20/01/2013 09:33 CEST - Rassegna Nazionale

Seppi, che maratona, doma Cilic e i tabù (Crivelli, Clerici, Semeraro, Ferrero, Valesio, Grassia); Ljubicic elogi all’azzurro «Più solido» (Ljubicic); 3 domande a... Massimo Sartori (La Gazzetta Sportiva); Tomic s’inchina a Federer: (Crivelli)

20-01-2013

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A cura di Davide Uccella

Spinta Davis Seppi, che maratona Doma Cilic e i tabù (Riccardo Crivelli, La Gazzetta Sportiva, 20-01-2013)

Un campione va oltre il proprio istinto. E dunque recupera i nervi quando la partita sta per sotterrarlo, trova la forza mentale quando l’avversario comincia a smarrirsi, si affida all’intelligenza quando non servono svolazzi ma solidità. Si chiamamaturità, la dispensa in un’altra maratona di oltre tre ore un Seppi imperioso, ora davvero nel gotha dei primi venti al mondo, la crema del tennis.

Troppo vento Se lo merita, perché ancora una volta in rimonta da due set a uno sotto, batte Cilic, un rivale che gli sta davanti in classifica (è numero 14), spingendo al top l’autostima in vista della Davis e soprattutto prendendosi per la prima volta gli ottavi in Australia, eguagliando il Furlan del ’96, l’ultimo italiano a riuscirci. Se lo merita perché non è stata una partita, ma una regata d’altura, con il vento gagliardo a cambiare umori e traiettorie. Sentitelo, il nostro eroe: «Nei primi tre set, ero nervoso, perché sentivo che l’avversario era alla mia portata, che potevo vincere, maper le condizioni ambientali non riuscivo a dare tutto quello che avevo dentro ». Le raffiche turbano i servizi e modificano la qualità dei colpi daungameall’altro, con un’altalena di rendimento altrimenti incomprensibile: l’altoatesino serve per il primo set sul 5-4, ma sul 30-30 si mortifica in un paio di scambi troppo passivi e cede la battuta prima di perdere al tiebreak; il croato ottiene subito il break in apertura di secondo, ma da lì consegna 4 game consecutivi; sul 2-3 nel terzo Andreas si incarta dal 40-30 e offre un break da museo degli orrori.

La svolta Piegato dalla bufera, Seppi però non si spezza: «Finalmente, nel quarto set, sono sceso a compromessi con me stesso, con il mio gioco, con il meteo. Ho cominciato a dare a Cilic palle senza angoli, a sollecitarlo sul dritto che non è il suo colpo più forte». E risale nella tormenta, la prua ben diritta: break sul 4-4 e si ricomincia da capo. Solo che Andreas adesso ne ha di più, come ormai gli accade sempre: di testa e di gambe. Va sotto 2-0 al quinto, ma è solo un fuoco fatuo: appoggiato al servizio tornato pungente, aggredisce in risposta e da fondo non sbaglia più, raccogliendo gli omaggi di un rivale stremato. «Bellissimo, sono anni che lavoro per questo, per la seconda settimana di uno Slam, per i primi venti del mondo. Psicologicamente— prosegue l’azzurro — sarebbe stato pesante arrivare in Davis avendoci perso ancora, visto che mi aveva battuto le ultime tre volte: adesso sono carico». La sorte, forse benigna, gli ha tolto a sorpresa Del Potro per consegnargli Chardy: «Sarà esaltato dal successo a sorpresa, è uno che tira sempre forte, in estate ha battuto Murray,macerto come esperienza a questi livelli ce la giochiamo».

Ciao Roberta Game over per la Vinci, invece, che non sfrutta un match point sul 5-4 del secondo set (rovescio profondo dell’altra) e poi si arrende alla bombardiera Vesnina (numero 47 contro 16) con molti rimpianti.


Seppi show, è agli ottavi e tra i primi 20 del mondo, Vinci fuori con rimpianti (Gianni Clerici, La Repubblica, 20-01-2013)

Sarebbe bastata una pallina in più perché, dopo anni di Caporetti, si potesse celebrare una sorta di 2 giugno, in seguito alle più che meritevoli partite di due tennisti, nati tra l’altro molto lontani l’uno dall’altro, a Taranto la Vinci, a Bolzano Seppi, ma entrambi di passaporto tricolore.

Robertina, ora Robby, è giunta al match point contro una russa che non è diventata una star come pareva a vent’anni, ma è comunque una ottima tennista, Elena Vesnina. Ogni aficionado che abbia la cortesia e la pazienza di seguirmi sa che, sul match point, si ha statisticamente il novanta per cento di probabilità di concludere. Dopo un’ora e 28 minuti di un match ben controllato, la Vinci si trovava avanti di un set e 5-4, sul servizio della russa. Veniva attaccata con il diritto da un’avversaria disperata, e mancava, ahilei, un passante che, seduto tutto tranquillo in tribuna, protetto dal sole e da un ventaccio da regata, mi era parso più che giocabile. Iniziava, da quell’istante, una nuova partita, non del tutto dissimile tatticamente, da quella appena osservata. Ma qualcosa era accaduto dentro alle due ragazze, Robertina aveva iniziato a dubitare, la sua avversaria a credere. Un doppio errore determinante della Vinci nel successivo tie-break esteriorizzava simile stato d’animo che più non sarebbe mutato sino alla fine di una partita mancata.

Si era svolta, questa piccola tragedia, sul campo intitolato ad un fenomeno australiano del passato, Margaret Court dei 24 Slam. Mi sarei trasferito in una tribunetta del vicinissimo Show Court per assistere, nei turbini di vento della vicina baia, che altrove alimentavano tragici incendi, al match di Andreas Seppi, contro uno straordinario erede dei sudditi della Repubblica Veneta, Marin Cilic, peso massimo di 90 chili.

Di Cilic ignoravo due caratteristiche, delle quali mi avrebbe informato un vicino di posto, quel Giorgio Di Palermo come nessuno esperto di tennis contemporaneo. Non solo Cilic ha aperto gli occhi a Medjugorje, ora meta di gruppi di tennisti mistici, ma ha scelto quale allenatore Bob Brett, l’australiano già maestro di Becker, Ivanisevic e Medvedev, e ora trasferitosi addirittura in Italia, a Sanremo, culla del nostro tennis ottocentesco. Dall’alto del suo 1,98 Cilic ha folgorato battute per tre set, tanto da farmi temere una nuova affermazione, a seguito di ben tre precedenti.

Ma, dall’inizio del quarto, è parso emergere un nuovo Seppi, un tennista che non solo è incoraggiato dalle riflessioni del suo coach Sartori ma anche meglio preparato da un allenatore atletico dal nome eguale al mio vecchio partner che ne divideva le medesimi origini fiumane, Sirola. Una maggiore lunghezza, una tattica concentrata in centro campo, e svariante sulla destra di Cilic, consentivano ad Andreas una serie di tre break consecutivi che  distanziavano il gentile energumeno croato.

Seppi, secondo i matematici, raggiunge il traguardo dei First Twenty, i Primi Venti, e si ritrova nelle possibilità di far meglio, contro un altro outsider, il francese Chardy, che ha realizzato la prodezza di eliminare Del Potro. Ma non esageriamo con i trionfalismi, ricordando, purtroppo, la sconfitta di Robertina.

Simile giornata infinita si è conclusa con la sconfitta dell’inciviltà dei tabloid indigeni e di uno sciovinismo peraltro tenuto a freno dal carisma di Federer. L’eroe di importazione Tomic ha esaltato i suoi tifosi,  ha giocato un ammirevole tennis, andando addirittura vicino a momentaneo pareggio con un vantaggio di 4-1 nel tiebreak del secondo. Ma, più sorprendente di sempre, Roger si è ogni volta superato, incantando anche i più miopi tra i tifosi avversi. Una nuova, grande esibizione, che non lo esclude certo dalla trinità dei favoriti.

 

 

Seppi il duro,  top 20 con vista sui quarti (Stefano Semeraro, La Stampa, 20-01-2013)

Entrare fra i primi 20 del mondo era il suo sogno da bambino stirato e pallido come un'acciughina. Per riuscirci Andreas Seppi a dovuto coltivarsi dentro un maratoneta, un'agonista refrattario, un duro. Uno squalo. Proprio addentando con cattiveria l'ennesimo match in 5 set di una seconda carriera fiorita fra il trionfo erbivoro ad Eastbourne nel 2011 e l'ottavo quasi mitico scippato l'anno scorso a Wawrinka al Foro Italico, "Seppiolo" come lo chiama con affetto più che fraterno il suo coach di sempre Max Sartori, è riuscito a sfondare il recinto. Nel 3° turno degli Australian Open ha battuto Marin Cilic ( 6-7 6-3 2-6 6-4 6-2) suo prossimo avversario in Davis a Torino e qui semifinalista nel 2010, e oggi è virtualmente n.18 del Ranking ATP. Prima della fine del torneo, è vero, c'è la possibilità aritmetica e remota di un rimbalzo al n.21: Nishikori dovrebbe eliminare Ferrer e Anderson approdare in semifinale insieme con Chardy, ma insomma è lecito strappare un prosecchino.

Dall'anticamera del Paradiso mancavamo da 17 anni, da quando Renzo Furlan nel 1996 arraffò una settimana da n.19. Meglio di lui avevano fatto Camporese e Gaudenzi (n.18, rispettivamente nel '92 e nel '95), e soprattutto  gli antenati Adriano Panatta (n.4 nel '76), Barazzutti (n.7 nel '78), e Bertolucci (n.12 nel '73). Seppi può firmare anche un altro pezzettino di storia.

Negli ottavi australiani, dove un italiano non metteva naso dal '92 (Camporese stroncato da Lendl), gli tocca il francese Jeremy Chardy (n.36 ATP), magnifico e sorprendente vincitore di Del Potro ma teoricamente più commestibile di Palito. "Da Chardy non sai mai cosa aspettarti - sostiene Andreas - la partita è una grande chance per entrambi, saremo sicuramente molto nervosi".

L'ultimo azzurro nei quarti a Melbourne fu Caratti, nel '91; battendo l'imprevedibile Jeremy Seppi potrebbe puntare pià in alto ("I top 15 sono un traguardo possibile, per i top 10 serve fortuna"). Nel giorno dell'eliminazione dell'ultima azzurra, Roberta Vinci, Andy ha dato una spolverata all'orgoglio ferito dei maschi italiani, ma ora che il gioco si fa duro, Seppi il duro deve continuare a giocare.

Andreas fra i campioni del tennis (Federico Ferrero, L'Unità, 20-01-2013)

NELLA TRIBUNETTA AFFACCIATA SUL CAMPO DUE, AFFONDATO NELLA SEGGIOLA A
PENSARE A CHISSÀ COSA, QUALCUNO GIURA DI AVER SCORTO MAX SARTORI A STROPICCIARSI GLI OCCHI UMIDI
. Quel signore minuto, anonimo, col cappellino calcato sul viso a respingere il sole e travisare le emozioni, è il coach cocciuto che puntava col dito la cima del monte degli eroi anni fa, incurante dell'ilarità del popolo del tennis: il mio Andreas arriva tra i grandi, col mio Andreas puntiamo dritti al Master. Era fin troppo comodo prendersi gioco dell'ingenuità di un incauto maestro vicentino e dei suoi sogni di gloria così infantili, caricati sulle spalle di quel ragazzino quieto di Caldaro che solo un' intuizione benedetta portò via dalle piste da sci.

Casa Seppi, in Alto Adige, è assediata dai vigneti di lagrein ma la vendemmia del tennis non arriva una volta l'anno, almeno, non da noi. Perché un'occasione come quella di Andreas pareva non voler capitare più, al tennis italiano. Piazzare un giocatore tra i primi venti, dall'età dell' oro di Panatta & C., era diventato più complicato che vincere un mondiale di calcio: dai tempi della tivù in bianco e nero al 3D in alta definizione, mentre il tennis ha salutato campioni dalla Thailandia a Cipro, la lista dei fenomeni azzurri si è risolta in tre nomi del vecchio millenio, Camporese e Gaudenzi al numero 18, il miracoloso Renzo Furlan al 19. Poi, dal 1996, più nulla.

Ma il duo delle meraviglie, la ditta Sartori-Seppi, non sarà mai incline ai sentimentalismi: l'amarcord dell'Australian Open 1991, con la corsa lucidamente folle di Cristiano Caratti all'ultimo quarto di finale italiano nello Slam del Pacifico, non stuzzica ricordi né suscita slanci di emulazione. Qui non c’era da fare l’Italia, solo l’ultima parete verso quotaK e Andreas sapeva di dover abbattere i due metri sbuffanti di Marin Cilic, prossimo avversario a Torino in Coppa Davis, per non togliere corrente agli sforzi di una vita.

È andata: più o meno come con Istomin, altri cinque set di un tennis da partito di maggioranza relativa ai giorni nostri (quindi ritmo, sudore e botte a oltranza). Solo che, ormai, Seppi è un monolite. Non lo sposti neanche sotto di un break nel quinto parziale, dopo tre ore di scambi forsennati; anzi, ricarica la doppietta e ti vince in scioltezza sei giochi filati. Abituato com'è ai carichi da sherpa che quotidianamente il guru Dalibor Sirola gli ha propinato nelle settimane di preparazione invernale, chiusi nel grazioso e pionieristico Bordighera Lawn Tennis Club, le mezze maratone australiane gli pesano come una passeggiata di salute. La tentazione di fermarsi a festeggiare la fine della carestia c’è ma no, non si può, non si deve.

Dal campo accanto, mentre il povero Cilic assisteva alla distruzione di se stesso, arrivavano notizie col profumo di destino: Del Potro in crisi, Del Potro non ce la fa, Del Potro perde. E ha perso: contro Jeremy Chardy, un bel torello di Pau armato di saetta col servizio- dritto. Ma che, diamine, non può spaventare come il campione degli Us Open e la sua pala meccanica.  Certo, fossimo italiani monopolizzeremmo la discussione speculando sull'occasione della vita, sulla prova facile da non fallire, pena la dannazione.Ma nello sport da osteria, vivaddio, Andreas Seppi non si è mai sentito italiano. Ed è un grandissimo bene.


Seppi, un’altra prova di forza (r.t., Il Corriere dello Sport, 20-01-2013)

Andreas Seppi e Roberta Vinci hanno smesso di andare a braccetto, agli Australian Open. Solo il n. 1 degli azzurri approda agli ottavi del primo Slam stagionale, alla famosa seconda settimana, invece Robi perde con tanti rimpianti e deve accontentarsi di concentrarsi sul doppio con l’amica Sara Errani.

SEPPI - Andreas, ormai davvero affidabile nel rendimento, vince un altro match al quinto set, stavolta contro il croato Marin Cilic, testa di serie n.12 e prossimo avversario dei nostri nel primo turno di Coppa Davis a inizio febbraio a Torino. Stavolta ha impiegato una mezz’oretta di gioco in meno rispetto al turno precedente (3h38’ contro le 4h07’ che erano servite contro l’uzbeko Denis Istomin), eguagliando il suo miglior risultato in carriera negli Slam (ottavi al Roland Garros 2012). «Non credo che questo sia il giorno più importante della carriera. La seconda settimana di uno Slam è sempre il mio obiettivo minimo e ovviamente sono contento di esserci riuscito per la seconda volta, dopo quella di Parigi dello scorso anno. Di sicuro ho ottenuto una bella vittoria, ma spero proprio di non fermarmi qui». Prossima fermata gli ottavi contro il francese Jeremy Chardy, che a sorpresa gli ha tolto di mezzo l’argentino Juan Martin Del Potro, n. 7 del mondo e 6 del torneo, battendolo per 6-3 al quinto set. Venticinque anni, di Pau,
36 in classifica, Chardy da un po’ di tempo è allenato da Martina Hingis. Per Seppi si tratta di un avversario inedito: non ci sono precedenti tra i due. Comunque vada la sfida con il francese, con ogni probabilità il 28enne altoatesino alla fine degli Aus Open entrerà tra i primi 20 del mondo. L’ultimo italiano a esserci riuscito era stato Renzo Furlan (n. 19) nell’aprile del 1996, Seppi sarà il settimo di una lista che in ordine temporale comprende anche Bertolucci, Panatta, Barazzutti, Gaudenzi e Camporese. L’ultimo azzurro a conquistare gli ottavi degli Australian Open era stato sempre Furlan e sempre nel 1996.

VINCI - Roberta invece esce tra i rimpianti, come detto in precedenza. Si è arresa alla russa Elena Vesnina dopo 2h35’ in un match finito 4-6 7-6(4) 6-4, nel quale ha sprecato un match-point sul 5-4 del secondo set, con l’avversaria però al servizio. «E’ stata una partita difficile così come lo era nelle aspettative, e non perché si trattasse di terzo turno in uno Slam. Vero, la classifica mi vede davanti, ma non era certo quello che poteva alleggerire la pressione. Il match si è anche complicato per le condizioni ambientali, con tutto questo vento, ma il guaio è stato che io non riuscita a impormi, subendo il suo gioco. Lei è una che spinge molto: sì, sbagliava tanto, come sempre, ma non era per quello che apparentemente stavo sulla difensiva. Arrancavo specie sul rovescio, ma sempre e solo perché lei comunque spingeva tanto. Le mie chance le ho avute, per tutte il match-point, ma dovevo essere più aggressiva. Brucia tanto, l’eliminazione. ora devo essere brava a smaltirla in fretta e concentrarmi sul doppio. Per rifarmi, ci saranno gli altri tornei».


C’è un nuovo Seppi che non molla mai (Piero Valesio, Tuttosport, 20-01-2013)

EVVIVA, evviva, evviva. Finchè ci sono partite così passeranno i campioni, i semplici atleti, i comprimari e le comprimarie; ma il tennis godrà sempre di nuova linfa e raccatterà nuova passione. Si sta parlando di incontri epici? Di riedizioni in salsa australiana di Federer- Nadal di Wimbledon concluso praticamente al buio? Di Korda-Sampras alla ormai defunta Coppa del Grande Slam di ”tiriachiana” memoria con Pistol che esce dal campo portato da inservienti con gambe tremanti e sguardo vitreo? Di Connors che va a cancellare il segno di una palla dalla parte di campo di Barazzutti ? Ma per carità. Né Seppi-Cilic né tanto meno Sim on-Monfils appartengono oggi e apparterranno in futuro a questa categoria. Sono stati entrambi incontri di livello tecnico e mentale spesso non elevato: nel caso del derby francese hanno anche valicato i confini dello scontro tennistico per diventare qualcos’altro, una forma d’arte meticcia con dentro la comica, il dolore, la farsa. Ma sono stati due incontri annoverabili in quella lista di cui il tennis ha bisogno come il pane. Perché Roger ha un’età, Murray quella faccia ha e nessuno gliela può cambiare, Djokovic prima o poi tornerà umano, Nadal ha due ginocchia conciate come sapete. Ma due partite come quelle citate invece affioreranno sempre e diventaranno improvvisamente materia di dibattito, di scherno, di esultanza tifosa. E dite voi se non ne abbiamo bisogno di partite così. Ancor più in epoca di twitteraggio
selvaggio: la palma di giornata per il miglior colpo infatti non spetta ad alcuno dei quattro protagonisti sopra citati: ma a Goran Ivanisevic . Il quale, dovendo entrare in campo dopo la conclusione di Simon-Monfils ed essendo stremato dall’attesa ha trovato la miglior espressione linguistica per commentare i due francesi che caracollavano per il campo con scambi interminabili di velocità di poco superiore a quella di un match da circolo (che ha riportato alla mente di molti l’antico spot televisivo dello swoosh con Agassi e Sampras che si giocavano uno scambio lungo quattro stagioni concluso con un palla dubbia e l’arbitro e che chiamava la ripetizione del punto). Il suo tweet è stato: «Alla fine dovrebbero arrestarli tutti e due».

APPLAUSO Evviva perché abbiamo un italiano negli ottavi di finale (l’ultimo fu Renzo Furlan nel ‘96) che, udite udite, oggi affronterà il francese Chardy , non esattamente Stefan Edberg , con concrete possibilità di entrare nei quarti. Quell’italiano è Andreas Seppi che da oggi tra l’altro è n.18 al mondo, mica cotiche. Ad Andreas bisogna riservare, una standing ovation: non perché abbia giocato quello che si potrebbe comunemente definire un grande match: perché grande match non è stato. Lungo sì (quattro ore e mezza. la seconda maratona per Andreas all’AO) ma grande no. Ma perché ad un età non più verde ha saputo intervenire (e il suo team capitanato da Massimo Sartori evidentemente ci ha messe del suo) su quello che era il suo principale difetto: cedere a quella sorta di indolenza che lo colpiva quando si trattava di far salire il rendimento, di arrestare una rimonta avversaria, di sfoderare il killer instict . Andreas ha fatto suo quel detto (recentenmente diventato anche uno slogan pubblicitario) che recita: tu non sei il punto che hai appena sbagliato. Sei quello che devi ancora giocare. Sarà merito del fatto che abbandonata la pur ridente Caldaro il nostro si è allenato a Bordighera, all’ombra degli alberi secolari che hanno affascinato Monet? Può darsi. Però resta il fatto che contro Cilic ha vinto una partita che in passato avrebbe perso cento volte. Ci si auguri con forza che Andreas si ripeta a Torino fra una ventina di giorni in Davis quando, per l’appunto, gli toccherà di riaffrontare il lungo di Medjugorje. E intanto, nella notte italiana, affronterà Chardy che ha sua volta ci ha messo cinque set per battere a sorpresissima Del Potro . Che il francese giochi due partite così di fila appare improbabile. Che il Seppi cresciuto invece si ripeta contro si lui è auspicabile. Un italiano maschio nei quarti di uno Slam? Tutti zitti per favore. Aspettiamo e preghiamo.


Super Seppi adesso vuole arrivare a Murray (Filippo Grassia, Il Giornale, 20-01-2013)

Nel suo piccolo,siamo a scriveredi un majorgiunto appena al terzoturno, Andreas Seppi ha firmato una impresa storica battendo il croato Cilic in cinque set (6-7, 6-3,2-6,6-4,6-2)al termine di una maratona protrattasi per 3ore e 38minuti e violentata dal vento. Con questo successo l’altoatesino s’è qualificato agli ottavi degli Australian Open e ha raggiunto il diciottesimo posto del ranking mondiale centrando due obiettivi che mancavano al tennis italiano da 17anni.

Nel 1996 fu Renzo Furlan a superare i sedicesimi di finale,mentre Andrea Gaudenzi figurò per l’ultima volta fra i primi 20 del mondo. Seppi, che il 21 febbraio compirà 29 anni, era arrivato alla seconda settimana di unoslam soltanto l’annoscorso al RolandGarros dove s’era trovato in vantaggio per due set a zero su Djokovic.Questa volta può andargli meglio perché lunedì troverà sulla sua strada il 26enne francese Jeremy Chardy, numero 36 del mondo,che ha avuto la forza e la fortuna di eliminare l’argentino Del Potro condizionato da un problema al ginocchio. Nei quarti poi l’azzurro troverebbe il campione olimpico, lo scozzese Murray. E lui con i grandi non delude mai.

A chi gli ha fatto intravvedere questa possibilità, Andreas ha risposto:« Un passo alla volta. E’ meglio incontrare Chardy che Del Potro, ci mancherebbe.Ma il franceseè un cavallo pazzo». E’ la fotografia corretta del transalpino che a livello giovanile ha fatto sfracelli e poi ha mantenuto solo in parte le promesse. E’ difficile togliergli la battuta che spara a velocità siderali: nella partita con Del Potro ha collezionato 20 aces servendo la prima a 198 kmh di media con una punta di 212 kmh, salvo ritornare fra gli umani con unaseconda più tenera, di norma sotto i 160 kmh. Si tratta in ogni caso d’un avversario alla portata di Seppi a patto che l’azzurro riesca a essere più continuo dell’altro giorno. «Mi sono innervosito perché, pur capendo che Cilic era alla mia portata, non riuscivo a esprimere tutto quello che avevo dentro per colpa del vento e non solo», la sua spiegazione.

Se Seppi ha battuto il numero 14, Roberta Vinci non ce l’ha fatta a superare la russa Vesnina, solo 47ª nel ranking, in una partita che faticherà a metabolizzare. Perché l’azzurra non ha sfruttato un match-point sul 6-4,5-4 e poi s’è incartata finendo per cedere il secondo set al tie-break e il terzo per 6-4. Nei momenti cruciali ha peccato di coraggio e lucidità: non è da lei.


Dietro la notizia - Ljubicic elogi all’azzurro «Più solido» (Ivan Ljubicic, La Gazzetta Sportiva, 20-01-2013)

E’ stata una partita strana e difficile: il vento e il sole, che su quel campo picchia forte, hanno inciso parecchio. Ci sono state tante occasioni, da una parte e dall’altra, ma nel quinto set Andreas è stato più solido di Cilic e, fisicamente, alla fine, mi è sembrato più pronto.

I due si sono espressi a lungo alla pari, poteva finire in un modo o nell’altro, ma anche stavolta Seppi ha dimostrato di aver raggiunto il livello testimoniato dalla sua classifica. Nella testa, si è sempre sentito da primi 20 del mondo, adesso sta facendo seguire anche la maturità mentale e la qualità di gioco che gli consentono di battere avversari, come Cilic, che gli stanno davanti in classifica ma hanno doti uguali alle sue. Non credo però che questo successo potrà incidere sul prossimo Italia-Croazia di Davis, anche perché, essendo i due numeri uno, si sfiderebbero il terzo giorno, magari a risultato già acquisito. Si giocherà su una superficie diversa, la terra, e in condizioni ambientali  ideali, al coperto. Sarà un match equilibrato, con 4 atleti che si equivalgono: può finire 5-0 per l’Italia o 5-0 per la Croazia.


3 domande a... Massimo Sartori , «Risposta e fisico decisivi, Contro Chardy confido in Andy» (La Gazzetta Sportiva, 20-01-2013)

Massimo Sartori è il maestro di sempre di Andreas Seppi che ha allenato a Caldaro, e ora fra Liguria (a Bordighera) e Montecarlo, con la continua supervisione tecnica di Riccardo Piatti

1 Qual è il segreto della nuova vita di Seppi?
«Sicuramente adesso riesce a mantenere il suo livello di gioco costante per tutto il match, anche se contro Cilic è stato più difficile a causa del vento. E poi è migliorato al servizio lavorando sul movimento di rotazione della spalla. Infine, fisicamente è molto cresciuto negli ultimi due anni, grazie a un lavoro mirato».

2 Qual è stata la chiave del successo contro Cilic?
«E’ stata una partita strana, le condizioni ambientali erano ostiche, a seconda di dove girava il vento abbiamo visto game spettacolari ed altri orribili. Credo che Andreas abbia fatto il salto di qualità all’inizio del quarto set, quando si è tranquillizzato e poi nel quinto, diventando finalmente aggressivo con la risposta. La condizione atletica poi ha fatto la differenza: quando Cilic si è accorto che Andreas era più dentro il match di lui, più solido, si è lasciato un po’  andare».

3 Agli ottavi,meglio Chardy che Del Potro?
«L’argentino lo conosciamo, è un campione, forte in tutti i fondamentali. Il francese però tira sempre al massimo, ha giornate di grazia in cui può diventare ingiocabile, sarà sicuramente esaltato dal successo. Però ho fiducia in Andreas».

Tomic s’inchina a Federer: «Il più bravo di sempre» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta Sportiva, 20-01-2013)

Fine dei sogni.Un paese a spingerlo, un idolo a fermarlo. Come l’anno scorso (ma allora negli ottavi), la corsa di Tomic e dell’Australia intera si arresta contro il Più Grande. Qualcosa è cambiato, perché lo scavezzacollo di origini croate nato a Stoccarda stavolta va davvero vicino a vincere un set contro Federer e comunque per buona parte della strada famatch quasi pari. Ma per esperienza, talento, freddezza nei momenti decisivi, c’è ancora una pista,larga come gli 11 anni e i 41 posti in classifica di differenza. E il tie-break del secondo set è lo spartiacque, con Bernie che vola sul 5-2 e Roger che lo fulmina con 5 punti consecutivi e ne annacqua volontà e ambizioni: «Penso di aver giocato bene, ad un livello molto alto — dirà A-Tomic—ma non capisco come abbia fatto a recuperare da quella situazione. Anzi, lo so: è stato più bravo di me, semplicemente perché è il più forte di sempre». Un complimento che Federer accoglie con una replica di zucchero: «Bernard è migliorato ancora, mi ha costretto a giocare qualche colpo eccellente, deve solo fare un passo alla volta e quando sarà nei primi dieci ne riparleremo».

Andy e Serena Il nuovo corso, incarnato dalla rivelazione lituana Berankis, il cui cognome significa «senza braccia», non spaventa neppure Andy Murray, che però è corrucciato: «Non ho giocato benissimo, non avevo le stesse sensazioni dell’allenamento, forse perché ci conosciamo bene visto che spesso palleggiamo insieme». Sprizza gioia invece Serena Williams: serve di nuovo a 207 all’ora e concede solo 4 game.

I numeri di Andreas Seppi (Luca Mariantoni, La Gazzetta Sportiva, 20-01-2013)

3: gli italiani ai quarti agli Australian Open: Giorgio de Stefani 1935, Nicola Pietrangeli 1957 e Cristiano Caratti 1991; tre agli ottavi: Omar Camporese 1992, Renzo Furlan 1996 e ora Seppi.

18:  la classifica mondiale virtuale di Andreas Seppi a fine torneo, se Nishikori batterà Ferrer e Seppi perderà
con Chardy, l’altoatesino sarà n˚ 19.

17: gli anni dall’ultimo italiano classificato al 18 del mondo: Andrea Gaudenzi l’8 ottobre 1995; Furlan ultimo
top 20, n. 19 nell’aprile ’96.

17: gli Slam di fila con le azzurre meglio degli azzurri, da Wimbledon 2008: Seppi e Bolelli al 3˚ turno, Pennetta,
Schiavone e Santangelo al 2˚

 

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