27/02/2013 10:38 CEST - Approfondimento

Quarant'anni di numeri 1 1973-1989, da Nastase a Lendl

TENNIS - Nel 1973 è stato introdotto il ranking ATP. Iniziamo così un viaggio in due puntate per raccontare tutti i numeri 1 e ricordare quelle stagioni in cui il verdetto del computer è stato più criticato. Federico Romagnoli

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John McEnroe
John McEnroe

Il ranking ufficiale del tennis maschile compie quarant'anni. Essere il numero 1 del mondo è un onore-onere che fa sempre piacere ai campioni, per quanto sia indicativo solo sull'immediato e non in termini assoluti. Lleyton Hewitt non è insomma stato più grande di Becker, Wilander, Edberg o Courier, nonostante sia stato più tempo al primo posto. Che riflessione acuta, Effe Erre, hai intenzione di farne altre di questo livello o scriverai anche qualcosa di interessante?

Anzitutto alcune statistiche simpatiche:
- Marcelo Ríos rimane ad oggi l'unico numero 1 senza Slam;
- il mancato numero 1 con più Slam è viceversa Guillermo Vilas, a quota quattro. Contando solo i Majors effettivi, e sottraendogli quindi i due Australian Open (all'epoca praticamente un ATP250-500 di oggi come campo di partecipazione), rimane comunque in vetta a questa peculiare graduatoria, con due titoli, a pari merito con Sergi Bruguera;
- dai tre Majors vinti a salire, tutti sono stati numero 1;
- i due estremi: Patrick Rafter è stato numero 1 per una settimana, Roger Federer per 302;
- Andre Agassi è stato il numero 1 più vecchio (33 anni), Ivan Lendl il numero 1 di fine anno più vecchio (29 anni), mentre i due record riguardanti il più giovane sono detenuti da Lleyton Hewitt (neanche 21 anni).

Ubiwiki termina qui, ora veniamo alla parte più succosa, ossia osserviamo e motiviamo eventuali discrepanze fra i numeri 1 ufficiali e quelli effettivi. Infatti fino al 1989 le classifiche del computer sono state spesso contestate dagli esperti del settore, spesso a ragione. C'è in vero una pagina di Wikipedia anche su questo, ma non trattandosi di una scienza esatta, e trovando la suddetta pagina tutt'altro che perfetta (sono puntiglioso, che volete farci)... insomma, fuoco alle polveri!

Intro
La classifica nasce nel 23 agosto del 1973. All'epoca il sistema di calcolo era strambo, claudicante, basato su una serie di medie matematiche, oltre a dover fare i conti con la separazione dei vari circuiti: Grand Prix e WCT i due principali, entrambi a loro volta con i loro rispettivi sistemi di calcolo, classifiche interne e contraddizioni. Non si teneva inoltre conto della Coppa Davis (a cui, in vero, ancora oggi viene dato un peso non proporzionato all'effettivo valore).

Aggiungeteci un fatto sconcertante per i tennis-fan di oggi: non esisteva il concetto di "mandatory". Neanche negli Slam. Il Roland Garros ebbe un 1970 disastroso per esempio, mentre nel 1971-72 andò bene, ma fu comunque fiaccato da alcune defezioni di rilievo (dovute a contrasti di natura economico-politica fra WCT e ITF). L'Australian Open dopo la grande edizione del 1971 scomparve dalla mappa del tennis importante per riapparirvi solo nel 1983. Di tornei di fine anno ce ne erano due, ma nella prima metà dei Settanta giocarne uno significava di fatto saltare l'altro. Gli unici due tornei ritenuti vicini a ciò che oggi è l'obbligatorietà erano US Open e Wimbledon: ciò non impedì tuttavia ai Championships di subire un boicottaggio parziale nel 1972 e addirittura debilitante nel 1973.

Se oggi un giocatore saltasse uno Slam sarebbe una sua scelta, il valore dell'evento non ne verrebbe intaccato: all'epoca invece era sostanzialmente il tabellone a fare il valore del torneo. Inoltre, i premi monetari erano davvero bassini, e l'idea di saltare uno Slam per fare soldi in qualche esibizione parallela era tutt'altro che considerata meschina. Anche perché all'epoca le esibizioni non erano considerate un gioco come oggi, ma tornei veri e propri. Ecco perché quando oggi parliamo con tanta facilità di record battuti dovremmo prima ricordarci di diversi fra questi fattori.

1973
Numero 1 ufficiale e effettivo: Ilie Năstase
Solo Roland Garros e US Open ebbero un tabellone di prestigio fra gli Slam: Năstase vinse il primo, John Newcombe il secondo (Newk si aggiudicò anche la Coppa Davis, insieme a Laver, e un irrisorio Australian Open - solo lui e Ken Rosewall i top-30 in tabellone). Wimbledon andò a Jan Kodeš, ma come accennato il tabellone contava un solo top-10 e una quindicina di top-100. Il terzo e il quarto torneo "de facto" dell'anno furono WCT Finals e Masters, che comunque si preclusero i giocatori a vicenda: vinsero rispettivamente Stan Smith e Năstase. In sostanza, il romeno portò a casa due dei quattro eventi più grandi, più altri dodici titoli (inclusi Monte-Carlo e Roma). Nessun dubbio sul suo dominio e sul secondo posto di Newcombe.

1974
Numero 1 ufficiale e effettivo: Jimmy Connors
Match vinti: 93. Match persi: 4. Dominati Wimbledon e US Open. Poi Johannesburg, Indianapolis e undici titoli minori, fra cui l'Australian Open (erano presenti due soli top-25 oltre lui, ma tanto l'albo d'oro non ha note a fondo pagina). Venne bannato dal Roland Garros (vinto da Björn Borg) per aver giocato l'esibizione World Team Tennis, e saltò per scelta propria i due tornei di fine stagione: le WCT Finals (il quarto torneo più importante dell'anno) andarono a Newcombe, il Masters a Guillermo Vilas.

1975
Numero 1 ufficiale: Jimmy Connors
Numero 1 effettivo: Arthur Ashe
La prima grossa discrepanza. La classifica penalizza di molto i grandi risultati di Ashe nel circuito WCT (cinque titoli incluse le Finals) e sovrastima la costanza di Jimmy Connors (tre finali di Slam, tutte perse, e otto titoli minori). Ashe ha al suo arco anche Wimbledon e altri due titoli Grand Prix. In sostanza, domina fino a luglio e si porta a casa due dei quattro tornei più grossi: finisce l'anno scandalosamente quarto, ma nessuno ha dubbi su chi sia stato il migliore.
Quanto al resto, Borg vince a Parigi (nonché Boston e Coppa Davis), Manuel Orantes lo US Open (più Monte-Carlo, Indianapolis e Toronto), Năstase il Masters, Newcombe l'Australian Open (solo lui e Connors in tabellone fra i top-25, ma la finale è memorabile).

1976
Numero 1 ufficiale e effettivo: Jimmy Connors
Jimbo si riprende uno scettro ufficialmente mai mollato: vince US Open, Palm Springs (probabilmente il quarto più grande torneo della stagione) e altri cinque bei calibri fra Philadelphia, Las Vegas, Washington, Indianapolis e il torneo indoor di Londra. Su cemento e terra verde domina di netto. Borg vince Wimbledon, Boston e WCT Finals (che quell'anno però hanno un tabellone meno prestigioso del solito, così come il Masters vinto da Orantes). Adriano Panatta, checché ne dica il computer, che lo piazza settimo, è il vero numero 3 dell'anno, con Roland Garros, Roma e Coppa Davis.

1977
Numero 1 ufficiale: Jimmy Connors
Numero 1 effettivo: Guillermo Vilas
Guillermo Vilas vince 145 match (di cui 130 riconosciuti dall'ATP). Porta a casa diciassette titoli (sedici ATP), fra cui Roland Garros (senza Borg e Connors, ma comunque con sette top-10 in tabellone), US Open e Washington. Jimmy Connors ha un'annata ottima, vince il Masters (che quell'anno si stabilisce a New York, si impone come quarto più grande torneo dell'anno e lo rimane fino al 1982), le WCT Finals e Las Vegas, ma non può bastare per battere i clamorosi numeri di Vilas. L'argentino ha tutto il diritto di reclamare ancora oggi per l'ingiustizia subita. Wimbledon va a Borg, i fiacchissimi Australian Open (quest'anno ce ne sono due, uno a gennaio e l'altro a dicembre) li vincono, contenti loro, Roscoe Tanner e Vitas Gerulaitis.

1978
Numero 1 ufficiale: Jimmy Connors
Numero 1 effettivo: Björn Borg
Borg raggiunge tre finali di Slam, vincendo Parigi e Wimbledon, più altri sette titoli (fra cui Roma e Tokyo). Connors raggiunge due finali di Slam, vince quella di New York, e si porta a casa altri nove titoli (fra cui Philadelphia). Se a livello di continuità la sfida è equilibrata, Borg ha una finale di Slam in più, che per giunta ha vinto. Il computer dica pure ciò che vuole.
Quasi dimenticavo, è l'anno dell'esplosione di un certo John McEnroe: Masters, Coppa Davis (quasi da solo) e i due grossi tornei indoor di Londra e Stoccolma. Gerulaitis vince le WCT Finals.

1979
Numero 1 ufficiale e effettivo: Björn Borg
Non c'è spazio per i dubbi, il dominio di Borg è impressionante: Roland Garros, Wimbledon, Masters, Las Vegas, Monte-Carlo, Toronto, Tokyo e altri sei titoli. John McEnroe è secondo con US Open, WCT Finals, Stoccolma, Londra e Coppa Davis (insieme a Gerulaitis): ma nonostante gli eccellenti risultati di Mac, la distanza è siderale.

1980
Numero 1 ufficiale e effettivo: Björn Borg
Borg vince di nuovo tre dei quattro tornei più grossi: oltre a Roland Garros, Wimbledon e Masters, sono suoi Las Vegas, Monte-Carlo, Stoccolma e altri tre titoli. McEnroe è il giusto secondo: US Open, Londra e altri sette titoli. Le WCT Finals vanno a Connors, quell'anno particolarmente a suo agio indoor (vince anche Tokyo e Philadelphia).

1981
Numero 1 ufficiale e effettivo: John McEnroe
Si aprono nuovi scenari: John McEnroe domina lo show (Wimbledon, US Open, WCT Finals, Cincinnati, Coppa Davis praticamente da solo, più altri cinque titoli), esplode un giovincello col muso spigoloso di nome Ivan Lendl (Masters, Las Vegas, Montreal e altri sette titoli), mentre Borg raggiunge tre finali di Slam ma vince solo a Parigi e non combina molto altro (finisce l'anno al numero 4, risultato comunque ingiusto visto che Connors si piazza terzo avendo solo il torneo indoor di Londra di significativo al proprio arco: il numero 3 sarebbe stato più verosimile per lo svedese).

1982
Numero 1 ufficiale: John McEnroe
Numero 1 effettivo: Jimmy Connors (Ivan Lendl?)
Il computer quest'anno è un disastro. Non solo McEnroe non è il numero 1, ma non è manco il numero 2. Vince Philadelphia, Tokyo e Londra indoor, nonché la Coppa Davis, ma negli Slam raggiunge una sola finale e la perde.

Jimmy Connors è quello più o meno all'unanimità considerato il numero 1 reale: vince Wimbledon (su McEnroe) e US Open (su Lendl), più altri cinque titoli minori. Con due Slam per gli storici c'è poco da discutere, e probabilmente anche io sceglierei lui con la classica pistola alla tempia.

Tuttavia Lendl, pur non combinando granché negli Slam all'infuori della finale di New York, ha un'annata incredibile: vince tutte e sei le partite contro McEnroe (di cui quattro ufficiali), porta a casa il Masters, Cincinnati, Anversa (torneo ancora oggi escluso dai conteggi ATP, ma speriamo che prima o poi correggano questa bestialità perché di fatto fu importantissimo: un grande tabellone, una finale tre su cinque, un premio monetario superiore a quello degli Slam e una fastosa copertura mediatica) e conclude imbattuto sul circuito WCT (vincendo dieci tornei consecutivi fra cui le Finals e Forest Hills). A fine anno conta 106 vittorie ufficiali: se avesse vinto quella partita a Flushing Meadows sarebbe stato numero 1 con un distacco abissale, ma anche così ha avuto la stagione più consistente di tutti. Certo due Slam sono pur sempre due Slam, diranno i sostenitori di Jimbo, e in effetti chi può dargli torto?

P.S. Al Roland Garros sbuca dal nulla 'sto svedesino, Mats Wilander: non è ancora maggiorenne, ha una bionda chioma boccoluta e vince il torneo mettendo in riga Lendl, Gerulaitis, Clerc e Vilas.

1983
Numero 1 ufficiale e effettivo: John McEnroe
L'Australian Open viene riabilitato: da qui in poi è nuovamente un Major effettivo (solo Connors fra i big continuerà a saltarlo). John McEnroe torna a legittimare il suo primato: è onnipotente indoor (Masters, WCT Finals, Anversa, Philadelphia, Londra), si riprende Wimbledon e vince il suo primo titolo di rilievo su terra battuta, benché verde, a Forest Hills.

Il computer dopo aver sottostimato Lendl l'anno precedente, lo sopravvaluta quest'anno: raggiunge due finali di Slam, ma le perde entrambe, vince Tokyo, Montreal e cinque titoli minori. Un po' poco per giustificare il numero 2, quando Mats Wilander raggiunge pure lui due finali di Slam (ma una ne vince, in Australia, e proprio contro il ceco), ha anche lui dalla sua due tornei di livello medio-alto (Monte-Carlo e Cincinnati) e di titoli minori se ne aggiudica sei. L'unica statistica a favore di Lendl è l'aver raggiunto i match decisivi di WCT Finals e Masters, benché li abbia persi entrambi. Connors vince lo US Open, Yannick Noah il Roland Garros.

1984
Numero 1 ufficiale e effettivo: John McEnroe
L'anno della leggenda. 82-3, non è che ci sia molto da discutere. Wimbledon, US Open, Masters, WCT Finals, Philadelphia, Forest Hills, Toronto, Stoccolma e altri cinque titoli. All'Australian Open il collerico genietto non partecipa (sconta un periodo di squalifica a causa del suo temperamento), al Roland Garros perde in finale contro Lendl in quella che per chi scrive è la più grande partita del decennio (si vendicherà annientandolo a New York due volte, all'aperto e al chiuso). Lendl non combina molto altro nell'anno del suo primo Slam, a parte la vittoria di Anversa. Wilander vince l'Australian Open, Cincinnati e la Coppa Davis, ma in sostanza è inutile litigare su chi sia il numero 2 in un anno del genere.

1985
Numero 1 ufficiale e effettivo: Ivan Lendl
Ivan il Grande svetta: US Open, Masters, WCT Finals, Anversa, Forest Hills, Monte-Carlo, Tokyo e altri cinque titoli. Il computer segnala McEnroe come numero 2 (Stoccolma, Montreal, Philadelphia e cinque titoli minori: un bel bottino, ma negli Slam una sola finale, persa). Wilander meglio di lui nei Majors (due finali, di cui una vinta, a Parigi), ma a parte la Coppa Davis raccoglie pochissimo nel resto della stagione. Spuntano non diremo dal nulla, ma di certo senza che nessuno ne prevedesse simili vittorie, due giovincelli che scendono a rete il primo come se non ci fosse un domani e l'altro come se ballasse Tchaikovsky: Boris Becker (Wimbledon) e Stefan Edberg (Australia).

1986
Numero 1 ufficiale e effettivo: Ivan Lendl
Bela Lugosi, come si divertì ad appellarlo Bud Collins un paio d'anni prima, vince tre dei quattro tornei più importanti: Roland Garros, US Open e Masters (quest'anno l'Australian Open non c'è: lo spostamento a inizio stagione lo fa slittare dal dicembre 1985 al gennaio 1987), oltre a Miami, Roma e Philadelphia. Wimbledon lo vince di nuovo Becker (così come Tokyo e Toronto): il computer lo piazza secondo, lo è a tutti gli effetti.

1987
Numero 1 ufficiale e effettivo: Ivan Lendl
Il fantasma di Ostrava, come si divertì ad appellarlo sempre Bud Collins, sempre un paio d'anni prima, vince Roland Garros, US Open, Masters, Anversa, Montreal, Amburgo e altri tre titoli. Pat Cash lo batte purtroppo in finale a Wimbledon (non me ne vogliate per quel "purtroppo", Cash fu un giocatore straordinario, ma il mancato Wimbledon di Lendl è un dolore di portata cosmica). Stefan Edberg vince l'Australian Open per la seconda edizione di fila, l'ultima su erba, e mettendosi in saccoccia anche Tokyo, Cincinnati e Stoccolma, viene riconosciuto come numero 2 dal computer: lo è.

1988
Numero 1 ufficiale e effettivo: Mats Wilander
Wilander mantiene la statistica di uno Slam all'anno. Ossia ne vince tre, dato che nel 1986-87 è rimasto a secco. Gli sfugge solo Wimbledon, dove si ferma ai quarti di finale. Non pago, si prende pure Miami e Cincinnati. Wimbledon lo vince Edberg, che però ha una stagione per il resto non entusiasmante.
Lendl termina l'anno da numero 2, con una finale di Slam persa e vittorie a Monte-Carlo, Roma e Toronto, tuttavia Becker ha una stagione palesemente superiore: anche per il tedesco niente Slam, anche per il tedesco una finale persa, ma in compenso si intasca Masters (quel match point!), WCT Finals, Tokyo, Indian Wells, Stoccolma e Coppa Davis.

1989
Numero 1 ufficiale: Ivan Lendl
Numero 1 effettivo: Boris Becker
L'ultimo anno prima della nascita del circuito ufficiale ATP, l'ultimo anno con una contraddizione più o meno evidente riguardo la vetta della classifica. Dal 1990 in avanti il numero 1 della classifica è riconosciuto come numero 1 da un po' tutti (tranne che dal sottoscritto, sono pignolo e polemico, che ci volete fare: se non lo fossi del resto non avrei una seconda puntata da scrivere).

Detto ciò, Ivan Lendl ha una stagione notevolissima: perde la testa al Roland Garros contro il minorenne Michael Chang (che ne approfitta per papparsi il suo unico Slam), ma vince Australian Open, Miami, Montreal, Stoccolma, Amburgo, Anversa e altri cinque titoli. Però anche in questo caso Rosso Malpelo gli rompe le uova nel paniere: Becker vince Wimbledon, US Open (battendolo entrambe le volte), Parigi-Bercy e in Coppa Davis è stratosferico (batte Agassi al quinto in semi dopo essere stato sotto di due set e spappola sia Wilander sia Edberg in finale). A parte il computer, lo riconoscono tutti come l'effettivo campione del mondo 1989, a partire da ATP e ITF.

Il viaggio termina momentaneamente qui, ma arriverà a breve la tranche 1990-2012. Come direbbero gli inglesi: stay tuned...

Federico Romagnoli

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