Germania sempre felice: Fognini non si ferma, è in finale a Monaco (Crivelli); Intervista ad Angelo Binaghi - «Roma da sogno. E Fognini...» (Nizegorodcew - Palizzotto); Intervista ad Angelo Binaghi "Tv Monosportiva chiave del futuro" (Guerrini)

Rassegna stampa

Germania sempre felice: Fognini non si ferma, è in finale a Monaco (Crivelli); Intervista ad Angelo Binaghi – «Roma da sogno. E Fognini…» (Nizegorodcew – Palizzotto); Intervista ad Angelo Binaghi “Tv Monosportiva chiave del futuro” (Guerrini)

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A cura di Davide Uccella

Intervista ad Angelo Binaghi – «Roma da sogno. E Fognini…» (Alessandro Nizegorodcew / Daniele Palizzotto, Il Tempo, 03-05-2014)

«Quest’anno vogliamo incassare sette milioni e mezzo di euro, dal 2015 l’obiettivo degli Intemazionali sarà quota dieci milioni». Non scherza, il presidente della Federtennis Angelo Binaghi. Sabato prossimo, 10 maggio, il torneo del Foro Italico partirà ufficialmente con i primi match di qualificazione, ma i dati della prevendita sono incredibili: oltre 6 milioni in cassa, già superato il dato finale del 2013.

Binaghi, si aspettava un risultato del genere 13 anni fa, quando ha ricevuto il primo mandato? «Direi proprio di no. Anche perché, quand’ero ancora consigliere federale, consideravo gli Internazionali una scocciatura che creava discussioni infinite in Consiglio. E invece le più grandi soddisfazioni le ho ricevute dal torneo del Foro Italico e dalla Fed Cup».

L’obiettivo dei dieci milioni già nel 2015 è realistico? «Noi ci crediamo. Anche perché ogni anno aumentiamo con grande cautela il prezzo dei biglietti delle finali, ma i tagliandi vanno comunque esauriti con largo anticipo. E poi voglio eliminare completamente i biglietti omaggio, battaglia che porto vanti da anni».

Con quali risultati? «Ricordo che, nel primo anno da presidente, ogni consigliere poteva contare su circa 400 biglietti a testa Da allora abbiamo invertito la tendenza nonostante le richieste, soprattutto dal mondo della politica, siano incessanti: la percentuale degli omaggi è inferiore al 2 percento, un risultato strabiliante. Ma l’obiettivo è arrivare a quota zero».

Da tempo sogna un «mini-Slam» diluito su dieci giorni. Loscorsoanno si è aperto ilballottaggio con Madrid: qual è la situazione? «Avevo dei feedback molto positivi, ma la morte del presidente Atp Drewett ha cambiato le carte in tavola. Il nuovo numero uno, Kermode, ha chiesto tempo per studiare la situazione: a fine 2014 dovremmo avere delle risposte, ma Roma è ancora la favorita».

Se dovesse ringraziare una persona, chi sceglierebbe? «Adriano Panatta. Se non mi avesse costretto ad affrontare i problemi del tennis italiano in quel periodo storico, sicuramente non avremmo raggiunto questi risultati. Da allora abbiamo ripristinato lo stato di diritto, cambiando quasi totalmente la classe dirigente. Aver preso quella decisione coraggiosa è stata la svolta per il tennis italiano, insieme ai trionfi in Fed Cup, a Parigi e alla tv».

Eppure Supertennis ha incontrato tante critiche resta convinto che è stato meglio investire i soldi nella tv piuttosto che nei progetti tecnici? «La televisione è stata e resterà il cavallo di battaglia dell’opposizione perché si presta ad ogni tipo di strumentalizzazione. In realtà, come ha scritto la Bocconi, Supertennis è un investimento altamente profittevole da un punto di vista economico e ci ha fatto avere tutti i soldi che ora spendiamo in più nei progetti tecnici: cambiare qualcosa sarebbe una follia».

Qual è stato il più grande errore della gestione Binaghi? «Non aver aiutato la Pennetta nel momento più difficile. Ero presente a Parigi quando Flavia perse una brutta partita al debutto: piangeva ad ogni cambio campo, avrei dovuto starle vicino, invece nonne ho avuto la forza. Fu un errore clamoroso».

Nell’ultima corsa al Coni, lei sostenne Pagnozzi sconfitto a sorpresa da Malagò. Oggi cosa è cambiato? «Giovanni ha condotto magistralmente la sua awentura, io sinceramente non mi aspettavo risposte così positive. Dal punto di vista politico, l’attuale gestione è esattamente agli antipodi rispetto alla precedente: con due dirigenti di grande esperienza come Petrucci e Pagnozzi non c’erano mai salti nel buio, mentre ora lasituazione è più dinamica, in continua evoluzione, ma potrebbero venir fuori anche delle ottime cose. Per fare un paragone tennistico, Pagnozzi è Seppi, il miglior Seppi, mentre Malagò è un po’ come Fognini. da lui possiamo aspettarci qualsiasi risultato».

Il tennis cosa vorrebbe? «Non avendo votato Malagò, non abbiamo alcun vincolo da dover rispettare ma vorremmo dare il nostro contributo per spingerlo verso decisioni magari impopolari, ma giuste e sacrosante per lo sport italiano, la cui governance non funziona assolutamente. Buttiamo dalla finestra 20 milioni di euro l’anno, soldi che andrebbero distribuiti allo sport vero e non in spese improduttive per discipline che non hanno più ragione di esistere da sole: per questo vanno fatti alcuni accorpamenti. Non è possibile che il calcio, con un milione e 200mila tesserati, abbia lo stesso peso di sport con 100 tesserati: serve maggiore equità. Se Malagò riuscirà a farequeste cose, troverà nel tennis un alleato convinto».

Tornando agli Internazionali, chi vince quest’anno? «Tra le donne Serena Williams è sempre la più forte, anche se noi speriamo nelle italiane. Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci hanno già vinto tornei importanti».

E nel maschile? «La nostra speranza è Fognini, poi c’è Federer che qui a Roma non ha mai vinto. Ma quest’anno può venir fuori una finale a sorpresa».

Lei ha sempre avuto fiducia in Fognini che, sue testuali parole, «ci regalerà una grande gioia come la Schiavone». «Siamo sulla strada giusta. Ne ho parlato con Fabio consapevole che, malgrado la grande crescita mentale, qualche ricaduta sarebbe giunta: tutto sommato meglio che sia successo a Montecarlo piuttosto che a Roma o Parigi».

Meglio una vittoria al Foro Italico o al Roland Garros? «Forse per noi sarebbe meglio se vincesse Roma, per lui sicuramente Parigi. Dunque la risposta è obbligata: Roland Garros». Ma prima si gioca al Foro Italico: sognare l’accoppiata forse è troppo, ma in fondo non costa nulla.

Intervista ad Angelo Binaghi “Tv Monosportiva chiave del futuro” (Piero Guerrini, Tuttosport, 03-05-2014)

L’IDEA è semplice, se la tv generalista e peraltro pure quella a pagamento stentano (eufemismo) a trovare collocazione a una disciplina sportiva nei palinsesti, perché non farsi una televisione propria? Ha cominciato la Federtennis di Angelo Binaghi a fine 2008. In 5 anni, il canale Fit, Supertennis, è sul satellite e digitale terrestre ed è anche sul web, a titolo gratuito. La crescita di ascolti e gradimento è stata esponenziale. Binaghi il prossimo 10 maggio sarà ospite del Consiglio Fip per illustrare il progetto e la fattibilità anche nel basket.

E’ il momento ideale per domandare, ascoltare, capire. Binaghi, ci racconta la nascita di Supertennis e la sua evoluzione? «Il tennis italiano usciva dalla crisi, si cominciavano a vedere segnali positivi non solo in termini di risultati, ma di tesserati. E gli Internazionali di Roma, che con il tesseramento e il finanziamento Coni sono fonte dei nostri introiti, registravano segnali positivi. Si trattava di stilare programmi di sviluppo. Avevo seguito con interesse Sport Channel canale fire su Sky. Era gestito dagli organizzatori del torneo di Bergamo che lo utilizzavano per trasmettere le partite. Ne ho parlato al responsabile della comunicazione, Baccini. Appena si è ripreso dallo choc abbiamo cominciato a studiare la fattibilità, con l’aiuto di uno zio consigliere della federazione delle reti private. Nel novembre 2008 siamo partiti, anche attraverso una joint venture triennale con Rai Trade. Subito risultati incoraggianti: 920 ascoltatori medi: Soprattutto: 7/8000 spettatori per la Serie A, come se l’avessimo portata al Foro Italico. E sa qual è la media di ascolto attuale? Siamo oltre i 15.000. E negli ultimi due anni la crescita è quadruplicata».

Saranno i successi degli italiani, la Coppa Davis, la Fed Cup. «No, la Davis, come gli Internazionali femminili cui Sky aveva rinunciato, li avevamo quasi da subito. Abbiamo potenziato il segnale satellitare, aumentato la banda digitale, arrivata a coprire il territorio nazionale. Abbiamo acquisito i tornei Atp 500, quelli femminili. Laltro giorno dicevo alla Schiavone che se non ci fosse stata Supertennis nessuno avrebbe visto i suoi successi ad eccezione del Roland Garros. Ora il canale è il 4 sportivo assoluto, 1 tra quelli che non hanno caldo, in crescita del 48% e lo streaming web ha dati interessanti. Ma ci sono altri aspetti positivi».

Ecco, quali vantaggi? “Il costo iniziale era 2,5 milioni, ora siamo intorno ai 4. Ma uno studio della Bocconi ha evidenziato come Supertennis sia uno strumento che produce entrate di gran lunga maggiori rispetto alle uscite. Efficiente. E i soldi non arrivano soltanto dagli sponsor, ma dai circoli, cioé dai giocatori e dai tornei. Aumentano decisamente i tesserati”.

Altri effetti indotti? «Uno è la corsa di altre emittenti ad acquisire i diritti tv. Non c’è più nulla disponibile. E poi la percezione del valore di uno sport da parte della gente. Il costo dei biglietti degli Internazionali aumenta del 20%, eppure aumentano anche le richieste. E lo spettatore è più interessato pure perché può seguire il percorso stagionale dei campioni. E gli stessi incassi di Roma sono passati da 3,1 milioni del 2008 a 7,5 previsti nei 2014. Per finire, c’è legame anche con il premio ricevuto dall’Itf perché facciamo giocare più di chiunque altro i nostri migliori in Davis e Fed Cup. Attraverso il canale trasmettiamo i valori del nostro sport. Partivamo da uno sciopero dei giocatori in Nazionale, abbiamo la pace sociale. Eppoi sono contenti i comitati locali che hanno visibilità, i maestri per i quali ci sono trasmissioni specifiche. E se aumenti di poco la quota tesseramento chi paga capisce, la tv è un servizio in più».

Adesso il basket si è rivolto a lei. «Un cerchio che si chiude, per certi versi, io ero andato da Petrucci presidente Coni per chiedere l’autorizzazione. Anche per il basket è una grande idea. Lo è per chiunque abbia i mezzi economici. Ma il problema è un altro: all’inizio servono spalle larghe, cioè coraggio, per sostenere un investimento strategico».

Davis e tornei in vetrina, ma il basket? «Ha i campionati. Oltre a Dna, Dnb e Dnc, quelli giovanili. E anche la Serie A avrà interesse per le sue partite, pur lasciando la prima alla Rai. C’è la Nazionale. Noi saremo consiglieri, pure con le società che ci hanno fornito studi di fattibilità e analisi. E’ la strada del futuro, anzi del presente».

Germania sempre felice: Fognini non si ferma, è in finale a Monaco (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport, 04-05-2014)

Il 2 maggio, in occasione della festa di Primavera, Fogni-ni ha indossato con eleganza il costume bavarese, producendo poi un gustoso selfie su Twitter. In Germania, del resto, anche il tennis gli calza a pennello: dopo le vittorie a Stoccarda e Amburgo dell’anno scorso, Fabio inanella a Monaco il 13 successo consecutivo sulla terra tedesca e centra l’ottava finale in carriera, la terza stagionale (sorriso a Vina del Mar, k.o. a Buenos Aires).

Dubbi fugati Si dirà che il torneo della birra, di cui il ligure è prima testa di serie, non gli ha fin qui riservato esami insormontabili, con due qualificati (Bellucci e Strum nei quarti e in semifinale. Vero, ma Fogni-ni era reduce dal disastro contro Giraldo a Barcellona e le condizioni fisiche, con dolori fastidiosi all’inguine prima della trasferta in Baviera, restavano un’incognita. Dubbi fugati con un crescendo di condizione dopo i balbettii del turno d’esordio contro Brown, come certifica il cammino senza alcun set perso e la perentorietà tecnica con cui ha dominato Struff in 62 minuti. E’ segno di serenità e maturità, infatti, non lasciare margini ad avversari più deboli: «Ho trovato buone sensazioni sulla palla partita dopo partita — racconta il numero 13 del mondo — e adesso sono soddisfatto del mio gioco». Il tedesco aveva perso una sola volta il servizio in tutto il torneo, contro le accelerazioni e i passanti di Fabio invece si è dovuto inchinare cinque volte.

Rivincita In finale, Fogna trova il mancino slovacco Klizan, numero 111 del mondo, pure lui arrivato dalle qualificazioni, ma già numero 26 nel 2013 e vincitore nel 2006 del Roland Garros juniores. Ha sconfitto nel gelo della mattinata (6 gradi) il detentore del titolo Haas, al rientro dopo quattro settimane per i problemi alla spalla destra e travolto dal servizio del nativo di Bratislava. I precedenti narrano di un 3-1 per Fabio, che deve tuttavia vendicare la finale di San Pietroburgo del 2012, l’unico successo sul circuito dell’allievo di Martin Damm. Una sfida all’apparenza chiusa dal fenomenale rendimento sul rosso dell’azzurro, anche se è meglio non fidarsi: «Pure quella contro Struff è stata una partita più difficile di quanto dica il punteggio — commenta il numero uno italiano, che ha collezionato la 26′ vittoria in stagione — e quindi dovrò stare attento. Conosco bene Martin, è capace di esprimere un tennis molto efficace e quando è in giornata è molto pericoloso. Ho vinto gli ultimi tre confronti diretti, ma una finale ti dà altre sensazioni, è sempre un match speciale». Tocca a lui renderlo magico.

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