Rubrica a cura di Daniele Flavi
Grigor & Maria, quando l’amore trionfa (a distanza)
Gaia Piccardi, il corriere della sera del 28.04.2014
Giusto giusto un anno fa, tra le languide pieghe del torneo combined (cioè uomini e donne) di Madrid, spuntava la paparazzata che avrebbe cambiato la geografia amorosa del pianeta tennis: la divina Maria Shampova, che pochi mesi prima (novembre 2012) sarebbe dovuta convolare a giuste nozze con il cestista sloveno Sasha Vujacic, in tenera adorazione di un bel (e giovane) ragarzo moro, presto identificato in Grigor Dimitrov, collega di gamba lunga, bicipite tornito e luminoso avvenire, non a caso soprannominato da chi ne capisce «baby Federer». Il bacio tra i due per le strade di Madrid chiudeva ufficialmente i trials per un posto nel cuore della siberiana da 20 milioni di dollari a stagione. Un anno dopo, ieri — consegnata agli annali del gossip sui courts una memorabile lite pubblica tra Sharapova e Serena Williams per il prestante Gregorio (l’anno scorso a Wimbledon Maria invitò senza giri di parole Serenona, pesantemente indiziata di un flirt con il bulgaro quando i due si allenavano insieme a Parigi, a farsi gli affari suoi) —, la coppia più bella del tennis dopo Pennetta&Fognini (scusate lo sciovinismo) ha festeggiato il primo anniversario vincendo insieme, a distanza, un torneo importante: Dimitrov a Bucarest, 7-6, 6-1 al ceco Rosol, terzo titolo Atp in carriera che lo proietta tra i top 15 della classifica mondiale; Sharapova a Stoccarda, 3-6, 6-4, 6-1 in rimonta alla serba Ivanovic nel derby delle belle, primo titolo Wta della stagione che la tiene a galla nelle top io, l’élite dalla quale rischiava di uscire. Se è ancora lontano il giorno in cui Grigor e Maria trionferanno mano nella mano in uno Slam come Jimmy Connors e Chris Evert a Wimbledon 1974, all’epoca del loro amore, il ri-sultato doppio di ieri val bene la cenetta intima che Dimitrov e Sharapova si regaleranno la settimana prossima a Madrid, dove tutto, un anno fa, iniziò. Tra i due, il più generoso di parole sulla relazione è lui, Grigor, rara specie di atleta pensante, leggente e parlante di argomenti extrasportivi, grande amante dell’arte (Klimt su tutti) e, naturalmente, della sua Maria, continua fonte d’ispirazione: «Una donna meravigliosa e brillante, che ascolto con grande rispetto. Lei ha raggiunto un livello cosi alto nella sua carriera che io non posso che considerarla un esempio da seguire. Lo è dentro e fuori dal campo. lo e Maria ci facciamo bene a vicenda: benedico ogni momento che passo con lei e di tennis, nel privato, parliamo davvero pochissimo». Anche gli sms che Maria manda ancora a Vujacic sono tabù. Ma questa è un’altra storia. L’amore, oggi, trionfa.
Parola a Nole «Che bello sarà stare sveglio per cambiare i pannolini»
Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 29.04.2014
Novak Djokovic è guarito ai flessori del braccio destro: da giovedì o venerdì s’allenerà a Madrid per il torneo che scatta domenica. Noie, è vero che lei pensa troppo? «il mio scopo è di aver consapevolezza di più cose possibili, per me più studia più un uomo ha valore, voglio sempre imparare qualcosa di nuovo. L’ho ereditato dalla mia famiglia, e l’educazione è qualcosa che ti rimane dentro, non si può vendere e non si può comprare. Da ragazzo, mi sono preso le mie responsabilità, crescendo con tante difficoltà economiche, ma con l’ambizione e la consapevolezza di quel che dovevo fare per arrivare “là”. Volevo crescere prima possibile per gestire tutte le situazioni della vita». Lei è molto forte, dentro, ma è anche un filantropo con la sua gente. «Vorrei aiutare tutti i bambini, specialmente quelli del mio paese, dargli una direzione per realizzare il diritto di sognare, per diventare un giorno atleti, dottori, ingegneri». Presto sarà padre: quale principio regalerà a suo figlio? «Io sono grato della opportunità di poter giocare a tennis, lo sport che amo con tutto il mio cuore, ma non prendo niente per scontato. E così apprezzo di più la vita perché non ho avuto tutto gratis». Che cos’è un figlio per un campione, iper-egoista come un tennista? «La mia Jelena mi ha dato la giusta parola: fonte della gioia. E’ il massimo: inizia un nuovo capitolo nella vita, sono molto felice, anche se tutti dicono che capiremo quando darà il primo calcio. Magari tirerà un rovescio lungolinea…». Di sicuro lei è il n. 2 del mondo più felice: zero frustrazione. «Il tennis non è l’unica fonte della felicità, per questo sono sempre contento, perché ho tante cose differenti fuori dal campo, gioia, passione, amore, persone che mi vogliono bene. Perché dovrei essere stressato da numero 2? Proverò a tornare 1 perché il tennis è la mia passione, il mio amore e anche il mio lavoro, ed è la cosa che faccio meglio. Cercherò la forza per vincere tutti i tornei. Ma con l’arrivo del bambino il tennis non è più la priorità numero 1». Cambierà I pannolini? «Ho diversi amici tennisti che l’hanno fatto, come Ljubicic. Non vedo l’ora di vivere queste situazioni. Si, anche star svegli la notte… La vedo in positivo: ti stanchi un po’, ma ti dà nuova energia. Ljubo voleva fermarsi col tennis e ha trovato nuove motivazioni. E Haas che ispirazione ha avuto dall’arrivo della bambina?». Rafa sta perdendo il giocattolo terra rossa? »Tutti siamo rimasti un po’ sorpresi vedendolo perdere in due tornei di fila. E’ lo sport: dominare negli ultimi anni ha aiutato la sua fiducia e gli ha dato un vantaggio mentale, ma ha anche dato tempo agli avversari di capire come affrontarlo». Djokovlc l’ha capito a Roma 2011. «E’ stata importantissima la semifinale con Murray, finita a mezzanotte, non ho avuto tanto tempo per recuperare, ma ho trovato una forza incredibile e inesplicabile. Perché a Roma mi sento come a casa, e i romani mi vedono come uno di lì, anche perché parlo abbastanza l’italiano, e mi trasmettono un grande calore. Nella testa, avevo un problema fisico, contro Rafa, il più grande giocatore della storia sulla terra rossa. Però io arrivavo da 38 vittorie di fila e quindi non ho sofferto per i precedenti. Era il momento giusto per batterlo: di testa, sono stato più forte e decisivo». II Roland Garros è l’unico Slam che Djokovlc non ha vinto. «Non devo pensare solo a Nadal. L’anno scorso Tsonga ha vinto contro Federer e Ferrer è andato in finale, ora Wawrinka ha vinto Montecarlo, e Ferrer e Almagro hanno battuto Rafa. Senza dimenticare un top player come Murray. Sicuramente Wawrinka ha preso grande fiducia dai tornei e dalle vittorie coi primi: ci ha battuto tutti, sulla terra battuta si sente bene, e si vede, ha trovato il controllo nell’aggressivi-tà. E’ l’esempio dei giocatori che migliorano, e ha pure dimenticato tutte le volte che l’avevamo battuto». Che cosa perde Djokovlc sulla terra rossa? «Perdi un po’ il ritmo perché il rimbalzo è sempre diverso e devi stare molto attento, devi essere più reattivo e veloce, il gioco non è così automatico, mentre sul cemento ci sono colpi che puoi giocare con fluidità, usando la velocità del campo, sulla terra ogni colpo chiede forza e devi lavorare di più. Devi creare ed avere più pazienza»…..