05/01/2014 19:38 CEST - ATP TOUR

La grande guerra (prima parte)

TENNIS - Analizziamo i principali movimenti che si sono messi in luce nella stagione appena trascorsa. La Spagna guidata da Nadal ha 14 top-100, grazie all'exploit di Carreno Busta e al ritorno di Robredo. La Serbia si aggrappa a Djokovic, ma Tipsarevic perde 27 posizioni. Wawrinka avvicina Federer. Massimiliano Di Russo

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Mentre quel che resta della stagione emette gli ultimi agonizzanti respiri al cospetto di esibizioni non di rado circensi, è tempo di bilanci: se è vero che il tennis è sport individuale, tanto da costringere sovente l’appassionato a interrogarsi circa il senso di una competizione come la Coppa Davis, le vicende accadute nell’anno appena trascorso ci impongono qualche riflessione riguardo la salute dei principali movimenti tennistici di tutto il mondo.

Spagna

Ancora una volta il movimento spagnolo ha dimostrato di essere quello che se la passa meglio: 14 giocatori tra i primi 100 di cui 2 tra i primi 10 e 8 tra i primi 50. Alfiere indiscusso è naturalmente Rafa Nadal (1), primo giocatore del ranking nonché vincitore di 10 tornei. Sul suo prodigioso ritorno dopo l’infortunio al ginocchio sinistro è stato già detto tutto, così come della straordinaria cavalcata estiva che gli ha permesso di inanellare i successi di Toronto, Cincinnati e New York. Nel finale di stagione ha lasciato le luci della ribalta a Djokovic, “accontentandosi” di chiudere l’anno in vetta al ranking. Nel 2014 non difenderà punti a Melbourne e Miami, una boccata d’ossigeno se si pensa a quanto dovrà confermare per mantenersi in testa. A completare il podio virtuale ecco David Ferrer (3), terzo delle classifiche grazie a un mix di piazzamenti illustri – su tutti la finale del Roland Garros, prima in carriera in uno Slam – e disavventure altrui  (leggi Murray e Federer). Tutto questo nonostante il saldo negativo di vittorie rispetto al 2012, quando vinse ben 7 tornei contro i 2 di quest’anno (Auckland e Buenos Aires).

Annata tutto sommato positiva anche quella di Nicolas Almagro (13), chiusa ancora una volta a ridosso della top ten. A inizio stagione sono arrivati anche i quarti di finale a Melbourne, gettati via sciaguratamente al cospetto di quel Ferrer contro il quale non ha mai vinto in 14 incontri disputati. A proposito di vittorie, la nota negativa della stagione del tennista di Murcia è rappresentata dallo “zero” nella casella dei tornei conquistati, lui che dal 2006 portava a casa almeno un trofeo ogni anno. Appena due finali a Houston e Barcellona, perse rispettivamente contro Isner e Nadal, costituiscono il suo misero bottino.

Per molti avrebbe dovuto vincere lui il premio di “Comeback of the Year”, poi andato a Rafa Nadal: stiamo parlando di Tommy Robredo (18), precipitato un anno fa al numero 114 delle classifiche a causa di un infortunio alla coscia sinistra. E invece nel 2013, a trentun anni, ecco la rinascita: prima arrivano le semifinali a Buenos Aires, poi i titoli a Casablanca e Umago. E’ negli Slam però che l’ex vincitore di Amburgo offre il meglio: raggiunge i quarti a Parigi dopo aver rimontato uno svantaggio di due set in tre partite consecutive (annullando al terzo turno quattro match point a Monfils) e agli Us Open si permette il lusso di battere per la prima volta in carriera Federer, raggiungendo anche in questo caso i quarti di finale, traguardo mai raggiunto in quel di New York e che gli permette di rientrare tra i primi 20 del ranking.

Titoli anche per Feliciano Lopez (28) a Eastbourne, Marcel Granollers (38) a Kitzbuhel e Albert Montanes (64)a Nizza. Fernando Verdasco (30) si regala invece un paio di fiammate in terra d’Albione: prima raggiunge i quarti a Wimbledon, trovandosi addirittura avanti di due set contro il futuro campione Murray, poi a fine anno conquista il titolo di doppio al Masters di Londra in coppia con David Marrero. Chiudono nella top 100 anche Pablo Andujar (48), semifinalista a sorpresa a Madrid,  Roberto Bautista Agut (59), Guillermo Garcia Lopez (63), Daniel Gimeno-Traver (75) e Albert Ramos (82). Menzione speciale per Pablo Carreno Busta (65): classe 1991, quest’anno ha vinto 7 Futures consecutivi e 4 Challenger, raggiungendo anche le prime semifinali nel circuito maggiore a Oeiras. Ha migliorato la sua classifica di ben 650 posizioni rispetto all’inizio del 2013, tanto da meritare il premio di Most Improved Player of the Year che gli è stato assegnato dall’ATP. Neanche a dirlo, la Spagna ha una nuova freccia al proprio arco.

Serbia

Un anno fa la Serbia piazzava due tennisti nella top ten, compreso il numero uno del mondo, e un altro di un pelo tra i 40. Quest’anno le cose vanno decisamente peggio: non bastassero l’abdicazione di Nole Djokovic (2) e il crollo di Janko Tipsarevic (36), sceso di 27 posizioni e vincitore di appena un incontro negli ultimi cinque tornei disputati, ci si è messo anche l’affaire relativo alle vicissitudini dopesche di Viktor Troicki (74), la cui pena recentemente è stata ridotta da 18 a 12 mesi per essersi rifiutato a Montecarlo di fornire un campione del proprio sangue. A fine stagione, infine, è arrivata la sconfitta in casa nella finale di Davis contro la Repubblica Ceca. Se però il Djoker che vedremo nel 2014 sarà lo stesso di fine anno, difficilmente alla Serbia mancheranno occasioni per tornare a sorridere.

Gran Bretagna

Prendi i soldi e scappa, verrebbe da dire. Conquistati i Championships il rendimento di Andy Murray (4) è andato via via scemando fino alla decisione di operarsi alla schiena dopo gli Us Open,  terminando anticipatamente la stagione. Per lo scozzese si è trattato di un 2013 da quattro vittorie (Brisbane, Miami, Queen’s, Wimbledon), l’ennesima finale persa in Australia e i punti persi a causa della mancata partecipazione al Roland Garros (sempre per i problemi alla schiena) e alle prove indoor. Intanto, nonostante abbia già ripreso ad allenarsi, ha annunciato che non parteciperà a una serie di esibizioni previste a fine novembre alle Barbados, mentre starebbe valutando se confermare la propria disponibilità per Abu Dhabi, il torneo di Doha e soprattutto gli Australian Open, ritenuti fondamentali da un Boris Becker in versione apocalittica per non gettare l’anno alle ortiche.

Argentina

Il ritiro di David Nalbandian è stato un momento triste per il tennis sudamericano, nonostante negli ultimi anni a causa dei continui guai fisici non fosse più competitivo come in passato. Gli argentini possono consolarsi con i continui progressi messi in mostra da Juan Martin Del Potro (5), protagonista qualche tempo fa di un ottimo ritratto da parte di Peter Bodo e tornato ormai quasi ai livelli del 2009. 4 titoli conquistati, tutti ATP 500, a Rotterdam, Washington, Tokyo e Basilea, 2 finali a Indian Wells e Shanghai e una semifinale maratona a Wimbledon, la più lunga della storia dei Championships (4h43m), persa contro Djokovic sono solo alcune delle perle di una stagione cui è mancato uno squillo nel Masters, nonostante le buone occasioni avute nel match-spareggio contro Federer. Fortunatamente per gli azzurri Juan Martin non parteciperà, salvo ripensamenti, al confronto di Davis con l’Italia del 31 gennaio-1-2 febbraio 2014 per i motivi che ci ha spiegato il direttore Ubaldo Scanagatta.

Con molta probabilità ci saranno invece il numero 2 d’Argentina Carlos Berlocq (41), che quest’anno ha vinto il torneo di Bastad battendo in finale Verdasco, e Juan Monaco (42), lontano parente del tennista che aveva chiuso il 2012 al dodicesimo posto con quattro tornei vinti. Il tennista che si allenava con una sola palla ha concluso anzitempo il 2013 a causa di un infortunio al polso destro e con all’attivo un solo titolo, a Dusseldorf, dopo essere precipitato oltre la 40esima posizione del ranking. Note liete sono invece arrivate da Horacio Zeballos (56), che potrà raccontare ai nipotini di aver vinto un torneo battendo Nadal in finale, e da Federico Delbonis (55), da tempo considerato una promessa e che ha raggiunto la prima finale in carriera ad Amburgo dove è stato eliminato da Fabio Fognini nonostante avesse avuto tre match point a favore. Nei top 100 anche Guido Pella (94) e Leonardo Mayer (95).

Svizzera

Due giocatori elvetici nella top ten di fine anno dovrebbero essere una buona notizia, non fosse che uno di loro si chiami Roger Federer (6) e sia incappato nella sua peggiore stagione da 12 anni a questa parte. Nemmeno il discreto finale autunnale (mai parola fu più significativa) è servito a risollevare un 2013 costellato di sconfitte per mano di carnefici del calibro di Benneteau, Nishikori (sul rosso), Stakhovsky,  Delbonis, Brands, Robredo. Uscito anzitempo negli Slam (addirittura al secondo turno a Wimbledon) Roger ha chiuso con all’attivo un solo acuto, ad Halle, proprio come Stanislas Wawrinka (8), la cui stagione però ha un sapore ben diverso. Stan ha giocato infatti il miglior tennis della sua carriera, disputando alcuni incontri memorabili entrati di diritto tra i migliori dell’anno. E’ il caso del match giocato con Djokovic negli ottavi a Melbourne, la vittoria contro Gasquet al Roland Garros o della straordinaria cavalcata compiuta durante gli Us Open che l’ha visto dominare tennisti del calibro di Berdych e Murray prima di cedere in semifinale ancora una volta a Djokovic, ancora una volta non senza vendere cara la pelle. Fino al Masters di Londra, quando ha superato il round robin facendo fuori Berdych e Ferrer per poi perdere, per una volta nettamente, contro la nemesi serba. Stavolta con la soddisfazione di terminare la stagione con i piedi saldamente nella top ten.

(continua)

Massimiliano Di Russo

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