Chi è la Federer in gonnella? Court, Graf, Navratilova? - Pagina 2 di 3

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Chi è la Federer in gonnella? Court, Graf, Navratilova?

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Steffi Graff
 

LA REGINA (pluri-titolati Grand Slam nel singolare)

Grand Slam winner Grand Slam finals
1) Margaret Court 24 1) Chris Evert 34
2) Steffi Graf 22 2) Martina Navratilova 32
3) Hellen Wills 19 3) Steffi Graf 31
4) Chris Evert 18 4) Margaret Court 29
Martina Navratilova 18 5) Helen Wills 22
6) Serena Williams 17 6) Serena Williams 21
7) Billie Jean King 12
8) Maureen Connolly 9
Monica Seles 9
10) Molla Bjurstedt 8
Suzanne Lenglen 8
12) Dorothea Douglass 7
Maria Bueno 7
Evonne Goolagong 7
Justine Henin 7
Venus Williams 7

Qualche piccola annotazione : Margaret Court ha il record dei titoli (24), oltre al Grande Slam realizzato nel ’70, ma gran parte degli allori sono arrivati nello Slam meno nobile (11 titoli in Australia). Martina ha vinto “solo” 18 tornei (6 in meno della Court), ma può vantare lo strepitoso 9 a Wimbledon. Non ha fatto il Grande Slam, ma ha il record (condiviso) di 6 Slam consecutivi in singolare che tecnicamente varrebbero anche più del Grande Slam.

Poi c’è la Graf : 22 titoli (7 a Wimbledon, 6 al Roland Garros, 5 agli US Open, 4 in Australia) unica donna con lo stratosferico Quadruple Career Grand Slam e alcuni record che sensazionali sono dire poco : Grande Slam a 19 anni, Double Career Grand Slam ad appena 20 anni.
Una serie di 5 Slam consecutivi dal ’88 al ’89 (quella con il GS incluso), altra serie di 4 Slam consecutivi a metà anni ’90. Devastante su terra, erba, cemento e qualsiasi terreno.

Con Hellen Wills parliamo di leggende : i suoi 19 titoli sono distribuiti tra Parigi, Wimbledon e New York tra il 1923 e il 1938

Poi una menzione speciale per la Evert, grandiosa campionessa, personaggio inimitabile dentro e fuori dal campo che ha segnato un epoca come poche altre.
Gli rimane il record all-time delle finali disputate : 34

UOMINI – GRAND SLAM E PROFESSIONAL MAJOR PRE-1968 : COME PESARLI
Non molto tempo fa gli addetti ai lavori meno esperti e gli appassionati ignoravano del tutto la presenza di questo circuito alternativo, seppellendo nella memoria un pezzo di storia del tennis. Campioni indimenticabili come Pancho Gonzales ad esempio letteralmente sconosciuti ai più, gente come Hoad, Rosewall non valutati per come dovrebbero. Oggi, al contrario, che la storia è più facilmente fruibile tramite libri e documenti grazie a internet, si tende a considerare solo il circuito professionistico e a svilire completamente il mondo dei dilettanti e degli Slam pre-Open. Per cui campioni come Roy Emerson (che decise di non passare professionista e di restare nel dilettantismo) se prima era ingiustamente sopravvalutato, ora è ingiustamente sottovalutato, diventanto agli occhi degli appassionati “uno scarsone” (se si esagera) o un normale giocatore che ha fatto incetta di Slam solo (sottolineato il solo) perché non aveva i migliori del mondo tra i piedi.

Sbagliato sia prima che dopo. Prima cosa, da chiarire subito : il mondo del dilettantismo NON era scarso e NON era di basso livello. Il mondo del dilettantismo, e di conseguenza tutti i tornei del Grande Slam fino al 1967 (con l’appendice degli Australian 1968, ancora non Open) presentava al via tutto il grosso del movimento tennistico mondiale, anzi si può proprio dire che la miglior rappresentazione a livello generale del mondo del tennis è rimasta in quei tornei.
Tutti i grandi sono passati da li, lo stesso Gonzales (passato immediatamente professionista dopo aver vinto 2 US Championships nel ’48 e nel ’49) che poi saltò ben 18 anni di Grande Slam.

Certamente, il circuito professionistico era di qualità ancora maggiore, parliamo di elite, perché annoveravano tra le fila i migliori tennisti in senso assoluto. Ma giocoforza questa “spaccatura” non ha fatto altro che depotenziare a vicenda i due circuiti. Il livello tecnico dei Pro Major era sicuramente più alto, questo possiamo definirlo con incontrovertibile certezza, ma vincere un torneo del Grande Slam presentava ugualmente (in modo diverso) grandi difficoltà. Se qui mancavano le prime linee, nel circuito Pro mancavano le seconde e terze linee. Spesso i tabelloni erano molto ridotti, si poteva vincere il torneo anche giocando 3 partite, di maggior qualità ok, ma negli Slam il percorso, di solito (perché non è sempre stato cosi) era più lungo e le mine vaganti potevano nascondersi sempre dietro l’angolo. Non sono stati pochi i casi in cui i Pro Major si sono svolti con il format del Round Robin, e in teoria si poteva vincere anche perdendo due partite.
In sostanza, nessuno dei due eventi (Pro Major e Slam dilettantistici) può valere pienamente un successo Slam ottenuto nell’Era Open, per un motivo logico quanto sostanziale, ma restano quelli più notevoli di una particolare epoca storica. Non erano tornei che potevi vincere per caso, questo di sicuro. A parte rare eccezioni, anche nel dilettantismo troviamo nell’albo d’oro nomi di un certo pregio tecnico. Pietrangeli, Santana, Newcombe, Roche… parliamo di fior di giocatori, alcuni di questi poi confermarono le loro qualità con risultati di rilievo nell’Era Open.

Se parliamo di prestigio poi, gli Slam hanno conservato un fascino fortissimo anche in quel periodo : fatta eccezione per il torneo australiano (che dei 4 fratelli è quello che ha sempre sofferto più di tutti, ma per ovvie ragioni) Wimbledon, Forest Hills e il Roland Garros conservavano una forza ancora notevole. Sia Rosewall che Laver, passando per Gonzales, hanno sempre ammesso di aver avuto il grande rammarico di non poter giocare a Church Road negli anni migliori. Detto questo, non potevano fare altrimenti. La differenza economica che passava tra le due categorie era troppo netta : si viveva molto meglio facendo il professionista.

Come pesarli? Un titolo a Wimbledon rimane un titolo a Wimbledon, che sia oggi o nel ’66, cosi come un titolo a Parigi o a Forest Hills. Il prestigio non si compra. Certo, valevano indubbiamente meno dal punto di vista tecnico rispetto a quelli dell’Era Open, ma non possono essere definiti frettolosamente come “Slam di cartone” (ho sentito anche questo in giro).

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