03/04/2013 11:12 CEST - Personaggi

Auguri a Tommy Haas: la macchina del tempo

TENNIS - Tommy Haas festeggia 35 anni. Non ha mai giocato la finale di uno slam, ha vinto solo un Masters 1000. Ma ha un argento olimpico e ha colto tanti successi. Ma soprattutto ha saputo sempre rialzarsi dopo l'incidente dei genitori e una lunga serie di interventi chirurgici. La classe non ha età. Alessandro Mastroluca

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Tommy Haas
Tommy Haas

“Non ho più obiettivi” diceva Tommy Haas un anno fa. “Voglio solo vincere un altro titolo, continuare a giocare il più a lungo possibile senza sentire dolore. Voglio godermi il momento di scendere in campo, di sentire quella leggera pressione, quella voglia di vincere che non trovo in nessun altro momento della mia vita. È una sensazione che non puoi provare in nessun altro modo. Poterla provare è un privilegio”.

Non ne aveva, di obiettivi, ma in questi ultimi dodici mesi ne ha raggiunti tanti. L'ha vinto quel titolo che sognava, l'ha vinto in Germania, a Halle, contro Roger Federer. Ha giocato altre tre finali (Amburgo e Washington 2012, San Jose 2013), ha superato la soglia delle 500 vittorie da professionista (su Levine a Vienna), ha battuto per la seconda volta un numero uno del mondo ed è tornato tra i primi 15 del mondo, dove non compariva dal gennaio 2008. Non male per un campione che nel mezzo del cammin della sua vita si è ritrovato per una selva oscura e che festeggia il suo 35mo compleanno.

Gli inizi
Haas prende in mano la prima racchetta a due anni, a cinque vince il primo torneo, nella sua Amburgo. Tra gli 11 e i 13 vince due volte i campionati austriaci, tedeschi ed europei. Lo nota Nick Bollettieri, che “lascia” Andre Agassi dopo l'eliminazione al quarto turno a Wimbledon contro Todd Martin, e dedica la maggior parte del suo tempo al tedesco. A 13 anni, Haas si sposta in Florida. Vede le foto di Agassi ovunque, mangia con lui, si allena con il suo staff. Il suo idolo resta Boris Becker, ma da Andre impara molto. I due si ritrovano di fronte, nel 1998, a Wimbledon. Tommy si è già rotto tutte e due le caviglie, due anni prima: le prime fratture di una, purtroppo per lui, lunga serie.

Ai Championships il mondo si accorge di lui. In un pomeriggio grigio e umido, in cui la pioggia lascia all'improvviso il posto al sole, Haas rimonta e vince 46 61 76 64. Andre è dominato, e non porta come scusa per la sconfitta una pessima decisione dell'arbitro John Frame che non fa overrule su un colpo di Haas evidentemente fuori ma dato per buono. Nel punto successivo, Haas completa il tiebreak del terzo set.

Perde le prime tre finali (mancando un match point contro Corretja a Lione nel 1998), prima di vincere il suo primo titolo, a Memphis: 64 61 su un Courier menomato da un infortunio al piede sinistro. Un mese prima era arrivato il suo miglior risultato in uno Slam, le semifinali agli Australian Open: un traguardo che eguaglierà altre tre volte (Australian Open 2002 e 2007, Wimbledon 2009). Batte Santoro 62 63 75 con sei break all'attivo e ai quarti piega Spadea, che ha eliminato Agassi, 76 75 63. Diventa così il quarto tedesco in semifinale in uno slam nell'era Open dopo Becker, Stich e Meiler. Perde però da Kafelnikov, che lo sconfiggerà anche nella finale olimpica di Sydney, 76 36 62 46 63 dopo tre ore e mezza, entusiasmando i 10 mila dell’Olympic Park Tennis Stadium.

A settembre batte di nuovo Agassi, nei quarti della Grand Slam Cup a Monaco di Baviera, 60 67 64 con 17 ace (a 7) e 10 gratuiti in meno, 22 contro 32. E' la prima vittoria contro un numero 1 del mondo, e resterà l'unica fino a una settimana fa.

Il 2001 è un anno straordinario. Vince quattro titoli: Adelaide, Long Island, Vienna e soprattutto Stoccarda, il suo primo Masters 1000. Qui supera Henman nei quarti e Hewitt in semifinale (rispettivamente terza e quarta vittoria consecutiva rimontando lo svantaggio di un set) e domina Mirnyi con un triplo 62.

L'anno successivo sfiora la finale agli Australian Open, sfuggita solo al quinto set contro Marat Safin, aiutato anche da un’interruzione per pioggia (nei quarti aveva battuto Federer in un match spettacolare, chiuso 8-6 al quinto); a maggio arriva in finale a finale a Roma, ma si arrende ad Agassi (per dieci anni non ne perderà più una). Ma il destino ha in mente altre strade.

Il primo trauma
L'8 giugno 2002 Haas si sta preparando per Wimbledon quando riceve una telefonata. È la sua fidanzata in lacrime: mentre guidava a Sarasota ha visto un camion investire i genitori di Tommy che andavano senza casco sulla Harley-Davidson che Tommy aveva regalato al padre.

Addio Wimbledon, addio Tour per un mese e mezzo. Haas torna in Germania finché mamma Brigitte e papà Peter, l’ex campione europeo di judo e compagno di scuola di Arnold Schwarznegger, non stanno meglio. Quando sta per rientrare è la spalla destra a tradirlo: due infortuni lo fermano tra la fine del 2002 e l’estate del 2003. Torna sul circuito senza classifica, ma alla fine del 2004 è già tornato top-20 (n.17). Una risalita iniziata con la vittoria a Houston, sulla terra battuta, in finale su Roddick.  L'ATP lo premia come “Comeback Player of the Year”.

Dopo un anonimo 2005, in cui si fa anche male alla caviglia destra scivolando su una pallina durante il riscaldamento del match d'esordio a Wimbledon contro Tipsarevic, Haas inizia il 2006 da 45esimo al mondo. Perde da Federer in cinque set al terzo turno agli Australian Open, vince Delray Beach, Memphis e Los Angeles, arriva ai quarti agli US Open battuto da Davydenko e dai crampi, gioca la semifinale a Parigi Bercy e chiude la stagione da numero 11.

Anche il 2007 è molto positivo: Tommy inizia la stagione raggiungendo la semifinale agli Australian Open, perdendo da Fernando Gonzalez. Vince il titolo a Memphis e gioca una partita memorabile a Flushing Meadows negli ottavi contro James Blake. È il più grande spettacolo che il pubblico di New York abbia visto in un Labour Day dai tempi di Connors-Krickstein. Sotto due set a uno, Haas vince il quarto 6-0 e nel quinto annulla tre match point con altrettanti ace. Si arriva così al tiebreak. Il settimo punto, sul 3-3, racchiude tutto il match. Haas chiama Blake a rete e lo scavalca con un pallonetto, l'americano in qualche modo ci arriva e la rimette in gioco sul rovescio del tedesco che nuovamente attira sotto rete l'avversario e nuovamente lo beffa con un lob. Dopo 15 colpi è 4-3 Haas. “Se avesse fatto quel punto, il pubblico sarebbe impazzito” ha commentato il tedesco. Blake affossa un dritto a rete e commette doppio fallo, agevolando il 7-4 di Haas, che finisce la sua corsa, per il secondo anno consecutivo, contro Davydenko.

Tuttavia, nel 2008, un nuovo infortunio lo tiene fuori per la prima parte di stagione. “Un nuovo intervento, la riabilitazione, il non sapere se la spalla sarebbe tornata a posto... tutto questo mi ha abbattuto. Anche perché avevo 29 anni e rientrare non era più così facile”.

Quando comincia il 2009 Haas non ha uno staff, non sa cosa fare, ha tante domande e nessuna risposta. “Sentivo che non ero preparato come avrei voluto e ho perso un sacco di partite combattute” spiegava a marzo, dopo essere sceso al numero 87 del ranking. “Non vincevo i punti importanti e la fiducia scendeva sempre di più”. Porta così la fidanzata, e attuale moglie, Sara Foster in vacanza alle isole Turks and Caicos. Dopo cinque giorni richiama il coach Thomas Hogstedt e inizia a lavorare con un nuovo fisioterapista, Alex Stober. La nuova squadra si trasferisce a Monaco di Baviera e Haas rinasce. A Parigi sta per dare un enorme dispiacere a Roger Federer, e uno spavento non da poco a Mirka che di lì a poco avrebbe partorito le due gemelle. Lo svizzero perde quasi tutti gli scambi sulla diagonale di rovescio, colpo migliore di Haas e stecca tanto, troppo, di dritto. Ne sbaglia due nel game che gli costa il break decisivo nel secondo set, dopo aver perso il primo al tiebreak. Un altro vola lungo nell'ottavo game del terzo. Haas è a cinque punti dal condannare Federer all'eliminazione più rapida in uno Slam dal 2004. Ma Roger torna quello “old style” e piazza il drittone inside-out sulla riga che fa girare il match. Il resto è un game da suicidio di Haas (doppio fallo, errore di dritto, e volée appoggiata sui piedi del giudice di linea), è la quinta vittoria di Federer da sotto due set a zero, è il preludio a un titolo che fa la storia.

Sull'erba, Haas si traveste da Becker. Batte Djokovic in finale a Halle (per la prima volta in carriera) e si ripete a Wimbledon. Il primo set si decide alla prima palla break, all'undicesimo game: passante in corsa di Haas che sale 6-5 e tiene a 15 nel game successivo. Secondo set speculare, almeno fino alla palla break convertita e al 6-5 per il tedesco che però gioca il peggior game del match, cede il servizio a zero e si ritrova al tiebreak. Djokovic allunga 6-3 ma Tommy piazza un parziale di cinque punti di fila e chiude 8-6. Con un solo break, Nole porta a casa il terzo 6-4. Nel quarto il gioco di Haas è un susseguirsi di soluzioni di volo e serve and volley e Djokovic si rassegna alla sconfitta. Nella sostanza, anche se non nella forma, è il miglior risultato in uno slam per Haas, che cede a Federer a un passo dalla finale.

A febbraio 2010 un altro colpo durissimo: un nuovo infortunio, all'anca destra, lo tiene fuori fino a maggio 2011. Viene operato a Vail, in Colorado, dal chirurgo Marc J. Philippon. “L’operazione era inevitabile” spiega sul suo sito ufficiale. “Il dolore era diventato insopportabile”. Trova comunque ragioni per sorridere: sposa Sara Foster e il 15 novembre 2010 diventa padre di Valentina. "Voglio continuare a giocare per lei" dice.

La famiglia è un'ancora di salvezza per Tommy che dall'anno scorso, per la terza volta, riprende il largo. Terzo turno al Roland Garros, semifinali a Monaco e ritorno in top-100. Ha una wild-card a Halle e la onora al meglio. È sua la ventesima edizione del Gerry Weber Open dopo la finale vinta su Roger Federer, che non perdeva da 10 anni contro un tedesco. Nella seconda metà di stagione perde in finale ad Amburgo (da Monaco) e a Washington (da Dolgopolov). Arriva nei quarti in due Masters 1000 e chiude la stagione al numero 21 del mondo.

Il resto è storia recente, è cronaca di Miami, è la vittoria su Djokovic e la prima semifinale in un Masters 1000 dal 2006. "Ho avuto 15 mesi di stop (non solo per infortuni)" ha detto dopo la sconfitta con Ferrer, "e poi ho avuto l’interventi alla spalla e all’anca anche se all’inizio non volevo farli, e poi mi sono dovuto ricostruire la classifica, è stato frustrante ma sono ancora qui e la cosa mi rende orgoglioso. Riuscire a giocare contro i migliori, mi rende felice. Cercherò di continuare il più a lungo possibile".

Alessandro Mastroluca

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