Ferrero: "Impossibile ripetere l’epoca d’oro del tennis spagnolo"

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Ferrero: “Impossibile ripetere l’epoca d’oro del tennis spagnolo”

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Juan Carlos Ferrero, n.1 del mondo durante l’interregno tra Sampras e Federer, ha rilasciato diverse dichiarazioni al quotidiano spagnolo As, parlando dello stato attuale del tennis spagnolo, dell’annosa questione della capitana di Davis, della sua vita senza il tennis giocato

In occasione del trofeo Juan Carlos Ferrero – ITF junior della Comunità Valenciana, evento molto quotato in Spagna per le promesse del futuro, l’ex campione iberico, vincitore del Roland Garros 2003 e n.1 nello stesso anno, ha parlato a ruota libera in un’intervista mai banale.

Juan Carlos, Carla Suarez Navarro è appena entrata in Top Ten, Garbine Muguruza è sulla buona strada, il tennis spagnolo ha oggi una buona fucina di giovani talenti?
Sì, la cantera è in ottima salute, anche se è praticamente impossibile ripetere un’epoca del tennis femminile come quella di Arantxa (Sanchez Vicario, ndr) e Conchita (Martinez, ndr) e una del tennis maschile con tre numeri 1 (oltre a Nadal, lo stesso Ferrero e Carlos Moya, n.1 nel Marzo 1999, ndr) e molti nei primi dieci. A dimostrazione del fatto che abbiamo ottimi giovani, il nostro torneo, che è tra i più importanti in Spagna a livello juniores, vede sempre qualche nostro giocatore che arriva alle fasi finali: l’anno scorso ha vinto Munar e quest’anno hanno raggiunto i quarti Alvaro Lopez e Nicola Kuhn (giocatore ispano-tedesco della sua accademia).

Va detto però che Rafa Nadal (28 anni), David Ferrer (33), Feliciano Lopez (33), Tommy Robredo (32) e Nicolas Almagro (29), stanno attraversando la fase finale della loro carriera tennistica. Siamo tranquilli sulla qualità di chi prenderà il loro posto?
Come ho detto prima, un ricambio dello stesso livello è impossibile, ma sono certo che stiamo seguendo ragazzi molto promettenti, che possono fare ottime cose.

Che consiglio darebbe ai giovani che si affacciano al mondo professionistico, come quelli visti in questo torneo? Cosa serve per arrivare in alto?
Ambizione, voglia di migliorarsi continuamente, lavoro quotidiano e umiltà. Non si può pensare che essendo un ottimo juniores si diventerà automaticamente qualcuno nel tennis dei grandi.

Mentre qual è il momento più adatto per decidere di appendere la racchetta al muro?
Beh, ad esempio quando non ti diverti più molto a sfidare gli avversari, quando ti pesa fare continui viaggi … Nel mio caso, molti problemi fisici nell’ultimo anno, comprese due operazioni … sono molti i fattori che ti portano a smettere.

Come si sente fisicamente adesso che non compete più a livello professionistico? Il tennis ai massimi livelli è così invasivo per il fisico, come sostengono in molti?
Ho molto curato il mio fisico e ora sono in forma. Forse potrei ancora reggere due partite a livello pro, ma già alla terza sarebbe dura… (sorride). Il tennis chiede molto al tuo corpo mentre giochi, ma una volta ritirato, se te ne prendi cura in genere non risenti di particolari problemi.

Tempo fa lei ha detto che una volta smesso di giocare le sarebbe piaciuto tantissimo rivestire il ruolo di capitano di Coppa Davis, lo pensa ancora?
Certo! Chiunque abbia mai giocato nella squadra spagnola di Coppa Davis sogna di diventarne un giorno il capitano.

Tanto per restare in tema, come ha preso la decisione della Federazione di scegliere Gala Leon e non lei, ad esempio?
La mia opinione coincide con quella del 99% del tennis spagnolo, ma non si tratta certo di me in particolare.

Dunque non pensa che ci sarà finalmente il necessario feeling tra la Leon e i giocatori?
Mi sembra poco probabile, ma non è un problema di genere: il capitano può essere uomo o donna, ma i giocatori dovrebbero sempre essere consultati per scelte così importanti.

Oggi che si parla sempre meno di Juan Carlos Ferrero, come si sente? Prova un senso di liberazione o prevale la nostalgia? In generale com’è la vita senza il tennis?
Nessun sentimento particolare di liberazione né tantomeno nostalgia, sono contento della mia vita. Mi godo la mia famiglia, mia moglie Eva e mia figlia Vega, ma il tennis occupa ancora molto del mio tempo: vivo a cinque minuti dalla mia accademia, seguo molti ragazzi nella preparazione al mio torneo e una delle cose più importanti per le quali vorrei essere ricordato nel tennis spagnolo, oltre alla Davis del 2000, è aver contribuito ad estendere le fucine di talenti del tennis iberico al di fuori della Catalogna. Allo scopo di far crescere il movimento anche in altre regioni. Fui il primo a decidere di non andare a Barcellona per proseguire la mia formazione tennistica e dopo di me molti altri hanno fatto lo stesso. La mia accademia, assieme al torneo di Valencia, sta lavorando in questa direzione.

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