Monfils sceglie Delaitre, ma non è il suo allenatore

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Monfils sceglie Delaitre, ma non è il suo allenatore

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TENNIS – Il tennista francese ha scelto il suo nuovo collaboratore, ma non sarà un vero e proprio coach. 

Mentre i tornei di Basilea e Valencia entrano nel vivo ,cresce l’attesa per l’ultimo Master 1000 della stagione. Nonostante la vicinanza con le ATP Finals, sono in tanti infatti a dichiararsi contenti di tornare a Parigi-Bercy e non manca di farlo sapere Novak Djokovic, che dal suo profilo twitter sottolinea di“lavorare duro con la squadra”.

Chi non ha lo stesso stabile supporto ma è altresì contento di tornare a Bercy è ovviamente il francese Gaël Monfils per il quale Bercy “è un sogno d’infanzia come il Roland ed è un torneo cui chiedere ancora molto, per quanto sia sempre più difficile mentalmente e fisicamente” come dichiara a Sophie Dorgan per L’Equipe.

Reduce dalla sconfitta di Valencia e battuto per la seconda volta consecutiva da Ferrer, Monfils si dice di essere ”più o meno” sempre alla ricerca di un allenatore ed è per questo che sulla nuova collaborazione con Olivier Delaitre si affretta ad aggiungere che è solo temporanea! E’ venuto a Valencia e verrà a Bercy la prossima settimana ma si tratta solo di una mano perché per ora al massimo lavoreremo insieme fino in Australia quindi preferisco parlare di cose concrete”.

E di concreto per ora ci sono “la stima nei confronti di chi conosce bene il mio gioco e non ha problemi a dirmi chiaramente le cose per quello che sono” e la consapevolezza che “allenarsi da soli rende maturi ma essere seguiti da qualcuno fa comprendere prima l’errore e snellisce molti passaggi, soprattutto nel finale di stagione dove la stanchezza si accumula”.

Monfils si dice pronto a impegnarsi con dedizione nel duro lavoro impostogli dalla sua nuova guida perché questo dovrebbe portare un’evoluzione nel suo gioco e una più adeguata preparazione atletica con l’ausilio di un centro fitness specializzato.

D’altro canto Delaitre si mostra in sintonia con il francese e allontanando progetti futuri “che dipenderanno dalla stima e dal piacere di lavorare insieme”. Avverte che “Io non sono il suo coach…mi ha chiamato ed io ero lì, non c’è bisogno di alzare un polverone. La priorità ora è il giocatore”. E se “La prioritè c’est le joeur” si lasci parlare il campo.

Andrea Pagnozzi

 

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