Caso Djokovic, spunta una dichiarazione errata nel modulo di viaggio. Per ora il visto non è stato cancellato

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Caso Djokovic, spunta una dichiarazione errata nel modulo di viaggio. Per ora il visto non è stato cancellato

Il N.1 ATP ha dichiarato di non aver viaggiato prima della partenza, ma non sarebbe così. Lui sostiene di non aver compilato il modulo di persona. Le parole dell’ATP di Gaudenzi: “Il 97% della Top 100 è vaccinata”

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Novak Djokovic alle Nitto ATP Finals 2021 (Credit: @atptour on Twitter)
 

La saga australiana di Novak Djokovic non è ancora terminata. Il numero uno del mondo dovrà attendere ancora un po’ prima di conoscere il verdetto finale, ovvero se potrà restare definitivamente a Melbourne e quindi disputare il primo Slam dell’anno oppure tornare a casa e rimandare, così, il tentativo del ventunesimo titolo Major. Ricordiamo che al serbo è stata revocata la cancellazione del visto dalla corte ma, secondo la legge del Governo australiano, il Ministro dell’Immigrazione potrebbe a sua volta annullare la sentenza del giudice e togliergli nuovamente e definitivamente il visto. Il ministro Alex Hawke (davvero una beffa del destino che faccia Falco di cognome e, proprio come l’occhio di falco nel tennis, avrà l’ultima e insindacabile parola sul destino australiano di Novak) ha ritenuto opportuno prendersi ancora la giornata di martedì per considerare tutti gli elementi di questa intricata e quanto mai spinosa faccenda.

Il serbo intanto, una volta libero di circolare, ha cominciato subito ad allenarsi a Melbourne Park. Tuttavia, le modalità e i dettagli del suo ingresso in Australia continuano ad essere oggetto delle indagini e a sollevare nuovi interrogativi da parte della stampa e dell’opinione pubblica.

LE INCONGRUENZE NEL MODULO

Il quotidiano australiano The Age rivela che ci sarebbe una discrepanza nelle dichiarazioni fornite da Djokovic al momento di entrare in Australia. Tutti i viaggiatori, all’arrivo in Australia, devono compilare un formulario in cui viene chiesto, tra le altre cose, se sono stati effettuati altri viaggi nei precedenti quattordici giorni. Djokovic ha dichiarato di non aver viaggiato nei quattordici giorni precedenti il suo arrivo a Melbourne, ovvero il 6 gennaio. Il giorno di Natale era a Belgrado, mentre poi, il 2 gennaio, è apparso a Marbella, in Spagna. Qui la sua dichiarazione:

Source: Novak Djokovic Australian Open 2022: Tennis champion’s travel document being examined by Morrison government (theage.com.au)

C’è un ulteriore risvolto. Durante il lungo interrogatorio, Djokovic ha dichiarato agli ufficiali della dogana che Tennis Australia si era occupata di compilare i documenti al posto suo. Non si sa se questo potrebbe esentarlo da un’eventuale pena qualora si accertasse che le informazioni non sono esatte. Ci sono tuttavia delle incongruenze nella sua ricostruzione. Qui dichiara che Tennis Australia avrebbe compilato il modulo:

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Qui, invece, il governo o il suo agente (ovviamente un po’ di confusione alle 4 del mattino durante un interrogatorio durato diverse ore è comprensibile):

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Nuove domande si aggiungono a quelle già esistenti, dunque. Sappiamo che Djokovic è risultato positivo al Covid-19 il 16 dicembre (il risultato del test gli è stato comunicato intorno alle 20 del giorno 16). Novak era asintomatico per poi risultare negativo il 22 dicembre. Tuttavia, lo stesso Novak ha partecipato ad alcuni eventi a Belgrado il 17 e il 18, senza idossare la mascherina e attorniato dal pubblico, anche bambini, come si è visto in numerosi post sui social. Questo fatto rimane ancora un dettaglio spinoso, avvolto dal mistero. A tal punto che ieri, durante la conferenza stampa tenuta dai genitori di Djokovic e il fratello Djordje, alla domanda sulla sua partecipazione ad eventi pubblici pur essendo positivo, la famiglia del tennista non ha risposto, interrompendo immediatamente le domande dei media presenti e rinviando il seguito della conferenza.

IL COMUNICATO DELL’ATP

L’ATP, dal canto suo, lunedì 10 gennaio ha rotto il silenzio sul caso Djokovic, silenzio duramente criticato da Vasek Pospisil, il co-fondatore, insieme a Djokovic, della PTPA (l’associazione dei tennisti professionisti alternativa all’ATP).

L’ATP rispetta pienamente i sacrifici fatti dal popolo australiano durante la pandemia e le regole e le restrizioni messe a punto a tal riguardo sull’immigrazione“, si legge nel comunicato stampa. “Le complicazioni negli ultimi giorni relative all’ingresso di un giocatore hanno tuttavia evidenziato il bisogno di una comunicazione e di una comprensione più chiare per il rispetto delle regole. È chiaro che, recandosi in Australia, Novak Djokovic credeva gli avessero concesso un’esenzione medica necessaria per entrare nel rispetto delle regole. La serie di eventi che hanno portato alla sentenza di lunedì è stata dannosa per tutti, ed è stata dannosa per il benessere e per la preparazione di Novak”.

Di seguito si legge: “Le richieste delle esenzioni mediche sono indipendenti dall’ATP, tuttavia noi siamo stati in continuo contatto con Tennis Australia nella volontà di avere massima chiarezza sulle procedure. Accogliamo con piacere la sentenza di lunedì e ci rallegriamo per le prossime due settimane di tennis che ci aspettano. L’ATP continua a raccomandare fortemente la vaccinazione per tutti i giocatori del Tour, cosa che crediamo essenziale per continuare a vivere il nostro sport durante la pandemia. Ciò è basato sui risultati scientifici in supporto alla salute e alle regole che diventeranno più rigide in futuro, come possiamo annunciare fin da ora. Siamo incoraggiati dal fatto che il 97% dei giocatori della Top 100 che parteciperanno a questi Australian Open sono già vaccinati“.

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