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Wimbledon

Aspettando Wimbledon: Andy Roddick vs il tiebreak

Last updated: 17/06/2014 16:44
By Roberto Salerno Published 17/06/2014
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6 Min Read
Andy Roddick a Wimbledon

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TENNIS – Roddick forse non passerà alla storia come uno dei fuoriclasse del nostro sport. Ma ha avuto un nemico formidabile e una curiosa maledizione.

 

Andrew Stephen Roddick non era tanto convinto di voler giocare a tennis. Aveva un vago ricordo di quando, a 8 anni, si era intrufolato nella Players’ Longue dello US Open e trovatosi di fronte un allampanato greco con gli occhi a mandorla lo sfidò ai videogame battendolo. “Se questo è il migliore di questo sport, tanto vale che faccia altro” forse avrà pensato dopo aver rivisto il greco travolgere uno dopo l’altro gente come Lendl, McEnroe e quel bizzarro capellone con le mèches. A dirla tutta i risultati con la racchetta erano un po’ peggiori di quelli con i videogame, ma il suo allenatore gli disse “dai, proviamo qualche altro mese“. Non che le cose migliorino, ma il buon Andrew almeno non perde contro i migliori. Ritrova il buon Pete Sampras a Miami e lo batte. Forse è il caso di continuare.

A Wimbledon capita per la prima volta nel 2001. Guarda quelle storie che si intrecciano con deciso stupore; sembra lui l’inglese in mezzo ad una serie di vocianti personaggi che delirano prima per un oxfordiano, figurarsi, e poi per l’inverosimile storia di una wild-card che finisce per vincere il torneo. Roba da romanzi. Che poi lui la wildcard l’aveva anche incrociata, giusto per perderci con un solo break di differenza. Tutto qui? A Basilea incontra un altro tipo con le méches – avrà pensato ad una mania – ci perde, ma è più giovane di un anno, logico che sia avanti l’altro. A Wimbledon ci torna per perdere contro Rusedski, però cresce, il dritto di Andy adesso fa paura e la battuta è terrificante. Peccato per quel rovescio che proprio non riesce a controllare. Ma, forse complice un momentaneo appannamento dei migliori, l’anno dopo comincia la storia di Andy Roddick con Wimbledon. Ha appena vinto il Queen’s il buon Andy, ed è la quinta testa di serie. Nessuno riesce a strappargli il servizio, vola in semifinale perdendo un solo set. Lì incontra quello con le mèches, ha una coda di cavallo adesso. Lo riempie di aces, ma quell’altro non fa una piega, li restituisce il game successivo. Gli tira dei dritti buoni per abbattere un bue e gli tornano indietro senza che l’altro neanche sudi. Lo guarda con ammirazione, perché ad un certo punto Andy si stufa. L’altro no, continua a tirare aces e bordate di dritto e ad aggredire.

L’anno dopo stessa storia. Roddick arriva in finale lasciando un solo set per strada. Vince tutti i tiebreak che gioca, tutti. Stavolta il ragazzo col codino perde il primo set. Riesce a pareggiare il conto ma il terzo va al tie break. È fatta. Come no, quell’altro gli lascia solo 3 punti, e non si fa più vedere. Non c’è ancora Wawrinka ma c’era già Beckett: fallirò meglio.  L’anno successivo eccoci ancora qui. Roddick è ancora la testa di serie numero 2. L’arrivo in finale stavolta è con qualche patema, persino Bracciali – un altro di cui varrebbe la pena raccontare qualcosa – gli strappa due set. Dall’altra parte sempre quello, stavolta senza codino. Si lotta solo nel secondo set, e al tiebreak stavolta i punti ceduti sono soltanto due. “Non riesco neanche ad avercela con lui, è assurdo come giochi bene“. Si rassegna, comincia il declino mentre l’altro vola, prende Slam a Wimbledon si mette la giacca. Ha i guai suoi, ma Roddick sbuffa e lotta, il dritto non è più così terrificante, la battuta imparano a leggerla. Nel 2008 esce addirittura a secondo turno.

Ma nel 2009.. ah! quel 2009. Quello con la giacca e senza coda è sempre di fronte a lui, ma stavolta è un uomo maturo che lo affronta. Vince il primo e poi – indovinate? – c’è il tiebreak. “Stavolta sono maturo” 6 a 2 e servizio. Tira un dritto spaventoso ma l’altro, il maledetto, mette solo la racchetta e la rimanda da quell’altra parte. Mette due prime. 6 a 5. Ma serve ancora Roddick. La prima è lunga ma la seconda è profonda, può attaccare col dritto, l’altro manda di là un passante alto, troppo alto, deve solo chiudere la volée, ne avrà fatte di miliardi di così semplici. Sapete com’è andata. Al terzo c’è ancora il tiebreak, senza pathos stavolta. Il cocciuto non si arrende, no, ancora una volta no. Vince il quarto, non perde mai il servizio. Mai. E in quel dannato quinto set non c’è tiebreak. Trentesimo game. Stecco il dritto, mando la racchetta sulla sedia, abbraccio quel maledetto che ho di fronte. Niente lieto fine, ma è stato bello lo stesso, anche se quello pensa che sia la stessa cosa perdere al quinto dopo aver vinto mille volte o perdere dopo non aver vinto mai. Ma è solo un giocatore di tennis, non ci si aspetta che capisca. Si può vincere in tanti modi quello di Roddick non è stato certo il peggiore. So long Andrew Stephen, c’è ancora tanto da fare.


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