Quello che è successo nel match tra Benjamin Bonzi e Daniil Medvedev ha dell’incredibile. I sei minuti tra la prima del francese sul match point, l’ingresso del fotografo, la rabbia del russo per la decisione, il pubblico in delirio e il conseguente break di Meddy hanno infiammato il Louis Armstrong Stadium. Alla fine di tutto ciò è rimasto è la sconfitta di Medvedev che chiude il 2025 con una sola partita vinta negli Slam, un dato preoccupante. Per Bonzi è la seconda vittoria consecutiva in uno Slam contro Daniil, dopo averlo battuto a Wimbledon per 7-6(2) 3-6 7-6(3) 6-2.
D. Puoi spiegare l’origine di ciò che ti ha fatto arrabbiare con il fotografo entrato in campo e raccontarci cosa è successo?
DANIIL MEDVEDEV: “Non ero arrabbiato con il fotografo, penso che non ci sia nulla di speciale. Ogni volta che c’è un rumore dagli spalti tra la prima e la seconda di servizio, non c’è mai seconda palla. Beh, questa volta mi ha aiutato a rientrare in partita. È stato un momento divertente da vivere. Non ero arrabbiato col fotografo, ero arrabbiato con la decisione“.
D. Quanto era consapevole che stavi cercando di interrompere il momento e prendere più tempo possibile prima del match point del tuo avversario?
DANIIL MEDVEDEV: “Onestamente, per niente. Certo, ero deluso. Lui aveva match point sul suo servizio, io non l’avevo mai brekkato in tutta la partita. Pensavo: “Sto perdendo il match” ed era seconda di servizio. L’arbitro non dice nulla, lui batte la seconda, probabilmente vince il punto e la partita finisce. Poi l’arbitro dice: “Prima di servizio”. Quello che ho detto e fatto era solo un modo per esprimere la mia rabbia e il mio disappunto. Nella mia testa volevo fare di peggio, ma non posso, ci sono regole, siamo in un campo da tennis. Poi il pubblico ha fatto quello che ha fatto, senza che io lo chiedessi troppo. È stato divertente da vedere. Onestamente, vivendo quel momento ho pensato: “Sai che c’è? Potrebbe essere divertente finire la mia carriera con una partita allo US Open”.
D. È la fine della tua carriera?
DANIIL MEDVEDEV: “Non oggi, ma quando arriverà la fine, non si sa mai dove. Oggi ho pensato che questo potrebbe essere un bel posto per farlo“.
D. Ti sei incoraggiato col pubblico per sei minuti. Quanto eri consapevole di cambiare l’andamento della partita?
DANIIL MEDVEDEV: “Ad un certo punto ho chiesto loro di smettere, ma non volevano. Ho provato a controllarli, ma non volevano fermarsi. Quindi, pazienza. Come dite, sono stati sei minuti, ma già dopo tre minuti lui poteva servire. Poi un tizio ha fischiato e non ha servito. Problema suo“.
D. Non pensi che il ritardo fosse sufficiente per concedere la seconda di servizio? A volte, quando c’è un’interruzione, concedono la prima.
DANIIL MEDVEDEV: “Il ritardo del fotografo sarà stato quattro secondi e mezzo. Non credo basti per una seconda di servizio“.
D. Hai citato Reilly e il microfono. Perché l’hai fatto?
DANIIL MEDVEDEV: “Prendo già multe abbastanza grandi. Se parlo, finisco nei guai. Non tutti sanno a cosa mi riferivo con Reilly. Reilly è stato multato pesantemente per questo. Quindi anch’io prenderò una multa pesante”.
D. In generale, è stato un periodo difficile negli Slam. Cosa ti manca adesso nel tuo gioco?
DANIIL MEDVEDEV: “Sto giocando male e nei momenti importanti ancora peggio. Cosa mi manca? Tutto. Tutto. Servizio, risposta, volée, qualsiasi cosa. Devo solo giocare meglio e proverò a farlo l’anno prossimo”.
D. Quanto pensi sarà la multa?
DANIIL MEDVEDEV: “Non ne ho idea. Multano me molto più di altri. Anzi, non so se lo sapete: il coaching è permesso? Perché a volte sì, a volte no”.
D. Penso di sì.
DANIIL MEDVEDEV: “Lui è stato seguito parecchio dal coach. Spero lo multino, ma multano solo me. Kyrgios, io, Bublik. Chi altro? Reilly. Anche se è un bravo ragazzo, lo multano solo perché non gli piace”.
D. Pensi di spingerti sempre al limite per vedere se rischi la squalifica? Negli ultimi anni sembra che tu stia sempre cercando di capire fin dove puoi arrivare.
DANIIL MEDVEDEV: “Oggi non ho fatto nulla di male“.
D. Hai ritardato la partita di sei minuti.
DANIIL MEDVEDEV: “Non io, il pubblico“.
D. Ma tu li incitavi con gesti e cuoricini.
DANIIL MEDVEDEV: “Cuoricini, sì, li amo. Amo New York. Sono stati loro a fare il lavoro, non io. Mi hanno spinto a rientrare in partita. Io non ho fatto nulla. Ho detto “Reilly”. Qualunque cosa abbia detto, non me la ricordo nemmeno. Ma per me è stato divertente”.