In esclusiva D'Atri (Presidente FIT Campania): "La questione di Fuorigrotta la risolveremo. Un 250 a Napoli non è utopia"

Interviste

In esclusiva D’Atri (Presidente FIT Campania): “La questione di Fuorigrotta la risolveremo. Un 250 a Napoli non è utopia”

Intervista esclusiva con Federico D’Atri, Presidente regionale FIT campano. Chiacchierata a 360 gradi sul presente, futuro e passato del tennis nazionale. Prima dichiarazione ufficiale di un rappresentante FIT sulla questione Fuorigrotta

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Sempre in giro con il suo staff il Presidente regionale FIT Campania ha fatto tappa al Tennis Club Agropoli, in provincia di Salerno, dove oltre a visitare il circolo e trattenersi in maniera del tutto amichevole con i presenti ha concesso ad Ubitennis un’intervista esclusiva.

Presidente, partiamo dal tennis internazionale. In questo 2016 abbiamo avuto il caso scommesse durante gli Australian Open e adesso lo scandalo Sharapova. Un momento di crisi che non tocca il movimento italiano visto che abbiamo Vinci in top ten, Errani e Schiavone che si sono già aggiudicate anche loro un titolo e infine l’Italdavis ha superato la Svizzera facilmente.
Noi occupiamo in questo momento un posto di rilievo grazie al settore femminile ma diciamo che anche la vittoria con la Svizzera è stata eclatante per il punteggio (5-0 ndr) avessimo incontrato indubbiamente due mastini come Federer e Wawrinka… (sospira). Ma nella vita c’è un turnover che questa volta ci ha favorito.

Crede che l’Italia possa puntare alla vittoria finale?
Credo che ci sentiamo più forti nel settore femminile, quello maschile è indubbiamente più duro. Abbiamo delle realtà che stanno venendo fuori: Donati potrebbe fare molto e a Pesaro abbiamo avuto altri esordi importanti. Abbiamo la speranza anche perché adesso la federazione ha cambiato i traguardi da perseguire. Non si pensa più a guardare l’under 18 che vince Wimbledon ma di creare giocatori che possano resistere nel tempo e che riescono ad uscire intorno ai 20/22 anni, età nella quale un latino, specialmente un italiano, riesce a maturare. Speriamo che questo tipo di lavoro vada bene contando sia sul lavoro dei tecnici ed anche un po’ su quello dei genitori.

Veniamo alla Regione Campania. Dopo la gestione precedente adesso vediamo come il lavoro suo e del suo staff stia dando risultati positivi. Dalle borse di studio agli under fino alla Coppa Davis passando per il Challenger di Napoli, sempre più protagonista nel calendario.
Il tennis Napoli è un circolo all’avanguardia, uno dei più antichi in Italia, certamente il più antico della Campania. Si danno da fare, hanno un presidente che è una persona splendida. Luca Serra mette l’anima in qualsiasi cosa fa ed il circolo lo segue e questo è molto bello. Ma preferiamo sempre guardare al futuro, mai al passato. Ad esempio ci rallegra che i ragazzi della Campania sono costantemente presenti nel settore tecnico e le valutazioni che arrivano da Roma sono sempre positive sul nostro lavoro.

Vedremo un 250 a Napoli?
Dico la verità, non credo sia un’utopia. Sono sforzi chiaramente che vanno fatti dai circoli, ma il TC Napoli con le due tappe della Coppa Davis ha dato prova di essere un circolo con grandissima veduta e organizzazione. Hanno saputo anche rischiare e sono stati premiati. Ad esempio l’ITF ha votato l’arena della sfida alla Gran Bretagna come la più bella del mondo. Questo è un viatico per migliorare. Speriamo che magari facciamo anche… (dice sorridendo).

Parliamo dei quarti da giocare a Luglio con l’Argentina?
Volesse il cielo! Per Napoli sarebbe un’altra possibilità di emergere, di farsi notare. Sicuramente se la Federazione scegliesse Napoli sarebbe un altro successo.

Abbiamo visto, giustamente, tanti aspetti positivi. La questione del centro tecnico di Fuorigrotta però, ad esempio, è una situazione da mettere a posto.
Quella del centro tecnico è una situazione annosa nata quando io stavo uscendo dalla scuola militare, credo il ’69, sono passati quarantasette anni. Credo sia difficile andare a rintracciare le carte di cinquanta anni fa ma la Federazione saprà come affrontare il problema. Cosa ricercare. Si susseguono a volte giudici e valutazione che possono essere improprie. Per quanto mi riguarda io sono presidente dal 2013, non entro nel merito. Sono cose che hanno una storia che va rivista da chi l’ha fatta nascere. Sono comunque fiducioso che le si possono mettere a posto.

Rimane però il rammarico che un centro che ha visto emergere nomi importante come Rita Grande, Potito Starace sia scomparso e che i giovani campani adesso debbano andare a Bari ad allenarsi.
No, un attimo. Il centro tecnico per definizione non esiste più. Adesso la federazione fa fare il CAP (Centri di Aggregazione Provinciale), poi c’è il CPA (Centri Periferici di Allenamento), di cui Napoli è sede e quindi potrebbe accogliere altri ragazzi; e poi c’è il CTP (Centri Tecnici Permanenti, ndr) che è stato fatto a Bari. La federazione ha fatto delle valutazioni circa il numero di CPA e CTP e quindi i ragazzi che vanno a Bari non è per demerito, o mancata organizzazione. Inoltre la federazione ha a disposizione quattro campi al giorno dalle 14 alle 20, per qualsiasi destinazione richiesta. Quindi da questo punto di vista il tennis campano giovanile può vantare, oggi, un’attenzione mai avute in passato. Questo lo posso affermare con sicurezza perchè lo vivo da quarantasette anni. Ed infine posso anche assicurare che adesso chi vale va certamente avanti mentre prima rischiava di rimanere in un ambito ristretto. Oggi ad esempio, come detto prima, si è lungimiranti, è capitato anche che ragazzi vincitori di un titolo italiano non siano stati chiamati ad un CTP perché la valutazione che si fa adesso si basa sul futuro e non sul presente. Si punta a far crescere tennisti che possono migliorare ancora del 50%, non del 10%.

Chiudiamo con il lavoro della FIT Campania, un lavoro durissimo. 500 tornei all’anno ad esempio oltre a quanto elencato già in precedenza.
Il nostro lavoro è sempre correlato al numero di circoli, se pensiamo che in Lombardia ci sono 700 circoli e noi ne abbiamo circa 160 sappiamo che c’è una certa differenza. Il nostro svantaggio è che molti circoli sono piccole realtà. Un circolo che ad esempio ha solo due campi ovviamente avrà problemi nell’organizzare le squadre giovanili, i tornei. Cerchiamo però di dare soddisfazioni a tutti facendo ruotare gli eventi importanti ad esempio, oppure mandando le telecamere di Supertennis a dare visibilità. L’importante è non dare preferenze, facendo tutto alla luce del sole. Noi, infine, siamo tranquilli con la coscienza e sappiamo che di meglio non di poteva fare.

La ringrazio Presidente del suo tempo.
Non scherziamo, è stata una gioia.

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