Le incognite della terra rossa

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Le incognite della terra rossa

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TENNIS AL FEMMINILE – Con i tornei di Stoccarda e Marrakech entra nel vivo la stagione della terra battuta. Come si troveranno le top ten sul rosso? E chi potrebbe essere avvantaggiata dal cambio di superficie?

A Stoccarda e Marrakech comincia la stagione della terra rossa. Questa settimana il passaggio di superficie diventa definitivo: dopo l’anticipazione di Bogotà, il circuito chiude il primo periodo sul cemento e si dedica alla terra battuta.
Le “seconde linee” avranno la possibilità di confrontarsi in Marocco; in Germania, dove curiosamente al via ci saranno solo giocatrici europee, si ritrovano invece quasi tutte le migliori del circuito. Molte arrivano dopo essere state in giro per il mondo impegnate per la Fed Cup su superfici e in ambienti differenti (indoor, outdoor, duro, terra).
Se saranno come negli anni passati, i campi tedeschi (indoor) presenteranno una superficie piuttosto rapida. Tabellone a 32, con un taglio delle ammesse di diritto molto alto (Safarova, numero 28).

Nel tennis contemporaneo i cambi di superficie non sono così marcati come accadeva qualche anno fa, e sappiamo che velocità e caratteristiche di gioco sono state rese più simili tra loro. Eppure penso che potrebbe ugualmente essere interessante provare a fare una piccola analisi di che cosa ci aspetta in questa parte di stagione.

Cominciamo con un po’ di storia. Ecco le finaliste dei più importanti tornei sul rosso degli ultimi cinque anni. Non inserisco Bruxelles (Premier dal 2011 al 2013) perché il torneo aveva uno statuto superiore al suo effettivo valore tecnico: in realtà la collocazione troppo a ridosso dello Slam parigino ha sempre finito per penalizzarlo, tanto è vero che quest’anno è stato cancellato.

Le vincitrici dei principali tornei su terra 2009-2013

A me pare che si possano dividere le annate in due categorie: quelle in cui sono emerse gerarchie abbastanza evidenti, dato che poche giocatrici si sono più volte presentate in finale e hanno poi finito per vincere lo Slam (2009, 2012, 2013); e quelle, al contrario, ricche di nomi differenti, e che hanno avuto una vincitrice inattesa anche a Parigi (2010, 2011). Come sarà il 2014?

È sempre molto difficile fare pronostici, però credo che si possa almeno provare a  riepilogare la situazione attuale, per capire come si presentano ai blocchi di partenza le migliori.

Serena Williams
Le dichiarazioni successive alla sconfitta di Charleston (al primo incontro sulla terra verde) contro Cepelova sembrano far presagire una gestione delle energie differente rispetto all’anno passato, quando vinse sia in Spagna che in Italia, concludendo imbattuta una trionfale campagna sul rosso con il secondo successo in carriera al Roland Garros.
Non mi sorprenderebbe se rispetto al 2013 prima di Parigi scegliesse di impegnarsi un po’ meno; naturalmente ha tutti i mezzi per vincere ancora, ma di certo la terra è la superficie a lei meno congeniale.

Li Na
Con la vittoria al Roland Garros 2010 ha compiuto il definitivo salto di qualità. Però ad oggi  quello rimane l’unico successo su terra battuta (4 finali perse) e tutto si può dire tranne che sia una specialista.
Sul piano tecnico resto convinto che renda di più sul cemento, ma dalla sua potrebbe avere due vantaggi:
1) fra le tenniste di vertice sembra essere forse in condizioni fisiche migliori
2) è allenata da Carlos Rodriguez che di terra se ne intende (argentino, ex coach di Justine Henin che a Parigi ha vinto quattro volte).

Radwanska
La terra è la superficie che ha mostrato di gradire meno. Sui motivi mi piacerebbe fare un approfondimento più esteso, ma manca lo spazio.
In estrema sintesi: per certi aspetti il rosso dovrebbe perfino avvantaggiarla, dato che favorisce tatticismi, cambi di ritmo e anche colpi di tocco, come i drop-shot; d’altra parte chi non ha molta forza fisica soffre di più, perché il campo assorbe maggiormente la potenza dei colpi e quindi non basta appoggiarsi alla palla avversaria per generare velocità.
Radwanska nel 2013 perse nei quarti di finale del Roland Garros da Sara Errani, a dimostrazione che in alcuni casi la superficie può davvero spostare gli equilibri: pensiamo, ad esempio, alla stesso confronto su erba. Aga ha già vinto due tornei sul rosso, ma a volte ho l’impressione che mentalmente non sia del tutto convinta. Magari quest’anno riuscirà a metterci uno spirito più ottimista e costruttivo.

Azarenka
Al momento sarebbe già una buona notizia il solo vederla in campo, visti i problemi fisici che l’hanno obbligata a fermarsi. Anche per lei la terra è da sempre la superficie meno favorevole. Unica nota positiva: se non altro i terreni meno duri rispetto al cemento potrebbero sollecitare un po’ meno il piede infortunato.

Halep
A Roma 2013 è iniziato il suo improvviso salto di qualità. Giocatrice latina, ha sempre reso bene sul rosso, anche se in realtà l’anno scorso ha vinto su tutte le superfici, erba inclusa. Per lei rimane il problema di dimostrarsi all’altezza delle giocatrici più potenti del circuito.
Non credo si possa dire che la terra battuta sia la superficie su cui spicca, ma di sicuro rispetto ad altre top ten ha la cultura tecnica specifica, e quindi non è certo penalizzata.

Kvitova
La terra è la superficie su cui ha imparato a giocare; ed ha vinto a Madrid nel 2011. Però sappiamo che, tra i tornei principali outdoor, Madrid è quello con le condizioni di gioco più rapide. A mio avviso per lei rimangono preferibili campi veloci, come l’erba, il cemento di Dubai o alcuni indoor; la terra favorisce l’allungamento del palleggio e gli scambi prolungati di sicuro non fanno per lei. In poche parole: il rosso è un handicap, e per superarlo ci vorrebbe una forma smagliante.

Kerber
La terra rossa esalta il gioco difensivo, ma in compenso il suo servizio non molto potente e nemmeno troppo lavorato diventa più attaccabile. Non credo sia particolarmente penalizzata, però tra tutte le tedesche è quella che mi pare meno adatta al gioco da terra battuta, e i migliori risultati li ha sempre raccolti sul cemento.

Jankovic
È stata una delle poche giocatrici in grado di sconfiggere nello stesso torneo entrambe le sorelle Williams: la prodezza le è riuscita nel 2010 a Roma, quando raggiunse la finale; sul rosso si trova a suo agio.
In generale dalla sua ha la costanza di rendimento: non raggiunge picchi altissimi, ma sono piuttosto rare anche le controprestazioni. Direi che per lei vale il ragionamento fatto per Simona Halep: non è una vera e propria specialista, ma le difficoltà di altre top finiscono per avvantaggiarla.

Sharapova
Prima che Serena iniziasse la collaborazione con Mouratoglou (che, da francese, potrebbe aver sollecitato l’interesse di Williams per il Roland Garros) di fatto Maria era la giocatrice leader del circuito sul rosso: i risultati del 2012 erano inequivocabili.
Una evoluzione sorprendente rispetto ad inizio carriera, quando aveva rilasciato la famosa dichiarazione in cui sosteneva che sulla terra battuta si sentiva a disagio come una mucca sul ghiaccio. Oggi però le cose sono cambiate: sottratti i punti di Stoccarda 2013 (da lei vinto), si ritroverebbe addirittura fuori dalla top ten, e quindi occorre che recuperi del tutto la condizione per tornare ai suoi soliti livelli. Nel suo caso l’incognita non è tecnica, ma fisica.

Cibulkova
Seconda nella race 2014, la sua superficie è soprattutto il cemento, anche se al Roland Garros ha ottenuto il primo grande risultato Slam (semifinale del 2009).
Avrebbe quindi i mezzi per fare strada, ma bisogna vedere in che condizioni si trova. Lo dico perché in questa stagione ha già disputato 33 match, e affrontato tre trasferte in oriente (Australia, Arabia, Malesia): considerato che siamo solo ad aprile, un bel tour de force. La rinuncia a Stoccarda (dopo il ritiro di Doha) magari è solo legata all’impossibilità di presentarsi in condizioni accettabili di ritorno da Kuala Lumpur, ma non vorrei fosse un campanello di allarme.

Italiane
La terra battuta è la superficie su cui da sempre si formano i giocatori italiani, e infatti Errani e Schiavone sono due autentiche specialiste, tanto è vero che a Parigi hanno raggiunto i picchi della loro carriera.
La stagione sul rosso potrebbe offrire l’occasione del ritorno a livelli più alti oppure potrebbe sancire un calo di rendimento difficilmente recuperabile poi su erba e sul cemento americano.
Roberta Vinci è un’altra specialista, anche se a mio avviso l’erba si sposa altrettanto bene al suo modo di giocare.
In confronto ad Errani e Schiavone, direi che Knapp e Pennetta sono meno avvantaggiate.
Per quanto riguarda Flavia Pennetta, a dispetto di alcuni dati (aggiornati al 2013), credo renda di più sul cemento e forse anche sull’erba. Quando gioca sul rosso tende a concedere più campo alle avversarie e la posizione più arretrata secondo me la rende meno competitiva, in particolare contro le migliori.
Giorgi infine è ancora da scoprire: ha giocato pochissimo sulla terra europea e questa potrebbe essere la prima stagione interamente dedicata ai classici tornei del circuito maggiore.
Sembra proprio una giocatrice da campi veloci, ma la sua adattabilità si capirà meglio tra qualche mese.

Altre giocatrici
Non si possono trascurare passate vincitrici del Roland Garros come Kuznetsova e Ivanovic.
Kuznetsova dispone di tutto quello che occorre per la terra battuta: varietà di gioco e potenza, e in più la superficie le perdona qualche deficit in mobilità.
Ivanovic su campi più lenti ha il tempo per girare attorno alla palla e colpire più spesso con il dritto, come del resto capitava anche alla Stosur degli anni migliori. C’è stato un periodo in cui Samantha era una delle migliori tenniste su terra, ma ultimamente ha un po’ cambiato il suo gioco: fatica a mettersi nella condizione di colpire di dritto dall’angolo sinistro del campo e anche per questo potrebbe avere avuto un calo di risultati.
Storicamente le latine (Spagnole, Francesi, Italiane, Rumene) conoscono bene la superficie.
A loro aggiungerei anche le attuali Austriache e Olandesi (Meusburger, Rus, Berthens).
E le tedesche: Goerges e Petkovic soprattutto, sono ottime giocatrici da rosso. Lisicki è una erbivora, ma credo che per il suo gioco la terra sia in ogni caso più adatta rispetto al cemento.
Per ragioni diverse segnalerei anche Hercog, Kanepi, Lepchenko e Cetkovska.

Giovani
Sulle giovani in particolare mi piacerebbe sapere anche l’opinione di chi legge, anche perché prevedere il rendimento delle meno esperte è particolarmente difficile.
Prescindendo dal loro valore assoluto (che determina quindi differenti traguardi possibili), direi che potrebbero trovarsi bene Bouchard, Nara, Bencic, Beck. E Garcia, che ha appena vinto a Bogotà. Su Svitolina e Vekic non ho le idee chiare.
Infine per caratteristiche tecniche, di tutte le giovani statunitensi, la più “terraiola” mi pare Christina McHale.

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