Del Potro, il polso è una maledizione... L'operazione è la soluzione?

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Del Potro, il polso è una maledizione… L’operazione è la soluzione?

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TENNIS PERSONAGGI – Juan Martin Del Potro è atteso da un consulto con Richard Berger, il medico che l’ha già operato al polso destro, per decidere se andare sotto i ferri per curare i legamenti del polso sinistro. L’intervento ce lo restituirebbe definitivamente ai suoi livelli? Gli equilibri biomeccanici farebbero pensare il contrario. Tutti gli infortuni subiti dal 2007 ad oggi. Stefano Pentagallo

Che sia destro o sinistro c’è una comune maledizione nei polsi di Juan Martin Del Potro. Lentamente torturato dal destino quasi come se fosse in debito con la fortuna, componente spesso essenziale per vincere in uno Slam. Condivisibile o meno, quattro anni dopo esser finito sotto i ferri per la rottura della fibrocartilagine triangolare del polso destro, l’argentino rischia una nuova operazione per una presunta distorsione di grado 1 ai legamenti del polso sinistro, almeno stando alle prime analisi risalenti addirittura all’estate del 2012 quando Del Potro accusò i primi dolori durante la stagione nordamericana disputata sul cemento. Se dovrà sottoporsi o meno ad un nuovo intervento si saprà solamente dopo un consulto con Richard Berger, lo stesso medico che lo operò nel maggio del 2010 in Minnesota presso la Clinica Mayo. Una decisione definitiva è attesa tra oggi e domani.

Iniziata bene la stagione, da numero cinque e con il torneo di Sidney in cascina, a Melbourne con la sconfitta al secondo turno contro Bautista Agut scatta un primo campanello d’allarme. E’ a Dubai però che, ritiratosi in lacrime al termine del primo set perso contro l’indiano Somdev Devvarman, le condizioni dell’argentino iniziano a destare preoccupazione.“Non posso essere il giocatore che vorrei”, dirà Del Potro. Due settimane fa, con il ritiro dal primo Masters 1000 stagionale ad Indian Wells, arrivano i primi segnali che portano a sospettare che l’infortunio sia più grave del previsto. Stuzzicato su un possibile intervento, Del Potro risponde: “So cosa significa effettuare una riabilitazione. Stavolta non perderò tempo nel tentativo di cercare una diagnosi corretta. Nel 2010, ho perso 2-3 mesi per cercare di capire cosa avessi. Stavolta è chiaro”. E se due indizi non fanno una prova, tre sì. Giunto a Miami, Del Potro svolge diverse sessioni di allenamento, alcune anche a Palm Beach, aspetta l’ultimo momento utile ma alla fine è costretto ad annunciare forfait. “In questi giorni mi sono allenato a Crandon Park e ho seguito i trattamenti per cercare di giocare a Miami, ma sento ancora dolore al polso sinistro e non sento di essere competitivo per scendere in campo. E’ un peccato perché questo è un torneo speciale per me per la presenza di così tanti tifosi latini e argentini in particolare. Nei prossimi giorni consulterò ancora il mio dottore per decidere cosa fare”, la nota apparsa sul profilo Facebook del campione argentino.

A Miami però la notizia non era tanto che Del Potro stesse vivendo uno dei momenti peggiori della sua carriera, quanto piuttosto che la sua assenza fosse stata annunciata tramite Facebook senza prima avvisare l’ATP. Ragion per cui Jorge Viale, media manager di Del Potro, si è lanciato in un lungo attacco verso parte della stampa argentina, rivangando passati screzi che hanno portato all’emergere di tensioni tra Del Potro e tanti giornalisti (tra cui quelli della pagina spagnola di Ubitennis) “colpevoli” d’essere, a torto o a ragione, poco accomodanti nei confronti del campione argentino. Non certo una novità se si pensa che a suo tempo Bjorn Borg parlava con tutti i giornalisti del mondo fuorché con gli svedesi, Rios con tutti fuorché con i cileni, Leconte non parlava con i giornalisti francesi, Murray nei primi tempi evitava quelli inglesi; gli stessi moschettieri di Davis smisero di parlare con Rino Tommasi per le critiche che subirono per aver perso il match con i vecchi del Sud Africa nel ’74. Barazzutti non parlava con gran parte dei giornalisti italiani dopo aver dichiarato: “Voi dovreste ringraziarci perché viaggiate grazie a noi”. Com’ è che si dice? Mal comune mezzo gaudio.

Intanto i big del tennis non hanno fatto mancare i propri messaggi d’incoraggiamento a Del Potro, fiduciosi che la sua esperienza nel superare lesioni di questo tipo possa essergli d’aiuto nel recuperare dagli attuali problemi al polso sinistro. “E’ la terza settimana consecutiva. Dubai, Indian Wells e Miami. Non va bene”, ha commentato Roger Federer, al quale è legato il ricordo della finale vinta nel 2009 agli Us Open da Del Potro. “Sono sicuro che deve pensare a cosa fare, perché non credo voglia continuare così. O si riposa o gioca con il dolore. E se gli fa molto male, non ha molte possibilità, ha proseguito Federer.“La cosa buona è che ha già superato una situazione simile una volta. In qualche modo, sa come affrontarla,” ha concluso lo svizzero, facendo leva sulla forza mentale di Del Potro. “Delpo è molto alto, per lui è difficile giocare ogni settimana ad alti livelli. Il suo corpo sta soffrendo, è un peccato che uno forte come lui non possa giocare. Ci mancherà, è sicuro”, ha aggiunto Djokovic.

Un peccato che ha origini lontane, tante sono le settimane saltate da Del Potro in carriera. Già nel 2007, anno in cui inizia a calcare con una certa regolarità i campi del circuito maggiore, l’argentino abbandona sette partite per problemi muscolari, oltre ad accusare fastidi alla schiena. Ad inizio 2008, agli Australian Open, è costretto al ritiro nel match contro David Ferrer per un problema alla colonna vertebrale. Resta fuori due mesi, rientra e riaccusa lo stesso infortunio nel match contro Murray disputato durante gli Internazionali d’Italia. A novembre si fa male di nuovo durante la finale di Coppa Davis giocata a Mar del Plata contro la Spagna: questa volta si procura uno strappo alla gamba destra nel match contro Feliciano Lopez e non può scendere in campo nell’ultimo singolare, segnando in maniera decisiva la sconfitta dell’Argentina per 3-1. La vittoria a New York, arrivata nel 2009, mitiga il ricordo del ritiro dal torneo di Cincinnati per problemi al braccio sinistro e alla schiena. La gioia lascia presto spazio al dolore e alla delusione. Toccato il punto più alto della propria carriera, Delpo cade a picco preda del polso destro: agli Australian Open si ritira in ottavi ma è solamente a maggio che ricorre all’intervento chirurgico. Resta fermo in tutto nove mesi, rientrando in campo nei tornei di Bangkok e Tokyo da numero 485 del mondo. E’ nel 2011 che torna competitivo risalendo la china fino all’undicesima posizione del ranking, ma anche in una stagione relativamente tranquilla deve fermarsi per 20 giorni per un problema all’anca: salta il big match contro Nadal a Madrid e non va a Roma. Nel 2012 iniziano i problemi al polso sinistro, accusati per la prima volta nel match contro Troicki a Cincinnati. Dolori che non lo abbandonano mai del tutto forzandolo ad un altro mese di stop subito dopo la semifinale di Coppa Davis giocata a settembre. Nel marzo del 2013 viene colpito da un virus ai bronchi, che lo tormenta durante tutta la stagione su terra: viene eliminato presto a Montecarlo e Roma, salta l’Estoril – dov’era campione in carica – e Madrid, al Roland Garros è limitato fortemente. Sommando i vari stop, in tutto salta tre mesi. Se dovesse essere confermato l’intervento al polso sinistro, il suo 2014 sarebbe già finito. I tempi di recupero sarebbero stimati tra gli 8 e i 12 mesi ed il rientro in campo slitterebbe con tutta probabilità al 2015.

La struttura fisica dell’argentino, alto 198 cm per 97 kg di peso, unita a tutta una serie di processi biomeccanici investiti dal cambiamento nel periodo compreso dai 16 ai 20 anni nel tentativo di apportare delle migliorie al suo tennis, stanno alla base dei tanti infortuni accusati da Del Potro nell’arco della sua carriera. Lo stesso infortunio al polso destro può essere indirettamente la causa dei disturbi accusati al polso sinistro dall’argentino da due anni a questa parte. Nel rovescio bimane difatti l’arto dominante è l’arto superiore dell’impugnatura, il sinistro, che mette a disposizione una valenza del 70% per ottenere la massima efficacia, il rimanente 30% è apporto del polso destro oggetto di intervento. Se il polso destro non svolge la sua funzione ne risente il polso dell’arto dominante, il sinistro, chiamato fisiologicamente ad aumentare la sua valenza in modo anomalo. Intervento o non intervento, il sospetto è che Del Potro non possa più tornare con regolarità al top. Da quando è rientrato in campo dopo l’operazione al polso destro, l’argentino solo per brevi periodi ha sfiorato i picchi di gioco raggiunti durante gli Us Open 2009. L’operazione sembra una soluzione solo palliativa. Prendere coscienza dei limiti del proprio corpo può essere invece la chiave per una più oculata programmazione che porti Del Potro a presentarsi periodicamente al top nei grandi appuntamenti. Intervento o non intervento, l’augurio di Andy Murray è il nostro augurio: “Ha già recuperato in passato da un problemo serio, tornando ai livelli che gli competono e spero possa riuscirci di nuovo”.

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