Aspettiamo cinque risposte (Valenti); Sara Errani - «Parigi è magica Rivoglio i brividi di due anni fa» (Crivelli); Ora attenti a quei due, Milos Raonic e Grigor Dimitrov (Martucci) In famiglia? Verso un derby Williams Nadal, corsa a ostacoli (Mariantoni); Djokovic missione numero 1 (Semeraro); Intervista a Barbara Rossi - Francesca esempio da imitare (Valesio); Sara l'anno di una sorpresa? (P.V.); Djokovic sogna il trono di re Nadal (Nizegorodcew); Slam e numero 1 - Chance Djokovic nella nuova Parigi (Semeraro); La dieta del tennista: bombe, non pane (D'Orrico); Missili al Bonacossa È «Bum Bum» Bellis (Sonzogni)

Rassegna stampa

Aspettiamo cinque risposte (Valenti); Sara Errani – «Parigi è magica Rivoglio i brividi di due anni fa» (Crivelli); Ora attenti a quei due, Milos Raonic e Grigor Dimitrov (Martucci) In famiglia? Verso un derby Williams Nadal, corsa a ostacoli (Mariantoni); Djokovic missione numero 1 (Semeraro); Intervista a Barbara Rossi – Francesca esempio da imitare (Valesio); Sara l’anno di una sorpresa? (P.V.); Djokovic sogna il trono di re Nadal (Nizegorodcew); Slam e numero 1 – Chance Djokovic nella nuova Parigi (Semeraro); La dieta del tennista: bombe, non pane (D’Orrico); Missili al Bonacossa È «Bum Bum» Bellis (Sonzogni)

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A cura di Davide Uccella

Aspettiamo cinque risposte (Gianni Valenti, La Gazzetta dello Sport, 25-05-2014)

Ci aspettiamo cinque risposte dal Roland Garros che comincia oggi. E’ il secondo Slam di una stagione particolare dove non ci sono padroni assoluti e per fortuna spuntano all’orizzonte, soprattutto in campo maschile, forze nuove.

Il quesito numero uno riguarda Rafa Nadal e la sua crisi strisciante sulla terra rossa. Fuori ai quarti di Montecarlo e Barcellona, battuto da Djokovic nella finale di Roma, ha vinto solo Madrid grazie soprattutto all’infortunio di Nishikori. Parigi è casa sua, ha trionfato otto volte. Se dovesse andar male anche qui, vorrebbe dire che nel delicato meccanismo del fuoriclasse di Maiorca qualcosa si è inceppato.

La seconda risposta l’attendiamo da Roger Federer, eclissatosi per via dei due gemelli. Faccia capire se può essere ancora competitivo quando si va in campo al meglio dei tre set su cinque.

Il quesito che solletica maggiormente coinvolge i due rampanti del momento, Raonic e Dimitrov. Le prestazioni del Foro Italico autorizzano un certo ottimismo. Sono loro il futuro? Il canadese sembra essere più avanti. La continuità nel servizio ne fa un cliente difficile per tutti. Venendo a noi, aspettiamo conferme da Sara Errani.

L’infortunio dovrebbe essere alle spalle. Il livello della romagnola è salito, approdare ai quarti di finale sarebbe un grande risultato. Per ultimo teniamo Fabio Fognini. Ha l’occasione per ritirare fuori la testa, lontano dalle pressioni di casa che ha dimostrato di soffrire troppo. Ennesimo esame di maturità: stavolta non lo sprechi.

Intervista a Sara Errani – «Parigi è magica Rivoglio i brividi di due anni fa» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport, 25-05-2014)

Pomeriggi magici, inseguendo un altro sogno. Gli Internazionali d’Italia ci hanno restituito la Errani che due anni fa illuminò il Roland Garros con la forza dei nervi distesi e la grinta da amazzone irriducibile. Buon segno, nonostante i segni della fatica.

Innanzitutto, come sta alla vigilia di Parigi? «Meglio, anche se un infortunio a questo punto della stagione è piuttosto seccante. La partecipazione al torneo non è assolutamente in discussione, ho giocato piano con Roby (la Vinci, ndr) e non avverto dolori. Ovviamente non mi sono mossa al 100 per cento, ma per ora va tutto secondo programma».

Sara, cos’ha significato per lei la finale del 2012? «Sono state due settimane memorabili, non solo la finale ma tutte le partite, sia di singolare sia in doppio. E’ stato qualcosa di incredibile sentire il Centrale fare il tifo per me durante i punti finali contro la Sharapova, è stata un’emozione splendida. Sono ricordi meravigliosi che spero si possano ripetere».

Cos’ha di speciale il torneo parigino? «E’ un torneo splendido, l’atmosfera è fantastica per tutte e due le settimane e poi si gioca sulla terra rossa, che per me non è male… Ogni giorno c’è davvero una bellissima cornice di pubblico per tutte le partite e su qualunque campo. Senti il calore della gente, perciò è sempre bello giocarci e provare a dare il massimo».

Durante il torneo ha la possibilità di visitare la città? E Parigi le piace? «Parigi mi piace molto, anche se come potete immaginare non abbiamo tanto tempo per visitarla. Perd l’hotel è vicino agli Champs Elysées e abbastanza vicino alla Tour Eiffel, per cui si riescono a fare belle passeggiate. Poi noi abbiamo il nostro ristorante dove andiamo tutte le sere, si chiama da Vito e ormai lì siamo di casa, trattati come dei veri signori, per cui ormai io e tutto il clan ci siamo ambientati bene».

Prima di Roma aveva dichiarato di essere comunque soddisfatta della stagione, ma agli Internazionali ha probabilmente giocato due delle più belle partite della carriera. E’ cambiato qualcosa rispetto all’inizio dell’anno, mentalmente e come condizione fisica? «Penso di aver giocato tante belle partite anche prima di Roma, certo sono consapevole di aver fatto un torneo strepitoso e riuscirci in Italia è ancora più bello, ti sembra quasi di volare. Però quando riesco a dare tutto in campo e lottare su ogni punto io sono sempre soddisfatta. E questo è successo anche prima di Roma. Come ho sempre detto, io mi sento appagata se mi rendo conto di aver messo in campo il 100 per cento delle potenzialità, sia che vinca sia che perda. Perché esistono anche le avversarie».

II sorteggio è qualcosa che di solito la preoccupa o accetta le avversarie che troverà sul cammino? «Io guardo sempre una partita alla volta, è ovvio che un’occhiata al tabellone la si da sempre. Però non mi piace pensare troppo avanti, rimango concentrata solo sul prossimo match. Al primo turno tra l’altro trovo la Keys, che sta giocando bene sul-la terra e soprattutto non ho mai affrontato. Quindi imparerò a conoscerla sul campo».

Intervista a Milos Raonic – Ora attenti a quei due (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 25-05-2014)

Milos Raonic, un uomo chiamato servizio, che però, con l’aiuto di Ivan Ljubicic e Riccardo Piatti, sta diventando sempre più completo.

Milos, quand’ha cominciato a battere cosi forte? «Da subito, a 8 anni, con papà, ma il mio primo allenatore è stato Casey Curtis, che mi ha dato le prime importanti istruzioni sul gioco e mi ha aiutato molto col servizio, come tecnica, come sparring — perché non c’era tanta gente di alto livello con cui allenarmi, in Canada —, e come accompagnatore, al circolo, alle 6.30 del mattino e dopo le 9 di sera, quando costava di meno. Sapevo che sarei stato alto, e ho messo tanta attenzione e tempo su questo colpo».

Qual era II suo Idolo? «Pete Sampras mi ha motivato tantissimo, vedendo come aveva dominato».

Come definirebbe il suo servizio-monstre? «E’ un sistema non solo per iniziare, ma anche per chiudere il punto, con la prima e con la seconda. E’ soprattutto il mezzo per prendere il comando del punto e controllare il centro del campo, per far giocare il più possibile l’avversario alle mie condizioni. Così fanno i più forti».

Che cos’è per lei l’ace? «Il punto diretto col servizio è quello ha più effetto sull’avversario, soprattutto con la seconda palla, m’importa di più che lui non possa rimandare la palla di qua del net. E’ comunque frustrante».

San José è il suo Eden: record di velocità al servizio e 3 titoli negli ultimi 3 anni. (Si, 155 miglia (249.6 km all’ora), nel 2012, è il mio torneo preferito perché è in un’arena di hockey, e io sono canadese, è il campo più veloce del Tour, ma dà anche rimbalzi più alti per me. Così sono più aggressivo. Infatti, sulla terra non vado male mi sono allenato 2 anni a Barcellona».

Lei è già molto aggressivo. «Qualche volta lo sono troppo, ma quella comunque è la strada: devo migliorare tutto, ma crearmi comunque più occasioni per dettare e controlla- Pete Sampras mi ha motivato moltissimo per come ha dominato» re lo scambio. Se voglio raggiungere quello che voglio, è l’unica soluzione, a costo di sbagliare di più».

Che mix. nato in Montenegro, cittadino canadese. «Sono più canadese come personalità, ho molto montenegrino per certe abitudini. La maggior influenza di Montenegro mi viene dall’istruzione dei genitori: educazione molto dura, molta disciplina, molta riflessione su quanto paga il lavoro duro. Tutti e due ingegneri hanno lavorato molto per imporsi, non è stato facile per loro trasferirsi in Canada. Mi hanno dato la direzione: sia io che loro si sono aspettati sempre molto da me. Questo mi ha abituato a spingermi sempre molto».

Per vincere uno Slam e diventare il numero 1? «lo non sogno, io voglio vincere i tornei più importanti, voglio essere uno dei migliori. Per me il lavoro non è duro, mi piace, perché so che mi fa più forte. Credo che, se avrò il livello, i risultati arriveranno: se vinci uno Slam e sei in alto in classifica non è per fortuna».

Intervista a Grigor Dimitrov – Ora attenti a quei due (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 25-05-2014)

Grigor Dimitrov è passato da un Roger, l’idolo Federer, all’altro, Rasheed, il coach.

«E’ positivo averlo all’angolo. Non ci sono avversari facili, se non sfrutti le piccole occasioni finisci nei guai. Come gioco, non ha cambiato granché, ma ha il mio credo: darsi sempre al 100% e lavorare tanto per grandi risultati».

Riecco Parigi, con Djokovic, perse 6-2 6-2 6-3, e l’aveva appena battuto a Madrid. «E’ stata dura accettare quella sconfitta, avevo soprattutto deluso me stesso, non mi sono perdonato. Ma sto imparando. Pensavo fosse molto più facile entrare fra i “top ten”, invece mi attendono tanti compiti a casa e tanti test».

A 23 anni non ha già fatto anche troppe esperienze? «Nel 2008-2009, osservavo i più forti anche quando mangiavano. Le ho provate tutte. Tre anni fa ho anche fatto pesi prima dei match, persino prima della finale di Brisbane, ma poi ero così stanco… Inesperienza, ma anche maturità. Ora so ascoltare il corpo e sto creando una mia personalità. Non voglio diventare Roger (Federer), ma avevo visto chissà quanti suoi match…»

E ora tutti vorrebbero avere la sua Maria, Sharapova. «E’ meglio non essere compatiti, no?».

La mente si allena? «Certo, io ho provato anche lo yoga. Adoro i momenti fuori gara, non mi piace fare qualsiasi cosa, sono una persona molto creativa. In spiaggia, trovo l’ispirazione per vedere tutto più chiaro e non fare il passo sbagliato. Così, al torneo dopo, mi sento ringiovanito, felice di essere tornato per continuare la crescita, divertendomi, lottando, cercando le soluzioni, perché in campo è una battaglia continua, fino alle partite contro i primi».

Ha provato il Bikram yoga? «Sì, alla fine mi sentivo così flessibile… Ci sono andato con papà, a Los Angeles. E’ stato divertente. Prima fra di noi c’era sempre un po’ di lotta: lui è la calma totale, mamma è emotiva, e io ho preso da lei. Dai 14 ai 20 l’ho fatto impazzire, oggi lo posso dire».

Gli dedicherà il primo Slam? Non voglio diventare come Federer. Ma avevo visto tanti dei suoi match… «A lui e a mamma. Anche a 13 anni, quand’ho firmato il primo grande contratto, nessuno mi ha detto: “Fai questo, fai quello”. Gli sono grato per come mi hanno cresciuto, insegnandomi che ci sono cose più grandi del tennis. Perciò dico che, probabilmente, anzi, sicuramente, un giorno avrò nelle mani il vero trofeo».

Un bulgaro che vive a Los Angeles con la fidanzata russa e ha un coach australiano. E prima l’ha avuto francese, australiano e svedese. «Passo la maggior parte del tempo a Los Angeles: c’è l’atmosfera giusta. Mi vesto come voglio e non metto le scarpe… Potrei essere di dovunque, ma sono bulgaro: torno a casa un paio di volte l’anno, lì sono la star più grande, e voglio qualcosa di importante per il paese, ma prima ho una bella lista di cose da fare».

Inizierà al Roland Garros? «Sono cresciuto su questi campi, ci sto giocando bene, anche se è solo fra le mie… tre superficie preferite!». E sorride. Sembra Tom Cruise in «Mission Impossible».

In famiglia? Verso un derby Williams Nadal, corsa a ostacoli (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 25-05-2014) 

Come sempre, da un decennio a questa parte, l’uomo da battere agli Internazionali di Francia sarà Rafael Nadal che per la prima volta in carriera arriva al Roland Garros senza aver dominato la stagione europea sul rosso. La marcia dello spagnolo verso il nono titolo parigino, inizia da Robby Ginepri, wild card precipitata al n. 277 del ranking. Poi Paul-Henri Mathieu che nel 2006 tenne vivo il match con il maiorchino per 4 ore e 53 minuti. Terzo turno in carrozza e ottavo di finale con Tommy Haas o Nicolas Almagro (che lo ha battuto quest’anno); ai quarti Ferrer (un altro che è riuscito a vincere con Rafa nel 2014) o Dimitrov e in semifinale Wawrinka o Murray.

Nole in discesa Agevole anche il sorteggio di Novak Djokovic: esordio con il portoghese Sousa, poi uno tra Chardy o GimenoTraver. Al terzo turno forse Cilic e agli ottavi Jo-Wilfried Tsonga che nel 2012 sprecò 4 match point nel tentativo di far fuori il serbo. Dopo, l’ottavo con Nishikori o Raonic e infine semifinale con Federer. Lo svizzero debutta con Lacko, poi un qualificato e un terzo turno indolore. Agli ottavi Gulbis o Youzhny e ai quarti Berdych. Questi, sulla carta, i quarti: Nadal-Ferrer (Dimitrov), Wawrinka-Murray, Berdych-Federer e Djokovic-Nishikori (Raonic).

Azzurri  Ed eccoci agli azzurri al via in 13 (7 nel maschile e 6 nel femminile). Fabio Fognini, testa di serie n 14 — per trovare un tennista italiano con una testa di serie così alta bisogna risalire al 1978 e a Corrado Barazzutti che era 7 — attende Beck, poi Bellucci o Becker e al terzo turno Monfils, rivincita della sfida del 2010 vinta dal ligure 9-7 al quinto dopo aver recuperato due set di svantaggio in 4 ore e 16 minuti di battaglia. Traguardo finale l’affascinante ottavo con Wawrinka. Seppi ha pescato al primo turno il colombiano Giraldo, al secondo Monaco e al terzo Ferrer. Volandri infine ha pescato il bombardiere Querrey, per poi vedere Tursunov e sperare di arrivare fino a Federer. Curioso derby tra qualificati al primo turno: Bolelli contro Arnaboldi.

Donne Il sorteggio del tabellone femminile ha piazzato nello stesso quarto di finale Serena Williams (affascinante, probabile terzo turno con Venus Williams) e Maria Sharapova. Sempre nella parte alta anche Radwanska (3) e Kerber (8). Di sotto invece Kvitova (5)-Halep (4) e Li (2)-Jankovic (6). Buoni i sorteggi delle sei azzurre in gara: Sara Errani, finalista a Roma e testa di serie numero 10 a Parigi, apre le danze con la statunitense Keys; poi una tra Cabeza Candela o Pfizenmaier, al 3 turno Flipkens e agli ottavi Jankovic (n 6) con la speranza di spingersi fino al quarto presidiato dalla cinese Li, campionessa a Parigi nel 2011. Roberta Vinci (17 del tabellone) debutta con Parmentier per poi trovare la bombardiera kazaka Shvedova. Al terzo turno magari la sorpresa Knapp, se riuscirà a prendere il posto della Lisicki. Traguardo finale per la tarantina è l’ottavo con Serena Williams. La Schiavone, al 14 Roland Garros consecutivo, debutta contro la croata Tomljanovic; poi Vesnina e magari un terzo turno con la Radwanska. Flavia Pennetta invece inizierà con l’austriaca Mayr, poi Kirilenko e al terzo turno Bouchard. Ottavo più che fattibile con Kerber e quarto ipotetico con la Radwanska. La Giorgi debutta con la serba Jovanovski per poi imbattersi nella veterana Svetlana Kuznetsoya e aspirare ad un 3 turno affascinante contro la Kvitova.

Djokovic missione numero 1 (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport, 25-05-2014)

C’è un boss che al Roland Garros da ormai un decennio ha messo (quasi) tutti nel sacco, e adesso si tratta di evadere. Di riprendersi la terra battuta e la palla imprigionata. L’ultimo video tennistico che ha invaso YouTube con protagonisti Novak Djokovic e Andy Murray, in fondo, parla di questo. Narcotizzati e trasportati a bordo di un Suv nella villa di un gangster – Rafa, perdonaci… – i due amiconi si ritrovano costretti a giocare un match come premio di compleanno per la figlia del capo, ma in qualche modo alla fine riescono a battersela Non una ‘mission’ molto lontana da quella che li aspetta nella realtà. Se l’obiettivo di stagione dello scozzese è infatti quello di uscire dalla crisi – magari con l’aiuto del nuovo coach già ingaggiato ma non ancora svelato – e riconquistare Wunbledon, a Nole tocca l’assalto al Palazzo di Primavera: il Roland Garros, il regno blindato di Rafa Nadal dove oggi parte il secondo Slam dell’anno. E vincere lì significherebbe anche riprendersi il numero uno del mondo.

IL RE VACILLA. Il’boss’ spagnolo quest’anno ha vacillato molto più del solito. Sull’amatissimo rosso ha vinto solo a Rio de Janeiro, in febbraio, e a Madrid dove l’ha graziato l’infortunio a Nishikori in finale, toppando sia a Monte-Carlo e Barcellona (nei quarti con gli ex-scudieri Ferrer e Almagro) sia Roma, proprio contro Djokovic in finale. Dal suo covo parigino negli ultimi nove anni è riuscito a stanarlo solo Robin Soderling, che nel 2009 gli inflisse l’unica sconfitta (in 60 partite) per poi consegnare il titolo a Federer. Lo svedese da allora ha scontato l’ira degli dei sotto forma di una mononucleosi che lo ha costretto in pratica al ritiro, gli altri hanno ripreso a schiantarsi contro il muro di recinzione. Nessuno, né Borg né lo stesso Nadal stesso è mai riuscito a mettere insieme cinque titoli di fila al Bois de Boulogne, per Rafa il nono’colpacció a Parigi rappresenterebbe anche il 14 Slam in carriera, lo stesso numero di Pete Sampras, ad appena tre dal record assoluto di Federer.

«Ho sempre pensato di poter vincere tutti i tornei che gioco – ha risposto Nadal a chi in questi giorni tentava di insinuargli qualche dubbio -, compreso il mio primo Roland Garros ne12005. Ma essere realisti è un conto, essere sciocchi è un altro, io non mi sento il favorito».

Djokovic si è presentato in Francia con il doppio coach – il fido Marian Vajda, richiamato dalla mezza pensione, più quella faccia da poker di Becker – e vuole abbattere l’ultimo tabù. A Parigi ha perso nel 2012 in finale e fanno scorso in semifinale, sempre contro Nadal, il Roland Garros è l’unico Slam che gli manca, completare la collezione lo metterebbe come ottavo a fianco di Perry, Budge, Laver, Emerson, Agassi, Federer e Nadal, i sette che finora nella storia sono riusciti a vincere almeno una volta tutti gli Slam «Ogni anno ci vado più vicino – sostiene lui – quest’anno credo di potercela fare». Gli altri sfidanti, da Wawrinka vincitore del primo Slam in Australia a Fede-rer papà bi-gemellare e quasi 33enne; dal fmalista 2012 Ferrer ai più giovani Raonic, Nishikori (reduce dall’infortunio) e Dimitrov, allo stesso Murray, sembrano staccati. Del resto su You-Tube, mentre alla fine fu a: ono sul Suv, Nole se la prende con Murray: «Andy, guidi come mia nonna». Ecco: per mettersi dietro il boss Nadal nel traffico di Parigi servirà comunque premere, e molto, sull’acceleratore.

Intervista a Barbara Rossi – Francesca esempio da imitare (Piero Valesio, Tuttosport, 25-05-2014)

Il Roland Garros è tradizionalmente lo Slam dove può trovare gloria anche chi, altrove, troverebbe solo porte chiuse. O, al massimo, socchiuse. A Parigi Francesca Schiavone ha conquistato un titolo che emoziona ancora oggi più una finale che avrebbe potuto far sua anche con un certo agio. A Parigi Sara Errani ha giocato una finale e una semifinale. II motivo sta nella consistenza di quella terra che permette, sulla carta, anche a chi non possiede una velocità di palla supersonica di mettere l’accento su altre caratteristiche non siano la potenza. Barbara Rossi, commentatrice numero 1 del tennis per Eurosport (che da o trasmette il torneo) nonchè ex giocatrice e co-creatrice (l’ha allenata e seguita lino all’età di 18 anni) del fenomeno Schiavone valuta così le speranze azzurre di non vedere interrotta quella striscia gioiosa che va avanti da 5 anni.

Barbara, la Schiavone vista a Roma è parsa meglio di quella, perlopiù disastrosa, vista negli ultimi mesi. “In effetti al Foro ha giocato meglio rispetto al passato. Ma sono convinta che debba migliorare molto sul piano fisico. Contro la Radwanska l’ho vista tirare più piano man mano che l’incontro proseguiva Pete a Roma ha ritrovato morale e questo è fondamentale. Del resto dentro di lei la voglia di giocare è intatta. Se no avrebbe già smesso. E poi una come Francesca dovrebbe essere un esempio per tutte le altre o quasi”.

Perché? « Perché quando le vedo giocare, le altre, mi verrebbe da dire loro: ma perché non imparate a fare più cose? In certe situazioni, soprattutto sulla terra, saper eseguire un rovescio slice, una palla corta che sia corta dawero o saper attaccare in modo corretto possono cambiare volto ad una partita. Pochissime hanno tutte queste frecce nella loro faretra: Francesca le ha, sa fare tutto. Ma per andare avanti nel torneo dovrà superare agevolmente i primi turni così da entrare in fiducia».

Poche ragazze sanno giocare quei che lei ha citato. «Non li imparano da bambine, quando si costruisce una giocatrice. Dopo è molto difficile coreggersi o arricchire il proprio bagaglio tecnico. Prendiamo Nadal, ad esempio».

Ecco. «Rafa da bambino scendeva a rete, attaccava. Poi ha capito che il suo gioco sarebbe stato più produttivo se si fosse dipanato in altro modo. Ma quelle armi gli sono rimaste tant’è vero che ora ogni tanto le usa. Chi non ha imparato da bambino o da bambina a esegure una volèe è già tanto se poi impara lo schiaffo al volo che è un’altra cosa».

L’ha stupita di più la Pennetta vincente a Indian wells o la Errani che dopo un lungo periodo non fulgido sbarca in finale a Roma? «Molto di più Flavia. Perché tomare a grandi livelli dopo un’operazione al polso come la sua è un’impresa eccezionale. Sara sulla terra è una lottatrice pazzesca che può dare filo da torcere a tutte, Serena compresa».

Parliamo della Giorgi? «Deve a tutti i costi aggiungere qualcosa al suo gioco. Peché così comè oyli ha una velocità di palla che fa paura e una rapidità di movimento dei pie-di che non ha eguali. Ma il suo gioco è troppo rischioso. Anche se col servizio andiamo un po’ meglio, mi pare».

Bisognerà convincere il padre che il gioco della figlia non può poggiare solo sulla violenza pura. «Papà Giorgi non è un problema per Camila. Dicevano la stessa cosa di papà Bartoli e poi Marion è arrivata a vincere Wimbledon. E’ un genitore che sta investendo forze ed energie sulla figlia».

E il Fognini parigino? Cosa possiamo aspettarci? «Stiamogli vicino. Stiamo dalla sua parte. Poi si vedrà»

Sara l’anno di una sorpresa? (Piero Valesio, Tuttosport, 25-05-2014)

Sarà l’anno di una sorpresa? Si anfva a Parigi con due non terraiol che s’Imporgono sulla terra: K riovic a Dusseldorf e Gulbls a Ntzza Se si trattasse dl urr segno premonitore? Nessuno può ragionevolmente pensare che II croato recordman dl veêocith suga prima di servizio possa compiere un gran cartmkro al Bois de Bouiogne: sui folie lettone sl può azzardare qualche pillola di fiducia in più ma non è questo il punto. il fatto è che che con II momento non eccezionale di Nadal (otto ttto l a Parigi), rrr Djolaovic buono ma non straborda te, un Murray ala ricerca dl se stesso e un Federer fresco padre perché non Irti gkrare che, a 25 anni dal successo di Michael Chang, questo non sia ramo dl um RG a sorpresa? Dove magni a vkroere non sarà uno dei sorti noti ma un insolito non particolarmente noto? Nel tennis contemporaneo, sisa, b spazio perla sorpresa si è via via ridotto nel corso degli anni, forse come la capacità di tutti di sognare. Ma il successo dl Wawrinka a Melbourne (uno noto ma certamente krsoltto) ha detto ai più che qualcosa dl knprevisto può ancora succedere. Nel femminile non si vede airortzzone quakxma che possa ragionevolmente Impensierire sua Maestà Serena. La quale, tuttavia, prnprb al primo turra del Roland Garros, rimediò qualche anno fa la sconfitta più anomala dea sua carriera contro la Rasano A Parigi rirnprevisto può succedere: speriamo ce la faccia.

Djokovic sogna il trono di re Nadal (Alessandro Nizegorodcew, Il Tempo, 25-05-2014)

Detronizzare il re di Parigi e del ranking mondiale Rafael Nadal. È questo l’obiettivo dichiarato di Novak Djokovic, che mai come quest’anno si presenta ai nastri di partenza del Roland Garros con concrete possibilità di vittoria. Nadal non è apparso nelle migliori condizioni e le ultime sconfitte con Ferrer, Almagro e lo stesso Djokovic ne sono la conferma. Il campione serbo, mai vittorioso sul «rosso» di Parigi, pare aver recuperato del tutto dal problema al polso destro e, con un ritardo ormai molto ridotto in termini di punti in classifica, potrà ambire anche al gradino più alto del podio Atp. Occhi puntati anche su Stanislas Wawrinka, che sta alternando grandi tornei (Melbourne, Monte-carlo) aprestazioni incolori, e, ovviamente, su Roger Federer (già in campo quest’oggi all’esordio contro Lacko). Nel femminile, come sempre, sarà Serena Williams la tennista da battere: per la statunitense si prospetta un quarto (finale anticipata?) contro Maria Sharapova, mentre nella parte bassa del tabellone è Na Li la candidata ad arrivare in fondo.

Tanta, tantissima Italia presente al via, con ben tredici azzurri in tabellone. Le speranze sono risposte in Sara Errani, che pare aver recuperato dall’infortunio occorsole a Roma, e Flavia Pennetta. Buone chance anche per Fabio Fognini, che nel torneo che lo ha rese celebre esordirà contro il qualificato tedesco Andreas Beck. Ben quattro i giocatori italiani provenienti dalle qualificazioni: Paolo Lorenzi, Polito Starace, Simone Bolelli e Andrea Arnaboldi. Grandegioiaper«Arna», classe 1987 di Cantù, al primo main draw Slam in carriera. « una grande gioia e non vedo l’ora di giocare il mio primo match 3 set su 5 della vita», ha dichiarato. Clamoroso scherzo del destino per Starace che, come 10 anni fa aParigi, ha superato le qualificazioni e affronterà oggi Tursunov: lo stesso avversario e lo stesso campo (numero 6) de12004, quando sorprese il pubblico battendo Grosjean e sfiorando l’impresa con Safin. Subito in campo pure Schiavone (Tomljanovic) e Volandri (Querrey). Recupero Sara Errani sembra aver smaltito il problema accusato sette giorni fa al Foro Italico.

Slam e numero 1 – Chance Djokovic nella nuova Parigi (Stefano Semeraro, La Stampa, 25-05-2014)

A Parigi fa freddo. Tira vento. Forse un vento nuovo: oggi inizia il Roland Garros e per la prima volta da 9 anni Rafa Nadal non è più cosí sicuro di essere il favorito dello Slam in rosso. Il Niño è ancora il n. 1 del mondo e di un torneo che ha vinto 8 volte – l’unico flop nel 2009 negli ottavi con Soderling 59 vittorie e solo quella sconfitta – ma il suo trono è scheggiato. In tutta la primavera ha intascato solo un solo torneo sulla terra battuta – a Madrid, grazie all’infortunio di Nishikori in finale -, perdendo già nei quarti a Montecarlo e Barcellona contro Ferrer e Almagro. Una dieta magra che non gli toccava dal 2004. E ora c’è Novak Djokovic che bussa alla Porte d’Auteil. selin. Campo Lenglen: RaonicKyrgios, Bencic-V.Williams, Isner-Herbert, Piter-Kerber. AI-tri match: Volandri-Querrey, Starace-Tursunov, Schiavone-Tomljanovic.

Contro Rafa, il Joker la settimana scorsa si è preso la finale di Roma, resistendo nel 3 set alla rimonta del più grande agonista della storia («In quei momenti Rafa mentalmente si mette in pole position, ma non mi sono fatto scoraggiare»), adesso vuole il resto. Il primato in classifica (gli basterà non perdere prima di Rafa per farcela) e soprattutto l’ultimo Slam che manca alla sua collezione, il tagliandino che lo farebbe entrare in un club molto privée. Da quando esiste il concetto di Grande Slam solo sette giocatori nella storia sono riusciti a chiudere almeno una volta la «mano» in carriera. Fred Perry e Don Budge negli Anni 30, Laver ed Emerson (due volte ciascuno) nei mitici ’60, Agassi nel ’99, infine Federer e Nadal nel 2009 e 2010. Djokovic sarebbe il terzo a farcela nel giro di 5 anni e della stessa generazione, un filo allargata visto che fra lui e Federer passano sei anni, ma comunque fenomenale.

«Rafa mi sembra un po’ appannato – sostiene Mats Wilander, 7 Giocatori Capaci di vincere tutti i 4 Slam in carriera: Perry, Budge, Laver, Emerson, Agassi, Federer, Nadal oggi opinionista di Eurosport -, deve sperare che ci sia brutto tempo, un match al 5 set e condizioni difficili per gli altri. Il mio favorito è Djokovic, non vedo alternative a lui e Nadal». Wawrinka, Federer, Ferrer (finalista 2013) e i leoncini guidati da Dimitrov e Raonic possono alzare il sopracciglio, ma il giudizio è realistico. «Questo è il posto dove tutti vogliono accendersi», spiega Djoko, che negli ultimi due anni al Roland Garros ha perso dallo spagnolo, in finale e in semifinale. «Battere Rafa sulla terra non è cosa da tutti i giorni e ti aumenta l’autostima, sapere che qui ogni anno sono arrivato più vicino a vincere mi dà ragioni per sperare di farcela stavolta».

E Rafa? Scuote le spalle. Per infilare i15 successo di fila a Parigi, impresa mai riuscita a nessuno, nemmeno a lui, e i114 Slam totale (come Sampras), ha bisogno di concentrarsi sull’essenziale. «Roma è il passato, devo pensare a giocare bene qui appena avrò finito con voi giornalisti Il favorito? Per me è quello che alza la coppa». E si alza il bavero.

La pagella – La dieta del tennista: bombe, non pane (Antonio D’Orrico, Il Corriere della Sera, 25-05-2014)

Che libro strano. Non parla quasi di tennis. È un trattato sulla dieta da tenere (nella vita più che nello sport). Sembra scritto da un nutrizionista: abolire il glutine, dire addio al pane, alla pizza, alla piadina. Novak Djokovic combatte la sua battaglia contro il grano e racconta che rinunciandovi diventò un grande tennista. Il tennis più che uno sport è una magnifica nevrosi. Djokovic dice che la vita di un tennista somiglia più a quella «di un musicista, che di un atleta». Poi racconta che ebbe l’ispirazione a sei anni vedendo in tv Pete Sampras vincere a Wimbledon. Giurò che lo avrebbe fatto anche lui. E stato di parola. Però non sarebbe accaduto se un giorno il dottor Cetojevic non lo avesse visto (sempre in tv) perdere un torneo a causa di apparenti problemi respiratori. Non lo erano, era una questione di intolleranze alimentari. Diagnosi televisiva ma azzeccata. E così nacque il nuovo Djokovic. D libro vi propone la dieta seguita giorno per giorno dal campione con relative ricette. Se penso a quel capolavoro che è Open di Agassi, un libro sulla sua vita di tennista che sembra Lettera al padre di Kafka, l’operazione di Djokovic mi appare sempre più stranita e straniante. Gianni Clerici, lo scriba del tennis mondiale (tutti sono scrittori ormai, ma uno solò è lo scriba), regalò una volta a Federer, che si chiedeva perché non riuscisse a battere Nadal, L’interpretazione dei sogni di Freud, per suggerirgli che la questione era psicologica. Anche dietro questo libro di Djokovic con la sua avversione al grano si può intravedere qualcosa di psicologico (la pizzeria dei suoi genitori, il pane che era spesso l’unica cosa da mangiare al tempo della fame e della paura nella Belgrado bombardata). Come è già successo nella storia, una brioche (glutine! glutine!) non è riuscita a fermare una rivoluzione (quella tennistica di Djokovic).

Missili al Bonacossa È «Bum Bum» Bellis (Christan Sonzogni, Gazzetta dello Sport Milano & Lombardia, 25-05-2014)               

Stati Uniti-Australia nel torneo femminile, derby russo in quello maschile. Le finali dell’edizione numero 55 del Trofeo Bonfiglio (oggi dalle 12, ingresso gratuito) saranno un trionfo di talento e, c’è da augurarselo, di spettacolo. Come quello prodotto ieri dai colpi vincenti di C. C. Bellis, americanina di 15 anni, vera protagonista del sabato sui campi del Tc Milano Bonacossa. Contro la russa Kasatkina, finalista nel 2013, la californiana ha dominato con un rapido 6-2 6-2, facendo esplodere diritti e rovesci con una facilità disarmante. Una rivincita dopo la sconfitta nel match decisivo a Santa Croce. «Sono felicissima — ha detto dopo l’incontro — perché è la mia prima chance di vincere un torneo così importante. C’è un’altra sfida difficile che mi attende, ma sono pronta e non vedo l’ora di giocare».

Derby Dall’altra parte della rete ci sarà l’australiana Naiktha Bains, che partiva sfavorita contro la numero 6 Teichmann, ma sul campo ha mostrato di essere più solida rispetto alla svizzera, firmando  un 6-4 6-4 senza eccessivi rischi. In campo maschile, dominio russo con Roman Safiullin e Andrey Rublev, vincitori rispettivamente sul giapponese Naoki Nakagawa (6-3 4-6 7-6) e sull’americano Alex Rybakov (6-2 6-3).

Velocità Se entrambi sono dotati di qualità tecniche sopra la media, ha impressionato la velocità di braccio di Rublev, capace di lasciare spesso l’avversario lontano dalla palla. Una conclusione che ripaga gli organizzatori delle delusioni dei giorni scorsi, con italiani e primi favoriti fuori prima del previsto.

Vip Sugli spalti del Centrale di via Arimondi, ieri, anche personaggi di spicco. Come l’ex portiere di Inter e Nazionale Francesco Toldo, o come il presidente della Federazione Internazionale Francesco Ricci Bitti. «Il Bonfiglio — sottolinea il numero 1 Itf — è l’evento giovanile più importante e più amato al di fuori degli Slam. Il livello medio si sta alzando, c’è sempre più qualità ma pure equilibrio, dunque è logico ci siano sorprese. Tra i finalisti punto sulle ragazze, mi pare siano potenzialmente molto forti». Ma il passaggio dagli under ai pro è sempre complicato, e spesso (come ha sottolineato di recente Andy Murray) servono anni per cominciare a guadagnare. «Il problema è complesso, potremmo aumentare il montepremi dei tornei minori, ma c’è un gruppo di lavoro che sta studiando come aiutare la transizione». 

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