Marius Copil: storia di un bambino e di un mantello

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Marius Copil: storia di un bambino e di un mantello

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TENNIS – L’incredibile storia di Marius Copil, il ragazzo venuto dalla Transilvania, grande sorpresa della prima settimana della nuova stagione a Brisbane.

Cosa hanno in comune un mantello e un bambino? Forse i supereroi, personaggi dei fumetti e dei cartoni animati che denotano coraggio e abilità straordinarie, dette superpoteri. Il Mantello è un simbolo e chi da bambino non ha provato ad indossarlo per sentirsi più simile ai suoi beniamini?

Mantello e bambino però sono anche le chiavi di lettura di una storia che inizia ad Arad il 17 ottobre 1990 . Marius Copil nasce qui, in questo dimenticato distretto della storica regione della Transilvania in Romania e sin da piccolo gli propinano due soprannomi: “Mantou” e “Kid”. Il mantello e il bambino di cui sopra appunto.

Non è mai stato ben chiaro il reale significato che si volesse attribuire alla parola “mantello”(stante poi che in italiano questa parola assume significati diversificati), ma certo sono molteplici i dati che lo presentano sin da subito come un bambino scaltro, appassionato di eroi e di tanto altro.

Il bambino Copil è ipercinetico. Inizia a giocare a tennis all’età di 7 anni e due anni dopo prende contemporaneamente a coltivare il sogno di diventare calciatore e si cimenterà nei due sport fino all’età di 12 anni .

Le passioni sono tante e diversificate: oltre a quelle sopracitate e prettamente fanciullesche, Marius sin da piccolo si mostra interessato alla fotografia e nel tempo diventa un appassionato di film e di automobili. La predilezione per la raccolta di orologi è solo un’altra delle tante, ma forse una di quelle più speciali.

Ad Arad infatti non c’è nessuno che non conosca e ammiri Edward Luttwak, economista e saggista, noto anche per la sua passione per gli orologi e nato qui da una famiglia ebrea nel 1942. I genitori di Copil vedono nel figlio grandi potenzialità e forse per qualche tempo sperano anche che si accenda in lui la passione per  l’economia ma così non è; con Luttwak oltre alla passione per gli orologi, Copil condividerà solo la padronanza delle lingue.
Italiano, inglese, spagnolo, francese ed ebraico quelle parlate da Luttwak. Italiano, inglese, spagnolo e tedesco quelle padroneggiate da Copil. Due rumeni poliglotti.

Ad ogni modo quando “kid” Marius sceglie di dedicarsi al tennis e  in famiglia sono tutti d’accordo perché lo sport è sempre stato per tutti un elemento predominante; suo padre Craciun-in romeno Natale- ha giocato nella nazionale di rugby, mentre sua madre Vasilica ha fatto parte della squadra nazionale di pallamano .Anche il fratello Radu Marian poi è un grande sportivo.
Copil sboccia subito e dall’alto dei suoi 193 cm vince il suo primo Future a 17 anni nel torneo di casa superando l’allora n° 468 del ranking Martin Alund; il biennio 2007-2008 diventa il suo periodo d’oro e bissando il titolo l’anno dopo, si porta a ridosso dei primi 600, dopo peraltro aver conseguito anche ottimi piazzamenti.

Diventa subito chiaro che la sua superficie preferita sia il cemento e che il suo colpo migliore sia il servizio; non è solo l’altezza, ma la dinamica del gesto. Dice che i suoi idoli, o meglio supereroi, sono Pete Sampras e Roger Federer e c’è da credere che abbia passato ore a studiare i loro colpi al servizio.
In un’intervista di qualche anno fa “kid” Marius dichiarò di avere “ancora molto da imparare per mettere a punto il servizio”  e che in ogni caso, avendo questa abilità , in futuro avrebbe avuto “una certa preferenza nei confronti dei tornei di Bucarest, Stoccolma e Pechino”.

Dopo un anno di comprensibile assestamento, Copil tra 2010 e 2011 raggiunge le sue prime finali challenger, vincendo la prima a Kazan in Russia, ovviamente sul cemento. Il finalista sconfitto è il più esperto Andreas Beck ma il punteggio è perentorio: doppio 6-4. Entra nella Top 200.
Nel 2012 però Copil dimostra che qualcosa nel meccanismo di crescita si è inceppato. E’ancora giovane, ha 22 anni ma continua a gravitare tra future e challenger, mentre nelle poche occasioni in cui si affaccia nel circuito maggiore, le prove offerte sono decisamente opache.
Si dice che dietro quel ragazzone così alto, si celi un animo nobile e che quella faccia da Peter Pan confermi la bontà della scelta del soprannome, kid. Ma questo appellativo sembra diventato una condanna, quella di un grande servitore talentuoso che rischia di non diventare mai grande e di restare un incompiuto. Dicono che sia appassionato del Bayern Monaco e che con i pochi soldi guadagnati abbia provato ad aiutare la sua fondazione benefica, sembra che sia impegnato nel sociale, ma nessuno pare più dargli troppo credito per quanto riguarda l’attività sportiva.
L’unico è forse coach Ionut Gaurila.

Poi una scintilla. Il 17 febbraio dello scorso anno Marius Copil vince il suo secondo challenger in Francia nel torneo di Quimper e batte in finale Marc Gicquel 7-6(9), 6-4. Nel torneo sorprende in positivo la padronanza dei colpi contro i più quotati Gilles Muller(n°69) e Dudi Sela(n°106); alcuni pensano che sia arrivato il momento per cominciare a vincere anche nel circuito maggiore.
Purtroppo è l’ennesima rondine che non fa primavera. Nella restante parte di stagione gioca solo altri 5 tornei e non riesce a passare nemmeno le qualificazioni.

All’improvviso accade qualcosa con il nuovo anno. Ed è storia di questi giorni. Copil si presenta al torneo di Brisbane in Australia da n°147 del mondo ma gravita attorno a questa posizione da più di un anno. Ovviamente parte dalle qualificazioni e al primo turno gli tocca l’olandese Thiemo De Bakker,best ranking n° 40 tre anni fa. Non un avversario dei più semplici. Anzi.
Però vince lui, “kid” Marius, che s’impone con una prova d’autorità 6-3, 6-2. E si ripete nel turno seguente, spuntandola in 3 set e in rimonta 4-6, 6-4, 6-3 contro James Ward. Nell’ultimo turno delle qualificazioni poi vince a sorpresa, letteralmente dominando Alex Kuznetsov testa di serie n° 8 del tabellone, con il punteggio di 6-4, 6-1.
Proseguendo, nel tabellone principale supera un altro qualificato, il giapponese Sugita in tre set. 7-6(5), 6-7(2), 7-6(7) , il punteggio finale e a fare scalpore sono le percentuali impressionanti al servizio. Sembra aver finalmente trovato la continuità e la solidità a lungo cercate, ma il vero banco di prova arriva nel secondo turno contro l’ex numero 6 del mondo Gilles Simon. E la prova del nove è ampiamente superata.
Kid Marius vince 7-5, 6-3 e raggiunge per la prima volta i quarti di finale di un ATP250. Poco importa che un coriaceo Hewitt lo sbatta fuori con un secco 6-4, 6-2 perché lui Marius Copil da Arad il suo torneo l’ha già vinto.

Ha sfatato un tabù, è riuscito a essere competitivo anche fuori dai challenger e ha mostrato solidità e tenuta mentale. Forse dentro di sé si sente ancora Kid o Manteu, ma ora come ora a quasi 24 anni, sarebbe eresia che tornasse nell’oblio degli incompiuti perché le qualità per emergere ci sono tutte e con lui incrocia le dita una nazione intera.

Questo non è il lieto fine di una storia, ma è solo il piacevole antipasto di quella che potrebbe essere. Si parla di un bambino che si appassiona alle varie sfaccettature della vita, che cresce diventando un ragazzone col pallino del tennista, con l’ambizione di diventare uno dei più forti, pur restando “kid” dentro, nell’anima, nel nome.

Perché poi Copil in rumeno significa bambino. E forse è lui il vero supereroe della sua vita, chapeau.
Andrea Pagnozzi

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