ATP Cincinnati: Medvedev è inossidabile, Fritz esprime un gran livello ma manca dell'affondo decisivo

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ATP Cincinnati: Medvedev è inossidabile, Fritz esprime un gran livello ma manca dell’affondo decisivo

Prima semifinale 1000 dell’anno, nona della carriera, e 23esima vittoria stagionale sul cemento per il n. 1 mondiale Daniil Medvedev. Taylor Fritz sprovvisto di killer instinct, non sfrutta tre set point nel primo parziale

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Daniil Medvedev – ATP Cincinnati 2022 (foto via Twitter @atptour)
 

[1] D. Medvedev b. [11] T. Fritz 7-6(1) 6-3

Nel luogo in cui ha alzato al cielo il primo titolo 1000 della carriera tre anni fa, Daniil Medvedev si qualifica per la prima volta in stagione in un penultimo atto dei Masters 1000 superando al Western & Southern Open in oltre un’ora e mezza di gioco per 7-6(1) 6-3 il n. 11 del tabellone Taylor Fritz. Una vittoria che ha rimarcato ancora una volta come la differenza tra chi è capace di salire sul trono della classifica mondiale e tutti gli altri, non si riscontra maggiormente nell’effettivo livello di tennis che esprimono, ma nella durezza mentale grazie a cui reggono anche quando sul piano del gioco soffrono terribilmente. Rimangono comunque tantissimi i rimpianti dell’americano, che nel primo set non ha convertito sei palle break di cui tre chance per il parziale, su due di queste gravi gli errori commessi dal n. 13, a fronte di nessuna avuta a disposizione dal campione dello US Open. Al tie-break il californiano ha risentito delle opportunità mancate venendo asfaltato dal russo, il quale dopo essere stato messo all’angolo dal pressing di Taylor ha alzato decisamente i giri del motore in battuta ed in generale nella capacità d’incidere da fondo con maggiore pesantezza e aggressività. Partito a marce ridotte, ha chiuso con una crescita esponenziale ed ora aspetta il vincente di Tsitsipas Isner, in quella che sarà la nona semifinale in tornei di tale portata.

A livello statistico, evidenziamo un curioso record che vede il 26enne moscovita avere un bilancio impressionante in carriera contro avversari statunitensi: 41-7, di cui 12 partite vinte consecutivamente in altrettanti ultimi confronti e addirittura una striscia immacolata di 16 affermazioni con tennisti d’oltreoceano sul loro suolo natio. Con questo successo, inoltre, il n. 1 del seeding centra il primato del circuito nel rapporto tra partite vinte e perse nel 2022 sul veloce: 23-6, con Norrie al secondo posto (23-10) che scenderà in campo contro Alcaraz nella nottata italiana.

IL MATCH – Fin da subito il livello della partita è quello delle grandi occasioni, entrambi colpiscono in maniera esemplare e soprattutto con grande fluidità: ciò produce di conseguenza un ritmo infernale e incessante da fondo campo, dove si assiste ad una continua sequenza di esecuzioni estremamente profonde e che ricadono in angoli eccezionalmente acuti. Fritz però è il giocatore che varia maggiormente, cercando innanzitutto di togliere immediatamente il tempo all’avversario attraverso un posizionamento in risposta molto aggressivo. Taylor perciò, ricerca con particolare costanza la ribattuta lungolinea, la migliore per evitare che il russo possa tessere la propria ragnatela prolungata di palleggi, ma il fattore che cattura di più nei primi scampoli del match è l’ennesima riprova degli imponenti miglioramenti compiuti dall’americano sul lato sinistro. Il rovescio del californiano è semplicemente pazzesco in avvio, è fonte di tanti vincenti specie in parallelo e non soffre minimamente la diagonale che va ad incocciare contro il temibile e letale bimane moscovita.

Medvedev inoltre non riesce quasi mai a sfondare negli scambi di resistenza a tutto braccio, situazione tattica che invece dovrebbe avvantaggiarlo. Così Daniil è costretto a dover affrontare la prima palla break dell’incontro, già nel suo primo turno di servizio tuttavia chiama a raccolta la prima e si salva dal primo spauracchio. Dopo un inizio di partita in cui si sono giocati in pochi minuti quattro punti sopra i nove colpi, le variazioni fanno capolino con più continuità: il n. 1 del mondo non disdegna qualche discesa a rete, successiva agli attacchi dalla parte sinistra; il 24enne di San Diego però è colui che in questo frangente di gara rischia qualcosa in più alla battuta, a causa di qualche prima in meno, e nel quinto game va sotto 15-30 per poi fronteggiare l’insidia dei vantaggi, ma in tutte e due le circostanze ne esce fuori alla grande con la smorzata. Il campione in carica dello US Open, adesso, insiste nell’eseguire lo slice dando così una palla più lenta al rovescio statunitense e sulla quale non è possibile appoggiarsi; ciò nonostante Medvedev torna a concedere break point nel quinto gioco. Il 26enne russo perde gli appoggi in uscita dal servizio, dimostrando eccessiva fretta nel voler spingere con i fondamentali, e si ritrova sul 15-40. Sulla prima occasione è ancora un punto diretto al servizio a toglierlo d’impiccio, come era accaduto anche nel secondo game della sfida, ma sulla seconda arriva un sanguinoso errore di Fritz che sparacchia lungo un comodo dritto in avanzamento.

È interessante poi vedere come la diversa disposizione che i due tennisti hanno in risposta e che quindi segna una diversa strategia nonché una differente confort zone nell’impatto della risposta, non influenzi l’efficacia, produttiva allo stesso modo. Chiaramente soltanto il vincitore di questo torneo nell’edizione 2019, è in grado di preparare una contro offensiva dai teloni facendo leva sulla sua proverbiale – e praticamente non riscontrabile in nessun altro giocatore, ad eccezione di Nadal che però colpisce con molto più margine – capacità di non perdere campo, dovuta anche alle sue straordinarie doti fisiche, e di trovare soluzioni definitive da qualsiasi latitudine del terreno di gioco. Bisogna comunque dire, che nonostante sia un assoluto extra terrestre nel ribattere in queste situazioni, anche il russo incontra grandissima difficoltà quando il californiano sceglie il servizio tagliato, anziché quello piatto. A metà parziale, i servizi alzano i giri del motore e diventano impenetrabili sino a quando non si giunge ad una fase dove la tensione fisiologicamente cresce: il decimo game, con il n. 1 del tabellone che tenta di rimanere nel set. Taylor si dimostra veramente in grandissimo spolvero, costruisce i punti alla perfezione verticalizzando brillantemente e si esalta anche in recupero su un preciso lob del moscovita, in seguito al quale prima gioca un dritto quasi girato di spalle e poi punisce l’avversario con un chirurgico passante bimane: ecco che così si materializza un’altra chance di break per il n. 1 Usa, che questa volta corrisponde ad un set point. Ma al n. 13 ATP, autore finora di una prestazione superba, sta mancando però il killer instinct e anche sulla palla per incamerare la frazione fa tutto nel migliore dei modi ma poi fa scendere troppo la palla sul bimane in avanzamento, mandandolo lungo.

Tuttavia la sensazione è che il maestro delle Finals 2020 stia disputando l’incontro a marce ridotte, che lo portano a giocare ad un ritmo per nulla insostenibile per Taylor. Anzi su queste velocità e su questa intensità, il campione del deserto californiano ci sguazza ed infatti si materializzano altri due set point. Daniil però quando è ad un passo dal baratro trova sempre la forza per mostrare il tanto agognato cambio di passo, attraverso esecuzioni più penetranti e più aggressive, ma poi appena esce indenne dal pericolo ritorna in versione diesel giocando più corto e lasciando l’iniziativa all’avversario. Sull’opportunità per il tie-break rischia seriamente di compromettere tutto con due doppi falli consecutivi, sennonché quando è veramente essenziale la prima – o la seconda superiore ai 200 Kmh – non tradisce mai. Si giunge quindi al gioco decisivo e cosa succede in questo maledetto sport nel momento in cui non si sfruttano sei palle break, di cui tre set point, mentre l’altro non ha avuto alcuna occasione di strappo? Semplice, colui che non ha concretizzato le chance paga il peso psicologico del non aver avuto l’abilità di ammazzare la frazione quando avrebbe dovuto: Fritz concede immediatamente due mini-break di vantaggio al russo, con un gratuito di rovescio e un doppio fallo. Il resto del deciding game è solo una formalità per Medvedev, che chiude 7 punti a 1 dopo un’ora e cinque minuti di gioco.

La rottura mentale dell’americano non cenna a fermarsi e lo si desume totalmente dal suo body language: Taylor è spento, frustato e sta inevitabilmente accusando il colpo dell’esito del parziale inaugurale. Ora quelli scambi sulla lunga distanza, che lo statunitense vinceva contro pronostico all’inizio del duello e nella fase finale del primo set; sono tornati ad essere cassaforte inscalfibile del moscovita. L’orso del tennis contemporaneo con il cuscinetto di sicurezza donatogli dalla frazione d’apertura, vinta in quel modo, si è finalmente sciolto e la profondità non è più una chimera. A raffigurare simbolicamente il passaggio di testimone dell’inerzia della partita, il break giunto nel secondo game da parte del n. 1 del ranking: alla seconda opportunità, difesa irreale di Medvedev che rimanda sulla riga con un pallonetto millimetrico un attacco di dritto, che contro qualsiasi altro giocatore sarebbe stato vincente. 2-0 con strappo nel primo gioco in cui Med ha avuto break point nella partita. Nel frattempo, dopo il caldo infernale, inizia a cadere una pioggerellina fastidiosa con nuvoloni minacciosi all’orizzonte. Il campo però non è scivoloso, conclusione a cui si è arrivati dopo un rapido conciliabolo tra giudice di sedia e giocatori, e quindi si può continuare. Oramai si gioca solo nei turni del russo, che difatti si disinteressa dei restanti in risposta ma ne ha ben donde: il proprio livello in battuta è cresciuto esponenzialmente dal tie-break in poi, un 6-3 a chiusura di 1h40′ complessiva di partita, il dato su tutti che sottolinea questo upgrade sono i 18 ace totali.

IL TABELLONE DEL MASTERS 1000 DI CINCINNATI

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