Nadal e i suoi fratelli. Analisi di una scuola sulla quale non tramonta mai il sole

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Nadal e i suoi fratelli. Analisi di una scuola sulla quale non tramonta mai il sole

L’epopea del maiorchino non è ancora finita eppure gli spagnoli hanno già pronto il suo erede. In mezzo, una storia piena di altri grandi giocatori. Cosa rende il modello iberico un preclaro esempio di efficienza?

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Rafael Nadal - Indian Wells 2022 (Twitter - @BNPPARIBASOPEN)
Rafael Nadal - Indian Wells 2022 (Twitter - @BNPPARIBASOPEN)
 

Addì 25 aprile 2022 l’unto del Signore (che lo scrivente nella fattispecie identifica in Big Bill Tillden), al secolo Carlos Alcaraz, è stato ammesso per meriti acquisiti sul campo nel club riservato ai 10 migliori tennisti del mondo.

Per una coincidenza che farà la gioia degli studiosi della cabala, giorno e mese del suo ingresso coincidono con quelli in cui Rafael Nadal compì la medesima impresa; correva l’anno 2005 e il futuro imperatore della terra rossa quel giorno era di un mese più giovane di quanto sia oggi Alcaraz: 18 anni e 10 mesi contro 18 e 11 mesi.

Nadal in quella occasione fece però ancora meglio di Alcaraz, poiché andò a sedersi sulla settima poltrona del ranking e non sulla nona come ha fatto il suo connazionale.

Alcaraz è nono anche nella classifica dei top 10 più precoci che vede al primo posto Krickstein, seguito da Chang, Becker, Wilander, Borg, Agassi, Andrei Medvedev e Nadal.  

Becker, Wilander, Borg, Agassi e Nadal nel proseguo della carriera hanno anche raggiunto la vetta della classifica.

Non è però Alcaraz il protagonista di questo articolo, bensì il tennis maschile spagnolo nel suo complesso fotografato statisticamente in un periodo compreso tra l’inizio dell’era Open (1968) ad oggi, senza scordare che anche prima del 1968 ci furono campioni spagnoli di livello assoluto tra i quali ricordiamo il solo Manolo Santana, miglior giocatore del mondo nel 1966 secondo i giornalisti sportivi più accreditati dell’epoca.

Se per definire il rigoglioso momento che sta attraversando il tennis maschile italiano da circa 3 anni dopo decenni di siccità si è a buona ragione fatto ricorso al Rinascimento, a quale metafora storica si dovrà ricorrere per descrivere quello iberico che non conosce crisi da oltre cinquant’anni?

Proponiamo quella coniata per definire il potere dell’Imperatore Carlo V – che fu anche re di Spagna –  sul cui regno “non tramonta mai il sole”.

Viene da sorridere se si pensa che sino a 3 anni fa gli spagnoli paventavano il ritiro di Nadal come il possibile inizio della crisi del loro movimento, dato che nel firmamento tennistico non si era ancora accesa la stella di Alcaraz , la stellina di Davidovich Fokina emetteva una luce tremolante e si era già intuito che quella di Jaime Munar – il giovane tennista sul quale la Spagna riponeva grandi speranze –  non avrebbe mai splenduto. Nel momento in cui scriviamo ci sono 11 spagnoli dentro le prime 100 posizioni, 7 dei quali tra i migliori 50.

Allarghiamo ora l’orizzonte temporale di osservazione per scoprire qualche cosa di più sui nostri cugini spagnoli cominciando dalle vittorie che hanno ottenuto nei 4 major dal ’68 ad oggi:

GiocatoreRoland GarrosWimbledonUs OpenAustralian OpenTotale
Nadal1324221
Bruguera2   2
Moya1   1
Ferrero1   1
A. Costa1   1
Gimeno1   1
Orantes  1 1
TOTALE1925228

Qualche lettore potrebbe osservare che se il torneo parigino (che porta il nome di un aviatore la cui famiglia era di origine ispanica…) non esistesse, gli spagnoli dovrebbero inventarlo; a questa osservazione noi replicheremmo dicendo che i campi in terra rossa abbondano anche in altri Paesi dell’area latina e sud americana ma che i risultati ottenuti dai loro rappresentanti non sono altrettanto eclatanti.

Le vittorie possono però fornire un dato fuorviante poiché possono  in gran parte dipendere da un solo campione e quindi da un evento eccezionale non frutto di pianificazione.

Per potere dare un giudizio più ragionato sulla qualità del movimento spagnolo abbiamo quindi preso in esame il rendimento dei singoli giocatori, che statisticamente può essere rappresentato dal loro miglior piazzamento nella classifica ATP dalla sua data di istituzione, ovvero dal 1973.

Limitando l’osservazione alla top 10 con la quale abbiamo aperto l’articolo, abbiamo così appurato che 20 tennisti iberici l’hanno raggiunta e che 3 di essi hanno ricoperto la prima posizione:

GiocatoreBest Ranking
Nadal1
Ferrero1
Moya1
Corretja2
Orantes2
Bruguera3
Ferrer3
Robredo5
Costa A.6
Higueras6
Aguilera7
Berasategui7
Sanchez E.7
Verdasco7
Alcaraz9
Almagro9
Bautista Agut9
Carreno Busta10
Costa C.10
Mantilla10

In questa particolare classifica per nazioni a livello mondiale primeggiano gli Stati Uniti con 33 atleti, ma con una popolazione sestupla rispetto a quella spagnola. In Europa il primo posto del podio è occupato dalla Spagna, seguita dalla Svezia con 16 giocatori e poi dalla Francia con 10.

Quali sono gli ingredienti alla base di questi numeri straordinari nella loro ordinarietà, dato che si ripetono più o meno costanti da decenni? Cosa rende il modello spagnolo un preclaro esempio di efficienza? Il sistema delle accademie è la risposta, oppure ce ne sono altre?

Proveremo ad approfondire il tema confrontandoci con alcuni addetti ai lavori.

Nel frattempo le opinioni dei lettori sono come sempre assai gradite.

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