Il quarto turno di Wimbledon: il paradosso di Aryna Sabalenka

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Il quarto turno di Wimbledon: il paradosso di Aryna Sabalenka

Come si presenta all’impegnativo confronto con Ons Jabeur la testa di serie numero 2 del torneo?

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Aryna Sabalenka - Wimbledon 2021 (via Twitter, @wimbledon)
 

A prima vista, per gli appassionati di tennis il Manic Monday di Wimbledon ha le sembianze di una grande festa, una cena pantagruelica ricca di portate golose. Nella realtà con tutti gli ottavi di finale femminili disputati nel giro di poche ore, risulta impossibile seguire i match della giornata con la necessaria attenzione. Che si faccia l’inviato sul posto o ci si trovi a distanza (come quest’anno), le cose non cambiano: si procede con più monitor in contemporanea sulle diverse partite, senza poterle davvero capire a fondo.

Per questo rinuncio a entrare nel dettaglio dei match, e faccio un ragionamento più generale su Aryna Sabalenka, una delle osservate speciali di questo Wimbledon. Le premesse che la riguardano sono arcinote: giocatrice salita ai primi posti della classifica WTA grazie alle tante vittorie a livello Premier/International (sei finali tra il 2020 e il 2021, di cui ben cinque vinte), e però sempre deludente negli Slam. Almeno sino a questo lunedì.

Per la prima volta, infatti, Aryna ha superato il limite degli ottavi di finale negli Slam, che per lei sembravano le Colonne d’Ercole oltre le quali non aveva la forza, o il coraggio, di avventurarsi. E lo ha fatto battendo una avversaria difficile come Elena Rybakina.

Sabalenka ha vinto in tre set, con una condotta di gara piuttosto lineare. Ha conquistato il primo set approfittando anche di una Rybakina un po’ titubante nei colpi di inizio gioco. Poi ha subito la comprensibile reazione di una avversaria davvero forte, che nel secondo set è stata quasi perfetta. Ma nel terzo set Aryna ha dato la zampata nel momento determinante: ha strappato il servizio a Rybakina nell’ottavo game (sul 4-3) e poi chiuso i conti consolidando il break: 6-3, 4-6, 6-3. Impressionante il rush finale, con un parziale di 12 punti a zero, che ha rotto l’equilibrio in modo perentorio.

Sul piano dei punteggi, in questo Wimbledon Sabalenka ha vinto il primo e il terzo turno in due set, mentre il secondo e il quarto turno in tre set. Sembrerà un paradosso, eppure Aryna mi ha convinto di più proprio nelle partite con risultato più incerto.

Sia contro Niculescu (6-1, 6-4) che contro Osorio Serrano (6-0, 6-3) ha sbrigato la pratica con margine. Ma mi ha lascito diversi dubbi, perché ha vinto con l’atteggiamento della Sabalenka più estrema: seguendo cioè un flusso di gioco continuo, quasi indipendente dal punteggio, nel quale ha sciorinato colpi incontenibili ma anche errori sconcertanti.

Al contrario nel secondo turno contro la wild card locale Katie Boulter (ranking WTA 214) è scesa in campo una Sabalenka differente, più razionale. Alla vigilia non si immaginava che Boulter potesse impensierirla, e invece per Aryna le cose si sono fatte complicate dopo aver perso il primo set. Katie stava vivendo una giornata da sogno, e grazie anche al sostegno del pubblico ha sfoderato un tennis ben superiore alla sua classifica. Quando nel terzo set Boulter ha recuperato il break di svantaggio, lo stadio si è infiammato, e nella mente di Aryna si è fatto concreto lo spettro della sconfitta.

Ma Sabalenka ha saputo mettersi in salvo, strappando di nuovo la battuta alla avversaria, e soprattutto tenendo il proprio servizio nell’ottavo game, quando sul 4-3 ha dovuto salvare ben sei palle break. Ebbene, su tutte queste palle break ha servito benissimo (che fosse una prima o una seconda), impedendo a Boulter di entrare nello scambio in cinque occasioni su sei. E ha finito per vincere per 4-6, 6-3, 6-3.

Ecco, a mio avviso la cosa più positiva del torneo di Sabalenka è proprio questa: ha saputo entrare nella dimensione del tennis lottato quindici dopo quindici, concentrandosi per dare il meglio sui punti più importanti; che fossero le sei palle break salvate contro Boulter o i dodici scambi finali contro Rybakina.

In sintesi: la Sabalenka vista contro Niculescu e Osorio Serrano mi è sembrata una giocatrice ancora agonisticamente immatura, che fa e disfa seguendo solo l’istinto. La Sabalenka che ha sofferto contro Boulter e Rybakina, mi è sembrata più razionale e adulta. Forse stiamo assistendo a un processo di crescita sul piano mentale, ma ancora non possiamo sapere sino a che punto sia consolidato, come dimostra l’alternanza delle condotte di gioco. Di certo un esame importante come il quarto di finale contro Ons Jabeur ci aiuterà a capire qualcosa in più.

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