11/03/2013 12:58 CEST - Tennis

Djokovic e gli hardcourt: le ragioni di un dominio

TENNIS - Sul duro, Djokovic ha giocato 6 finali Slam consecutive: un record. Dal torneo di Miami ha perso solo 3 partite su questa superficie. Ma perché è così dominante? Juan José Vallejo, traduzione di Giulia Vai

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Novak Djokovic
Novak Djokovic

Un anno fa, Novak Djokovic ha prodotto una performance svogliata nella semifinale di Dubai contro un motivato Andy Murray. Un tale sforzo è risultato in una sconfitta in due set per colui che fino a quel momento aveva vinto tre volte consecutive il torneo. Due settimane dopo, Djokovic ha giocato molto meglio, ma ha perso lo stesso contro un impeccabile (e probabilmente al massimo) John Isner nelle semifinali di Indian Wells durante un tiebreak molto tirato del terzo set.

Da allora, Djokovic ha perso solo 3 volte quando ha giocato sulla superficie principale di questo sport: il cemento. Queste le sconfitte:
- Roger Federer l’ha sconfitto 0-6, 6-7(7) nella finale di Cincinnati.
- Andy Murray l’ha battuto nella finale degli US Open 6-7(10), 5-7, 6-2, 6-3, 2-6.
- Sam Querrey l’ha sorpreso nel secondo turno del Master 1000 di Parigi 6-0, 6-7(5), 4-6 (Djokovic aveva vinto i primi otto game dell’incontro. È stata una strana partita).

Vi chiederete quanti tornei sul cemento abbia giocato Djokovic in quel periodo. La risposta: 10. Di questi 10, due erano Grandi Slam, uno era il Master di fine anno, cinque Master 1000, e due 500. Di questi 10, Djokovic ha giocato 9 finali…e ha portato a casa il trofeo 6 volte.
Alvaro Rama, del blog spagnolo di tennis ‘Punto de Break’, ha fatto qualche notazione interessante sul gioco di Djokovic sul cemento dopo la vittoria contro Andreas Seppi 6-0, 6-3 nei quarti di finale di Dubai. Per esempio:
- Djokovic è il primo uomo nella storia a raggiungere sei finali consecutive di Slam sul cemento (vincendone quattro), iniziando dalla finale US Open del 2010. Il precedente record apparteneva a Roger Federer, che ha giocato (e vinto) 5 finali consecutive sul cemento tra gli US Open del 2005 e gli US Open del 2007. Abbastanza interessante che la striscia di Federer sia stata interrotta proprio da Djokovic che l’ha battuto in tre set nella semifinale degli Australian Open del 2008.
- Djokovic è ora in una striscia di 19 partite vinte. 18 di queste sono su cemento.
- Calcolando dal torneo di Miami dell’anno scorso, Djokovic ha accumulato un record sul cemento (indoor e outdoor) di 49-3 che risulta in una percentuale di vittorie assolutamente irreale del 94.1 %. Rileggetelo, incredibile, vero?
Tuttavia, la domanda posta all’inizio non ha trovato risposta. Perché Djokovic è così forte sul cemento?
*****
Proprio come Rafael Nadal sulla terra, i campi in cemento migliorano ogni aspetto del gioco di Novak. Il movimento del numero 1 sulla superficie non ha paragoni: tutti conoscono le sue imprese difensive. Ma non sono solo i suoi incredibili rinvii, è anche per come riesce a ritornare sulla riga di fondo dopo questi recuperi per avere la possibilità di controllare il punto.

Prendevo sempre in giro Djokovic per essere fatto di gomma, per la sua straordinaria flessibilità e apparente invulnerabilità verso le superfici dure. Questa è una parte del gioco di Djokovic che non puoi insegnare o emulare: il suo corpo è in qualche modo immune al dazio fisico di correre su quelli che sono essenzialmente mucchi di cemento. Chiedete a tutti i corridori come la pensano (probabilmente saranno verdi d’invidia). A rendere la cosa ancora più incredibile, Djokovic scivola sui campi in cemento come se fosse la cosa più naturale del mondo. In termini di servizio, i campi in cemento danno alla battuta di Djokovic più spinta di quello che faccia la terra, permettendogli di raccogliere qualche punto gratuito che è sempre utile.

Per quel che riguarda i colpi base, i campi in cemento gli danno la possibilità di usare ogni aspetto del suo arsenale. Novak ama variare le rotazioni da entrambi i lati, e il cemento gli consente di farlo liberamente, mischiando colpi piatti e in topspin che sono difficili da leggere per gli avversari. Il diritto di Djokovic può essere abbastanza sicuro (colpito con molto topspin) o molto violento (piatto) per chiudere il punto nel modo migliore. Lo stesso si applica al suo rovescio, che è il principio del gioco di Djokovic. Questi rovesci in lungo linea sono vincenti non più dolci (o pericolosi) che sui campi in cemento. Non soddisfatto dell’abilità del suo rovescio a due mani, Djokovic sta aggiungendo sempre più rovesci tagliati a una mano negli ultimi anni, e questi tendono a funzionare al meglio sui campi duri rispetto agli altri.

Addirittura anche quelle palle corte pazze e malconsigliate funzionano bene sul cemento.
Ma soprattutto, i campi in cemento permettono a Djokovic di colpire la palla presto quando sta comandando da fondocampo, che gli permette di togliere tempo agli avversari. Questo è abbastanza utile quando questa speciale abilità è complementare a quello che è l’elemento principale del suo gioco: la risposta al servizio.

Nel 2012, nessuno ha vinto più punti (o una percentuale più alta) sulla prima di servizio dell’avversario sui campi duri rispetto al quattro volte campione degli Australian Open:

E lo stesso si applica per i punti giocati sulla seconda di servizio dell’avversario.

Naturalmente, questo si traduce in un maggior numero di game di risposta vinti sul cemento rispetto ad ogni altro tennista. Anche di parecchio:

Ancora, questi sono solo numeri (anche se abbastanza incredibili). Perché Djokovic è così bravo a rispondere sui campi duri? Penso sia il mix perfetto di abilità atletica naturale, istinti, notevole tecnica di risposta, grande timing, e soprattutto una capacità sopra la media di leggere gli schemi del servizio. La tempesta perfetta dell’eccellenza nella risposta al servizio.

Ovviamente, Djokovic non è uno che risponde al servizio in modo vistoso, come Andre Agassi, così non sono in molti ad apprezzare la qualità unica del serbo. Novak preferisce rispondere nei piedi dell’avversario, e raramente cerca il vincente diretto. Il suo processo mentale è che una risposta profonda porterà ad una palla corta. Unite questo al suo posizionamento esemplare sul campo quando si prepara a rispondere (non più di due passi dietro la linea di fondo per la prima di servizio, e non più di un passo per la seconda), e Djokovic sa che se risponde profondo, sarà in grado di colpire il secondo colpo dello scambio dalla riga di fondo o al massimo un passo dietro. Questo non potrebbe essere più importante nel tennis odierno.

L’altro elemento chiave nel gioco di Djokovic arriva dopo aver colpito la seconda palla: nessuno cambia la direzione della palla con più frequenza e maggior facilità di Novak. Quello che mette in difficoltà maggiormente i suoi avversari è che lo fa da entrambi i lati, in qualsiasi momento dello scambio. I suoi schemi sono estremamente difficili da leggere, e anche quando pensi di sapere che arriverà un rovescio in lungo linea…lo devi inseguire. Cambiare la direzione della palla così frequentemente aiuta anche a spostare l’equilibrio dello scambio in favore di Djokovic, dato che è lui a decidere dove andrà la palla, e il suo avversario inizierà a colpire una percentuale più alta di colpi in corsa. Non è mai una posizione agevole sulle superfici rapide. Da notare è che nonostante tutto il discorso sulla velocità dei campi di cemento e quali condizioni favoriscano un tale giocatore, Djokovic sembra far bene sia sui campi di cemento lenti (ha vinto due volte Indian Wells e tre volte Miami) che su quelli rapidi (ha appena vinto il suo quarto titolo a Dubai, l’anno scorso ha vinto Shanghai, e non ha mai perso prima delle semi finali US Open dal 2007), così come sulle vie di mezzo. Non penso che gli interessi sapere se il campo di cemento su cui gioca è molto lento o molto veloce – anche se penso che sceglierebbe qualcosa simile agli Australian Open se dovesse decidere una velocità ideale.

Questa settimana Djokovic cercherà di ripetere quello che ha fatto nel 2011: passare dalla vittoria su uno dei campi più veloci del circuito (Dubai) a cercare il titolo su uno dei più lenti (Indian Wells). Dopo i suoi exploit sulle superfici dure della passata stagione, non sono sicuro quante persone scommetteranno contro di lui.

Traduzione di Giulia Vai

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