Wimbledon: Federer trema, il ginocchio di Mannarino cede sul più bello e lo costringe al ritiro

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Wimbledon: Federer trema, il ginocchio di Mannarino cede sul più bello e lo costringe al ritiro

Infiniti colpi di scena sul Centrale: il francese si porta avanti due set a uno, poi sotto di un break nel quarto si infortuna in un cambio di direzione: non può giocare il quinto

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[6] R. Federer b. A. Mannarino 6-4 6-7(3) 3-6 6-2 rit.

Finisce nel peggior modo possibile la sfida, peraltro ricca di spunti assolutamente gradevoli, tra Roger Federer e Adrian Mannarino: in vantaggio di un set, il francese si infortuna al ginocchio durante la quarta partita e, incapace di tenere il campo, è costretto al ritiro all’inizio del parziale decisivo. Un vero peccato sia ovviamente per l’infortunio in sé, sia perché Mannarino stava giocando un ottimo match al netto degli alti e bassi di Federer che, tornato a brillare, aveva indirizzato l’la contesa verso quel set decisivo che tutti avremmo voluto gustare. La sfortuna si è però messa di traverso sotto forma di scivolata, una come tante sull’erba ma dall’esito che ci auguriamo abbia compromesso solo il finale di questo appassionante duello.

Un duello ben cominciato da Federer che ha però iniziato a dare qualche cenno di calo nel finale di secondo set, concluso con un pessimo tie-break, mentre Mannarino, sempre perdente nei sei precedenti, cresceva in fiducia e contribuiva a rendere avvincente il susseguirsi dei giochi, meritandosi anche il terzo parziale di fronte a un Roger appannato. Perché il trentaduenne di Soisy-sous-Montmorency si presentava come un validissimo sparring sui prati: il servizio mancino sa aprire il campo, il rovescio non si discute, il dritto – un handicap su terra – gli scorre dignitosamente, le volée sono sopra la media del Tour e i piedi non temono la vicinanza della linea di fondo. Insomma, uno che qui ci sa giocare ma che non può impensierire l’otto volte campione. E invece.

IL MATCH – Federer sceglie di iniziare al servizio senza però accorgersi di essersi dimenticato la prima negli spogliatoi; manca anche una seconda, Mannarino risponde aggressivo e bisogna darsi da fare per salvare lo 0-40. Passato il piccolo spavento, tocca a Roger farsi pericoloso e per due turni di risposta consecutivi si procura la doppia opportunità di allungare, ma, se Adrian non regala, il Maestro di Basilea non fa nulla per non tenere fede ai suoi standard abituali in materia di conversione. O forse sta solo facendo le prove in attesa di piazzare la zampata irrimediabile. Al decimo game, rovescio svizzero sugli scudi: vincente lungolinea, passante spalle alla rete che costringe Mannarino a una mezza volata da fenomeno ma indifendibile e, sul 30-40, slice insidiosetto a chiamare l’altro a rete per poi passarlo inesorabile. Un set con solo cinque punti persi in battuta nonostante le poche prime nel giusto rettangolo e di nuovo il servizio a disposizione nella ripartenza.

Il match è godibile, ci sono parecchi scambi divertenti. Preso da un giustificato seppur prematuro entusiasmo, Federer si distrae, stecca, la smorzata è pessima, ma un bimane appena fuori misura e una rischiosa seconda salvano il suo quinto game. Torna pimpante, il venti volte campione Slam, quando tiene per il 5-4, giusto per suggerire all’avversario un finale di set a ricalcare quello precedente; invece, i piedi un po’ meno brillanti non permettono di approfittare di un paio di incertezze francesi. Se il rovescio avrebbe potuto fare qualcosa di più per evitare il tie-break, è il dritto a risultare assolutamente mancante nel gioco decisivo: tre errori macroscopici (e un nastro fortunato) mandano irreparabilmente avanti Mannarino che chiude con lo slice a uscire. Qualche prima in più in campo per Federer (56%), ma l’efficacia complessiva del servizio è sensibilmente calata insieme alla velocità. Velocità comunque superiore a quella di Mannarino che tuttavia ha concesso davvero poco alla risposta e, alla sfida numero tre sui sacri prati, vince il suo primo set.

L’inizio del terzo parziale conferma le crescenti difficoltà di Federer che parte dallo 0-2 dopo quattro errori in uscita dal servizio. Il rimedio è tanto immediato quanto temporaneo perché reattività e lucidità scarseggiano e torna sotto di un break. C’è tempo di regalare un paio di magie, splendenti ma inutili ai fini del punteggio perché Mannarino non trema al momento di chiudere e fa suo il set. Sembra di vedere lo stesso Roger nel set decisivo perso ad Halle da Auger-Aliassime, ma lui stesso ha detto che non sarebbe accaduto la volta successiva. Così, tenuto non senza patemi il game che apre il quarto set, gioca in modo strepitoso in risposta, anche la fortuna gli viene incontro donandogli un “15” e, quasi rinato, vola avanti ricominciando a deliziare. Adrian cancella la palla del doppio break con l’ace e rimane in scia. Al secondo punto del settimo gioco, preso in contropiede Mannarino perde gli appoggi e resta a terra accusando un problema che appare subito grave al ginocchio destro. Dopo il MTO, torna in campo senza accennare a muoversi. Non va certo meglio quando tocca a lui dover servire “per restare nel set” – mancino, deve spingere e atterrare sulla gamba destra. In un attimo, è quinto set. Federer serve un ineluttabile ace e Mannarino si ritira.

Un Federer che rischiava seriamente di uscire all’esordio (“avrebbe potuto vincere il match alla fine” dirà nell’intervista sul campo “ovviamente è stato il giocatore migliore e quindi sono stato solo fortunato”) ora avanza al secondo turno dove troverà Richard Gasquet. Quello che però deve davvero trovare è una maggiore continuità, ma a poco più di un mese dai quarant’anni i vuoti sono pressoché inevitabili e tutto dipenderà dal riuscire a porvi rimedio.

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