Djokovic a Vanity fair: “a 12 anni il rumore degli aerei militari copriva la voce dei miei amici”.

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Djokovic a Vanity fair: “a 12 anni il rumore degli aerei militari copriva la voce dei miei amici”.

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TENNIS – In una lunga intervista a Vanity fair Novak Djokovic ha raccontato la sua vita vita partendo dalla futura nascita del figlio fino all’infanzia durante la guerra passando ovviamene per il tennis.

Le prime verità il campione serbo le concede sulla futura nascita: “Ne avevamo parlato ma non ci siamo mai stressati con il pensiero “ora facciamo un figlio”. E così la prima volta che ci abbiamo provato davvero è successo: grande precisione, non ho sbagliato”. Per poi ammettere di non conoscere ancora il sesso: “Tra due settimane, sono curioso. Vengo da una famiglia di tutti maschi (ha due fratelli Marko e Djordje, entrambi tennisti) quindi mia madre vorrebbe una bambina, come del resto Jelena. Ma è solo il primo: voglio tantissimi figli”.

Sul cambiamento di priorità il serbo aveva già messo in chiaro la situazione ma qui è ancora più esaustivo sul futuro: “Non vivo per il tennis. Sto già pensando a che cosa farò dopo, ho molti progetti legati alla passione che ho per un’alimentazione e uno stile di vita corretti.” Nonostante ciò il campione serbo non si sente l’Agassi del momento: «Per me il tennis è stato amore a prima vista; mi rende felice. I sacrifici si fanno, ovvio, ma se non li avessi fatti non sarei qui con lei oggi a mangiare risotto di mare sulla terrazza di un hotel 5 stelle a Montecarlo. La differenza tra me e Agassi è che forse lui aveva l’unica fonte di soddisfazione nel tennis, per me non è così. Per quanto riguarda il suo libro, mi ha deluso molto quando ha ammesso di aver preso sostanze illecite durante la sua carriera sportiva. Anche se non sono servite a migliorare le sue performance, contrastano con l’idea che io ho del tennis: sacrificio, disciplina, rigore, onestà».

Quando l’intervista si trasferisce “sul campo” Nole è molto chiaro nel tipo di rapporto che lo lega a Rafael Nadal: “Non possiamo essere amici, siamo rivali, ma proprio perché abbiamo giocato insieme 40 partite e condiviso i momenti più belli e più drammatici della carriera, è una persona importante della mia vita”. E su Fognini…: “In Serbia tutti lo adorano. L’ho visto molto migliorato negli ultimi 15 mesi, è maturato. Certo, deve ancora imparare a controllare la sua personalità esuberante ma non deve cambiare: sono pochi i giocatori con carisma che arrivano così in alto”.

L’ultima parte infine di questa bella intervista mette allo scoperto il Nole ragazzino durante la guerra: “Ho festeggiato i miei 12 anni a Belgrado proprio nei due mesi dei bombardamenti Nato, il rumore degli aerei militari copriva la voce dei miei amici che cantavano Happy Birthday: sono cose che non dimentichi. Hanno distrutto gran parte del mio paese ma la gente si è unita ancora di più, anche se la Serbia oggi è ancora un paese molto povero. Ho creato la mia fondazione (novakdjocovicfoundation.org) proprio per dare la possibilità ai bambini del mio paese di avere un’istruzione: avere l’opportunità di cambiare la propria vita è la cosa più importante”.

 

 

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