19/02/2013 09:36 CEST - Atp Marsiglia

Caujolle: "A Marsiglia più tennisti che calciatori"

TENNIS - Alla vigilia del torneo marsigliese, abbiamo intervistato il direttore del torneo Jean-François Caujolle: "Qui ci sono più tesserati nel tennis che nel calcio. E' un pubblico caloroso e competente". Col solito garbo e un gran disponibilità, l'ex tennista di Marsiglia ci presenta il suo Open 13. Da Marsiglia, Laura Guidobaldi

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Jean-Francois Caujolle, direttore dell'Open 13 di Marsiglia
Jean-Francois Caujolle, direttore dell'Open 13 di Marsiglia

Alla vigilia della 20a edizione dell'Atp 250 di Marsiglia, abbiamo incontrato Jean-François Caujolle, direttore del torneo, che ci ha spiegato le attese, le caratteristiche e lo spirito dell'evento ospitato dalla seconda città di Francia, nonché capitale europea della cultura 2013. Parecchie le novità dell'edizione di quest'anno, a cominciare dalla nuova sala stampa, fino ad arrivare allo spettacolo "sons et lumières", che ogni giorno precederà l'ingresso in campo dei giocatori. Insomma, un grande palcoscenico fatto di luce e colori per un torneo la cui città è, per eccellenza, simbolo di solarità e calore. Ma, soprattutto, un palcoscenico che sarà calcato, anche quest'anno, da "attori" di prim'ordine, degni dei più grandi tornei: Berdych, Del Potro, Tsonga, Tipsarevic, Gasquet, Monfils, Simon... Insomma, ci sono tutte le premesse per un grande show...

 

Questa edizione del torneo festeggia 20 anni e, inoltre, l'anniversario coincide con un grande avvenimento per Marsiglia che è, quest'anno, capitale europea della cultura. Ci sarà dunque una doppia celebrazione durante il torneo?

Non proprio. Anche se teniamo molto alla cultura, e abbiamo sempre cercato di associare lo sport ad essa, è bene che si operi in modo indipendente, ognuno per conto proprio. Per Marsiglia capitale della cultura sono previsti già tanti eventi; il nostro è un avvenimento sportivo e non vogliamo servirci di questo ed essere in qualche modo "opportunisti". Ognuno ha il proprio ruolo anche se sappiamo bene che è importante per Marsiglia essere capitale della cultura.

Lei è di Marsiglia. Cosa pensa del fatto che questa città sia stata scelta come capitale della cultura?

È certamente una cosa di cui vado fiero. È stata una cosa un po' inattesa essere scelti come capitale della cultura, non era una cosa semplice. È una grande sfida e questo permette a Marsiglia di rivelare le sue qualità e le sue debolezze. Ci sono molte cose che sono state migliorate, per esempio per quanto riguarda i musei. Certo, sono molto fiero ma ora bisogna anche essere all'altezza dell'evento.

Ci saranno novità particolari nell'edizione di quest'anno?

Innanzitutto abbiamo rinnovato la sala stampa...

Sì, è vero, l'ho notato, è molto più carina ed accogliente...

Poi ci tengo a dare la precedenza allo spettacolo, soprattutto per il pubblico. Il tabellone del resto è molto importante ed è uno dei punti forti del torneo. Ci sarà uno show, uno spettacolo, che penso potrà essere alquanto speciale. Anche se non c'è un legame con "Marsiglia capitale della cultura", si tratta comunque di uno show culturale, "luce e suoni", che sarà di grandissima qualità. Già a Bercy, cinque o sei anni fa, avevo cominciato ad associare lo sport con la musica in particolare e con degli spettacoli in campo; qui, con molte più possibilità, abbiamo cercato di fare la stessa cosa.

Quando si terrà questo spettacolo?

Tutti i giorni, prima dell'inizio di ogni match, al momento dell'ingresso in campo dei giocatori.

Nel suo impegno in questo torneo c'è posto per il piacere oppure è solo un grande lavoro ?

No no, c'è sempre un grande "piacere". Innanzitutto abbiamo una struttura organizzativa familiare, quindi con le mie figlie, mio fratello, mia moglie, ecc. ma anche le persone che lavorano con noi lo fanno da tantissimo tempo e sono amici. Quindi c'è innanzitutto un gran piacere, per noi stessi e per procurare poi piacere alla gente. E così il lavoro è molto più facile quando lo si fa con questo entusiasmo. Si tratta di un piacere vero e proprio e non di un passatempo.

Ci può raccontare una cosa curiosa o un aneddoto che si è verificato nel torneo, dall'anno scorso, da quando ne è diventato il direttore? Certo, l'edizione di quest'anno sta appena cominciando ma magari si ricorda di qualcosa che è successo durante l'organizzazione...

L'organizzazione di quest'anno si volge in modo abbastanza fluido, non ci sono problemi. Neanche l'anno scorso ne abbiamo avuti. Nell'organizzazione, in vent'anni, sì, certo, ci sono vari aneddoti, è difficile dire quale sia l'anneddoto più significativo. C'è stata tanta emozione, anni migliori di altri dal punto di vista sportivo. Per noi è importante che ci sia un grande spettacolo sportivo. L'anno più "frustrante" è stato quello in cui Rios si è ritirato in finale; in quell'edizione per tutta la settimana ci sono stati problemi; ma diciamo che tutti i giocatori sono facili da gestire, non fanno le "dive" e tutto scorre in modo piuttosto "fluent", sempre....Beh, è vero che sono molto "zen", e le cose che potrebbero creare problemi le affronto in modo davvero calmo, "zen", quindi non ci sono mai problemi...

Lei che ha già praticato questa stessa attività in altre città francesi come Nizza e, certo, Parigi, ha trovato qualcosa che possa essere considerato una specificità marsigliese di questo torneo, al di là della semplice ambientazione a Marsiglia? Per esempio il pubblico, l'accoglienza, il quotidiano....Ha avuto degli echi in questo senso da parte dei giocatori?

L'eco che ho avuto da parte dei giocatori è soprattutto quello di Arnaud Clément. Per me il giocatore-simbolo dei vent'anni del torneo è proprio Arnaud Clément. Perché è un tennista locale [di Aix-en-Provence], che ha dovuto fare il raccattapalle quando era piccolo, che guardava giocare gli altri tennisti, è venuto a fare le qualificazioni e poi, alla fine, ha vinto il torneo; lui, che aveva detto "Il giorno in cui vincerò l'Open 13 smetterò di giocare a tennis e preferirei vincere l'Open 13 piuttosto che il Roland Garros", e che comunque è stato n. 10 del mondo. Ma per lui era una cosa importantissima. Durante la conferenza stampa, in cui era presente, ha detto che la cosa sorprendente di questo torneo è che ogni anno c'è qualcosa di diverso, mentre negli altri tornei si ritrovano sempre le stesse cose; alcuni sono organizzati molto bene, altri un po' meno ma le cose sono sempre uguali e ci sono pochissimi cambiamenti. All'Open 13 invece ogni anno ci sono delle novità. Penso che una caratteristica marsigliese sia costituita dal pubblico, che è molto partecipe. È un pubblico di intenditori. Bisogna dire che a Marsiglia ci sono più tesserati nel tennis che nel calcio, quando sappiamo quanto sia importante il calcio a Marsiglia. Questo è davvero sorprendente. Quindi c'è un pubblico vastissimo che pratica il tennis con grande frequenza, anche perché il clima lo permette. Si tratta dunque di un pubblico molto vivace ma rispettoso dello sport e che se ne intende. Poi, le altre caratteristiche di Marsiglia sono un po' le mie: non ci si prende troppo sul serio; si è sempre attenti al prossimo, la tolleranza, si cerca di farsi piacere e procurare piacere, con professionalità. Non so se siano cose specifiche di Marsiglia o piuttosto del mio temperamento, non lo so, ma quando penso a Marsiglia o a Parigi, per esempio, ma anche a Nizza, è vero che a Marsiglia siamo molto più "cool" e ci si prende meno sul serio rispetto a Nizza, e molto ma molto meno rispetto a Parigi. Certo è una questione di temperamento. Poi, è vero che Marsiglia ha anche molti difetti, come la mancanza a volte di senso civico, ma c'è comunque un grande calore umano.

Ha particolari aspettative per quest'edizione 2013?

Beh, che ci sia un pubblico sempre più vasto e, dal punto di vista sportivo, che ci siano bei match. Ma, soprattutto, che sia un grande piacere per tutti e che, alla fine, si possa dire che è stata una settimana fantastica. Del resto quest'anno faremo uno studio condotto da professori universitari sul wellbeing factor, cioè sul livello, il grado di benessere che l'evento può recare alle persone e sull'impatto che esso avrà su di loro. Quindi siamo nell'ambito di un piacere e di un benessere meno "concreti" e più "immateriali".

Certo, questa è una cosa nuova nell'ambito di un torneo...

Infatti. Cercheremo di dimostrare che anche un avvenimento sportivo o culturale ha un ruolo civico, anche per la città e che può essere esempio di valori e benessere.

Per concludere, una domanda che ci sta a cuore, a me e al sito, in quanto italiani. Qual è la sua opinione sul tennis italiano, dall'anno scorso in cui avevamo già fatto un bilancio all'occasione dell'edizione 2012?

È difficile dire. La Francia, l'Italia e la Spagna sono paesi molto simili : il tennis va benissimo in Spagna, molto bene in Francia mentre in Italia non è proprio così. Ci sono buoni giocatori, certo, Seppi, Fognini, Volandri, ma non sono ancora delle "stars" del tennis e non riesco a capire perché non ci siano giocatori molto forti. Anche se il calcio è molto importante, come a Marsiglia e in Spagna, ci sono comunque ottimi tennisti. Non conosco la politica della federazione italiana, quindi non lo so; le cose vanno bene per le ragazze, con Errani, Vinci e Schiavone, ma è vero che per quanto riguarda il tennis maschile, quello italiano non riesce ad essere competitivo come quello di altri paesi europei. Non lo so...lei lo sa?

No, non proprio...è difficile dire....

Ci sono molte persone che praticano il tennis in Italia ?

Sì certo, è uno sport molto amato e seguito...

Forse perché ci sono meno tornei; noi in Francia abbiamo molti tornei challenger, futures, atp...In Italia ci sono tornei? mi sembra ci sia solo Roma come torneo importante?

Ci sono vari chellenger....ma Roma è il più importante.

È vero che è proprio un mistero, non si sa perché e non c'è nessuna ragione culturale per cui il tennis non possa funzionare bene; è vero che dall'epoca di Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli non ci sono stati altri grandi giocatori...

Beh, adesso abbiamo le ragazze che sono bravissime. Errani e Vinci sono n. 1 del mondo in doppio, Errani in top ten, la Vinci....

Sì certo, invece il tennis femminile in Francia non sta andando molto bene mentre quello maschile sì...

Cosa pensa dunque del fatto che Marion Bartoli sia stata riconvocata dopo parecchi anni nella squadra di Fed Cup?

La Bartoli ha un nome italiano vero? (Ride) Ci sono due aspetti, due parametri: innazitutto il tennis femminile è più complesso, il ruolo del coach o del padre è diverso nel tennis femminile rispetto al ruolo che possono avere nel tennis maschile. Ma questa è una cosa che conosco meno. Poi c'è un problema relazionale: il fatto che sia Amélie Mauresmo ad essere il capitano di Fed Cup ha fatto sì che la Bartoli abbia ascoltato di più; e poi ha cambiato completamente la sua strategia perché suo padre non l'accompagna più nel circuito. Quindi, dal momento che ha accettato le regole della Fed Cup e della Federazione francese, era d'obbligo selezionarla; finora era lei a non accettare le regole della federazione: non dico che avesse ragione o torto, ma era lei a dire che, per raggiungere il suo miglior livello, aveva bisogno che ci fosse suo padre; e la federazione diceva che se ci fosse stato suo padre, lei non sarebbe stata convocata; quindi era un dialogo tra sordi. Oggi è ancora la n. 1 di Francia, non c'è suo padre, ha deciso di seguire le regole della Fed Cup quindi è normale e bene che ritorni. Peccato che alla fine non sia servito a molto perché abbiamo perso....

Sì, purtroppo si è ammalata e non ha potuto giocare....

È vero, peccato...

 

Da Marsiglia, Laura Guidobaldi

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