A cura di Davide Uccella
Rafa e Serena vigilia di coppia (Mario Viggiani, Il Corriere dello Sport, 24-05-2014)
Li hanno messi in posa giovedì sera con la Torre Eiffel a fare da sfondo per le insolite foto ricordo di migliaia e migliaia di turisti, quando sul campo allestito agli Champs de Mars hanno esibito i trofei conquistati lo scorso anno al Roland Garros. Li hanno coinvolti ieri mattina per il sorteggio dei tabelloni principali, nel Museo della Federtennis francese che si trova all’interno dell’impianto che da domani ospiterà le partite dello Slam parigino sulla terra rossa. E nel pomeriggio infine li hanno fatti giocare con i bambini sul fondo di una piscina appena rifatta. Rafa Nadal e Serena Williams, numeri 1 del mondo, si presentano a questo appuntamento con le stesse aspettative («Vincere») ma dopo un avvicinamento diverso al Roland Garros.
NADAL. «A Roma ho perso in finale contro Djokovic, ma è stata una settimana che mi ha dato fiducia. Le prime tre lunghe, impegnative partite, mi sono servite per migliorare il mio rendimento, e ora sono pronto per dare il massimo», è il pensiero di un Rafa che ha vinto solo uno (Madrid) dei tornei europei disputati sul rosso prima del Roland Garros. E peraltro in quella circostanza è stato agevolato dal ritiro di Kei Nishikori per i problemi alla schiena. «Non sono più ansioso sul mio rendimento (i dubbi gli erano venuti per le sconfitte rimediate con Ferrer a Montecarlo e con Almagro a Barcellona – ndr). E comunque i tornei passati sono passati, e qui mi sto allenando davvero bene». Rafa a Parigi insegue il nono successo: la cabala non è dalla sua parte, perché dopo i primi quattro consecutivi (dai 2005 al 2008) arrivò lo stop contro Soderling negli ottavi, e adesso arriva da altre quattro affermazioni di fila (da12010 a12013)… Nadal debutterà contro lo statunitense Robby Ginepri, che ha battuto nell’unico precedente risalente però ormai al 2005. Al secondo turno piuttosto già un avversario scomodo: il lanciatissimo austriaco Dominc Thiem. E negli ottavi incrocerebbe quell’Almagro che l’ha sconfitto come detto a Barcellona
WILLIAMS. «Sono qui perché vorrei tanto conquistare nuovamente questo torneo e poi un’altra volta e un’altra», è il proclama di un’insaziabile Serena. «Ho vinto cinque volte agit Australian Open, cinque a Wimbledon e cinque agli US Open. Qui ci sono riuscita solo in due occasioni (nel lontanissimo 2002, prima di ripetersi finalmente l’anno scorso – ndr), ma adesso sono di sicuro più consistente sulla terra. Meglio tardi che mai, ma è altrettanto certo che voglio recuperare il tempo perduto con gli anni di digiuno». In caso di terzo successo a Parigi, Serena eguaglierebbe Martina Navratilova e Chris Evert raggiungendole a quota 18 Slam La Williams esordirà contro la 24enne francese Alizé Lim, numero 138 del mondo, mai affrontata in carriera, al debutto in uno Slam.
ITALIANI. Sorteggio discreto per i nostri: ci sono giusto Andreas Seppi che ha pescato lo scomodo colombiano Santiago Gfiraldo e Francesca Schiavone che trova l’emergente croata Ajla Tomljanovic. Da registrare piuttosto che si sono qualificati per il main draw Simone Bolelli, Potito Starace e Andrea Arnaboldi. Per ora sono quindi sei gli azzurri, in attesa di Paolo Lorenzi, e sei le azzurre
Intervista a Mats Wilander – «Rafa a Parigi tifa pioggia Fognini è Safin» (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 24-05-2014)
Mats Wilander, già campione precoce, con 4 Slam a 20 anni, è stato l’erede di Bjorn Borg, con tre titolil in cinque finali al Roland Garros dall’82 all’88, quando vinse 3 prove Major su 4. Ex n. 1 del mondo, è oggi opinionista di Eurosport, che coprirà il Roland Garros con 400 ore di programmazione, 250 in diretta.
Mats, quali sono i suoi favoriti per Parigi? «Serena Williams è sempre la vera favorita, anche sulla terra. Il pericolo è Maria Sharapova, ma sappiamo come sono andate in passato le sfide fra le due… Sempre per Serena. Fra gli uomini, il favorito è Djokovic, come l’anno scorso, quando Rafa Nadal tornava alle gare e si pensava arrivasse un po’ stanco al Roland Garros, ma poi così non è stato».
Rafa non èl’imbattibile Rafa. «Ha perso sulla terra europea con Ferrer, Almagro e Djokovic. Deve sperare… nella pioggia: cinque set sulla terra, in condizioni pesanti, sarebbero più difficili per gli altri».
Chi saranno gli outsider? «Ci sono tanti che possono battere i primi, ma in un match, da Berdych a Ferrer a Dimitrov a Raonic, pert) diventa difficile pensare a uno dei secondi che possa davvero vincere un torneo come Parigi».
Murray e la Radwanska hanno una possibilità? «La mancanza di pressione pub aiutare Andy, anche per via del coach che non ha ancora scelto, un problema che deve risolvere in vista di erba e cemento. Aga ha la tecnica per fare grandi cose, ma le manca potenza e deve sperare in condizioni particolari di gioco e tabellone. Negli ultimi anni, Francesca Schiavone ha vinto di astuzia e classe, Sara Errani ha fatto una finale così, e Francesca s’è ripetuta. Altrimenti parliamo di potenza, da Sharapova a Li Na, a Serena».
Tutta questa potenza lega il tennis sempre ai soliti noti. «Quest’anno, con tre vincitori diversi nei tre Masters 1000 sulla terra, magari ci sarà qualche novità, anche se penso solo prima della finale. Fra le donne, Serena è troppo dominante: a meno di infortuni o scarsa preparazione, vince tutto lei. Fra gli uomini, almeno, la competizione è dura sin dal primo turno, fra le donne anche più avanti nel torneo ci sono incroci già chiusi per caratteristiche tecniche delle contendenti».
Qual è il vero problema dell’esplosione dei giovani? «Dimitrov, Raonic e Nishikori hanno le qualità per vincere uno Slam, entro due anni. Il problema sono quei due, Novak e Rafa, che affrontano ogni match con la massima determinazione e preparazione. Io non ero così, e i giovani non hanno la professionalità dei primi due: devono ancora maturare, forse dipendono troppo dai coach. Perciò non si vedono più Wilander, Chang e Hewitt, pronti molto presto».
La Svezia ha come n. 1 in classifica il 349 Markus Eriksson, ma ha tanti coach di vertice: è un paradosso? «Quella svedese è la filosofia del lavoro, ogni giorno, che deve portare per forza a qualcosa di positivo. Presto avremo di nuovo giocatori di livello».
Perché fra i coach di grido, da Nystrom a Norman, da illIstrom a Edberg, manca Wilander? «Perché già l’ho fatto, con Safin e Mathieu, adesso faccio altro, ho i figli da crescere».
Come allenerebbe il numero azzurro, Fabio Fognini? «Non vedo perché non possa vincere qualsiasi partita su qualsiasi superficie, ha talento tecnico e fisico. Mi ricorda moltissimo Safin, e anche i primi Murray e Djokovic: mostra troppo quello che prova, è molto emozionale. Uno come Nadal ama certe reazioni e insiste, insiste, insiste ancora finché ti fa saltare. Fognini dovrebbe avere più un atteggiamento da giocatore di poker».
Ma fra i Fab Four chi le piacerebbe allenare, e perché? «La perfezione non esiste, nemmeno per Federer, e quindi Edberg che lo spinge a giocare di più a rete è un progetto da sogno. Andava benissimo anche Murray con Lendl, e Djokovic è felice di avere all’angolo Becker. Io guiderei un ragazzo di 17 anni e altri 2-3 come lui»
Li vorrebbe come Raonic? «Oggi sicuramente i tennisti sono migliori atleti, sono più alti e si muovono meglio, ma bellezza e fascino, nel tennis, stanno nella varietà dei protagonisti, nei dettagli che cambiano risultati e carriere. E nella capacità di soffrire. Altrimenti Rafa e Nole non li batti».
Colpo Arnaboldi La prima volta al Roland Garros (Cristian Sonzogni, Gazzetta dello Sport Milano & Lombardia, 24-05-2014)
Esattamente un anno fa, era il 24 maggio 2013, Andrea Arnaboldi perdeva in semifinale nel Futures di Bergamo dal pugliese Thomas Fabbiano. Ieri il mancino di Cantù, battendo l’irlandese James McGee 6-3 6-4, ha raggiunto per la prima volta in carriera il tabellone principale di uno Slam, sulla terra battuta più famosa del mondo, quella del Roland Garros di Parigi. Il risultato più importante della carriera del ventiseienne lombardo nasce proprio da quella sconfitta di dodici mesi prima. Perché la sera stessa arrivò la svolta decisiva, sotto forma di un incontro con Fabrizio Albani, il coach che lo segue da allora sui campi dello Sport Più di Zingonia, e che gli ha fatto fare il salto di qualità.
Occasione «Sapevo che aveva margini di progresso — spiega l’allenatore — ma dovevo capire come far passare il concetto. Poi ci siamo conosciuti meglio ed è nata questa collaborazione che sta dando i frutti sperati». Una collaborazione che festeggia degnamente il primo anno di vita, al termine di tre turni di qualificazione da urlo: prima cade il talentino francese Tatlot, poi l’ex numero 39 al mondo, l’argentino Horacio Zeballos (battuto 4-6 6-4 6-1), uno che sul rosso è stato capace di far fuori pure Rafa Nadal. E infine l’apoteosi, nella sfida decisiva di fronte all’irlandese McGee, occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. «Ho fatto il mio dovere — racconta il canturino — ma non era un match così semplice, a questo livello si parte sempre 50 e 50. Era difficile gestire la tensione, ho corso un piccolo rischio in avvio di secondo set (sotto 2-0, ndr), poi mi sono ripreso».
Sogno Il suo staff non sta nella pelle. Dal mental coach Roberto Cadonati allo stesso Albani, che aggiunge: «Si sta scoprendo poco a poco e credo sia ancora abbastanza lontano dai suoi limiti. I top 100 entro l’anno? Sì, non ci nascondiamo, sono il nostro obiettivo». Per continuare a sognare nel giorno più bello della carriera del lombardo, che si apre senza paura. «Sarà il mio primo incontro sulla distanza dei tre set su cinque, ma questo non mi spaventa. Ci vorrà tanta pazienza, ma sono ben preparato fisicamente e ora la fiducia non mi manca». In tabellone potrebbe trovare avversari nobili (Berdych, Fognini, Simon), ma pure qualcuno meno abituato ai grandi palcoscenici. Insomma, bisogna crederci. Per tentare di fare meglio dell’ultimo lombardo qualificato in uno Slam maschile, il varesino Marco Crugnola a Melbourne nel 2011.
Intervista a Francesca Schiavone – «Bergamo tappa di grande crescita» Parola di Schiavone (Marco Caldara, Eco di Bergamo, 24-05-2014)
Agli Internazionali di Roma è tornata a ruggire, facendo emozionare gli italiani come solo lei sa fare. Al Roland Garros, invece, Francesca Schiavo-ne proverà a ripetere la storica impresa del 2010, quando alzò al cielo la Coppa dei Moschettieri, diventando la prima tennista italiana avincere un torneo del Grande Slam. In mezzo, Bergamo, dove da giovane si allenò per un lungo periodo (a Cividino, in provincia), e dove mercoledì sera ha fatto ritorno, proprio alla vigilia della suapartenzaperParigi. Presente al Tennis Club Città dei Mille per una serata a lei dedicata, la campionessa milanese si è concessa a soci e appassionati per foto e autografi, sempre col sorriso stampato sul viso. Un sorriso dovuto anche al buon momento che sta attraversando, foriero di soddisfazioni fondamentali per andare avanti.
Com’è tornare a Bergamo, in una provincia che le ha dato tanto in passato? «È sempre un piacere venire qui, in una zona dove ho vissuto dagiovane, fra i 16 e i 18 anni, in un periodo importante della mia crescita. E poi mia mamma abita qui vicino, conosco la cultura e le abitudini culinarie dei bergamaschi, e sono felice esserci per una bella serata di sport».
A Roma ha dimostrato di avereancora molto da dare al tennis… «I miei due match vinti agli Internazionali sono stati tanto belli quanto duri, e sono felice di aver finalmente raccolto i fiotti di ciò che ho seminato nei mesi scorsi. Ho attraversato un lungo periodo difficile, mavittorie come le due del Foro Italico mi aiutano a guardare avanti».
La svolta del la sua carriera è arrivata nel 2010,a ridosso del suo trentesima compleanno, col titolo al RolandGarros. Come mai non prima? «Nel tennis non ci sono tempi, ogni volta che si può vincere qualcosa lo si fa, indipendentemente dall’età. Ciò che conta è quanto si è pronti e maturi per affrontare certi eventi nel modo migliore».
Se pensa a quel successo storico, cosa le viene in mente? «Della mia vittoria a Parigi conservo ricordi bellissimi, e sono molto contenta che il Roland Garros sia di nuovo alle porte. Mi sono preparata molto bene e mi sento pronta pergiocare un buon torneo. Comunque andrà, però, è già un’emozione poter ogni anno tornare a calcare quei campi».
Cosa spinge una giocatrice che ha già raggiunto risultati come i suoi a continuare a provarci? «Lo faccio per una sfida personale, un desiderio di crescita professionale. Quando si punta sempre più in alto, ogni sfida diventa interessante. A me piace scalare le montagne, e ora ne ho una altissima che mi attende. Sono molto curiosa di vedere come andrà, e mi sento pronta ad affrontare sia discese che salite. È questo che mi spinge ad andare avanti».
A quanto pare è ancora presto per parlare di futuro, ma ha mai pensato alla sua vita dopo il tennis giocato? «Per adesso preferisco concentrarmi su ciò che sto facendo, e vivere al massimo i due tornei del Grande Slam in arrivo (dopo il Roland Garros ci sarà Wimbledon, ndr). Al resto penserò più avanti».
Ha delle aspettative? «Più che aspettative direi che ho degli obiettivi sui quali sto lavorando, ma piuttosto che parlarne preferisco andarmeli aprendere. Il Roland Garros è uno dei tornei che prediligo, e mi auguro diriuscire ad esprimermi al meglio. La terra è una superficie che richiede un grande sforzo, sia mentale sia fisico, ma sono pronta e non vedo l’ora di giocare».
Parigi, il tennis e i Re (da Luigi decimo a Nadal ottavo) (Massimo Perrone, Sport Week, 24-05-2014)
1918 L’ANNO IN CUI MORI Roland Garros. Campione interscolare di ciclismo e di caldo, diventò famoso nel 1913 per il primo volo senza scalo (in 7h 53′) attraverso il Mediterraneo, dalla Costa Azzurra alla Tunisia. Fu il primo a piazzare una mitragliatrice nella parte anteriore dell’aereo abbattendo “in solitario” tre aerei nemici durante la Prima guerra mondiale. Venne ucciso un giorno prima di compiere trent’anni. Nel 1927 gli fu intitolato lo stadio di tennis dove domani comincerà la seconda prova dello Slam 2014.
4 LE ULTIME EDIZIONI del torneo femminile in cui un’italiana è entrata almeno in semifinale (Sara Errani nel 2013), ha perso in finale (la stessa Emani nel 2012 dopo Francesca Schiavone nel 2011) o ha vinto (la Schiavone nel 2010). Quest’ultimo è l’unico successo di un’azzurra in uno Slam. Anche le tre sole vittorie maschili sono arrivate al Roland Garros: Nicola Pietrangeli si impose nel 1959 e nel 1960 e Adriano Panatta nel 1976 (dopo aver annullato un match point a Pavel Hutka al primo turno).
8 LE VITTORIE A PARIGI di Rafa Nadal. unico a imporsi così tante volte in una prova dello Slam (Pete Sampras e Roger Federer hanno conquistato sette volte Wimbledon). Nel 2005, compì 19 anni il giorno in cui superò Federer in semifinale e poi, battendo Mariano Puerta, diventò il terzo tennista – dopo Mats Wilander in Francia nel 1982 e Andre Agassi in Australia nel 1995 -a conquistare uno Slam all’esordio. Da allora non ha vinto solo nel 2009: Robin Söderling lo eliminò negli ottavi. Bilancio: 59 successi, un k.o.
1316 L’ANNO IN CUI IL RE DI FRANCIA, Luigi X detto lebutiu, l’attaccabrighe, morì a Vincennes dopo una partita a jeu depaume, l’antenato del tennis. Aveva 26 anni, solo da 18 mesi era succeduto a suo padre Filippo il Bello. Accalorato, dopo l’incontro, bevve troppa acqua ghiacciata (o vino, secondo altre fonti) che gli fu fatale. Nel libro 500 anni di tennis, Gianni Clerici traduce così i perfidi commenti dell’epoca: “Perdette piume e penne / il povero Luigi / e al gioco della paume I non fece pit prodigi”.
5 I GIOCATORI NATI A PARIGI vincitori del torneo maschile: ma solo uno, René Lacoste, da quando sono diventati “Internazionali di Francia”. S’impose nel 1925, prima edizione aperta a tutti gli stranieri, nel 1927 e nel 1929. E nel 1933 fondò l’azienda che produce le magliette con il coccodrillo, il suo soprannome. Gli altri parigini: André Vacherot (1894-95-96-1901), suo fratello Marcel (1902), Max Decugis (1903-0407-08-09-12-13-14) e André Gobert (1911-20), vinsero quelli che erano solo campionati di Francia.
76 I GOL DELL’ATTUALE “re di Francia” nel calcio, Zlatan Ibrahimovic, nelle due stagioni col Psg, in cui ha vinto due campionati, una Supercoppa nazionale e una coppa di Lega. L’anno scorso andò a vedere l’altro torneo di tennis che si gioca a Parigi, quello indoor a Bercy, e venne chiamato in campo per un palleggio con Djokovic: se la cavò meglio con la racchetta (rimandando quattro volte la pallina al di là della rete) che con i piedi: svirgolò malamente un sinistro dopo un identico “tiro” che invece a Nole era riuscito.
I gemiti dei tennisti. Una moda fastidiosa (Vivian Lamarque, Il Corriere della Sera, 24-05-2014)
Ponere orecchie nostre. Tutto è diventato rumoroso, logorante. Persino assistere a una partita di tennis. Nello storico (del 1893) Tennis Bonacossa di via Ari-mondi, bello artisticamente (architetti Mu-zio e Paladini) e fiorito come pochi, era un piacere ogni anno seguire le gare di maggio per il Trofeo Bonfiglio: cancelli aperti anche ai non soci, il sole sui roseti, l’azzurro della piscina, i giocatori in bianco, l’incanto dei loro tiri, il pubblico che visto dall’alto muove le teste ritmicamente a destra-sinistra-destra-sinistra, se ti dimentichi perché sembra uno show surreale. E come delicata colonna sonora solo il tonfo di velluto delle palline che echeggiava da campo a campo. Bei tempi, ora la moda del «grunting» ha rovinato tutto. Gemiti su gemiti che ti pare di essere in un ospedale o in un bordello o in una pensione di quart’ordine con le pareti sottili. Per fortuna pare stiano per vietarli, speriamo, perché oltre che fastidiosa è anche una moda non innocente, per niente sportiva: il grunting pare venga insegnato al giocatore dall’allenatore, con suggerimenti sull’attimo esatto in cui emettere il gemito per deconcentrare l’avversario (ma finisce per deconcentrare anche i giocatori dei campi vicini, anche i non gementi). Ridateci per favore il silenzio, il tonfo di velluto delle palline.