Troppo diverse per amarsi, per aver anche solo voglia di conoscersi un po’ meglio. Serena Williams e Maria Sharapova sono state per un po’ di tempo lontane dai campi. L’ultimo incontro tra le due nel gennaio dello scorso anno, a Melbourne, non spostò di una virgola il copione ormai consolidato dei precedenti: Serena vince, Maria perde.
Fuori dal campo non va sempre allo stesso modo. Le due non hanno mai smesso di sfidarsi, e se ingaggiare un duello in campo non è momentaneamente possibile, vale farlo sulle riviste di un settimanale. Il primo affondo questa volta è stato della russa, che a People, la scorsa settimana, ha rivelato un passaggio della sua biografia “Inarrestabile, la mia vita finora”, sugli scaffali delle librerie di tre quarti di mondo dal 12 settembre. Rievoca un episodio del 2004 relativo alla finale di Wimbledon, quando appena diciassettenne strappò alla Williams il Rosewater Dish: “Serena mi detesta perché l’ho sentita piangere dopo aver perso da me a Wimbledon nel 2004. Lo avevo già capito dalla stretta di mano a fine partita. Mi disse ben fatto, ma avevo già intuito che mi odiasse”.
Non è dato sapere se si tratti o meno di una risposta alle parole di Sharapova (probabilmente non lo è perché manca un riferimento diretto), ma in una lunga e brillante intervista sulle pagine di Vogue, in cui ha confessato di sentirsi vittima di giudizi spesso poco equilibrati a causa del colore della sua pelle, Serena non ha risparmiato una stoccatina alla sua avversaria “La gente pensa che io sia quasi cattiva. Ma penso che le altre ragazze nello spogliatoio mi vedano diversamente. Maria Sharapova, che magari non parla con nessuno, gode di una percezione diversa da parte del pubblico. Del resto la società è fatta così, noi donne di colore dobbiamo essere due volte migliori, ma questa situazione mi piace molto”.
