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Interviste

Anderson: “Non stavo bene ma avrei potuto vincere il terzo set”

Il sudafricano Slam spiega le difficoltà incontrate nel preparare la sua seconda finale Slam, con qualche rimpianto nel finale

Last updated: 17/07/2018 13:11
By Redazione Published 15/07/2018
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6 Min Read


📣 Guarda il torneo ATP di Shanghai in streaming su NOW! 

Quanto eri stanco quando hai iniziato? Come hai trovato la tua energia per giocare così bene nel terzo set, in cui hai avuto cinque set point?

All’inizio è stato difficile per me. Sai, hai sempre grandi speranze. Giocando la partita, speravo di attingere ad alcune esperienze precedenti, come la finale degli US Open, o il match con Federer un paio di giorni fa.
Ma, devo ammettere che non ho davvero trovato la mia forma come volevo. Il mio corpo non si sentiva bene.
Ero piuttosto nervoso all’inizio della partita. All’inizio soprattutto. Sicuramente mi sono sentito molto meglio nel terzo set. Ho pensato di avere alcune opportunità per vincere quel terzo set, specialmente un paio di punti in cui Novak ha colpito molto vicino alle righe. Mi sarebbe piaciuto andare al quarto, ma non è accaduto.

Hai sentito nel terzo set che potevi farcela?

Sì, potenzialmente. Ero consapevole di stare giocando molto meglio nel terzo set.

Come è stato il periodo di recupero tra la semifinale e la finale? È stato un fattore all’inizio della finale?

Sì, potenzialmente. Onestamente, il sabato è stato piuttosto difficile. Ho pensato molto, mi chiedevo se sarei stato in grado di affrontare un tre su cinque contro un giocatore forte come Novak. Sono venuto sul campo, ho giocato in modo molto leggero per 10-15 minuti, poi qualche esercizio. Ho dormito a malapena il venerdì sera.  Oggi mi sono svegliato e stavo bene , mi sono sentito in grado di giocare meglio.

Poi oggi nel terzo set, sono riuscito a risalire un po’. Ovviamente sarebbe piaciuto andare al quarto set. Penso che tutto sommato, il mio corpo  abbia reagito davvero bene.

Cosa ti è mancato rispetto ai match precedenti? Cosa ti aspettavi?

Il modo in cui impattavo la palla, la qualità del mio gioco di gambe, il mio modo di colpire palla non era quello che serviva per competere con qualcuno come Novak.

È difficile. Vorresti essere al meglio e non è possibile. Penso a come stavo contro Federer, quando anche se avevo perso il secondo set sentivo che stavo producendo del tennis di alta qualità. Allora mi sentivo davvero a mio agio con il mio tennis, comunque spero di poter giocare un tennis migliore la prossima volta.

Cosa ti dà la fiducia che un traguardo così alto sarà ancora più grande nel futuro?

La cosa più importante è che, se guardo a tutti i miglioramenti che sto facendo, sento che sta andando sempre meglio. Parlando con il mio team, tutti hanno la stessa sensazione considerando il modo in cui sto giocando. Credo di poter continuare a fare ancora piccoli miglioramenti. Credo assolutamente di avere il gioco per vincere questi tornei. Il sogno di tutti i giocatori è vincere un Grande Slam. Un anno fa non potevo essere qui e non avrei creduto di poter vincere uno slam o un torneo 1000.

Oggi il risultato è il frutto di un po’ di sfortuna. Dopo le due settimane in cui hai disputato un grande tennis, sarai in Top 5. Cosa significa per te? Due anni fa hai avuto molti infortuni…

Significa tantissimo per me. Circa due anni e mezzo fa, con il mio team abbiamo creato una chat su Whatsapp intitolata “Top-Five Kev” perché quello era l’obiettivo. Poi ho raggiunto la top 10. Le cose sono andate bene. Vedermi nella top 5 mi rende estremamente orgoglioso di ciò che ho realizzato, specialmente se guardo indietro, dov’ero 15 mesi fa, circa al n.80. Anche se oggi è difficile e non è il risultato che avrei voluto, so che fra qualche giorno, quando penserò al mio nuovo best ranking, significherà molto per me.

Tornando alla questione del tie-break nel quinto set, c’è un largo consenso nel Players’ Council? Hai inviato dei messaggi ai giocatori a tal proposito?

Onestamente, ultimamente non abbiamo parlato molto del quinto set. Ma è un argomento che è nell’aria. Succede raramente in fondo quello che è successo l’altra sera. Tuttavia, in questo torneo è successo diverse volte, in un momento molto importante o in fase avanzata della competizione e naturalmente diventerà un argomento di discussione. Se ne parlò quando John giocò contro Mahut anni fa. Fu un match ridicolo, pazzesco.

Il tie-break al 12-12 potrebbe essere un compromesso?

Sì, solo che non vedo una grande differenza. Sul 6-6 al quinto, sei già stato in campo per un certo numero di ore. Non credo faccia una grande differenza arrivare al 12-12. Credo comunque che sia un passo in avanti nella giusta direzione.


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TAGGED:Kevin AndersonWimbledon 2018
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