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Reading: I tormenti del vecchio Murray, in finale a Bercy, tra le Finals di Londra e la finale di Coppa Davis
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I tormenti del vecchio Murray, in finale a Bercy, tra le Finals di Londra e la finale di Coppa Davis

Andy Murray non ha vinto nessuno Slam nel 2015, ma ha disputato comunque una più che discreta stagione. Il trionfo in coppa Davis rappresenterebbe l’ennesima consacrazione di un campione che ha riscritto la storia del tennis britannico. Tra Parigi-Bercy e la finale col Belgio sulla terra di Gand, però, si interpongono le ATP Finals sul veloce indoor della O2 Arena

Last updated: 24/03/2017 12:36
By Cesare Alfieri Published 07/11/2015
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5 Min Read

Non è stata l’anticamera della Coppa Davis, la premessa della sfida vera con David Goffin di fine novembre a Gand ad impensierire Andy Murray al Master indoor di Parigi. Ancora una volta in campo per meno di un’ora (era già capitato nel match con Coric), lo scozzese ha lasciato la miseria di un game al numero uno belga. Altri, e più seri, erano i problemi di Andy. La pallina sfuggita a una raccattapalle ha, per un instante almeno, rotto l’equilibrio di Murray nella pausa di gioco, mostrando un nervosismo francamente eccessivo in una situazione del tutto favorevole. O forse Andy stava riflettendo sulle polemiche sul “poppy” – il papavero rosso che è quasi un obbligo sociale in questo periodo in Gran Bretagna – seguite ad un suo post su Facebook. Andy ringraziava lì le Forze Armate, dimenticandosi di rivolgere un pensiero a coloro che sono morti nei massacri della prima guerra mondiale (per i quali il papavero era stato originariamente pensato). Forse, avrà pensato, sarà ora di smetterla di esprimere pensieri anche solo latamente politici, con l’incauto tweet pro-indipendenza scozzese ad essergli da monito.

Eppure, non è quello trovato a Parigi l’avversario che Murray si aspetta a Gand. Perchè Goffin potrà riposare, ed effettuare una specifica preparazione sulla terra in vista della finale di Davis. Mentre Andy dovrà giocare le ATP Finals nella sua Londra, chiudendo alla peggio (ma sarebbe finale) domenica 22 novembre, cinque giorni prima dell’inizio della sfida tra Gran Bretagna e Belgio. Per Murray, e per i britannici, non è una partita come un’altra: perché la finale di Davis manca dal 1978, e perché Fred Perry alzò la nona coppa Davis nel lontano 1936. Perchè poi Murray è quello dell’oro olimpico (mancava dal 1908) e pure quello di Wimbledon (mancava dal 1936). E perché poi i precedenti – più di un secolo fa – sono incoraggianti, anche se si giocava in casa, e a Wimbledon. Infine, in un parallelismo un po’ azzardato, perché anche Federer l’anno scorso ha giocato quasi tutte le Finals e poi vinto la Davis, perché la finale contro Djokovic non valeva il rischio di una finale di Davis persa contro la Francia.

Simile è stato, ma più lungamente, il dilemma di Murray. Salto le finali e mi preparo meglio sulla terra, oppure onoro gli impegni mettendo a rischio l’evento clou della stagione? I dubbi dello scozzese erano giustificati dai passati problemi alla schiena acuiti dal cambio repentino di superficie, e dall’intensità della stagione. Nell’anno in corso, Andy ha giocato 77 singolari (di cui 67 vinti) e 12 doppi, terminando l’anno da numero due al mondo. La squadra di Davis è quasi solo Andy, che è infatti chiamato a giocare tutti i match, doppi inclusi (con la gradita eccezione americana grazie alla vittoria in singolare di Ward). Così, Murray ha chiosato: “fisicamente per la finale di Davis non sarò alla perfezione”. Chi non ha avuto dubbi è stata, però, la dirigenza dell’ATP. La mancata partecipazione alla O2 arena poteva costare cara a Murray, circa 900.000 dollari persi come bonus di fine anno. Le memorie del beau geste di Andy dello scorso anno, quando si prestò a giocare un set di esibizione con Djokovic per sopperire alla mancata finale di Federer, tornando appositamente dal Surrey a East London, evidentemente non hanno intenerito l’ATP.

Sciolta la riserva prima del Masters parigino, Murray si allenerà sulla terra quel tanto che potrà, cercando – o sperando – di minimizzare i contraccolpi del cambiamento di superficie. Alla fine, c’è comunque il 2016 per provare a vincere le Barclays ATP Finals prima che cambino nome (come le bici pubbliche di Londra, non più Barclays ma Santander, ma comunque per tutti Boris’ bikes) , anche se non ubicazione per ancora diversi anni. Il 2016 si aprirà con altre certezze: la paternità a febbraio, e il rinnovato rapporto con Amelie Mauresmo. La “priorità assoluta” in quest’ultimo scorcio di stagione, però, è la Davis, con tutta la Gran Bretagna in attesa di fare di Andy ancora una volta il suo eroe.


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TAGGED:Andy MurrayATP Finals 2015
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