Alexei Popyrin ha tutta l’intenzione di essere in Canada per confermare il titolo vinto a sorpresa lo scorso anno. Con il successo in rimonta, con il punteggio di 4-6 6-2 6-3, su Holger Rune, torna ai quarti di finale. Adesso a separarlo dal penultimo atto c’è la testa di serie numero 1, Alexander Zverev.
Sono stati mesi complicati per il tennista australiano, che non è riuscito a ottenere risultati di rilievo da quando ha alzato al cielo il trofeo del suo primo 1000, ma l’aria canadese sembra far bene ad Alexei.
D: Alexei, congratulazioni per la partita. Come ti senti a tornare ai quarti di finale in Canada?
POPYRIN: “È una bella sensazione. Sembra di essere a casa. Ovviamente arrivi a questa settimana con molta pressione, quindi cerchi semplicemente di dimenticartene. Durante il primo incontro ero davvero nervoso, ma nelle ultime due partite il nervosismo sembra essersi calmato piano piano, il che è bello. Il mio livello sta lentamente tornando”
D: Hai vinto nove partite di fila in Canada. Cosa c’è, secondo te, venendo in qui negli ultimi due anni, che ti ha permesso di avere così tanto successo?
POPYRIN: “Non ne ho idea. Penso siano semplicemente buone sensazioni, forse dall’anno scorso. Atterrando in Canada sentivo molta pressione per via dei punti da difendere e cose del genere. Non ho fatto bene abbastanza nei dodici mesi passati per mantenere il mio ranking, se non rifaccio quei mille punti, fondamentalmente. Però penso che sia bello venire qui e accettare il fatto che se perdi, se non difendi i mille punti, è comunque una bella sensazione giocare libero. E credo sia proprio quello che ho fatto questa settimana”
D: Hai menzionato la pressione. Prima di questo torneo non avevi ancora vinto due partite consecutive sul cemento quest’anno. C’è stato qualcosa tra Washington e oggi che ti ha fatto sentire che un risultato del genere potesse essere possibile?
POPYRIN: “A Washington ho giocato bene. In quella partita, tra l’altro simile al primo set della partita di oggi, ho avuto le mie opportunità di break nel terzo set, ma lui (Wu Yibing, ndr) ha giocato dei punti assurdi a Washington. Sentivo che il mio livello c’era, penso che quella sia stata probabilmente la mia prestazione più costante con i rovesci vincenti in tutta la mia carriera. A Washington il mio dritto era un po’ fuori fase. Ma, considerando tutto, mi sono sentito bene a Washington. Arrivando qui, mi sentivo piuttosto bene. E in più mi sono detto semplicemente di rilassarmi, se i punti arrivano, arrivano. Ed è proprio quello che ho fatto”
D: Cosa c’era nella tua mente dopo aver perso il primo set ed essere stato costretto alla rimonta?
POPYRIN: “Ero stizzito. Sentivo che non avrei dovuto essere sotto di un set. Undici palle break sono davvero tante da non convertire. Ero davvero arrabbiato. Guardavo il mio team ed ero fuori di me. Però mi sono detto: “Ok, mi concedo di essere arrabbiato durante il cambio campo” e poi quando sono tornato in campo mi sono detto che se avessi continuato con tutte queste opportunità, gli avrei messo sempre più pressione. Mi sono promesso che alla prossima occasione avrei giocato al massimo, in modo aggressivo, e così ho fatto. La palla break successiva l’ho convertita e da lì mi sono sentito piuttosto a mio agio”
D: Raccontaci il match point, le tue sensazioni: braccia alzate, sguardo verso il tuo team, piuttosto impassibile
POPYRIN: “È stato più per come si è svolto quell’ultimo game. Non ho messo in campo le iniziali cinque prime di servizio. Non è da me, non so cosa sia successo. Ho dovuto annullare una palla break in un momento delicato. Poi un pallonetto di rovescio – che di solito non è proprio il mio colpo migliore – è andato dentro, quindi è stata una bella sensazione. È stato proprio per come si è sviluppato quel game. Fino a quel momento mi sentivo davvero a mio agio, ma non mettere cinque prime di fila ti innervosisce un po’. Quindi riuscire a chiudere quel game e lottare per portarlo a casa è stata una bella sensazione. E poi ho vinto la partita, quindi è bello”
D: Prima hai parlato del rovescio. Ne abbiamo discusso durante l’anno, con il cambio di impugnatura. Sappiamo che servizio e dritto sono armi importanti per te, ma nei momenti caldi degli scambi stasera, quando il rovescio doveva reggere davvero, a occhio nudo qualcuno forse non noterebbe nemmeno gli aggiustamenti che hai fatto. Puoi raccontarci l’evoluzione del tuo rovescio e a che punto pensi sia?
POPYRIN: “Penso che sia in un ottimo momento. Sta mantenendo i migliori livelli di costanza da un po’ di tempo a questa parte. Sulla terra battuta me la cavavo un po’ tirando rovesci più alti sopra la rete, cercando di indurre l’avversario ad attaccare. Ma qui sul cemento sento che è diventato più solido. Mi sembra di colpire bene la palla quasi sempre. E poi, alternandolo con il mio slice — che penso sia piuttosto buono — riesco a variare con il rovescio ed è una buona cosa avere questa opzione. Oggi ho avuto la sensazione di non sbagliare quasi mai col rovescio, ed è stato un bel vantaggio per me. Anche col dritto mi sono sentito molto a mio agio. Quando gioco così penso che sia difficile battermi — e credo che oggi si sia visto”
D: Molti giocatori questa settimana hanno parlato di quanto siano difficili le condizioni qui. Le palle volano, e ovviamente passate dall’erba al cemento. Qual è la tua opinione sulle difficoltà e le sfide di giocare qui, anche se chiaramente questo campo si adatta bene al tuo gioco? E che tipo di aggiustamenti hai fatto, in particolare nei game di risposta, durante la settimana?
POPYRIN: “Penso che all’inizio del torneo sia stato piuttosto difficile, perché faceva molto caldo e molti tennisti giocavano durante il giorno. Quindi le condizioni erano davvero, davvero veloci. Le palle volano. È difficile tenerle in campo, controllarle. Di notte, o anche adesso di giorno con temperature un po’ più basse, è più facile controllare la palla. Non vola così tanto, i campi non sono così rapidi. Ma all’inizio della settimana è stato davvero complicato. Molto difficile controllare la palla. Sono stato fortunato a giocare le ultime due partite di sera, perché di notte diventa un po’ più semplice gestire la palla. Non vola così tanto né in aria né dopo il rimbalzo. Questo è sicuramente un aggiustamento, ma d’altronde questo è il tennis. Le condizioni cambiano ogni partita e devi solo trovare un modo per adattarti e lottare — ed è quello che credo di aver fatto piuttosto bene”
D: Una domanda generale sul tuo background. Hai passato dieci anni in Spagna. Che impatto ha avuto la Spagna sul giocatore che sei oggi?
POPYRIN: “Grandissimo. Mi ha insegnato a giocare sulla terra battuta. Mi ha insegnato a muovermi su quella superficie, a sentirmi a mio agio. Quindi, da questo punto di vista della mia carriera, mi sono sempre sentito piuttosto tranquillo sulla terra. È il motivo principale per cui i miei genitori hanno deciso di trasferirsi in Spagna. Hanno praticamente sacrificato tutto e hanno deciso di provare a far partire la carriera mia e di mio fratello. E imparare sulla terra battuta era una parte fondamentale di quello che loro pensavano fosse giusto. E direi che avevano ragione, perché oggi mi sento davvero a mio agio sulla terra. Ricordo un allenamento in cui un coach mi diceva di colpire la palla sopra una rete finta, sopra quella vera, ed era tipo tre metri più in alto. E io proprio non ci stavo, non capivo perché lo stessimo facendo. Ma alla fine si è rivelato giusto. Penso che allenarmi in Spagna all’inizio della mia carriera abbia portato molta varietà al mio gioco, quindi penso che sia stata una cosa positiva”