24/08/2013 19:29 CEST - Personaggi

Thomas Fabbiano: Davide contro i Golia del power tennis

TENNIS - Il 24enne tarantino, 173 cm, si qualifica per la prima volta ad un torneo del Grande Slam ed al primo turno pesca il bombardiere canadese Milos Raonic. Agli Us Open ha già giocato una semifinale junior, nel 2007, persa da Janowicz. La forza della dedizione e del sacrificio. Burruni e Mastroluca

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Thomas Fabbiano
Thomas Fabbiano

Se lo sentiva che era il suo anno. Dopo aver vinto nove futures tra il 2007 ed il 2012 (Olbia’07, Francavilla al Mare’08, La Spezia’08, Quartu Sant’Elena’08, Antalya’10, La Spezia’10, Antalya’11, Modena’11, Harlingen’12), Thomas Fabbiano, 24enne di Carosino, cresciuto nell'unico circolo di San Giorgio Ionico, 173 centimetri di grinta, ha centrato a luglio il suo “mese perfetto”: le prime due semifinali a livello challenger (sulla terra battuta di Todi e San Benedetto del Tronto, dove ha sconfitto lungo il percorso l’austriaco Anderas Haider-Maurer, numero 86 del mondo) e poi, subito dopo, anche il primo challenger vinto sul cemento di Recanati.

Pur non avendo mai vinto una partita nella città di Leopardi prima di quest'anno, vince facilmente il primo turno, poi gioca la miglior partita della settimana al secondo con il giapponsese Soeda. Ai quarti batte il siciliano Caruso giocando abbastanza male e in semifinale piega il "bombardiere" Albano Olivetti, non a caso soprannominato il Karlovic francese, che serve 34 ace ma non fa i conti con la difesa di Fabbiano, capace anche di giocargli un lob vincente (sul 5-5 nel tiebreak del secondo set), impresa non semplice contro un giocatore di 2 metri e 10. In finale, il sigillo sul francese David Guez, n.172 del mondo, arrivato forse un po' stanco alla sfida contro Thomas, in forma da diverse settimane.

Poi l'azzurro sceglie due tornei consecutivi sul rosso, perdendo in due set contro Volandri al primo turno di Orbetello e spingendosi fino ai quarti di finale a Liberec, dove cede ancora in due set al ceco Jiri Vesely. Nelle qualificazioni americane, invece, ha confermato di trovarsi a suo agio sul duro, non cedendo neanche un set nei tre match disputati. Inizia battendo 6-4 6-3 il 25enne croato di Mali Losinj Antonio Veic (187 ATP), per poi rendere indigesta con un periodico 6-4 la torta di compleanno al mancino tedesco (ma nato a Mosca 26 anni fa) Mischa Zverev (136 ATP e 45esimo nel 2009) e dare 6-3 6-4 al 23enne statunitense Jarmere Jenkins (611 ATP).

Ora, all’esordio in un main draw del Grande Slam, si troverà opposto ad uno dei massimi esponenti del power tennis: il canadese Milos Raonic. Il nordamericano picchia forte e cerca di raccogliere tanti punti dalla sua prima di servizio, che fila costantemente ben al di sopra dei 200 chilometri orari. Sarà una sorta di déjà-vu per Fabbiano, secondo tennista pugliese agli Us Open dopo Gianluca Pozzi, che nell'estate del 2007 perse la semifinale junior contro un altro “gigante”, quel Jerzy Janowicz fresco semifinalista a Wimbledon.

L'indimenticabile estate del 2007

L'estate del 2007 è il secondo spartiacque fondamentale nella carriera di Fabbiano. Il primo risale al 1995 quando suo padre Stefano, allora sindaco della città poi diventato assessore provinciale alle politiche sociali e vicepresidente della provincia proprio all'inizio del 2007, apre un circolo tennis a San Giorgio Ionico, città a 9 chilometri da Taranto dove quasi tutti i ragazzi si dedicavano a pattinaggio e arti marziali.

Thomas fa da raccattapalle, a volte tira qualche colpo contro il muro: da bambino, però, vorrebbe fare il calciatore. Lentamente però scopre qualità e talento per il tennis, guidato dal suo primo maestro, Mario Pierri, tornato alla sua professione originaria di insegnante di educazione fisica dopo che Fabbiano ha scelto di trasferirsi a Roma.

Nel 2007, prima della semifinale a New York, era arrivato il titolo in doppio al Roland Garros junior in coppia con il rivale, diventato il suo migliore amico, il bielorusso Andrei Karatchenia, che nel tempo libero migliora la sua tecnica guardando le videocassette delle partite di Federer. La loro è una storia di sport, di amicizia, di solidarietà. Dal 2003, infatti, Andrei ha vissuto in casa del maestro Pierri, che l'ha “adottato” per farlo crescere e allenare al circolo insieme a Thomas. Loro due occupano uno dei due campi in terra rossa anche tre o quattro ore al giorno, e i soci si mettono da parte anche se hanno prenotato il campo in anticipo.

Da Taranto a Roma, da Roma a Foligno

Anche quando si trasferisce a Roma, Thomas ha un pezzo della sua regione accanto a sé. Si allena infatti al Tennis club Parioli con Vittorio Magnelli e il brindisino Christian Brandi. Con lui al fianco, firma una piccola grande impresa che rappresenta anche il primo bivio e il primo punto di rottura della sua carriera, la qualificazione al Foro Italico: da numero 410 del mondo, Fabbiano batte Hanescu (n.80) e Pashanski (n.100) e al primo turno se la gioca alla pari con Mahut (44). “Quel risultato” ha spiegato in una recente intervista, “ha un po’ scombussolato i miei piani e le mie idee. Ho guardato troppo avanti piuttosto che pensare al presente. Cambiò qualcosa in me: se non mi fossi qualificato, forse avrei avuto una crescita più lineare, invece sono rimasto intorno al numero 300 ATP per qualche anno. Mi aveva ingannato: giocavo già bene, ma non ero pronto”.

Fabbiano, che ha un tennis moderno e di sacrificio, un gioco a tutto campo con due fondamentali molto buoni, una buonissima visione tattica e tanta tanta grinta. Quest'anno, per la seconda volta in carriera, ha lasciato la strada vecchia per la nuova. Ha lasciato Roma e, dopo una prova di una settimana, si è trasferito alla Tennis Training School di Foligno. Ha iniziato a lavorare con il coach Fabio Gorietti, che conosceva da tempo, e con i preparatori Gianfranco Palini e Fabrizio Roscini.  A inizio anno ha collaborato con l'ex pro Adrian Voinea, “creatura” di Alberto Castellani e parte dello staff del Team Gorietti. È stato proprio il rumeno a tirare Fabbiano su di morale a San Luis Potosì, quando ha sprecato match point e perso da Tennys Sandgren. Il tarantino ha vissuto un altro momento di crisi, dopo il 61 62 subito da Lammer a Tangeri. Ma i coach, la fidanzata e gli amici gli hanno dato la fiducia necessaria per invertire la rotta in brevissimo tempo.

A Foligno, Fabbiano si allena con Matteo Fago e Luca Vanni. Ha aumentato l'attenzione per la parte atletica, per la cura delle racchette, delle corde e delle tensioni da usare nei vari momenti del match, ma soprattutto ha fatto passi avanti nella gestione tecnica e tattica: è più sicuro, ha migliorato il dritto e trovato il suo gioco ideale, cioè piedi sulla riga e palla colpita molto presto. Il suo segreto? La semplicità di schemi e di pensieri: non fare più cose di prima, ma farne meno e farle meglio.

Quest'anno ha perso a Bergamo con Trevisan (poi vincitore del torneo), che insieme a Lopez costituiva con Fabbiano un trio di grandi speranze azzurre finora non del tutto sbocciate, e ha avuto modo di allenarsi con l'attuale grande speranza azzurra, Gianluigi Quinzi, di cui apprezza la mentalità, la voglia di vincere e la cura nella programmazione.

Per la sfida contro Raonic, Fabbiano (173 centimetri x 70 chilogrammi, secondo il sito dell’ATP, ma dal vivo sembra ancor più minuto) dovrà dotarsi di elmetto e ricordare la parabola di Davide contro Golia: alle volte, anche i più piccoli possono diventare re.

Antonio Burruni e Alessandro Mastroluca

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