matthew Barton( n.428 del mondo) e Benjamin Mitchell (n.326,fratello di Luke Mitchell, attore nel teen drama H20). Anche Samuel Groth, l’uomo dal servizio più veloce di sempre (263 Kmh raggiunti in un Challenger coreano contro Ignatik) si è visto operoso e in confidenza. Groth rivendica una wild card, così come Lewis Duckworth, australiano dalla volèe facile. Quest’ultimo ha raggiunto il secondo turno nell’edizione 2012 dell’Australian, creando non pochi fastidi a Janko Tipsarevic.

Stefano Broccoli

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